Il Cardinal Becciu ha presieduto la Santa Messa e il Te Deum nella Cattedrale di Ozieri

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 01.01.2024 – Vik van Brantegem] – Il Cardinale Giovanni Angelo Becciu – tornato in Sardegna come di consueto per trascorrere il Natale e il Capodanno con i familiari a Pattada [QUI] – ha presieduto il 31 dicembre 2023 alle ore 18.00 nella Cattedrale della Beata Vergine Immacolata di Ozieri, di cui è Canonico Onorario, la Solenne Santa Messa cittadina e il Te Deum di ringraziamento, concelebranti il Vescovo di Ozieri, Mons. Corrado Melis, il Vescovo emerito di Ales-Terralba, Mons. Giovanni Dettori, originario della Diocesi di Ozieri, il Rettore del Seminario diocesano e i parroci della Città di Ozieri. Riportiamo di seguito l’omelia tenuta dal Cardinal Becciu.


Carissimi fratelli e sorelle,

ci ritroviamo oggi nella nostra magnifica Cattedrale per celebrare la fine di un anno e l’inizio del nuovo. Sono lieto di presiedere questa celebrazione e inserirmi nella bella e antica tradizione che vede qui riunite le parrocchie di Ozieri con i loro parroci, stretti attorno al proprio Vescovo, il carissimo Mons. Corrado Melis, che saluto e ringrazio per il pressante invito rivoltomi ad essere qui con voi, presenti il sempre caro Vescovo Giovanni, il Rettore del Seminario e con la partecipazione delle alte Rappresentanze civili e militari della città. Tutti saluto ed ossequio.

È la sera del Te Deum, come tradizionalmente viene chiamata la liturgia che stiamo celebrando. In questa sera speciale tutto il mondo dà l’addio all’anno che termina e lo fa nelle maniere più disparate e persino folli, privilegiando nel divertimento l’oblio dei problemi e degli angoscianti interrogativi esistenziali. Noi credenti, piccolo gregge nel mondo sterminato dei gaudenti, preferiamo il silenzio e la preghiera come il modo migliore per dare senso al tempo che inesorabilmente passa e ringraziare Colui che è il Datore della vita e che regola i giorni e i ritmi della nostra esistenza.

Cantando il Te Deum, preghiera antichissima, ci metteremo sulla scia dei cristiani dei primi secoli della Chiesa che con tale nobile inno hanno voluto lodare, con animo grato, Dio Padre, Creatore del Cielo e della terra.

Loderemo Dio perché lo riconosciamo grande e degno di ogni lode, perché proviamo ammirazione, stupore per il suo creato, perché abbiamo potuto sperimentare la misericordia di Dio, che ci ha perdonato i nostri peccati, ma soprattutto lo loderemo e lo ringrazieremo per le meraviglie che ha operato in noi, facendo così nostre le parole di Maria nel Magnificat.

La preghiera di lode diventa anche un momento di riflessione in cui possiamo fermarci a rammentare il nostro passato e proiettarci verso il futuro.

Rammentare il passato significa redigere davanti a Dio un bilancio della nostra vita personale, senza chiudere gli occhi sulle problematiche che attanagliano la società in cui viviamo sia a livello locale come a livello universale. Significa anche avere uno sguardo sereno e concreto su quella realtà, su quel mistero, che più teniamo a cuore: la Chiesa di Dio!

Nel rientrare in noi stessi possiamo ricordare le gioie, le difficoltà, i fallimenti, le sofferenze che abbiamo vissuto in questo anno. Le gioie passano rapidamente, le sofferenze come la malattia, la morte di qualche caro, o il patimento di ingiustizie permangono e segnano la nostra anima. Segnano a tal punto da soffocare il nostro desiderio di prorompere in inni di lode e di gioia verso il Signore. La tentazione di cadere nel pessimismo o di lasciarci prendere dalla convinzione dell’assenza di Dio nei momenti più dolorosi della nostra vita è reale e perturbante.

La domanda è struggente: come possiamo lodare Dio quando nei drammi personali il suo silenzio è sconfortante? Come possiamo alzare lo sguardo a Dio e ringraziarlo, quando vediamo prevalere la malvagità umana, quado i buoni, gli innocenti sembrano soccombere al sopruso, alla cattiveria altrui! Quando il dolore e la sofferenza sono tali da sconvolgere la vita di tante persone?

La risposta da parte mia è un invito: non spegniamo le luci del Natale! Sì, la risposta a queste domande è nel Natale. Il Natale è il momento, nella storia dell’umanità, in cui Dio si è fatto uomo per condividere la nostra sofferenza e la nostra morte. La nascita di Gesù è la promessa che il male non avrà l’ultima parola. La nascita di Gesù è la promessa che la pace e la giustizia vinceranno.

Il Natale è l’ora in cui Dio ci ha mostrato il suo amore infinito. È venuto per condividere con noi gli eventi più dolorosi, più sconvolgenti, più incomprensibili della nostra vita. Nella nostra solitudine più estrema, nel suo silenzio più profondo, Egli si identifica in noi! Egli conferma la verità del suo invito: chi vuol venire dietro di me prenda la sua croce e mi segua!

Quanto sono vere e consolanti le parole del salmo: “Tu mi conosci, tu mi hai plasmato nel grembo materno. Mi hai tessuto fin dal seno materno”. Dio ci conosce fin dal principio, e ci ama con un amore che non conosce limiti e che mai ci abbandonerà.

Non spegniamo, sorelle e fratelli, la luce del Natale!

Non spegniamola quando guardandoci attorno ci assilla la preoccupazione sul futuro del nostro territorio, dei nostri giovani, spesso disorientati e soli, delle giovani famiglie, non sempre fondate su basi solide, sulla denatalità che condiziona la sopravvivenza dei nostri paesi e della stessa nostra civiltà.

Non spegniamo la luce del Natale anche nel nostro sguardo verso il mondo, ahimè monopolizzato dalle terribili immagini che ci provengono ogni giorno dall’Ucraina e dalla Terra Santa devastate da conflitti che finora hanno causato la morte di migliaia di persone e gettato nella disperazione popolazioni inermi.

Soprattutto ravviviamo con la luce del Natale il nostro sguardo sulla Chiesa universale. Talvolta, esso è incrinato da notizie negative che rimbalzano facilmente nei media e nei social sempre pronti a mettere in rilievo scandali veri o presunti tali. Il Natale ci ricorda che la Chiesa è nata a Betlemme, che Essa custodisce i valori perenni che dal Santo Natale promanano: la presenza di Dio tra gli uomini, la fraternità, la sacralità della vita!  Ci conforta la certezza che il Signore ha sempre salvato e salverà la sua Chiesa dalle varie temperie che possono abbattersi su di essa. Deve essere in noi granitica la certezza della sua promessa: Io sarò sempre con voi! Non ci devono spaventare i dati statistici negativi, non ci deve angustiare la descrizione di una Chiesa non più monolitica e saldamente unita ai propri Pastori, come nel passato. La storia della Chiesa è costellata da prove ben maggiori delle attuali, da persecuzioni inaudite, persino da divisioni al suo interno. La Chiesa ne è sempre emersa purificata e rinnovata nel suo entusiasmo di portare a termine la missione affidatale dal Signore: la salvezza degli uomini!

Profetiche e consolanti sono le parole pronunciate nel 1969 dall’allora giovane teologo Joseph Ratzinger, il futuro Benedetto XVI: “Tutto sembrerà perduto, ma al momento opportuno, proprio nella fase più drammatica della crisi, la Chiesa rinascerà, più povera, ma più santa, perché non sarà più la Chiesa di chi cerca di piacere al mondo, ma la Chiesa dei fedeli a Dio e alla sua legge”.

Forse oso dire troppo, ma sento di dirlo apertamente. La vostra, la nostra Diocesi offre nel suo piccolo segnali positivi che fanno bene all’anima e che devono convincerci sulla verità evangelica che il seme della Parola se ben sparso e ben coltivato sul terreno buono darà i suoi frutti. È stata per tutta la comunità diocesana un grande momento di gioia l’ordinazione diaconale di Massimo, avvenuta lo scorso 26 dicembre qui in Cattedrale come lo sarà quello dell’ordinazione sacerdotale di Fabio, a Nule, il prossimo 6 gennaio. Il numero dei seminaristi al Seminario minore e al maggiore consola ed entusiasma perché conferma la verità della raccomandazione evangelica “pregate il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”. Inoltre, per me è motivo di particolare letizia vedere la comunità diocesana, con tutti i suoi membri, in particolare i sacerdoti, unita al proprio Pastore. Da questa vostra unità è garantito il successo apostolico, del vostro operare, cari fratelli, care sorelle. Continuiamo così in nomine Domini!

Guardando avanti, possiamo solo pregare e sperare in un nuovo anno pieno di gioia, di pace e di amore. Possiamo sperare in un mondo in cui tutti siano trattati con dignità e rispetto. Possiamo sperare in un mondo in cui non ci sia più guerra, né povertà, né fame, né ingiustizie.

In questo momento di speranza, possiamo chiedere al Signore di guidarci nel nostro cammino e di aiutarci a costruire un mondo migliore.

Affidiamo le nostre intenzioni, i nostri desideri a Maria, che oggi celebriamo come Madre di Dio. Lei è anche la nostra Madre, lei ci guiderà nel nuovo anno e ci farà gustare le sorprese di Dio come le fece gustare ai pastori venuti ad adorare il Figlio suo.

Questo è il mio augurio per ciascuno di voi, questa è la preghiera per voi. Vi chiedo: pregate anche per me!

Indice – Caso 60SA [QUI]

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