Si scava nel “pozzo del ridicolo” di Tucho

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 06.01.2024 – Vik van Brantegem] – A seguito del recente tentativo (ridicolo) del Prefetto Fernández e del Segretario Matteo di “chiarire la ricezione” con “precisazioni” e “spiegazioni” sull’applicazione della Dichiarazione Fiducia supplicans, attraverso un Comunicato stampa del Dicastero per la Dottrina della Fede a difesa del indifendibile, il Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, Cardinale Gerhard Ludwig Müller, ha risposto il 5 gennaio in esclusiva alla domanda di Kath.net, una rivista online austriaca, indipendente, cattolica.

Il “pozzo del ridicolo” del Prefetto Tucho Besame Mucho e del Segretario Peter Pan con la loro Fiducia supplicans, si esprime in due modi:

  • Innanzitutto, è ridicolo perché è un pozzo senza fondo, dove si scava senza mai trovare l’acqua: un modo di dire per indicare una fatica che ha bisogno di essere continuamente alimentato senza arrivare mai a compimento, assorbendo energie, tempo e risorse, e continuano ad esigerne senza ricevere nulla in cambio.
  • Poi, è ridicolo perché è un pozzo vicino a un fiume: un modo di dire per indicare una fatica sciocca, inutile, come appunto scavare un pozzo per cercare l’acqua quando vicino si trova acqua in abbondanza senza faticare.

Di seguito riportiamo nella nostra traduzione italiana dal tedesco la domanda di Kath.net e la risposta del Cardinal Müller. Inoltre, seguono due contributi pubblicati oggi:

  • Dopo le “precisazioni” su “Fiducia supplicans”. Salvate il soldato Fernández! O una risata lo seppellirà di Vincenzo Rizza su Duc in altum
  • Dal Vangelo secondo Tucho. Benedizioni gay: c’è un prete paolino che dimentica San Paolo editoriale di Tommaso Scandroglio su La Nuova Bussola Quotidiana, in reazione ad un post Facebook, che difende l’indifendibile alla luce della dottrina Cattolica, presentata nel Catechismo della Chiesa Cattolica: «Invettiva social del Direttore delle Edizioni San Paolo: le unioni omosessuali sarebbero peccaminose solo per “tradizionalisti irrecuperabili”»

Nella breve intervista con Kath.net, il Cardinal Müller afferma, che «la reazione negativa a livello mondiale da parte di ampi settori dell’episcopato mondiale e di eminenti laici nei confronti degli “orientamenti pastorali” sulla benedizione privata di persone in relazioni di coppia peccaminose, emanati dal Dicastero per la Dottrina della Fede, dovrebbe dare qualcosa da pensare ai responsabili a Roma».
Il Cardinal Müller fa presente, che i dogmi papali del Concilio Vaticano I non consentono quanto disposto dalla Fiducia supplicans, che esprime «l’opinione gnostica di una piccola élite dirigente». Il Cardinal Müller dice a Kath.net che sulla dichiarazione definitiva del Vaticano II non c’è da fare confusione: il Magistero non è al di sopra della Parola di Dio, ma la deve servire, non insegnando altro di ciò che è stato tramandato una volta per tutti i tempi.

Kath.net: Signor Cardinal Müller, è cambiato qualcosa a livello di contenuto con la più recente dichiarazione del Cardinal Fernández?
Cardinal Müller: Non ho nulla da aggiungere al mio commento su Fiducia supplicans [QUI]. La reazione negativa a livello mondiale da parte di ampi settori dell’episcopato mondiale e di eminenti laici nei confronti degli “orientamenti pastorali” sulla benedizione privata di persone in relazioni di coppia peccaminose, emanati dal Dicastero per la Dottrina della Fede, dovrebbe dare qualcosa da pensare ai responsabili a Roma. Comunque solo due punti per un ulteriore chiarimento:
1. Per me rimane problematica la distinzione tra le benedizioni liturgico-ufficiali e le benedizioni privato-pastorali delle unioni sessuali non coniugali. La proposta di una benedizione di 15 secondi con il segno della croce e l’invocazione del nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo viene descritta come una preghiera privata per l’aiuto di Dio, che vuole sempre il nostro allontaniamo dal peccato e la nostra salvezza eterna. Qualsiasi laico può dire questa preghiera per gli altri. Il sacerdote, però, deve stare attento che la sua benedizione in nome della Chiesa non venga strumentalizzata da gruppi di pressione laico-ideologici ed ecclesiastico-ereticali, il cui unico interesse è solo di minare la verità della fede rivelata (nell’insegnamento e nella prassi della Chiesa, che non si può mettere l’uno contro l’altro).
2. Il punto più problematico non mi sembra essere lo (ovvio) sforzo pastorale per la salvezza e l’apertura a Dio di persone che vivono unioni sessuali irregolari o di coloro che – corrotti dall’ideologia LGBT – diffamano la teologia cristiana del matrimonio come superata e ostile al corpo, ma piuttosto nella pretesa di «un vero sviluppo rispetto a quanto è stato detto sulle benedizioni nel Magistero e nei testi ufficiali della Chiesa» (Comunicato stampa, 4).
Al magistero del Papa e dei vescovi non può in alcun modo essere attribuita un’autorità da un dicastero romano – anche facendo appello alla volontà personale (volontaristica) dell’attuale Papa regnante – per integrare, ridurre, correggere o rendere compatibile con la comprensione attuale o con le ideologie correnti, ciò che è stato rivelato una volta per tutte in Cristo ed è  presentato normativamente nella “dottrina degli apostoli” (At 2,42) per tutti i tempi. I due dogmi papali del Vaticano I (infallibilità, primato giurisdizionale) non consentono una tale interpretazione che andrebbe oltre l’ermeneutica della fede cattolica, anzi, la contraddicono apertamente. Non c’è nulla da girare intorno all’affermazione definitiva del Vaticano II: «Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio» (Dei Verbum, 10).
La visione gnostica secondo cui una piccola élite dirigente ha un accesso speciale allo Spirito Santo o che mitologicamente lo Spirito Santo parla attraverso “le persone sane tra la gente comune intellettualmente incorrotta” (lo “spirito popolare” dei romantici) non ha nulla a che fare con la fede cattolica. C’è solo il tesoro della Parola di Dio, contenuto nella Sacra Scrittura e integralmente custodito e fedelmente interpretato nel contesto della Tradizione Apostolica da tutta la Chiesa sotto la guida del Sacro Magistero (cfr Dei Verbum, 1-10; Lumen gentium, 25).

Dopo le “precisazioni” su “Fiducia supplicans”
Salvate il soldato Fernández! O una risata lo seppellirà
di Vincenzo Rizza
Duc in altum, 6 gennaio 2024


Il Comunicato stampa del Dicastero per la Dottrina della Fede a firma del Cardinale Fernández (Prefetto) e di Monsignor Matteo (Segretario) volto ad “aiutare a chiarire la ricezione di Fiducia supplicans” è talmente surreale da sembrare falso. Quando ho letto l’articolo sul blog non credevo ai miei occhi.
Ormai siamo purtroppo abituati a documenti vaticani scritti con un’approssimazione disarmante, ma qui il livello è veramente sceso sotto lo zero: si tocca il fondo e si comincia a scavare.
L’inadeguatezza del neo prefetto era nota, ma neppure i suoi più feroci detrattori avrebbero potuto immaginare con quale velocità, dopo neppure sei mesi dalla nomina, potesse rendersi ridicolo.
Negli anni Settanta un noto autore libertario, Walter Block, pubblicò il suo libro più conosciuto, Difendere l’indifendibile, in cui si ergeva a difensore dei personaggi più improbabili, dalla prostituta al porco maschilista, dal ricattatore a colui che grida “al fuoco” in un teatro affollato, dall’usuraio al poliziotto corrotto. In quel caso, seppure con molte forzature, i ragionamenti dell’autore erano comunque affascinanti e ben argomentati. Nel nostro caso il Tucho sembra più che un teologo un concorrente della Corrida di Corrado: un dilettante allo sbaraglio dato in pasto a un pubblico giustamente arrabbiato che rumoreggia con pendagli e campanacci mostrando tutto il suo disappunto. E così, dopo aver pubblicato un documento senza capo né coda, criticato dai vescovi di un intero continente e da molti vescovi e cardinali sparsi nel mondo, come un bimbo sorpreso con le mani nella marmellata si è affrettato a difendere l’indifendibile con argomenti ancora più grotteschi di quelli contenuti in Fiducia supplicans.
Si ribadisce, allora, la distinzione tra benedizioni “liturgiche o ritualizzate” e “spontanee o pastorali” per poi precisare che quelle spontanee/pastorali possono durare, cronometro alla mano, tra i dieci e i quindici secondi (attendiamoci un futuro chiarimento per capire cosa succede se durano cinque secondi in più o in meno).
Si chiarisce, ancora, che la benedizione “non deve avvenire in un posto importante dell’edificio sacro o di fronte all’altare”: tuttavia non si comprende perché se, come dice Papa Francesco, la radice della mitezza cristiana è “la capacità di sentirsi benedetti e la capacità di benedire… Questo mondo ha bisogno di benedizione e noi possiamo dare la benedizione e ricevere la benedizione”, la benedizione possa dare scandalo e non possa essere resa pubblicamente ma in modo sostanzialmente carbonaro.
Sublime, infine, l’esempio pratico che viene proposto, sostanzialmente incoerente con l’essenza della questione. Testualmente: «Poiché alcuni hanno manifestato la domanda sul come potrebbero essere queste benedizioni, vediamo un esempio concreto: immaginiamo che in mezzo ad un grande pellegrinaggio una coppia di divorziati in una nuova unione dicano al sacerdote: “Per favore ci dia una benedizione, non riusciamo a trovare lavoro, lui è molto malato, non abbiamo una casa, la vita sta diventando molto pesante: che Dio ci aiuti!”. In questo caso, il sacerdote può recitare una semplice orazione come questa: “Signore, guarda a questi tuoi figli, concedi loro salute, lavoro, pace e reciproco aiuto. Liberali da tutto ciò che contraddice il tuo Vangelo e concedi loro di vivere secondo la tua volontà. Amen”. E conclude con il segno della croce su ciascuno dei due».
L’incoerenza consiste nel fatto che non si sta chiedendo la benedizione della coppia ma la benedizione di due persone (in difficoltà), tanto che “il segno della croce” viene fatto “su ciascuno dei due”. Senza considerare che resta il dubbio se la benedizione possa essere concessa solo a una coppia di malati gravi, disoccupati e senzatetto o anche a una coppia di persone in salute, lavoratori e proprietari di casa.
Concludendo, mi chiedo se Tucho faccia tutto da solo o abbia in Vaticano collaboratori e consiglieri che lo aiutano nel suo lavoro. Nel primo caso è necessario che qualcuno accorra in soccorso per salvare il soldato Fernández (da sé stesso); nel secondo caso devono proprio detestarlo, lasciandolo preda della sua vanità e vanagloria, consapevoli che prima o poi una risata lo seppellirà.

Editoriale
DAL VANGELO SECONDO TUCHO
Benedizioni gay: c’è un prete paolino che dimentica San Paolo
di Tommaso Scandroglio
La Nuova Bussola Quotidiana, 6 gennaio 2024


Invettiva social del Direttore delle Edizioni San Paolo: le unioni omosessuali sarebbero peccaminose solo per “tradizionalisti irrecuperabili”. Vallo a dire all’autore della Lettera ai Romani.

«Niente da fare! Il nuovo spaventa e attiva meccanismi regressivi. Ma dobbiamo resistere e dimostrare che le unioni tra persone separate e divorziate e tra persone dello stesso sesso non sono “peccaminose”. Quindi possono essere benedette, cioè si può attestare che tra loro esiste un “bene” affettivo e relazionale! Tutto qui! Cosa c’é di difficile da capire? E, infine, che questo “bene” non è racchiuso dentro la cornice sacramentale (state tranquille e tranquilli che la dottrina é salda) e quindi non disturba niente e nessuno, se non la cecità ottusa dei tradizionalisti irrecuperabili (che evidentemente non hanno capito il messaggio evangelico e che si ostinano a chiudersi nella loro arida e insensata malvagità)…» (Don Simone Bruno, SSP, Direttore editoriale del Gruppo San Paolo – Facebook, 5 gennaio 2024).

Fiducia supplicans (FS) ha infuso coraggio alla categoria degli innovatori permettendo loro di usare il lapis in modo più disinvolto. Iscritto in questa categoria per meriti acquisiti sul campo è Don Simone Bruno, direttore editoriale delle Edizioni San Paolo, il quale su Facebook così arringa in merito a FS: «Niente da fare! Il nuovo spaventa e attiva meccanismi regressivi».
Risposta: siamo sì spaventati quando il nuovo è una nuova eresia, un nuovo errore. E più che attivare meccanismi regressivi, FS in molti ha attivato meccanismi aggressivi in difesa della verità sulla sessualità, sul matrimonio e sulla grazia.
Continuiamo nella lettura: «Ma dobbiamo resistere e dimostrare che le unioni tra persone separate e divorziate e tra persone dello stesso sesso non sono “peccaminose”».
Risposta: potete resistere quanto volete, ma non insegnate l’errore ad altri, per favore. In secondo luogo, saremmo proprio curiosi di ascoltare le vostre dimostrazioni sul fatto che la fornicazione, l’adulterio e l’omosessualità non siano condizioni peccaminose, contrariamente a ciò che insegna la Chiesa. E poi: perché mettere tra virgolette l’aggettivo peccaminose? Forse perché lo stesso concetto di peccato non esiste più? Perché è improprio ritenere che vi siano atti che offendono Dio?
Detto tutto ciò, le affermazioni di Don Bruno non rientrano nella dottrina cattolica, fanno parte di un’altra religione o di nessuna religione (vedasi modernismo). La Chiesa Cattolica così insegna nel Catechismo in merito al divorzio e all’adulterio: «Il divorzio è una grave offesa alla legge naturale. Esso pretende di sciogliere il patto, liberamente stipulato dagli sposi, di vivere l’uno con l’altro fino alla morte. Il divorzio offende l’Alleanza della salvezza, di cui il Matrimonio sacramentale è segno. Il fatto di contrarre un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si trova in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e permanente» (n. 2384); «L’adulterio è un’ingiustizia. Chi lo commette viene meno agli impegni assunti. Ferisce quel segno dell’Alleanza che è il vincolo matrimoniale, lede il diritto dell’altro coniuge e attenta all’istituto del matrimonio, violando il contratto che lo fonda. Compromette il bene della generazione umana e dei figli, i quali hanno bisogno dell’unione stabile dei genitori» (2381).
E la Chiesa non ha mica tirato fuori dal cilindro questo giudizio, ma è la fotocopia di ciò che Gesù ci ha detto: «chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. […] Chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio» (Mt 5,27,31). In merito all’omosessualità, sempre il Catechismo afferma: «Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati» (2357). Figuriamoci se possono essere benedetti.
E così abbiamo già risposto ad una successiva affermazione di Don Bruno: «quindi [queste unioni] possono essere benedette, cioè si può attestare che tra loro esiste un “bene” affettivo e relazionale. Tutto qui! Cosa c’è di difficile da capire?».
Vallo a dire a quei duri di comprendonio che hanno scritto la Bibbia e il Catechismo. Però concordiamo con Don Bruno: per noi è proprio difficile capire lui. Inoltre, un’osservazione in margine: si è aperta la stagione della teologia tra virgolette. Se un termine mal si concilia con quello che si sta dicendo ecco depotenziarlo con le virgolette. Prima abbiamo visto il lemma “peccato” e, in questo passaggio, ora abbiamo letto il termine “bene”. Ma è anche una nota di speranza: nemmeno Don Bruno è proprio convinto che l’adulterio e l’omosessualità siano un bene, tanto che è costretto a mettere questa parola tra virgolette.
Proseguiamo con l’intemerata del Nostro: «E, infine, che questo “bene” non è racchiuso dentro la cornice sacramentale (state tranquilli e tranquille che la dottrina è salda) e quindi non disturba niente e nessuno, se non la cecità ottusa dei tradizionalisti irrecuperabili (che evidentemente non hanno capito il messaggio evangelico e che si ostinano a chiudersi nella loro malattia psichiatrica)» [poi corretto sostituendo «malattia psichiatrica» con «arida e insensata malvagità»]. Anche qui una breve risposta: quello che fa problema non è la possibilità che queste benedizioni si confondano con il rito del matrimonio – aspetto che sarebbe un’aggravante – ma sono le benedizioni stesse ad essere problematiche dato che dicono bene di alcuni mali. Qui c’è già un vulnus alla dottrina, senza scomodare il sacramento del matrimonio.
Sacramento che comunque viene danneggiato, perché se benedico una coppia convivente etero sto dicendo che i rapporti sessuali possono avvenire anche al di fuori del matrimonio; se benedico una coppia di divorziati risposati o di adulteri non risposati vuole dire che le proprietà fondamentali del matrimonio dell’unità e dell’indissolubilità non sono più tali, ma meri accessori all’istituto matrimoniale; se infine benedico una coppia omosessuale, anche tramite lo sporco stratagemma della benedizione ad ogni membro della coppia, vuol dire che il matrimonio non è più un vincolo che riguarda le coppie eterosessuali ma anche quelle omosessuali, perché se la loro unione è un bene, come scrive Don Bruno, rectius: un “bene”, non si vede perché un giorno due uomini o due donne non potrebbero sposarsi. Tutte bordate a danno della dottrina, contrariamente a ciò che scrive il Nostro.
Infine in merito al messaggio evangelico che quei malati mentali dei tradizionalisti non capirebbero, citiamo i seguenti passi assolutamente criptici del Nuovo Testamento: «ciò che Iddio ha congiunto l’uomo non separi» (Mt 19,5-6); «ai coniugati, ordino, non io, ma il Signore, che la moglie non si separi dal marito, e qualora si sia separata, rimanga senza rimaritarsi, o si ricongiunga con suo marito» (1Cor 7,10-11); «Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento» (Rm 1, 26-27); «Non illudetevi: […] né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, […] erediteranno il regno di Dio» (1 Cor 6, 9-10); «sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, […] per i fornicatori, i pervertiti, […] e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina» (1 Tim 1, 9-10). Cosa c’è di difficile da capire?

Indice – Fiducia supplicans [QUI]

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