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Don Alberto Forconi: Quaresima è camminare insieme verso la speranza

“Con il segno penitenziale delle ceneri sul capo, iniziamo il pellegrinaggio annuale della santa Quaresima, nella fede e nella speranza. La Chiesa, madre e maestra, ci invita a preparare i nostri cuori e ad aprirci alla grazia di Dio per poter celebrare con grande gioia il trionfo pasquale di Cristo, il Signore, sul peccato e sulla morte, come esclamava san Paolo: ‘La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?  Infatti Gesù Cristo, morto e risorto, è il centro della nostra fede ed è il garante della nostra speranza nella grande promessa del Padre, già realizzata in Lui, il suo Figlio amato: la vita eterna”.

Dall’inizio del messaggio di papa Francesco per il periodo quaresimale, ‘Camminiamo insieme nella speranza’ iniziamo un colloquio con don Alberto Forconi, coordinatore pastorale della vicaria di Urbisaglia, Colmurano e Abbadia di Fiastra, in provincia di Macerata, che da alcuni anni propone una cena a ‘pane ed acqua’, a cui partecipano tra 50 ed 80 persone, con letture bibliche e testimonianze per rimettere al centro la condivisione e la solidarietà a favore dei missionari della diocesi di Macerata.

‘Camminare insieme significa essere tessitori di unità, a partire dalla comune dignità di figli di Dio; significa procedere fianco a fianco, senza calpestare o sopraffare l’altro, senza covare invidia o ipocrisia, senza lasciare che qualcuno rimanga indietro o si senta escluso. Andiamo nella stessa direzione, verso la stessa meta, ascoltandoci gli uni gli altri con amore e pazienza’, scrive ancora nel messaggio papa Francesco: per quale motivo egli invita a camminare insieme nella speranza?

“Il papa ci chiama a valorizzare il tempo forte della Quaresima soprattutto in questo Anno Santo il cui motto programmatico è ‘Pellegrini di speranza’. Subito l’Anno Santo ci fa pensare al popolo d’Israele pellegrino nel deserto ma con la speranza di raggiungere la Terra Promessa. Questo ricordo biblico ci porta immediatamente alla nostra realtà: anzitutto quanti nostri fratelli e sorelle stanno fuggendo da situazioni di miseria e di violenza in cerca di una vita migliore…E poi noi stessi ci sentiamo veramente in cammino insieme alla Chiesa oppure sono uno piuttosto paralizzato, statico, con la paura e la mancanza di speranza o, peggio ancora, adagiato nella mia comodità?”

Il messaggio è anche un invito a camminare nella sinodalità: siamo allora capaci di camminare insieme?

“I cristiani sono chiamati a fare strada insieme, mai come viaggiatori solitari. Lo Spirito Santo ci spinge ad uscire da noi stessi per andare verso Dio e verso i fratelli, mai chiusi in noi stessi. Mi domando quale è la mia posizione al riguardo?. Ricordiamo che il Signore mandò gli apostoli ‘due a due’, perché il loro camminare insieme doveva essere la prima prova della Buona Novella che predicavano. Domandiamoci dunque: quale prova stiamo dando alle nostre comunità e a chiunque ci incontra?”

In quale modo ci si può impegnare per la fraternità e la cura della casa comune?

“Lo spazio che ci circonda e le settimane che stiamo vivendo devono essere i primi testimoni della nostra fraternità e della cura della casa comune: come li sto vivendo? Certamente qualcosa ho letto ed ho fatto, ma finisce tutto qui? Non c’è proprio nient’altro da fare?”

Cosa sono le cene quaresimali?

“Niente di straordinario e niente di ordinario…. Mi spiego: sono delle cene che vengono organizzate in alcune parrocchie con la finalità di vivere insieme l’esperienza della penitenza quaresimale. Insieme e a lume di candela si cena a ‘pane ed acqua’. Mentre si mangia in silenzio viene proposta una lettura di taglio religioso: un brano del Vangelo, il messaggio del papa, la vita di un santo….poi viene lasciato del tempo per fraternizzare, per conoscersi con gli altri commensali che cercano di presentarsi per favorire il significato del cenare insieme.

A volte può essere presente alla cena un fratello che ha vissuto un’esperienza particolare da far conoscere, una testimonianza che può rendere più concreto e significativo quanto letto all’inizio. Un canto con una breve preghiera conclude la cena che non deve protrarsi più di tanto (dalle ore 20.00 alle ore 21,15 circa) per dare a tutti la possibilità di tornare a casa presto per il lavoro o la scuola del giorno dopo”.

Con quale ‘finalità’ si svolgono queste ‘cene quaresimali’?

“Il fine di queste cene già è stato detto: la penitenza quaresimale e la possibilità di fare la cena insieme come gesto penitenziale e come gesto sinodale. Nella nostra diocesi abbiamo tre sacerdoti ‘Fidei Donum’ che lavorano in Patagonia: metteremo a disposizione di alcuni giovani delle loro parrocchie del denaro raccolto in quelle cene per poter venire a condividere il pellegrinaggio del giovani Loreto-Roma a piedi insieme ai nostri giovani. Anche questo è Sinodo e Giubileo insieme. La gente partecipa e anche numerosa: quasi sempre un centinaio ed anche di più. Nel caso nostro le cene sono organizzate tutti i mercoledì della Quaresima e certe sere abbiamo avuto la presenza dei ragazzi del catechismo insieme ai loro genitori e sono stati proprio loro a creare un clima più che simpatico favorito anche dalla curiosità per la novità dell’evento”.

(Tratto da Aci Stampa)

Seconda Domenica Tempo Ordinario: la Famiglia è la vera chiesa domestica

Gesù dà il via alla vita pubblica santificando la famiglia, realtà dove l’uomo realizza pienamente se stesso, la famiglia intesa come legame intimo voluto da Dio tra un uomo e una donna; vincolo unitario ed indissolubile. Questo legame ci riporta all’alleanza sancita tra Dio e il suo popolo che si coniuga in ‘amore sponsale’: Dio ama la sua Chiesa come lo sposo è chiamato ad amare la sua sposa.

Gesù dà inizio alla sua vita pubblica partecipando ad una cena di matrimonio, dove compie il primo miracolo in favore della famiglia; conclude la vita pubblica con l’ultima cena dove istituisce il sacramento dell’Eucaristia: coincidenza assai significativa. La famiglia si costituisce con il sacramento dell’amore tra un uomo e una donna, ma al vertice di questo amore necessita la presenza di Cristo Gesù, il Figlio di Dio incarnato  nel quale l’umanità è assunta dalla divinità.

E’ grande il sacramento del matrimonio: ma non c’è vera famiglia senza amore; ‘amare’, bada bene, non è solo piacere o solo eros; è necessario  che nella famiglia l’amore diventi ‘donazione’ o ‘agape’: cioè ‘ti voglio bene’ (io voglio il tuo bene); questo amore, mirabile agli occhi di Dio, trova in Cristo Gesù il santificatore della famiglia.

 E’ necessario invitare Cristo a nozze per costruire la famiglia (chiesa domestica) alla maniera della Chiesa di Cristo (che è la famiglia delle famiglie): solo allora si dà una base solida ed indiscussa alla  famiglia. Anche Gesù nell’istituire la Chiesa cercò di darle una base solida, l’ha costruita su una pietra forte ed indiscussa: riunì attorno ad essa i Dodici, ne scelse uno: Simone, figlio di Giovanni, al quale disse: d’oggi innanzi ti chiamerai ‘pietra’, roccia, perché su questa  pietra io edificherò la mia Chiesa: la Chiesa di Cristo Gesù, anche se è come una barca in un mare tempestoso, non affonderà mai  perché al timone della barca c’è Pietro, elemento visibile di una realtà invisibile: lo Spirito Santo che guida la Chiesa e lo stesso Gesù sempre presente sulla barca e, pertanto, ‘le porte degli inferi non prevarranno’.

Ciò che conta è la presenza reale di Gesù nella famiglia. Il miracolo delle nozze di Cana è significativo: alla cena di nozze era presente Gesù con i Dodici e con Maria, sua madre. L’occhio vigile di Maria si accorge che il vino sta per finire ed invita Gesù ad intervenire con la sua forza divina. Maria invita poi i servi a recarsi da Gesù e questi ordina loro di riempire le anfore di acqua, poi benedice e questa diventa ottimo vino: un vino così squisito  che spinse il maggiordomo a richiamare lo sposo: tutti recano a tavola il vino buono all’inizio, tu lo hai riservato solo per la fine; non sapeva, poverino, che era il vino del miracolo.

La crisi che oggi incombe sula società è crisi della famiglia, oggi si amano più i cani e i gatti che i bambini, oggi si preferisce la convivenza (amore provvisorio) al matrimonio (unione stabile per tutta la vita, oggi domina soprattutto l’eros, il piacere piuttosto che l’amore, che è sacrificio e donazione. E’ necessario ormai solo ricostruire la vera famiglia; questo è un tempo prezioso che richiede responsabilità ed amore. E’ necessario aprirsi al vero orizzonte dell’amore, alla luce della parola di Dio.

Il matrimonio è un dono: la donazione di sé all’altro, la gioia del dare e del fare felice. Il termine ‘coniuge’, cum iugo, due persone  poste sotto lo stesso giogo, che si aiutano a vicenda e nell’aiuto  realizzano se stesse, anche in chiave carismatica. per il bene della famiglia e della stessa società. Chi dà la forza e l’aiuto è sempre lo Spirito Santo: è il vino di cui si parla nel Vangelo, elemento essenziale ed insostituibile nella vita della famiglia.

Se il vino diminuisce o minaccia di finire: il vino della gioia, dell’amore, della donazione reciproca, alzate gli occhi al cielo, invocate Maria, madre del Cristo e madre della Chiesa: Maria collaborerà perché l’acqua diventi ottimo vino, Maria non abbandona i figli che si rivolgono a lei. Da soli si rimane vittima dell’egoismo, dell’orgoglio, della perfidia e della solitudine; con Cristo Gesù risplende la vera luce , si diradano le tenebre, torna a risplendere la gioia dell’amore vero e della vita. L’Eucaristia aiuta sempre gli sposi a rinnovare la loro alleanza di amore.

Papa Francesco ai detenuti: Dio perdona tutto

Dopo due anni in cui la pandemia glielo aveva impedito, papa Francesco è tornato a celebrare la Messa in Coena Domini del Giovedì Santo in un carcere, quello di Borgata Aurelia a Civitavecchia, affermando che anche in quel tempo Gesù ha compiuto un’azione straordinaria, lavando i piedi ai discepoli:

Card. Re: nell’Eucarestia Dio ama fino alla fine

E’ stato il card. Giovanni Battista Re, decano del Collegio Cardinalizio a presiedere all’altare della Cattedra, nella basilica di san Pietro, la santa messa ‘nella Cena del Signore’, che segna l’inizio del Triduo Pasquale; ma a causa dell’emergenza sanitaria, durante la celebrazione non ha luogo il rito della lavanda dei piedi e la processione offertoriale. Insieme hanno concelebrano alcuni cardinali e vescovi, i superiori della Segreteria di Stato e i canonici della basilica.

Il Triduo pasquale

Giovedì, Venerdì e Sabato Santo: tre giorni nei quali la Chiesa ci invita, prima della Pasqua, a meditare il mistero della passione e morte in Croce di Gesù. Un mistero di amore e amore misericordioso. La pandemia purtroppo non ha permesso la presenza fisica ai vari momenti liturgici se non ad un numero assai ristretto di partecipanti, ma la Chiesa esorta tutti a leggere e meditare la Parola di Dio. 

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