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La casa di Nazaret e la ‘venuta a Loreto’: fede e archeologia

Oggi ricorre la festa liturgica della Madonna di Loreto in ricordo della data dell’arrivo della Santa Casa di Nazareth a Loreto, le cui origini di questa traslazione della Casa dalla Palestina alla città marchigiana, risalgono al 1296, quando in una visione ne era stata indicata l’esistenza e l’autenticità ad un eremita, fra’ Paolo della Selva e da lui riferita alle Autorità. Ciò è narrato da una cronaca del 1465, redatta da Pier Giorgio di Tolomei, detto il Teramano, che a sua volta l’aveva desunta da una vecchia ‘tabula’ consumata, risalente al 1300:
“L’alma chiesa di santa Maria di Loreto fu camera della casa della gloriosissima Madre del nostro Signore Gesù Cristo… La quale casa fu in una città della Galilea, chiamata Nazaret. E in detta casa nacque la Vergine Maria, qui fu allevata e poi dall’Angelo Gabriele salutata; e finalmente nella stessa camera nutrì Gesù Cristo suo figliuolo… Quindi gli apostoli e discepoli consacrarono quella camera in chiesa, ivi celebrando i divini misteri…
Ma dopo che quel popolo di Galilea e di Nazaret abbandonò la fede in Cristo e accettò la fede di Maometto, allora gli Angeli levarono dal suo posto la predetta chiesa e la trasportarono nella Schiavonia, posandola presso un castello chiamato Fiume (1291). Ma lì non fu affatto onorata come si conveniva alla Vergine… Perciò da quel luogo la tolsero nuovamente gli Angeli e la portarono attraverso il mare, nel territorio di Recanati (1294) e la posero in una selva di cui era padrona una gentildonna chiamata Loreta; da qui prese il nome la chiesa: ‘Santa Maria di Loreta…”.
Inizia da qui il libro ‘Le sacre pietre di Loreto’ scritto dall’archeologo Alessio Santinelli, che narra gli studi di un giovane archeologo, che compie un viaggio alla scoperta della Santa Casa di Loreto. Iniziato quasi ‘per gioco’, l’autore si è messo sulle tracce della verità storica del sacello lauretano,che partendo da come appare oggi, servendosi delle considerazioni archeologiche, dei risultati degli scavi archeologici e delle analisi scientifiche, ha compiuto un cammino a ritroso nella storia fino a comprendere che la tradizione ha la sua parte di verità.
Nei graffiti incisi individua la chiave di volta per risolvere il mistero sulla datazione, la provenienza e il trasporto delle sacre pietre lauretane: “La devota tradizione narra che la traslazione della Santa Casa da Nazareth fino a Loreto sia opera degli angeli. Una seconda interpretazione storica mette in risalto che nel 1291 i crociati furono espulsi dalla Terrasanta per opera dei mussulmani e che alcuni cristiani salvarono dalla distruzione la casa della Madonna, trasportandola prima nell’antica Illiria, in una località, di cui il santuario di Tersatto fa memoria. Successivamente nella notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1294 fu trasportata nell’antico comune di Recanati, prima presso il porto, poi su un colle in una via pubblica, dove tutt’ora è custodita”.
Per quale motivo per cui le pietre della Santa Casa di Loreto sono sacre?
“Le pietre della Casa di Loreto sono sacre perché provengono da Nazareth, dal luogo in cui Cristo si è incarnato e prima ancora dove l’angelo Gabriele ha portato l’annuncio a Maria. Quindi queste pietre sono state protagoniste del mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio ed, a distanza di 2000 anni, di questo evento miracoloso, che si ritrova inciso anche nei graffiti”.
Perché la Santa Casa arrivò a Loreto?
“Del fatto che da Nazareth la Santa Casa è arrivata a Loreto ci addentriamo nelle congetture, per il motivo per cui abbiamo pochissimi dati storici a nostra disposizione. Ovviamente c’è stato un trasporto e c’è chi parla della miracolosa traslazione angelica attraverso alcune tappe; c’è chi racconta che c’è stato un trasporto umano, quindi se vogliamo seguire le vicende umane dobbiamo comprendere in quali modi le vicissitudini storiche hanno portato la Santa Casa da Oriente ad Occidente attraverso eventi, che hanno consentito lo sbarco nel territorio marchigiano, perché in quel momento il vicario del papa era mons. Salvo, vescovo di Recanati, per cui troviamo la Casa di Nazareth su un colle nel territorio di un vescovo, che era vicario del papa”.
Per quale motivo la Santa Casa, che è a Loreto, è autentica?
“A mio modesto parere, la Santa Casa è autentica almeno per un motivo: possiamo addurre molte prove; ma la prova schiacciante sono i graffiti, che prima di tutto certificano che la Santa Casa è arrivata da Nazareth, perché trova confronti puntuali ed autentici soltanto con i graffiti della Terra Santa ed i graffiti, trovati negli strati più bassi obliterati dalla Chiesa bizantina nel V secolo d.C. Quindi abbiamo la certezza. Poi la lavorazione delle pietre. Secondo i graffiti collocati nelle pareti, graffiti capovolti e numerati, che confermano un trasporto umano. Per me il dato dei graffiti è eccezionale per comprendere l’autenticità della Santa Casa, che è stata trasportata con un ‘trasporto’ umano”.
In quale modo l’archeologia può rendere ‘gloria’ alla fede?
“L’archeologia, che è una scienza, guarda il dato. Io, archeologo, guardo alla pietra; pertanto queste pietre (la loro muratura e la loro posizione all’interno del pavimento murario ed i graffiti) parlano di una loro originalità. Assolutamente non si può descriverla come una chiesetta di campagna con mattoni presi dal colle lauretano, come qualcuno ha insinuato, perché non si spiegherebbero tantissimi particolari che osserviamo nella santa Casa di Loreto, come quelli relativi alle tre pareti originali”.
(Tratto da Aci Stampa)
Papa Francesco ha ringraziato la Commissione di Archeologia Sacra per le aperture delle Catacombe

Oggi papa Francesco ha incontrato i partecipanti alla Plenaria della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, in cui è avvenuta la presentazione dell’ideazione delle Giornate delle Catacombe, con il coinvolgimento delle nuove generazioni di studenti e studiosi di archeologia cristiana:
“In tal senso, l’ideazione delle Giornate delle Catacombe, con il coinvolgimento di famiglie e di ragazzi nei laboratori didattici; la presentazione delle diverse catacombe sia in programmi televisivi sia sui social media; l’assegnazione di Borse di studio; i cantieri annuali di ricerca archeologica in collaborazione con diverse Università; tutte queste iniziative contribuiscono a favorire la conoscenza delle catacombe e la loro frequentazione qualificata”.
Il papa ha collegato le catacombe al tema giubilare, oltre a possibili convegni di interesse storico e scientifico: “Ma è stato soprattutto il tema del prossimo Giubileo a occupare la vostra riflessione. In questo grande evento le catacombe cristiane saranno naturalmente una delle mete più significative.
Il tema del Giubileo, ‘Pellegrini di speranza’, trova, infatti, una sua singolare e suggestiva declinazione proprio nei percorsi catacombali. Lì si trovano i tanti segni del pellegrinaggio cristiano delle origini: penso, ad esempio, agli importantissimi graffiti della cosiddetta triclia delle catacombe di San Sebastiano, la Memoria Apostolorum, dove si veneravano insieme le reliquie degli Apostoli Pietro e Paolo”.
Infatti nelle catacombe si possono scoprire testimonianze della speranza della Resurrezione: “Scopriamo poi, in questi percorsi, i simboli e le raffigurazioni cristiane più antiche, che testimoniano la speranza cristiana. Nelle catacombe tutto parla di speranza, tutto: parla di vita oltre la morte, di liberazione dai pericoli e dalla morte stessa per opera di Dio, che in Cristo, il Pastore buono, ci chiama a partecipare alla beatitudine del Paradiso, evocata con figure di piante rigogliose, fiori, prati verdeggianti, pavoni e colombe, pecorelle al pascolo… Tutto parla di speranza e di vita!”
Quindi il ‘pellegrinaggio’ nelle catacombe è un itinerario esperienziale della Resurrezione: “Il pellegrinaggio nelle catacombe si configura, pertanto, come un itinerario in cui fare esperienza del senso dell’attesa e della speranza cristiana; ci ricorda che siamo tutti pellegrini, in cammino verso la meta dell’incontro con Dio, che in Cristo Risorto ci chiama a condividere la sua beatitudine e la sua pace. Le prime generazioni cristiane comunicano ed esprimono questa fede attraverso le parole augurali e le preghiere che continuamente ritornano negli epitaffi tracciati sulle tombe dei loro cari: Vivas in pace – Vivas in Deo, Vivas in Christo!”
E la speranza cristiana è testimoniata dai martiri: “La speranza cristiana viene testimoniata soprattutto dai Martiri, le cui memorie costellano i percorsi catacombali. Per questo mi rallegro vivamente con voi per la proposta di evidenziare, in vista del Giubileo, le tombe dei Martiri, proponendole ai pellegrini come tappe significative dei percorsi di visita. Sostare davanti ad esse ci fa confrontare con l’esempio coraggioso di questi cristiani, sempre attuale, e ci invita a pregare per tanti fratelli che oggi subiscono persecuzione per la fede in Cristo”.
Infine ha ringraziato la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra per aver aperto altri luoghi catacombali per le visite: “Propizia e opportuna appare, pertanto, la decisione di ampliare il numero dei siti catacombali accessibili ai pellegrini, per permettere a un maggior numero di visitarli e di rafforzarsi così nella fede e nella speranza…
Vi ringrazio per il vostro servizio e vi esorto a portarlo avanti sempre con competenza e passione. E’ un servizio alla memoria e al futuro; un servizio alle radici e all’evangelizzazione. Perché il messaggio delle catacombe parla a tutti, ai pellegrini e anche ai visitatori lontani da un’esperienza di fede”.
(Foto: Santa Sede)
Studium Biblicun Franciscanum: 100 anni di studio cristiano

Lo Studium Biblicum Franciscanum (SBF) è un’istituzione accademica facente capo alla famiglia francescana con sede a Gerusalemme, parte integrante della Pontificia Università Antonianum di Roma di cui costituisce la Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia ma con una relativa autonomia. La sede dell’Istituto è presso il convento della Flagellazione, nel quartiere musulmano di Gerusalemme, all’inizio della Via Dolorosa e a ridosso della parte nord della Spianata delle Moschee (sede dell’antico Tempio salomonico).
Papa Francesco ai francescani: studiare la Parola di Dio è bello

Lo Studium Biblicum Franciscanum (SBF) è un’istituzione accademica facente capo alla famiglia francescana con sede a Gerusalemme, parte integrante della Pontificia Università Antonianum di Roma di cui costituisce la Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia ma con una relativa autonomia. La sede dell’Istituto è presso il convento della Flagellazione, nel quartiere musulmano di Gerusalemme, all’inizio della Via Dolorosa e a ridosso della parte nord della Spianata delle Moschee (sede dell’antico Tempio salomonico).
A Briatico si torna a scavare: archeologi e studenti dell’Unical nell’antico insediamento rurale

Si torna a scavare nel territorio di Briatico in provincia di Vibo Valentia. Nell’ambito dell’accordo quadro siglato tra il comune di Briatico, la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, l’università degli studi di Siena, l’università degli studi della Basilicata e l’università della Calabria, sono state avviate le ricerche preliminari sul territorio di Briatico, coordinate dalla cattedra di archeologia cristiana e medievale dell’Unical sotto la direzione scientifica della professoressa Adele Coscarella.
Conclusa la prima campagna di ricognizioni archeologiche ad Alessandria del Carretto (CS)

Fra il 27 settembre e il 15 ottobre 2021 si è svolta la prima campagna di ricognizioni archeologiche ad Alessandria del Carretto. Le ricerche, condotte con ritmi molto intensi, hanno permesso di ampliare notevolmente il quadro delle conoscenze sulla storia più antica di un importante territorio, collinare e montano, situato al confine fra la Calabria e la Basilicata.