Mons. Palmieri: la rinascita deriva dal battesimo

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Emidio nacque nell’anno 273, da una nobile famiglia di Treviri. Fu un pagano convertito che sentì il dovere di partire per l’Italia e, una volta giunto a Milano fu subito ordinato sacerdote da San Materno grazie alla sua devozione verso il Signore. Ad Ascoli Emidio si prodigò nella predicazione e nella guarigione dei malati, convertendo moltissimi ascolani.

La Fonte di sant’Emidio, oggi di aspetto cinquecentesco, si dice fosse sgorgata da un sasso grazie ad una sua preghiera. Un violento terremoto, avvenuto nel 1703 si abbatté sulle Marche ma risparmiò miracolosamente Ascoli Piceno grazie al suo Protettore, dove venne eretta una chiesa in suo onore, l’attuale Tempietto di Sant’Emidio alle Grotte, costruito appunto sulla grotta in cui fu trovata la sua tomba coperta di basilico che fu in seguito traslata nel sotterraneo dell’attuale Duomo di Sant’Emidio oggi detta Cripta di Sant’Emidio.

Nel messaggio mons. Gianpiero Palmieri ha scritto che il battistero della cattedrale è magnifico: “L’aspetto è quello di un edificio in sé solido e severo; ma la sua collocazione a fianco dell’imponente Duomo può farlo sembrare un’aggiunta inutile e secondaria, un ingombro all’accesso pedonale a piazza Arringo o peggio ancora al traffico in transito (mi hanno raccontato di quando gli autobus ci giravano attorno…)”.

Invece il battistero ha un significato importante: “Credo invece che dobbiamo ‘rendere giustizia’ al nostro antichissimo battistero (la vasca è del V secolo!) e al suo profondo significato per tutti noi. Perché quello è il luogo della rinascita e della ripartenza, anche per noi ascolani di oggi.

Provo a spiegarmi. Nella Veglia di Pasqua, anche quest’anno, i bambini e gli adulti che chiedono il battesimo entrano nella vasca del battistero per ricevere per tre volte l’infusione dell’acqua o per immergersi totalmente”.

Il rito battesimale è fondamentale nella vita cristiana: “Questo rito significa che il discepolo è chiamato a morire e rinascere con Gesù, entrando con lui nel sepolcro per risuscitare a vita nuova.

Ai tempi di san Paolo durante l’immersione battesimale la Chiesa cantava: ‘Svegliati, tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà!’ Chi ha incontrato Cristo testimoniato dalla comunità cristiana abbandona i propri ripiegamenti egoistici su Se stesso per aprirsi ad una vita nuova, fatta di fede, speranza e amore, una vita nello Spirito Santo, nella fede e nella comunione con tutti.

L’esistenza del battezzato, ancorata alla terra (la base quadrata del battistero), è però già partecipe della luce del cielo (la cupola tonda e al centro la lanterna, che permette l’ingresso della luce del sole); anche se vive quaggiù, egli è già entrato nel giorno senza tramonto, l’ottavo giorno della resurrezione del Signore (il corpo ottagonale del battistero)”.

Quindi il battistero è segno di rinascita: “Il popolo degli ascolani per millesettecento anni è simbolicamente rinato da questa fonte battesimale. A partire dal vescovo Emidio e da Polisia: tutti e due giovani, risvegliati per aver incontrato il Signore, entusiasti per una vita nuova che sa di eternità, così meravigliosamente folli da non aver paura dei poteri di questo mondo… bellissimi, come li contempliamo nella cripta della cattedrale.

Il Vangelo è l’unica forza capace in ogni stagione di ‘rigenerare’ gli uomini e farli “ripartire” davvero, che sia da una guerra, da un terremoto o da una pandemia, perché il Vangelo è pieno della forza irresistibile e tenera di Dio”.

Per mons. Palmieri la vita cittadina dipende da un cammino comunitario: “Pensiamo che il futuro di Ascoli dipenda solo dal ricostruire le mura o dalla digitalizzazione delle opere d’arte o dalle contese della Quintana?

No, Ascoli che verrà nasce da un Cammino fatto tutti insieme, come Popolo, superando divisioni e fazioni, e dal protagonismo di due giovani pieni di entusiasmo e di idee che il Signore ha messo nel loro cuore. Ne bastano due per partire e cambiare la città!”

E tutto ciò dipende dal battesimo: “Lasciati a noi stessi noi al massimo ci ‘ricicliamo’, e stancamente ripetiamo le stesse cose; solo il Signore, dal fonte battesimale, può farci rinascere dall’Alto. Come le bandiere dei giovani: lanciate in alto, ridiscendono a terra, aperte e colorate, capaci di raccogliere il vento.

Allora: tutte le volte che passiamo davanti al battistero, lo contempliamo e preghiamo: Signore, aiutaci a rinascere. Aiuta la nostra Chiesa, la nostra Città, a ripartire da qui, dalla fede in Te. Aiutaci a camminare insieme, in ascolto di tutti. Facci diventare uomini e donne nuove, come Emidio e Polisia”.

(Foto: diocesi di Ascoli Piceno)

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