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‘Opera Aperta’: la Santa Sede alla Biennale di Architettura per tessere le relazioni

Nei giorni scorsi è stato presentato alla Sala stampa vaticana il Padiglione ‘Opera Aperta’, che segna la terza partecipazione del Dicastero per la cultura e l’educazione alla Mostra Internazionale di Architettura, giunta alla 19^ edizione, in svolgimento dal 10 maggio al 23 novembre sul tema ‘Intelligens. Natural. Artificial. Collective’, introdotto dall’architetto Carlo Ratti, curatore della Biennale Architettura: “Per affrontare un mondo in fiamme, l’architettura deve riuscire a sfruttare tutta l’intelligenza che ci circonda”.
Per questo Giovanna Zabotti, curatrice del Padiglione della Santa Sede 2025, ha illustrato il Padiglione allestito dalla Santa Sede: “In una Biennale guidata da Carlo Ratti, dove il tema è Intelligens, il nostro Padiglione propone l’idea di un’intelligenza comunitaria. Ci siamo chiesti come poter rispondere a quelle che sono la missione e la filosofia che il Padiglione vuole esprimere… Questo sforzo congiunto vuole recuperare non solo un edificio, ma anche una connessione sociale…
Il Padiglione della Santa Sede è un vero cantiere, dove architetti, comunità, associazioni e visitatori della Biennale sono posti a sistema… L’intervento coinvolge un complesso di edifici rimasti vuoti per anni. Cerchiamo di restituire senso a questo silenzio, attraverso un linguaggio architettonico fatto di ascolto e di recupero. Non si tratta tanto di un Padiglione da visitare, ma da abitare”.
‘Opera Aperta’ è un “processo collaborativo che coinvolge un team internazionale e collettivi locali”, ha commentato Marina Otero Verzier, altra curatrice del Padiglione della Santa Sede che si è collegata da remoto alla conferenza stampa, mentre il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, ha spiegato che l’idea è nata dall’applicazione dell’enciclica ‘Laudato sì’:
“10 anni fa, papa Francesco pubblicava la Lettera Enciclica ‘Laudato sì’, che rappresenta una pietra miliare sia nel Magistero del Santo Padre, sia nella comprensione crescente che la contemporaneità è chiamata a costruire sul nostro essere tutti abitanti di una stessa casa comune. Ma non solo; la ‘Laudato sì’ è anche un punto di riferimento nella consapevolezza che è da qui che dobbiamo partire per maturare una nuova visione culturale”.
Quindi da questa enciclica è necessaria una ‘revisione’ dei modelli di sviluppo in grado di tessere relazioni: “Oggi abbiamo bisogno di tessitori di relazioni, che credono nel valore della riparazione e della cura. Abbiamo bisogno di trovare nuove razionalità che osino pratiche sociali collaborative e rischino paradigmi più efficaci di restituzione. Tanto è che la proposta di papa Francesco, che fiduciosamente trova alleati in geografie religiose e culturali diverse, insiste sull’importanza del capire che tutto ciò che esiste si trova in relazione sistemica. ‘Tutto è collegato’, dice il papa. La situazione dell’essere umano non può dunque essere considerata senza che si tenga in conto la situazione della casa di tutti che è il pianeta”.
Ed ha presentato il padiglione della Santa Sede a Venezia: “Sarà un padiglione-parabola. Il titolo di ‘Opera Aperta’ lo presenta come un cantiere, come un processo in corso al quale tutti sono invitati a collaborare: architetti, pensatori, abitanti del sestiere, associazioni e persino, i visitatori della Biennale… Il nostro desiderio è che questo padiglione-parabola possa essere una espressione concreta, nel campo dell’architettura, delle intuizioni profetiche contenute nella ‘Laudato sì’ e diventare un laboratorio attivo di intelligenza umana collettiva, mettendo in comune: ragione e affetto, professionalità e convivialità, ricerca e vita ordinaria”.
(Foto: Vatican Media)
Papa Francesco ai ‘Custodi del bello’: custodire non ammette distrazioni

Fino al 29 settembre il progetto ‘Custodi del Bello’ è stato al centro della campagna RAI per la raccolta fondi, con l’obiettivo di sostenere questa concreta iniziativa di inclusione sociale e lavorativa, invitando i telespettatori a fare una donazione al progetto tramite bonifico bancario (IBAN: IT13T0306909606100000189849) per contribuire alla rigenerazione delle nostre città e delle persone più in difficoltà.
Lo slogan della campagna, ‘Con i Custodi del Bello facciamo rinascere città e persone’, ha iniziato una riflessione sulla missione del progetto che offre nuove opportunità di lavoro e di reinserimento sociale a persone in condizioni di fragilità, in quanto esso si rivolge a persone in difficoltà economica, over 50 senza lavoro, persone in carico ai servizi sociali, coinvolgendole in attività di cura delle città: dalla manutenzione di aree verdi alla tinteggiatura di edifici pubblici come le scuole, dalla pulizia di strade e portici al semplice ripristino di arredi urbani e manufatti. Attraverso una formazione e la partecipazione a squadre di lavoro, acquisiscono competenze utili per il reinserimento nel mondo del lavoro.
Attualmente il progetto ‘Custodi del Bello’, promosso dalla CEI, è attivo a Milano, Roma, Firenze, Brescia, Savona, Finale Ligure, Matera, Caltanissetta, Bari, Bitonto, Biella e Cagliari; oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza alcuni partecipanti, accompagnati da mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della CEI, e mons. Carlo Redaelli, presidente di Caritas Italiana, sottolineando la responsabilità nella custodia della bellezza:
“Essere ‘Custodi del Bello’ è una grande responsabilità, oltre che un messaggio importante per la comunità ecclesiale e per tutta la società. Vorrei perciò riflettere con voi proprio sul nome del vostro progetto che non è un semplice slogan, ma indica un modo di essere, uno stile, una scelta di vita orientata a due grandi finalità: il custodire e il bello”.
E si è soffermato sul significato della custodia quale atto di responsabilità: “Custodire significa proteggere, conservare, vigilare, difendere. È un’azione multiforme, che richiede attenzione e cura, perché parte dalla consapevolezza del valore di chi o di ciò che ci viene affidato. Per questo non ammette distrazioni e pigrizia. Chi custodisce tiene gli occhi ben aperti, non ha paura di spendere del tempo, di mettersi in gioco, di assumersi delle responsabilità”.
La custodia implica una prospettiva di impegno, come invita san Paolo: “E tutto ciò, in un contesto che spesso invita a non ‘sporcarsi le mani’, a delegare, è profetico, perché richiama all’impegno personale e comunitario. Ognuno, con le proprie capacità e competenze, con l’intelligenza e con il cuore, può fare qualcosa per custodire le cose, gli altri, la casa comune, in una prospettiva di cura integrale del creato.
San Paolo ci dice che ‘la creazione geme e soffre’; il suo grido si unisce a quello di tanti poveri della terra, che chiedono con urgenza decisioni serie ed efficaci volte a promuovere il bene di tutti, in una prospettiva che dunque non può essere solo ambientale, ma deve farsi ecologica in senso più ampio, integrale”.
Ma essere ‘custodi del bello’ significa soprattutto avere cura delle persone: “Sono tante oggi le persone ai margini, scartate, dimenticate in una società sempre più efficientista e spietata: i poveri, i migranti, gli anziani e i disabili soli, gli ammalati cronici. Eppure, ciascuno è prezioso agli occhi del Signore. Per questo vi raccomando, nel vostro lavoro di riqualificazione di tanti luoghi lasciati all’incuria e al degrado, di mantenere sempre come obiettivo primario la custodia delle persone che vi abitano e che li frequentano. Solo così restituirete il creato alla sua bellezza”.
Quindi la custodia è un richiamo alla bellezza, consegnando loro modello san Giuseppe: “Oggi se ne parla molto, fino a farne un’ossessione. Spesso però la si considera in modo distorto, confondendola con modelli estetici effimeri e massificanti, più legati a criteri edonistici, commerciali e pubblicitari che non allo sviluppo integrale delle persone. Un approccio di questo genere è deleterio, perché non aiuta a far fiorire il meglio in ciascuno, ma porta al degrado dell’uomo e della natura…
Si tratta, invece, di imparare a coltivare il bello come qualcosa di unico e sacro per ogni creatura, pensato, amato e celebrato da Dio fin dalle origini del mondo come unità inscindibile di grazia e di bontà, di perfezione estetica e morale. Questa è la vostra missione; e io vi incoraggio, come cooperatori al grande disegno del Creatore, a non stancarvi di trasformare il brutto in bello, il degrado in opportunità, il disordine in armonia”.
(Foto: Santa Sede)
Dormire lungo i Cammini (religiosi e non) grazie all’Intelligenza Naturale

Chiunque pianifichi di percorrere, per fede o per turismo, uno dei tanti Cammini che disegnano l’Italia in lungo e in largo, deve affrontare in primis il problema di dove alloggiare nelle varie tappe, ora che questi percorsi sono frequentati da un pubblico sempre più numeroso.
Non si può più partire alla sprovvista come un tempo, rischiando di non trovare un giaciglio dopo 20 o 25 chilometri di cammino. Altrettanto aleatorio può essere affidare le proprie speranze ad una telefonata dell’ultimo momento. La soluzione online viene oggi proposta dal nuovo portale dormireincammino.it, presentato alla Fiera di Milano in occasione di ‘Fa’ la cosa giusta’.
Realizzato in collaborazione tra le associazioni no-profit ‘Vita in cammino’ ed ‘Ospitalità Religiosa Italiana’, con il contributo professionale di SpiritualTour e il sostegno di FederCammini, il sito permette al camminatore di pianificare in anticipo tutte le tappe lungo un percorso, raggiungendo con un form i gestori delle ospitalità, per ricevere poi le conferme scritte delle prenotazioni. Quindi una partenza serena e certificata. E il tutto senza spese o commissioni.
L’iniziativa riguarda per ora 17 Cammini (in continua espansione) ed è uno strumento unico per sviluppare da un lato la cultura dell’accoglienza e dall’altro quella del turismo outdoor.
“Un passo importante in avanti, ha dichiarato Fabio Rocchi, presidente dell’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana e consigliere di FederCammini, verso una digitalizzazione creata stavolta dall’Intelligenza Naturale, con l’intento di favorire il ritorno ad antiche vie, luoghi e territori per un salutare approccio al turismo lento”.
Per la Giornata Internazionale della donna i nominativi del Riconoscimento Internazionale Santa Rita

Nel giorno della Giornata internazionale della donna suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, ha espresso, con un parallelo alle donne che ogni anno sono protagoniste della festa del 22 maggio, modelli universali dei valori ritiani, attuali e preziosi, la necessità di una ‘intelligenza materna’:
“In questo 8 marzo, tra bilanci di morte e un clima di grande sfiducia, celebriamo le donne che sono culle di vita e ali di speranza. Da donna e per l’umanità, oggi che si fa un gran parlare di intelligenza artificiale, invito tutti a riscoprire e allenare una ‘intelligenza materna’, più tipica ma non esclusiva delle donne. Quella che chiama ogni essere umano al coraggio, alla gioia e alla speranza della vita, per costruire una fiducia ritrovata, nel domani e nella vita stessa, di cui c’è estremo bisogno.
Lo sanno bene le donne che ogni giorno sono terreni fertili e custodi di vita e futuro. Come Cristina Fazzi, che da medico nello Zambia cura i bambini che sono gli ultimi della società, Virginia Campanile, che ha perso suo figlio ma è mamma per tanti genitori e ragazzi in difficoltà, e Anna Jabbour, profuga siriana che per sua figlia ha attraversato la guerra divenendo testimone di pace. Sono le donne che premieremo a maggio alla Festa di Santa Rita: tre donne diverse ma unite, come tante nel mondo, dalla scelta di essere strumenti di vita oggi, come Rita ieri”.
‘Donne di Rita’, così sono chiamate le donne scelte per il prestigioso Riconoscimento Internazionale Santa Rita, che dal 1988 premia donne che come Rita da Cascia sanno incarnare i valori su cui si fonda il nostro presente, che è il domani del mondo. Ecco le tre donne che, il 20 maggio alle 10.00 nella Sala della Pace del Santuario di Santa Rita a Cascia condivideranno le loro testimonianze. E, il 21 maggio alle 17.30 nella Basilica, riceveranno il Riconoscimento:
• Cristina Fazzi, medico di Enna (Sicilia), che riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024 per il rispetto, la giustizia e l’amore con cui nei suoi 24 anni di servizio, professionale e umano, nello Zambia, in Africa, ha protetto la vita e costruito il futuro di tante persone nelle aree di estrema povertà, con un’attenzione speciale ai bambini e ai giovani, in una società dove sono ultimi tra gli ultimi, spesso abusati e maltrattati: ha creato il primo centro di salute mentale del Paese per i minori e progetti formativi, per generare opportunità di cambiamento e realizzazione;
• Virginia Campanile, che vive a Otranto (Lecce) e riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024 perché dal dolore indescrivibile per la perdita del figlio Daniele e dalla libertà e pace acquisite grazie al perdono offerto a chi ne ha causato la morte in un incidente stradale, ha fatto nascere un ‘investimento d’amore’ che condivide con gli altri: ascoltando e aiutando tanti genitori toccati dal lutto a ritornare a vivere e impegnandosi coi giovani per tutelarli nella fragilità sociale e psicologica, accompagnandoli a riscoprire la bellezza della vita;
• Anna Jabbour, che è nata ad Aleppo (Siria) ma oggi vive a Roma, che riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024 per la testimonianza di pace, fratellanza e fede che incarna con la sua storia, da profuga di guerra a mamma di speranza e coraggio per sua figlia e allo stesso tempo per tutti coloro che incontra, non avendo mai perduto il forte desiderio di sognare e impegnarsi per un futuro di umanità e unione che possa cancellare ogni odio e sofferenza.
In Italia la pace cammina con i piedi di molti artigiani di pace

“I miei auguri sono in particolare per voi, cari romani e pellegrini che oggi siete qui in Piazza San Pietro. Saluto i partecipanti alla manifestazione ‘Pace in tutte le terre’, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, anche in altre città del mondo; come pure il Movimento Europeo di Azione Nonviolenta. E ricordo con gratitudine le innumerevoli iniziative di preghiera e di impegno per la pace che in questa Giornata si svolgono in tutti i continenti, promosse dalle comunità ecclesiali; in particolare menziono quella a livello nazionale che ieri sera ha avuto luogo a Gorizia”.
A L’Aquila il fuoco della perdonanza
Madre Speranza di Gesù
Papa Francesco: la teologia dia sapore alla vita

La rivista ‘La Scuola cattolica’ è l’espressione della scuola teologica del Seminario di Milano e promuove un’intelligenza della fede cristiana attenta alla cultura contemporanea, specialmente a quella teologica, perché la teologia non serve solo alla formazione sacerdotale, ma è piuttosto alla base della fede viva della Chiesa, e deve farsi prossima e missionaria.