Il Santo Natale ci invita ad essere tutti più buoni, non mistificatori ipocriti

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 24.12.2023 – Vik van Brantegem] – Il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo metropolita di Bologna (anzi, insiste di essere chiamato “Don Matteo”: «Anche per mio padre io ero Don Matteo» e già qui inizia la mistificazione, perché oggi non è più un semplice prete, ma successore degli apostoli come vescovo e cardinale di Santa Romana Chiesa), in un’intervista con Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera di oggi [QUI], proclama anatemi e fa mistificazione nel modo gesuitico classico.

Tra i diversi temi che tratta, ne vediamo tre:

  • la difesa della benedizione di quello che Dio non può benedire (“Benedire le coppie omosessuali non significa benedire i peccatori, quindi il peccato? Il problema è pastorale”);
  • la difesa del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (“Chi salva i migranti non va criminalizzato”);
  • la non difesa del presepe (“Il presepe non si può imporre per legge. Non deve diventare antipatico”).

Non possiamo assecondare il Don Matteo, neanche (anzi, soprattutto non) quando parla come Arcivescovo e Cardinal Zuppi, quello che lui è. Perché la Verità va cercata, va proclamata, va difesa: «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Gesù dice: «Io sono la via, la verità e la vita» (Cfr. Gv 14,6). Gesù condanna il peccato dell’ipocrisia, di quelli che facevano le cose non per fede, ma per il desiderio di apparire retti agli altri: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza» (Matteo 23, 25).

1. Le benedizioni

Aldo Cazzullo: «Benedire le coppie omosessuali non significa benedire i peccatori, quindi il peccato?»
Cardinale Matteo Zuppi: «Il problema è pastorale. Certe cose le puoi dire dopo che hai fatto sentire di nuovo a casa. Così sarà possibile imparare le regole — bellissime — di una casa da cui ci si era allontanati, che si pensa non capisca e che non viene capita. La Chiesa non è fatta di angeli, di puri. Il mio predecessore, il Cardinale Caffarra, era un sant’uomo, rigoroso, preoccupato che la gente non capisse con chiarezza il messaggio, e quindi voleva che il Papa dicesse come si fa, indicare le regole… La regola c’è, ma Papa Francesco si raccomanda di renderla efficace nella diversità delle situazioni. La Chiesa comunica l’amore che spiega la regola e la rende viva e questo avviene ristabilendo un rapporto con tutti. Il mondo non è bianco e nero e richiede ascolto, discernimento, accoglienza. Qualcuno può pensare: così perdi la verità».
Aldo Cazzullo: «Invece?».
Cardinale Matteo Zuppi: «Invece no, così la riscopri: vivendo, incontrando, parlando di Gesù. E scopri che il cristianesimo ha radici più profonde di quello che pensi. L’altra sera mi hanno invitato a una festa di Rifondazione, sono venuti in tanti a chiedermi una foto, “così poi la mando a mia mamma…”».
Aldo Cazzullo: «C’è un rischio di scisma? Dei progressisti o dei conservatori?»
Cardinale Matteo Zuppi: «Penso e spero di no. Il divisore, il diavolo, fa sempre il suo mestiere, e ci riesce ancora di più quando fa credere di difendere così il giusto. Non cadiamo nell’errore della polarizzazione. C’è grande impegno da parte di tutti per difendere la comunione attorno al Papa. Dopo il Concilio ci fu lo scisma di una fazione conservatrice, quella di Lefebvre. Addolorò molto Paolo VI. La comunione però non è un regolamento di condominio; è ricordarsi che tutti serviamo l’unico maestro che ci ha affidato a una Madre che non dobbiamo mai offendere».
Lo scisma è già in atto, anche se per adesso solo strisciante. su piano planetario, e le chiese Cattoliche Romane sono sempre più vuote. Mentre gli ortodossi…

La benedizione delle coppie omosessuali: un altro dono (non richiesto) di papa Francesco alla Chiesa ortodossa
Patriarcato di Mosca – Parrocchia ortodossa San Massimo, Vescovo di Torino – Strada Val San Martino 7, 10131 Torino
Ortodossiatorino.net, 20 dicembre 2023


Con la recente Dichiarazione “Fiducia supplicans”, emessa dal Dicastero per la Dottrina della Fede e approvata da papa Francesco, giungiamo a una nuova rivoluzione interna del Cattolicesimo romano, che non mancherà di avere ricadute sulla Chiesa ortodossa.
La possibilità di benedire le coppie dello stesso sesso salvaguardando al contempo la dottrina cattolica del matrimonio ci sembra il risultato della più sottile arrampicata sugli specchi: si benedice la coppia, ma non la loro unione, in un atto di equilibrismo gesuitico che il nostro amico George Michalopulos ha splendidamente definito “chiaro come il fango”.
Senza pretendere di indovinare gli effetti che questo nuovo atto di cerchiobottismo con la mentalità genderista provocherà all’interno della Chiesa romana, ci permettiamo di prevedere l’ovvio risultato che avrà sulla Chiesa ortodossa, specialmente nelle nostre comunità in paesi a maggioranza cattolica: centinaia di cattolici delusi cominceranno a bussare alle nostre porte, e dovremo sforzarci non solo di essere presenti quando busseranno, ma anche di essere molto chiari (e un po’ spietatamente sinceri) di fronte alla loro comprensibilissima delusione. Dovremo ricordare loro che abbiamo ragioni per essere cristiani ortodossi che sono un po’ più profonde che non il (pur comprensibile) sentirsi sicuri di fronte a una boutade vaticana contemporanea. Questi nostri doveri sono ancora più importanti nel caso in cui a comunicarci la sua frustrazione dovesse essere un chierico o un/a religioso/a della Chiesa cattolica romana. Tutti sono i benvenuti nella comunione della Chiesa ortodossa, ma occorre un cammino che possa mostrare chiaramente la comprensione e l’accettazione di questa appartenenza.

«Gli Ortodossi si stanno preparando ad accogliere i nostri esiliati Cattolici … sì, proprio come noi accogliemmo in passato nella Chiesa Cattolica luterani e anglicani usciti dalle loro comunità dopo che le loro lungimiranti gerarchie si erano inventate pretesse, poi vescovesse, poi benedizioni alle coppie gaie e via dicendo. Sì, Mister Besame Tucho è un grande, anzi: un grandissimo furbo! E un furbo del genere poteva arrivare solo dall’Argentina dove il valore dei vescovi di ultima nomina è pari a quello della loro moneta» (Don Ariel Levi Di Gualdo).

Si moltiplicano i rifiuti di Conferenze Episcopali e vescovi ad applicare Fiducia supplicans, la Dichiarazione con cui il Dicastero per la Dottrina della Fede ha aperto alla possibilità di benedire coppie in situazioni irregolari o formate da persone dello stesso sesso, ha reso più acuta la crisi nella Chiesa Cattolica Romana e regala un Natale amaro al Papa. Il firmatario (con la controfirma del Papa stesso), il Prefetto Cardinale Víctor Manuel Fernàndez, fa quello secondo il preciso mandato ricevuto dal Papa: promuovere la discontinuità col passato (e l’ipocrisia di non voler confondere le benedizioni con il sacramento del matrimonio ha solo agitato più le acque).

A quasi una settimana dalla sua uscita, aumentano le reazioni contrarie da vescovi di ogni parte del mondo.

In Africa, finora le Conferenze Episcopali di Camerun, Ghana, Nigeria, , Malawi, Togo, Zambia e Zimbabwe (le altre seguiranno) hanno già fatto sapere che non applicheranno Fiducia supplicans.

Ma non solo l’Africa risponde “picche”. Un’altra stroncatura è arrivata da una figura spirituale di altissimo rango, il Capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Arcivescovo maggiore di Kiev-Halyč e Arcieparca metropolita di Kiev, ha bocciato la Dichiarazione, affermando che “riguarda esclusivamente la Chiesa latina e non ha valore giuridico per i fedeli della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina”. Ha precisato: Secondo le tradizioni del rito bizantino, il concetto di ‘benedizione’ significa approvazione, permesso o addirittura ordine per un certo tipo di azione, di preghiera e di pratiche ascetiche, compresi alcuni tipi di digiuno e di preghiera. Ovviamente, la benedizione di un sacerdote ha sempre una dimensione evangelica e catechetica, e quindi non può in alcun modo contraddire l’insegnamento della Chiesa cattolica sulla famiglia come unione d’amore fedele, indissolubile e feconda tra un uomo e una donna, che Nostro Signore Gesù Cristo ha elevato alla dignità del Santo Sacramento del Matrimonio. Il discernimento pastorale ci spinge a evitare gesti, espressioni e concetti ambigui che possano distorcere o travisare la parola di Dio e l’insegnamento della Chiesa”.

Poi, un secco rifiuto è arrivato, sempre dall’Est, anche dalla Conferenza Episcopale Polacca che tramite il Portavoce Padre Leszek Gęsiak ha ribadito come due persone impegnate in una relazione omosessuale “non possono ricevere una benedizione”.

In Kazakhstan, l’Arcivescovo di Santa Maria in Astana, Mons. Tomash Peta e il suo Ausiliare, Mons. Athanasius Schneider, hanno proibito ai sacerdoti e ai fedeli dell’arcidiocesi “di ricevere o praticare – sotto qualsiasi forma – le benedizioni da coppie in situazione irregolare o da coppie dello stesso sesso”. E hanno chiesto al Papa di ritirare il documento.

La Conferenza Episcopale degli Stati Uniti rimane divisa anche su questo tema, ma diversi vescovi statunitensi hanno preso una posizione nettamente contraria, come per esempio Mons. Charles Joseph Chaput, Arcivescovo emerito di Filadelfia, che ha parlato di “insegnamento confuso (…) non scusabile”, criticando anche il tempismo per la vicinanza col Natale. Chaput ha rimproverato il Papa per la sua abitudine a ridurre ogni voce critica all’interno della categoria delle posizioni ideologiche rigide. Mons. Chaput ha scritto che la sua “lamentela pubblica sminuisce la dignità dell’ufficio petrino e dell’uomo che lo abita. Ciò ignora anche il rispetto collegiale dovuto ai fratelli vescovi che mettono in discussione l’attuale corso della Santa Sede”.

Invece, come previsto, Mons. Georg Bätzing, il Presidente dei vescovi tedeschi, protagonista da anni di una ribellione a Roma, ha chiamato la Dichiarazione un regalo di Natale anticipato. I vescovi tedeschi anche questa volta sono andati oltre, emanando una Nota nella quale esprimono l’intenzione di benedire le coppie omosessuali in un contesto liturgico, quindi con la volontà di legittimare l’unione.

In sostanza, Fiducia supplicans ha reso soltanto più evidente e più netta la divisione nella Chiesa Cattolica, in quella Latina e con quella Orientale.

2. I naufraghi

Aldo Cazzullo: «Casarini vi ha imbrogliati?
Cardinale Matteo Zuppi: «Casarini ha dato querela ai suoi accusatori. Vedremo come va a finire. Alcune diocesi hanno aiutato la sua Ong, in misura peraltro molto limitata in confronto al bilancio dell’associazione. Lui ha presentato tutti i rendiconti. Nel nostro mare affogano migliaia di donne e neonati, e il problema secondo lei è Casarini?».
Aldo Cazzullo: «Casarini è l’uomo delle tute bianche, del G8 di Genova.
Cardinale Matteo Zuppi: «Lui è cambiato, fa delle cose per la vita, perché non dargli fiducia? Non per questo siamo ingenui».
Aldo Cazzullo: «Dalle intercettazioni non sembra la meritasse.
Cardinale Matteo Zuppi: «La querela che ha presentato è esattamente per questo. A me resta sempre da capire per quale motivo le intercettazioni sono pubblicate, e perché quelle parti e non altre. La magistratura farà chiarezza. Alle diocesi coinvolte fanno fede gli impegni presi e rispettati».
Aldo Cazzullo: «Resta il rischio che con i soldi delle donazioni le Ong alimentino il traffico di esseri umani.
Cardinale Matteo Zuppi: «Se le Ong sono complici degli scafisti, allora lo sono tutti quelli che salvano i profughi in mare, a iniziare dalla Guardia Costiera che compie il 95 per cento dei salvataggi. Guai a criminalizzare l’umanitario! Se ci fossero responsabilità o connivenze, è bene che siano condannate. Altrimenti cercherei e indicherei i veri scafisti, come ha sempre fatto il nostro giornale, Avvenire, con grande coraggio».
Aldo Cazzullo: «Sui migranti il Papa non ha perso la sintonia con l’opinione pubblica?
Cardinale Matteo Zuppi: «I cristiani — ma direi tutte le persone — devono fare il possibile per salvare le vite umane. Un solo morto in mare è una sconfitta per tutti. Che prezzo ha? Poi piangiamo come per Aylan e non facciamo nulla? Francesco non ha mai detto: dovete accogliere tutti. Ha detto: gestite il fenomeno, ma non nei lager, come in Libia, o neanche in centri di raccolta dove restano anni senza fare nulla. Il fenomeno va gestito aiutando sia a partire con i corridoi umanitari, sia a restare: motivo per cui la Chiesa italiana investe 80 milioni l’anno per progetti di sviluppo in Africa».

Sulla questione abbiamo scritto tanto nelle ultime settimane. Quindi, possiamo essere brevi nel commentare l’anatema di Zuppi: è una mistificazione, con l’aggravante di farlo con ipocrisia. Perché, Casarini con la sua Ong Mediterranea Saving Humans (già in questo nome c’è la mistificazione), non era in contatto con gli scafisti, ma bensì con gli armatori che avevano già salvato i naufraghi ha ricevuto una retribuzione per togliere gli armatori dalla incombenza di avere naufraghi a bordo della loro nave e di liberarli dalle difficoltà derivate.

3. Il presepe

Aldo Cazzullo: «Ma il presepe si può imporre per legge?
Cardinale Matteo Zuppi: «Non vorrei che il presepe, che è bellissimo e umanissimo così com’è, pieno di umano e divino e che è già per tutti, diventasse antipatico e divisivo. A volte con la giusta preoccupazione dell’accoglienza pensiamo che questa significhi nascondere la storia, i tratti della nostra casa. No. Accoglienza è vivere l’umanesimo della nostra casa, che tanto è frutto proprio di quel mistero di amore che è Cristo. L’umanissimo Dio che ci rende umani».

Il Cardinale Matteo Zuppi avrebbe dovuto rispondere all’intervistatore: «Ma chi vuole imporre il presepe per legge?» Invece, al posto di affrontare la questione di fondo, ricorre un’altra volta alla mistificazione, con l’aggravante dell’ipocrisia. Come pastore delle anime dei fedeli che gli sono stati affidati come successore degli apostoli Sua Eminenza Reverendissima Zuppi avrebbe dovute rispondere come Annachiara Valle, che cita tra altro il prete anti-Camorra Don Maurizio Patriciello, il Parroco di Caivano.

Giù le mani da San Giuseppe
Il sacerdote no global don Vitaliano Della Sala espone il suo presepe provocatorio con due mamme per Gesù. Dimenticando che lo sposo di Maria continua a darci lezioni importanti soprattutto oggi in tempo di femminicidi
di Annachiara Valle
Famiglia Cristiana, 23 dicembre 2023


Sta facendo discutere, in questi giorni, il presepe di don Vitaliano Della Sala, il sacerdote “no global” che ha messo attorno alla mangiatoia due Madonne e nessun Giuseppe. Un modo, ha spiegato il prete influencer, di inclusione del mondo lgbt. In realtà, vorremmo ricordarlo, il presepe è già inclusivo di tutti. Perché Dio si è incarnato per la salvezza di «tutti, tutti tutti», come ricorda sempre anche papa Francesco. Semmai, questa trovata, toglie qualcosa.

La Sacra Famiglia ha una molteplicità di messaggi: una donna incinta e un marito che non è il padre del bambino si mettono in viaggio per adempiere i loro doveri, non trovano posto da nessuna parte, sono costretti a far nascere il piccolo nella povertà più estrema e poi devono fuggire, in Egitto, perché perseguitati. Una summa di tutti i mali del mondo, che Gesù è venuto a redimere. E quel Giuseppe accanto a Maria dovremmo guardarlo meglio, non certo toglierlo dal presepe. Un uomo «giusto», così lo definiscono i Vangeli, che all’apprendere della notizia che la sua promessa sposa è incinta e non di lui, decide di ripudiarla in segreto. Farlo pubblicamente avrebbe significato condannarla alla lapidazione, come purtroppo ancora avviene in alcuni Paesi del mondo. Ma Giuseppe ama la sua donna, non vuole farle del male e vuole che nessuno si arroghi il diritto di giudicarla e di punirla. Quanta attualità in queste settimane in cui i femminicidi sono tornati, purtroppo tristemente, sulle cronache dei giornali. Giuseppe ama, Giuseppe non odia, Giuseppe non dà colpe. Dovrebbero farsi un esame di coscienza quanti, in questi giorni, stanno inveendo contro Vanessa, la donna uccisa dal suo amante dopo aver avuto con lui una breve relazione extraconiugale. Quanti insulti a quel marito che l’ha perdonata, riaccolta, tentato di proteggerla. Chissà cosa avrebbero detto questi ben pensanti a una donna come Maria, se fossero vissuti ai suoi tempi, se avessero saputo della sua gravidanza. Giuseppe ama, e poiché ama, si fida. Crede all’impossibile e fa quello che ogni uomo dovrebbe fare: ascolta la sua donna, ascolta la sua coscienza, ascolta Dio. E non solo non la ripudia, neppure in segreto, ma la sposa. La accompagna nel viaggio, le sta accanto nelle difficoltà, previene il pericolo di Erode e apre nuove strade al futuro della sua famiglia.

Quanto c’è bisogno oggi di uomini così! Sostituire Giuseppe nel presepe non è una provocazione, è una mutilazione. Ci toglie la possibilità di riflettere su un uomo che, come ha ricordato papa Francesco nell’angelus del Natale 2013, quando ha saputo della gravidanza di Maria, «non si è ostinato a perseguire quel suo progetto di vita, non ha permesso che il rancore gli avvelenasse l’animo, ma è stato pronto a mettersi a disposizione della novità che, in modo sconcertante, gli veniva presentata. E così è diventato ancora più libero e grande. Era un uomo buono, non odiava. Ma quante volte a noi l’odio, l’antipatia, il rancore ci avvelena l’anima. Questo fa male, non permettere mai. Lui è un esempio di quello.  Giuseppe, l’uomo fedele e giusto che ha preferito credere al Signore invece di ascoltare le voci del dubbio e dell’orgoglio umano». E allora, gustiamocelo questo san Giuseppe perché senza di lui, che ha custodito la vita di Maria e di Gesù, non avremmo avuto salvezza.

E facciamo nostro anche l’appello di don Maurizio Patriciello al suo «caro confratello nel sacerdozio» chiede di ritornare sui suoi passi. «Si può e si deve discutere di tutto», scrive sui social il sacerdote di Caivano. «Dobbiamo allargare il cuore e la mente fino a lacerarli. Avendo però sempre rispetto per l’intelligenza, la sensibilità e la fede del popolo di Dio.

“Quella” famiglia nel presepe ci è cara. Tanto. Troppo. Racconta una storia. Per chi crede, quel Bambino è figlio di Dio. Siamo all’origine di una storia millenaria. E non solo di fede. A nessuno – in particolare a un prete – è dato di manometterne – arbitrariamente – il significato e la struttura. In appositi contesti discuteremo di altro. Nessun veto. Nessuna paura. Nessuna inibizione. Nessuna esclusione. La Chiesa – lo sai bene – non ha nemici. Ritorna sui tuoi passi. Cerca di fare un piccolo atto di umiltà. Chiedi scusa. Togli la statuetta aggiunta e rimetti san Giuseppe al suo posto. Gli compete di diritto».

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