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Oxfam denuncia l’aumento della povertà nel mondo

“Lo scatto sul mondo di oggi restituisce l’immagine di società attraversate da faglie profonde e, con le parole del Presidente Sergio Mattarella, ‘di una realtà piena di contraddizioni che generano smarrimento, sgomento, talvolta senso di impotenza’. Assistiamo, sgomenti, a conflitti cruenti e all’avanzare, sullo scacchiere internazionale, di una pericolosa deriva incardinata sulla pretesa di riconoscimento della dignità solo ai forti.
Una pretesa che si pone in antitesi con il diritto, costruito nei secoli, che tutela i deboli e pone il rispetto alla base della pace. Assistiamo, preoccupati, agli impatti nefasti del cambiamento climatico e agli imperdonabili ritardi della politica sul cammino di una transizione ecologica giusta, capace di ridurre l’impatto dell’attività umana sul pianeta, senza lasciare indietro nessuno”.
Così inizia il nuovo report dell’ong Oxfam sulle diseguaglianze nel mondo, ‘Disuguaglianza: povertà ingiusta e ricchezza immeritata’ in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos ed in concomitanza con l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, sottolineando che nello scorso anno la ricchezza dei dieci uomini più facoltosi al mondo è cresciuta, in media, di quasi $ 100.000.000 al giorno:
“Nel 2024 la ricchezza dei miliardari è cresciuta, in termini reali, di $ 2.000.000.000.000, pari a circa $ 5.700.000 al giorno, a un ritmo tre volte superiore rispetto all’anno precedente. Entro un decennio si prevede che ci saranno ben cinque trilionari. Il numero di persone che oggi vivono in povertà, con meno di $ 6,85 al giorno, è rimasto pressoché invariato rispetto al 1990 e, alle tendenze attuali, ci vorrebbe più di un secolo per portare l’intera popolazione del pianeta sopra tale soglia”.
Anche in Italia la ricchezza di poche famiglie è cresciuta: “In Italia il 5% più ricco delle famiglie italiane, titolare del 47,7% della ricchezza nazionale, possiede quasi il 20% in più della ricchezza complessivamente detenuta dal 90% più povero. La crescita della disuguaglianza rende l’Italia un Paese dalle fortune invertite con strutture di opportunità fortemente differenziate per i suoi cittadini”.
Da questa fotografia attuale sullo stato delle disuguaglianze nel mondo e in Italia, Oxfam mette in luce come l’estrema concentrazione di ricchezza al vertice non sia solo un male per l’economia ma un male per l’umanità: “Un’accumulazione di ricchezza in gran parte non ascrivibile al merito ma derivante da rendite di posizione (eredità, monopoli, clientelismo), da un sistema economico ‘estrattivo’ o da politiche, come nel caso italiano, che vanno caratterizzandosi più per il riconoscimento e la premialità di contesti ed individui che sono già avvantaggiati, che per una lotta determinata contro meccanismi iniqui ed inefficienti che accentuano le divergenze nelle traiettorie di benessere dei cittadini. Un cambio di rotta è più urgente che mai. Bisogna ricreare le condizioni per società più eque. Il tempo di agire è ora. Per noi e per le generazioni future”.
Dal rapporto è emerso come il sistema economico profondamente iniquo vada caratterizzandosi per forme di moderno colonialismo che condizionano i rapporti economici tra il Nord ed il Sud Globale, con i Paesi ad alto reddito che controllano il 69% della ricchezza globale, nonostante rappresentino appena il 21% della popolazione del pianeta.
Sono molteplici i meccanismi di estrazione di ricchezza dal Sud perpetrati dal Nord, a partire dal predominio delle valute del Nord nel sistema dei pagamenti internazionali e i costi di finanziamento più bassi nei Paesi ricchi che sono alla base di forti squilibri nei flussi di redditi da capitale tra le economie avanzate e il Sud.
Il Sud del mondo contribuisce per il 90% alla forza lavoro globale, ma riceve solo il 21% del reddito da lavoro aggregato. I gap salariali sono marcati: si stima che i salari dei lavoratori del Sud siano inferiori dell’87-95%, a parità di competenze, rispetto a quelli del Nord. Inoltre i Paesi a basso e medio reddito spendono in media quasi la metà del loro bilancio per rimborsare il debito estero contratto spesso con ricchi creditori di New York e Londra. A metà del 2023, il debito globale ha raggiunto il livello record di $ 307.000.000.000.000 e sono 3.300.000.000 le persone che vivono in Paesi che spendono più per ripagare il debito che per istruzione e sanità:
“La crescita delle disuguaglianze è un fenomeno profondamente nocivo per l’economia, comportando perdite non trascurabili di efficienza e produttività. Ma lo è anche per la società nel suo complesso. Le disuguaglianze ostacolano la mobilità intergenerazionale, minano le prospettive di uno sviluppo duraturo e sostenibile, ulteriormente aggravate dall’approssimarsi di un ‘punto di non ritorno climatico’ ed indeboliscono la coesione sociale. Ferendo il diritto all’uguaglianza, le accentuate disparità inficiano la qualità delle nostre democrazie, ponendosi in stridente contrasto con le prescrizioni costituzionali alla rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale, lesivi dei diritti delle persone e della loro piena realizzazione, senza distinzioni”.
Per questo Oxfam ha chiesto di attuare giusti provvedimenti e promuovere iniziative in ambito internazionale che possano ridurre le disuguaglianze a livello globale: “In particolare supportare la creazione di un organismo internazionale indipendente con mandato di vagliare i necessari interventi di riduzione/ristrutturazione e cancellazione del debito dei Paesi a basso e medio reddito;
riportare la cooperazione allo sviluppo al centro della politica estera italiana, definendo un percorso programmato di progressivo aumento dei fondi per la cooperazione per poter raggiungere, entro il 2030, lo storico obiettivo di destinazione dello 0,70% del Reddito Nazionale Lordo all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo e colmare il gap finanziario che ostacola il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) nei Paesi a basso e medio reddito”.
Inoltre ha sottolineato che è necessario “sostenere l’emissione regolare di ‘Diritti Speciali di Prelievo’ (DSP) e favorirne una maggiore allocazione a beneficio dei Paesi del Sud del mondo; supportare, in seno al G20 e nell’ambito del processo negoziale della Convenzione quadro sulla cooperazione fiscale internazionale delle Nazioni Unite, l’istituzione di uno standard globale di tassazione dell’estrema ricchezza.
Uno standard che renda più equo (ed effettivo) il prelievo a carico degli ultra ricchi, contribuisca a garantire sostenibilità delle finanze pubbliche e generi significative risorse da investire in istruzione, salute, protezione sociale, misure di contrasto al cambiamento climatico e una transizione ecologica giusta”.
Papa Francesco benedice le cliniche mobili ‘Salus’ destinate ai bambini ammalati e ai loro familiari in Egitto

Nei giorni scorsi papa Francesco questa mattina ha ricevuto una delegazione dell’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’, costituita dal presidente mons. Yoannis Lazhi Gaid, già suo Segretario personale, dal Presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, dal Presidente della Fondazione Policlinico Universitario ‘Agostino Gemelli’ IRCCS, dal Presidente della Società italiana RI Group, del Presidente della Fondazione Hospitals Without Borders, dal Presidente della Fondazione Fratellanza Umana in Egitto, dai rappresentanti della Società Teladoc e della Società Butterfly e da alcuni membri e benefattori che hanno contribuito a questa iniziativa.
Papa Francesco ha benedetto le due Cliniche Mobili, posizionate in Piazza dei Protomartiri romani, che verranno inviate e messe a disposizione per le cure dei bambini ammalati e vittime della guerra e dei loro familiari, nei posti dove mancano strutture sanitarie. Le due Cliniche Mobili rientrano nell’iniziativa denominata ‘Salus’, promossa dall’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’, dalla Fondazione della Fratellanza Umana in Egitto e dalla Fondazione Hospitals Without Borders.
Sua Santità Papa Francesco ha espresso la sua gioia e benedizione verso questa iniziativa: “Ringrazio tutte le persone e gli enti che hanno lavorato e contribuito alla realizzazione di queste due Cliniche Mobili che daranno assistenza e cure a numerosi bambini e ammalati e rispecchiano lo spirito del Documento sulla Fratellanza Umana. Mi fa piacere vedere insieme l’Ospedale Bambino Gesù, il Gemelli, le autorità italiane e altre associazioni e fondazioni a cooperare insieme in questo bel progetto Salus. Vi incoraggio di continuare a sostenere queste concrete iniziative caritatevoli che don Gaid, con voi, riesce a portare avanti. Con affetto saluti tutti voi presenti e le delegazioni dagli USA, dal Regno Unito, dall’Egitto, dall’Argentina e dall’Italia. Il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca sotto il Suo manto materno e per favore pregate per me!”
Mons. Gaid ha espresso la sua gratitudine al Santo Padre e a tutti i benefattori che hanno reso possibile questo progetto che rappresenta una piccola luce in un mondo sconvolto da troppi dolori e sofferenza e sostiene il motto dell’Associazione: “Tutto l’oscurità del Mondo non può spegnere la luce di una piccola candela”. Un’iniziativa che unisce tutti per servire tutti senza distinzione o preferenza nello spirito del Documento sulla ‘Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune sottoscritto da Sua Santità Papa Francesco il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi.
La notizia è stata diramata in Italia e all’estero dal giornalista Biagio Maimone, Direttore della Comunicazione Associazione Bambino Gesù del Cairo. Dott. Fuad SWEISS, Presidente e Fondatore di (HWB) ha espresso la sua gioia e la sua gratitudine al Santo Padre assicurando l’impegno della (HWB) a proseguire e a collaborare per le altre iniziative umanitarie.
Gli altri progetti dell’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’ sono l’Orfanotrofio ‘Oasi della Pietà’, che è stato inaugurato il 5 maggio 2024 nella città del Cairo; la ‘Catena dei Ristoranti della Fraternità Umana’, denominata ‘Fratello’, che offre pasti gratuiti per le famiglie bisognose egiziane, inaugurata il 9 gennaio 2024.Il prossimo anno saranno avviati i lavori per la costruzione dell’Ospedale ‘Bambino Gesù del Cairo’, il primo ‘Ospedale del Papa’ fuori dall’Italia.
Alla cerimonia hanno preso parte anche una delegazione egiziana guidata da Sua Eccellenza Nabila Makram, Responsabile della Segreteria tecnica e Direttore esecutivo dell’Alleanza nazionale per il lavoro di sviluppo civile, Sua Eccellenza Mahmoud TALAAT, Ambasciatore della Repubblica Araba di Egitto presso la Santa Sede, S.Ecc. Enas MEKKAWY, Ambasciatrice della Lega Araba a Roma, S.Ecc. Kais Abu Dayyeh, Ambasciatore della Giordania in Italia, S.E. Luciano Pezzoti, Ambasciatore d’Italia in Giordania.
Dal Libano il racconto di Save The Children in una guerra che uccide bambini

“Le famiglie in fuga dalla violenza in Libano stanno lottando per trovare sicurezza nei rifugi in tutto il Paese, perché sono almeno 1.000.000 le persone (un quinto della popolazione) ora sfollate e la metà ha abbandonato le proprie case negli ultimi quattro giorni”: è quanto, nei giorni scorsi, ha affermato ‘Save the Children’, l’organizzazione non governativa, che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio, la quale prevede che i numeri aumenteranno in seguito ai nuovi ordini di ricollocazione emessi dalle forze israeliane, che chiedono ai residenti di più di due dozzine di villaggi nel sud del Libano di trasferirsi a nord del fiume Awali, circa 50 km al suo interno.
L’inizio delle operazioni militari di terra è stato ampiamente riportato dai media così come gli attacchi aerei in tutto il Libano, compresi quelli su Ein El Helwe, il più grande campo profughi del Libano, dove secondo quanto riferito sono state uccise sette persone, tra cui quattro bambini. La velocità della crisi sta esercitando un’enorme pressione sugli ospedali, oltre 37 centri sanitari di base sono stati costretti a chiudere per motivi di sicurezza, mentre gli attacchi aerei hanno gravemente danneggiato 25 strutture idriche, lasciando 300.000 persone senza accesso all’acqua pulita.
Oltre 154.000 sfollati sono ospitati in 851 rifugi attivi, incluse scuole pubbliche, di cui il 70% già al completo, e solo alcuni sono dotati di docce adeguate, servizi igienici, acqua calda e riscaldamento. Altri alloggiano presso famiglie ospitanti, spesso in condizioni di sovraffollamento. E dallo scorso 23 settembre, Save the Children ha distribuito generi di prima necessità come coperte, materassi, kit igienici e acqua in bottiglia, ad oltre 27.000 persone, tra cui 11.000 bambini, in 70 rifugi. Le distribuzioni sono in corso nel Nord, nella Bekaa, nella Bekaa occidentale, a Rashaya, sul Monte Libano, a Saida, a Sour e a Beirut.
E dopo aver raccolto molte testimonianze delle famiglie fuggite ai bombardamenti Jennifer Moorehead, direttrice di Save the Children in Libano, ha sottolineato la grave situazione in cui vivono i bambini: “I bambini di tutto il Paese sono colpiti da questa crescente violenza, le loro vite vengono sconvolte quasi da un giorno all’altro mentre perdono la casa e il senso di sicurezza. Ci sono famiglie nei rifugi, ma anche tante ancora nelle loro auto o per le strade di Beirut, alla ricerca di un posto dove andare. Il senso di terrore è palpabile. I nostri team affermano che, più di ogni altra cosa, le famiglie sono paralizzate dalla paura dell’ignoto.
I bambini saranno colpiti in modo sproporzionato da questo conflitto armato. Come in tutti i recenti conflitti armati, ci saranno troppi bambini tra le vittime. Le scuole sono chiuse, i rifugi e gli ospedali in Libano sono sotto pressione crescente e stiamo facendo del nostro meglio per sostenere le famiglie sfollate, ma con il lancio di operazioni militari di terra nel Libano meridionale, vedremo inevitabilmente un numero ancora maggiore di sfollati e distruzione. La vita dei bambini in Libano e nell’intera regione è in bilico. Chiediamo un cessate il fuoco immediato per prevenire ulteriori sofferenze, garantire un accesso umanitario sicuro e impedire che il conflitto si inasprisca ulteriormente in tutta la regione”.
Nel frattempo la popolazione cerca di fuggire: secondo Rasha Muhrez, direttore della ‘risposta umanitaria’ di Save the Children in Siria. sono circa 60.000 bambini, molti dei quali disidratati e stremati, fuggiti in Siria dal Libano, costretti a fuggire dalle loro case sotto la costante minaccia di attacchi e bombardamenti. Il Libano ospita circa 1.500.000 siriani fuggiti dal conflitto.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, dal 24 settembre quando le ostilità si sono intensificate, circa 100.000 persone, di cui il 60% siriane e il 40% libanesi, sono entrate in Siria dal Libano: “Questa situazione non può continuare. Le persone fuggono dal Libano ed entrano in un Paese in cui i servizi sono quasi collassati dopo 14 anni di conflitto… La Siria non è un campo di gioco per gli attacchi, i minori non possono sopportarne altri”.
Presentato il rapporto sulle povertà nella diocesi di Perugia – Città della Pieve: ‘catene spezzate’

E’ stato presentato mercoledì 5 giugno a Perugia il IX Rapporto diocesano sulle povertà e sulle risorse dal provocante titolo: ‘Catene spezzate’, curato dall’Osservatorio Caritas diocesana con gli interventi dell’arcivescovo diocesano, mons. Ivan Maffeis, il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, l’economista prof. Pierluigi Maria Grasselli, coordinatore dell’Osservatorio sulle povertà e l’inclusione sociale, l’assistente sociale Silvia Bagnarelli e lo statistico Nicola Falocci, componenti dell’equipe dello stesso Osservatorio.
Presentando il rapporto mons. Maffeis ha scandito il suo intervento in tre tappe: “La prima tappa va dai problemi alle persone: il Rapporto, mentre fotografa e documenta i problemi, guarda alle persone di cui la nostra Caritas si prende cura. E’ il primo modo per affrontare seriamente una carità che sia riflesso della carità di Dio e qualifichi anche il nostro rapporto con chi vive situazioni di povertà.
La seconda tappa va dalla società alle Istituzioni: i poveri non possono essere delegati ad addetti ai lavori. L’opera di ‘rete’ della nostra Caritas va nella direzione di una corresponsabilità e di una collaborazione che hanno a cuore il bene comune, il bene della città.
La terza è dalla denuncia delle ‘catene’ alla proposta di ‘liberazione’. Il Rapporto racconta di una comunità che sa rimboccarsi le maniche, che ci mette cuore, passione, intelligenza, perché la carità sia intelligente e sappia aprire piste percorribili”.
Il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, ha spiegato la scelta del titolo del IX rapporto: “Vedete in copertina questi piedi incatenati e le ‘Catene spezzate’ rappresentano il lavoro compiuto, la missione svolta con molto impegno dove tante famiglie sono tornate libere di poter camminare, sciolte da quelle catene che papa Francesco ci ricorda parlando della povertà… Essere nella condizione di povertà è una privazione di possibilità, è una privazione della libertà. Non avere la libertà di poter scegliere nel quotidiano e per il proprio futuro. La povertà è in aumento nella nostra diocesi con un dato importante, che ci dice che tante ‘catene’ sono state spezzate, ma che tante nuove ‘catene’ sono arrivate perché il 40% delle famiglie in difficoltà sono nuovi poveri nel rivolgersi per la prima volta alla Caritas nel loro cammino di vita”.
Infine il prof. Pierluigi Maria Grasselli ha presentato i punti salienti del rapporto diocesano: “Con riferimento alle attività del Centro di Ascolto della diocesi di Perugia-Città della Pieve, nel 2023, possono cogliersi aspetti dinamici e modificazioni qualitative nel complesso dei richiedenti aiuto. Prosegue nel 2023 l’aumento (+9,2%) del numero totale (1805) di questi presso tale Centro, anche se con una riduzione del tasso di crescita della povertà (nel 2022 segnava +12,7%). La quota degli italiani sale al 25,3% (con un aumento rispetto al 2022) e quella degli stranieri scende al 71,5%. Le persone con doppia cittadinanza il 3,2%. Prosegue la netta prevalenza degli stranieri (provenienti da Perù, Marocco, Ucraina, Nigeria ed altri Paesi)”.
Una particolare attenzione è stata posta sugli ‘utenti’: “Per classi di età, tra gli stranieri il peso dei giovani fino ai 34 anni è doppio di quello tra gli italiani, mentre quello degli anziani (65 ed oltre) è tra gli italiani quasi quattro volte quello degli stranieri. Tra i nuovi utenti si osserva un’incidenza molto maggiore delle classi più giovani, il che può indicare la loro sofferenza per le difficoltà della situazione attuale…
In termini di nucleo di convivenza, si evince, in continuità con il 2022, un cospicuo ulteriore aumento dell’incidenza di quelli che vivono soli, e una altrettanto forte diminuzione di quelli che vivono in un nucleo familiare. Tra i nuovi utenti, il marcato aumento della quota dei ‘soli’ risente dell’alto livello tra gli italiani (molto rilevanti i livelli assoluti: gli italiani passano da 123 a 181, gli stranieri da 200 a 292)”.
Per questo il numero complessivo degli interventi erogati tramite il Centro di ascolto diocesano nel 2023 è arrivato ad 85.049, con un aumento dell’11,6% rispetto al 2022, ed addirittura del 66,5% rispetto al 2020: “Al primo posto come quota di interventi sul totale di questi troviamo l’offerta di beni e servizi materiali, costituiti principalmente dai servizi di mensa, dall’attività degli Empori/market solidali, dalla distribuzione di pacchi viveri. Seguono i servizi di alloggio e quindi i servizi di ascolto, per lo più accompagnato da discernimento e progetto, nonché finalizzato ad attività di monitoraggio”.
Inoltre il rapporto ha evidenziato che le remunerazioni di stipendio in Umbria sono più basse rispetto a quelle di altre regioni italiane: “Per i suoi riflessi anche sulla povertà, risulta rilevante anche la presenza in Umbria, segnalata dall’AUR, di remunerazioni del lavoro dipendente più basse che in Italia; ciò a motivo, tra l’altro, di una minore presenza di figure ad alto profilo di qualificazione.
Le donne umbre, in particolare, guadagnano meno sia degli uomini umbri che delle donne italiane, anche per la diffusione del part-time, che riguarda la metà di esse. In ogni caso, le retribuzioni riflettono l’organizzazione del lavoro e la gestione delle risorse umane, e quindi la produttività media del lavoro, non elevata, delle imprese locali”.
(Foto: diocesi di Perugia – Città della Pieve)
Save the Children: in Italia cresce la povertà nei giovani

La povertà vissuta dai piccoli genera la sfiducia degli adolescenti, provocando ansia e senso di impotenza: si apre con un’analisi preoccupata sulla condizione dei minori la seconda edizione della biennale sui diritti dell’infanzia di Save the Children, intitolata ‘ImPossibile 2024 – Costruire il futuro di bambine, bambini e adolescenti. Ora’.
Infatti, quasi un adolescente su dieci in Italia (9,4%) tra i 15 e i 16 anni, pari a più di 100.000 ragazze e ragazzi, vive in condizioni di grave deprivazione materiale. Il 17,9% afferma che i genitori hanno difficoltà nel sostenere le spese per cibo, vestiti e bollette e l’11,6% ammette di non poter comprare un paio di scarpe nuove anche se ne ha bisogno.
Quasi uno su quattro (23,9%) inizia l’anno scolastico senza avere tutti i libri e il materiale necessario e il 24% ha difficoltà a partecipare alle gite scolastiche per motivi economici. Il 37,7% degli adolescenti vede i propri genitori spesso o sempre preoccupati per le spese e il 9% racconta che chiedono aiuto ad amici e familiari o prestiti. Il 43,7% dei 15-16enni intervistati aiuta la famiglia ad affrontare le spese, cercando di risparmiare e di non chiedere soldi per spese non indispensabili; tra questi, il 18,6% svolge qualche attività lavorativa (uno su due ha meno di 16 anni).
Inoltre più di un ragazzo su 4 in condizioni di grave deprivazione materiale afferma che non finirà la scuola e andrà a lavorare, a fronte dell’8,9% dei coetanei. Il 67,4% teme che, se anche lavorerà, non riuscirà ad avere abbastanza risorse economiche, contro il 25,9% degli adolescenti che non vivono condizioni di deprivazione.
Andando ad analizzare lo scarto tra le aspirazioni e le aspettative concrete, colpisce la consapevolezza dei ragazzi che vivono in condizioni di disagio economico circa gli ostacoli che dovranno affrontare nel loro accesso al mondo del lavoro. Il gap tra aspirazioni e aspettative concrete di avere un lavoro ben retribuito è infatti molto maggiore per questi ragazzi rispetto ai coetanei che vivono in condizioni economiche migliori. Se per questi ultimi, lo scarto è di 17,6 punti percentuali, per i più svantaggiati la forbice raggiunge i 56,4 punti percentuali, a testimoniare quanto la povertà possa generare frustrazione e gravare negativamente sui percorsi di vita.
In base alle evidenze della ricerca di Save the Children, indipendentemente dalle condizioni economiche, le più scoraggiate sono le ragazze: a prescindere dal contesto in cui crescono, le ragazze hanno aspettative più alte dei coetanei sugli studi, ma bassissime sul futuro nel mondo del lavoro. Nonostante il 69,4% pensi che frequenterà sicuramente l’università (contro il 40,7% dei maschi), ben il 46,1% delle ragazze ha paura di non trovare un lavoro dignitoso (rispetto al 30,5% dei ragazzi) e una su tre (29,4%) afferma che non riuscirà a fare ciò che desidera, a fronte del 24,3% dei ragazzi.
Guardando al proprio futuro, nonostante quasi la metà degli adolescenti intervistati provi sentimenti positivi, più del 40% ne vive di negativi come ansia (24,8%), sfiducia (5,8%) o paura (12,1%) e il 10,5% non pensa al futuro. La maggior parte è ben cosciente del peso delle disuguaglianze: quasi due terzi (64,6%) pensano che oggi in Italia una ragazza o un ragazzo che vive in famiglie con difficoltà economiche dovrà affrontare molti più ostacoli rispetto ai coetanei più abbienti, dimostrando grande consapevolezza su un ascensore sociale ormai bloccato.
Più in generale, le sfide principali che vedono all’orizzonte sono le crisi climatiche (43,2%), l’intelligenza artificiale (37,1%), le discriminazioni e la violenza (34,8%). Prevale la sfiducia nelle capacità delle istituzioni di mettere in campo politiche per ridurre le disuguaglianze (59,7%).
Per aiutare i giovani a uscire dalla condizione di deprivazione, gli adolescenti chiedono alle istituzioni pubbliche di intervenire in primo luogo con il sostegno economico per le famiglie in povertà (50,9%) e, al secondo posto, con l’introduzione di un sostegno psicologico gratuito per tutte le ragazze e i ragazzi (49,4%), confermando come il diritto al benessere psicologico sia diventato per la prima volta, grazie a loro, una vera priorità.
Commentando i dati della ricerca Raffaela Milano, direttrice del settore ‘Ricerche e Formazione’ di Save the Children, ha sottolineato l’urgenza di interventi educativi mirati: “E’ urgente intervenire per garantire alle bambine, ai bambini e agli adolescenti reali opportunità di crescita, superando le disuguaglianze legate alla condizione di origine. Occorre definire i livelli essenziali delle prestazioni per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, a partire dall’accesso alla mensa scolastica, il tempo pieno alle scuole primarie, la gratuità dei libri scolastici e il diritto allo studio universitario.
Questo intervento è prioritario, rispetto ad ogni progetto di Autonomia Differenziata che altrimenti rischierebbe di aggravare i divari già presenti. Proponiamo inoltre un Fondo nazionale per il sostegno alle aspirazioni di bambine, bambini e adolescenti in condizioni di fragilità economica con la fornitura, da parte dei Comuni, di ‘doti educative’ per allargare i loro orizzonti nel campo della cultura, della musica, dello sport. Un impegno particolare va poi dedicato alle bambine e alle ragazze, le più disilluse circa le reali opportunità di futuro, con un piano di intervento per il superamento degli stereotipi, l’avvicinamento delle bambine alle materie Stem e un sostegno concreto allo sviluppo professionale delle giovani donne nel mercato del lavoro, dal quale oggi le adolescenti si sentono escluse”.
La ricerca dimostra ancora una volta come la povertà materiale si intrecci in modo indissolubile con quella educativa: il 15% dei minori intervistati non ha in casa un posto tranquillo per studiare, l’8,8% una scrivania e l’8,4% uno smartphone che può utilizzare per studiare. Il 15,5% non possiede un tablet/computer e l’11,7% non ha un collegamento a internet veloce; il 23,2% non ha abbonamenti a servizi multimediali e app a pagamento in famiglia. Quasi 2 su 5 vivono in case con pochi libri: il 18,8% ne ha al massimo 10 (esclusi quelli scolastici), il 20% tra 11 e 25.
Fuori di casa per molti di loro la situazione non è migliore. Le aree verdi sono assenti (per il 24,2% degli intervistati) o impraticabili perché non curate (49,4%). Il 36,6% non si sente sicuro a uscire da solo nel suo quartiere. Per il 70,5% degli intervistati strade e marciapiedi non sono puliti. Mancano luoghi accessibili in cui fare sport (lo dichiara il 26,3%), spazi di aggregazione (43,3%), ma anche biblioteche facilmente accessibili (33,2%) o cinema (42%). Infine, il 34,4% afferma che dove vive i negozi stanno chiudendo a causa della crisi e quasi due terzi (65,2%) che non ci sono opportunità di lavoro. Per quasi un terzo (30,2%) è difficile spostarsi con i mezzi pubblici in altri comuni o zone della città.
Inoltre, pensando al proprio futuro, più del 40% dei giovani intervistati prova sentimenti negativi quali ansia (24,8%), sfiducia (5,8%) o addirittura paura (12,1%). Quasi due terzi (64,6%) pensano che un ragazzo/una ragazza in difficoltà economica dovrà affrontare molti ostacoli per riuscire a stare al passo con gli altri. Per gli adolescenti, la sfida più importante che la loro generazione dovrà affrontare è rappresentata dalle crisi climatiche (43,2%).
Al secondo posto l’Intelligenza Artificiale (37,1%), seguita da discriminazioni e violenza (34,8%) e dalla crisi economica (32%) e le disuguaglianze che ne derivano (30,9%). Anche la solitudine e il disagio psicologico (30,6%) vengono vissute come problematiche di rilievo, mentre migrazioni (23,2%) e calo delle nascite (12,1%) sono percepite come temi minori.
Alle istituzioni pubbliche più della metà degli adolescenti (50,9%) chiede misure di sostegno economico per le famiglie in condizioni di povertà, seguite dall’introduzione di un sostegno psicologico gratuito per tutti i ragazzi e le ragazze (49,4%), dal supporto economico per proseguire gli studi (48,7%) e dalla gratuità dei libri scolastici, dispositivi digitali o materiale per la scuola o per corsi di formazione (48,6%). Particolare importanza rivestono anche le misure a sostegno della copertura delle spese universitarie e degli alloggi per i fuori sede che non possono permetterseli (43%); un posto di lavoro una volta finita la scuola (42,8%); una retribuzione adeguata e un contratto stabile per i lavoratori (42,8%).
Infine un’indagine simile, realizzata dall’Ufficio studi Caritas Italiana in collaborazione con Save the Children sui nuclei familiari in condizione di povertà con bambini tra 0 e 3 anni assistiti dalla rete Caritas, ha evidenziato come le privazioni economiche possano influire in modo significativo sullo sviluppo delle bambine e dei bambini già dai primi mille giorni di vita.
L’acquisto di prodotti di uso quotidiano, come pannolini (58,5% degli assistiti), abiti per bambini (52,3%) o alimenti per neonati come il latte in polvere (40,8%), le visite specialistiche pediatriche private (40,3%), l’acquisto di medicinali o ausili medici per neonati, specie se in presenza di disabilità o disturbi del linguaggio (38,3%): queste le principali difficoltà che pesano sui bilanci delle famiglie in condizioni di grave disagio economico, oltre all’acquisto di giocattoli per i propri figli (37,2%), al pagamento delle rette per gli asili nido o degli spazi baby (38,6% dei nuclei) e anche, in casi di necessità, il compenso di eventuali servizi di baby-sitting (32,4%).
Il comune di Como lancia i corsi ‘Tata accreditata’ per aiutare a scegliere la babysitter per i figli

Realizzare nuovi percorsi formativi per babysitter e aiutare le famiglie a scegliere la tata ideale per i propri figli. E’ questo lo scopo di ‘Tata AccrediTata’, l’originale progetto promosso dal Comune di Como e ora pronto al via, che è stato presentato oggi durante una conferenza stampa presso Palazzo Cernezzi. Nei mesi scorsi, il Settore Servizi Educativi e Sociali Quartieri e Partecipazione del Comune di Como ha portato avanti una co-progettazione con due organizzazioni specializzate, la cooperativa sociale Kairos di Roma e l’associazione Iside di Como, che gestiranno il servizio dedicato alle famiglie comasche con bambini fino all’età di 13 anni.
Da metà giugno, partiranno dunque due corsi di formazione per babysitter di entrambi i sessi, della durata da 40 a 50 ore a seconda dell’esperienza del partecipante, che prevedono lezioni di formazione teorica, un periodo di osservazione metodologica presso strutture educative accreditate, un modulo sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e infine un seminario BLSD (Basic Life Support Defibrillation) per il primo soccorso con uso di defibrillatore. Il corso proposto dalla cooperativa Kairos sarà in parte online e il resto in presenza, mentre quello gestito dal centro Iside sarà totalmente in presenza a Como. Ciascun corso potrà ospitare un massimo di 30 partecipanti, che riceveranno attestati e certificati validi ai fini di legge.
Al termine del corso, i nuovi babysitter potranno partecipare alla fase di ‘matching’ cioè ad incontri con le famiglie comasche interessate al servizio ‘Tata AccrediTata’, allo scopo di individuare il professionista più idoneo per le loro esigenze. Questi incontri, mediati dall’ente che ha realizzato la formazione, consentiranno la conoscenza reciproca tra la tata e la famiglia, con successivi momenti di monitoraggio per analizzare il regolare andamento dell’abbinamento. Il percorso formativo avrà un costo ridotto di 150 euro, grazie al supporto economico assicurato dal Comune di Como.
Le famiglie dovranno pagare invece un contributo di 50 euro per poter accedere alla lista di accreditamento ed essere sostenute nella fase di ‘matching’. Inoltre, il Comune di Como potrà prevedere un sostegno economico per la partecipazione ai corsi o per l’utilizzo del servizio per tutti i cittadini e le famiglie comasche in carico ai Servizi Sociali. L’Amministrazione comunale ringrazia innanzitutto i partner che hanno voluto co-progettare con il Comune questo servizio, in cui crede fortemente come aiuto concreto alle famiglie comasche nella gestione e nella conciliazione dei tempi lavoro-famiglia.
“Per Kairos è stata la prima esperienza di coprogettazione con una amministrazione pubblica per un progetto sociale”, dichiara Alessandro Capponi, presidente della cooperativa Kairos. “E’ evidente che per tutte quelle famiglie che non hanno la possibilità di fruire dei servizi educativi e degli asili nido o semplicemente abbiano necessità di una Tata ben formata, in orari diversi da quelli di apertura degli stessi, possano fruire di un servizio su misura delle proprie esigenze”.
“Siamo entusiasti del lancio di questo progetto innovativo ed è stato un piacere collaborare con il Comune di Como e con la cooperativa Kairos”, sottolinea Elisabetta Landi, presidente dell’associazione Iside.
“Il nostro obiettivo è fornire una formazione appositamente studiata per aspiranti babysitter e, allo stesso tempo, un servizio di supporto alle famiglie. Siamo impegnati a garantire la tranquillità e la sicurezza delle famiglie, permettendo loro di contare su un aiuto prezioso quando ne avranno bisogno. E’ un onore poter contribuire al benessere e alla crescita della comunità locale grazie a questa iniziativa”.
Crisi Stellantis: l’arcivescovo di Torino chiede di salvaguardare le famiglie

Giorni di sofferenza per i lavoratori dopo lo ‘scontro’ verbale tra il governo e gli amministratori del gruppo ‘Stellantis’ riguardante la presentazione del decreto della presidenza del consiglio dei ministri per rimodulare l’Ecobonus sull’acquisto di veicoli a basse emissioni, dopo l’intervista concessa a Bloomberg da Carlos Tavares nella quale l’ad di Stellantis rispondeva alle critiche della premier Giorgia Meloni:
A Torino mons. Repole invita Stellantis a non licenziare

La cassa integrazione straordinaria scade a fine anno con l’ipotesi della chiusura (o almeno di un forte ridimensionamento) dell’impianto della Lear Corporation di Grugliasco (Torino), che è specializzata in sedili per automobili, è imputabile a due fattori: l’uscita di produzione a dicembre di due modelli Maserati (Ghibli e Quattroporte endotermiche), di cui Lear era monocommittente: la perdita tre anni fa della commessa per la produzione dei sedili della Fiat 500 elettrica, andata al gruppo turco Martur (che li fabbrica in Turchia ma li assembla proprio a Grugliasco, in un impianto ad appena un chilometro dalla Lear).
Luigi Savaré e la passione per l’oratorio

Mi sono resa conto di conoscere poco la storia del fondatore dell’oratorio della mia parrocchia. Ho più informazioni riguardo la storia di altri preti, i quali hanno fatto molto per i giovani, ma poco su Don Luigi Savaré (15 agosto 1878 – 22 marzo 1949). Il Servo di Dio è stato considerato da subito Santo dai lodigiani i quali, dopo la sua morte, si sono prodigati per far conoscere la sua vita.
Festa di santa Rita: ‘Quando la devozione è partecipazione’ per sostenere i bambini nigeriani

Nel segno dello slogan ‘Quando la devozione è partecipazione’, è iniziato il conto alla rovescia per la festa di Santa Rita del 22 maggio, promossa dalle Comunità agostiniane di Cascia, con la collaborazione del Comune. Si può così partecipare alla raccolta fondi a favore del progetto di solidarietà, promosso dalla Fondazione ‘Santa Rita da Cascia’ ets per ricostruire l’ospedale ‘St. Virgilius Memorial’, in Nigeria, presso la comunità di Namu, in modo da sostenere il diritto alla salute di oltre 20.000 persone, tra cui i bambini e le loro famiglie.