Benvenuti nell’era Fernández in cui tutto può succedere. Ma anche il suo esatto contrario

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 19.12.2023 – Miguel Cuartero] – Dopo la morte di Benedetto XVI, terminata la difficile coabitazione dei due Papi in Vaticano, si è vista finalmente sgomberata la strada per le riforme, quelle vere, così tanto attese dal 2013.

La prima grande riforma – per cui a dire il vero non si è attesa la morte dell’Emerito – è stata la promulgazione del Motu propio Traditionis custodes [QUI], con il quale Papa Francesco ha di fatto ribaltato la decisione di Benedetto XVI riguardo alla cosiddetta Messa tradizionale relegando in un angolo, come dei nostalgici “indietristi”, sacerdoti e fedeli che (sempre più numerosi) trovano nella Messa tridentina un rito ricco di grazie spirituali e di frutti di santità.

Il secondo grande cambiamento – che potremmo definire epocale – è stata la nomina dell’argentino Víctor Manuel Fernández alla guida del Dicastero per la Dottrina della Fede [QUI]. Una mossa che molti hanno letto come rivoluzionaria viste le idee e la caratura teologica del neo-prefetto (che si è trovato a dover giustificare la sua nomina vantando la paternità di opere di alto rigore teologico). Al fianco di Fernández, Francesco ha voluto un giovane teologo italiano, Armando Matteo, molto attivo in pubblicazioni di carattere pastorale, specie sui giovani sempre più lontani dalla fede e dalla vita della Chiesa.

La nomina di Fernández è stata letta fin da subito, dai più attenti osservatori, come una drastica rottura col recente passato targato Wojtyła e Ratzinger, teologi e papi che hanno traghettato la Chiesa nel ventunesimo secolo nel difficile periodo dell’immediato post-Concilio.

«Con la nomina di Mons. Víctor Manuel “Tucho” Fernández a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede (ora Dicastero) si chiude per la Chiesa un’epoca storica. Quella wojtyłiana e ratzingeriana secondo alcuni, quella cattolica secondo i più malevoli. Sta di fatto che la notizia rappresenta una vera e propria svolta. A differenza di quanto si possa pensare, si tratta forse della prima vera svolta dell’era Francesco, la più incisiva e rappresentativa, la più radicale» [QUI].

La recente Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede Fiducia supplicans [QUI] è il primo atto di rottura evidente dell’era Fernández. Un documento incentrato sul valore e sul significato delle benedizioni utile per chiarire una volta per tutte che è possibile benedire le coppie omosessuali. È questo infatti che interessa, non solo ai giornali (sempre avidi di “aperture” ed in particolare di “aperture ai gay”, un mantra dal 2013) ma agli stessi firmatari. È in effetti uno dei punti su cui si è discusso di più in questi ultimi mesi caratterizzati dal Sinodo sulla sinodalità e dal Cammino sinodale della Chiesa in Germania, che sembrerebbe aver allertato perfino lo stesso pontefice per le sue spericolate accelerazioni. Di benedizione alle coppie omosessuali si è parlato molto in Germania, dove molti sacerdoti e vescovi sono andati avanti senza chiedere nulla a nessuno.

Nel febbraio del 2021, con un Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede su questo specifico tema, il Prefetto, il Cardinale spagnolo Luis Francisco Ladaria Ferrer, S.I., rispose negativamente [QUI] concedendo la possibilità di benedire le «singole persone con inclinazione omosessuale, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio così come proposti dall’insegnamento ecclesiale” ma dichiarando illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni».

Tuttavia è lo stesso Papa Francesco, ad ottobre del 2023, a smentire l’allora Prefetto, rispondendo di suo pugno ai Dubia di quattro cardinali sullo stesso argomento ed aprendo ad una benedizione delle coppie omosessuali purché si eviti di «far intendere che si riconosca come matrimonio qualcosa che non lo è». Tutto nel nome della accoglienza pastorale e della misericordia, «non possiamo essere giudici che solo negano, respingono, escludono».

A distanza di due anni dal Responsum firmato Ladaria, il nuovo Prefetto, forte del sostegno del Papa (che cita più volte nel breve documento) afferma l’esatto contrario del suo predecessore. Lo fa con un linguaggio “gesuitico”, a tratti vago e aperto a varie interpretazioni (come siamo stati abituati in questi ultimi anni a partire da Amoris laetitia) per cui si afferma che la benedizione può venire impartita senza che venga confusa con una approvazione del comportamento dei destinatari, ai quali però non si “chiede nulla”.

«Si può comprendere la possibilità di benedire le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso, senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio». Così si afferma di voler bene-dire ciò che è contrario alla legge naturale e divina, confermando però al tempo stesso di non voler confondere le cose. Le benedizioni, si scrive, sono infatti «in continua evoluzione».

Fernández afferma che questo tipo di benedizioni «si offrono a tutti, senza chiedere nulla, facendo sentire alle persone che rimangono benedette nonostante i loro errori e che «il Padre celeste continua a volere il loro bene e a sperare che si aprano finalmente al bene».

Non spiega però a quale “bene” devono aspirare i destinatari della benedizione e non specifica quale sia il “male” dal quale è necessario allontanarsi per accedere pienamente alla grazia divina. Ovvero non chiarisce in nessun momento se la situazione delle “coppie dello stesso sesso” sia una situazione di peccato oggettivo e grave e perché, non aiuta a capire se gli atti sessuali omosessuali siano ancora da considerarsi peccaminosi e in che modo la convivenza tra due omosessuali aggiunga qualcosa alla situazione di chi vive tendenze omosessuali e combatte per mantenersi fedele a Dio nella castità e nella preghiera, cercando sinceramente di fare la volontà di Dio. Fernández lascia intendere ma non dice, suggerisce ma non chiarisce, accenna ma non afferma.

Fino a poco tempo, fa il ruolo del Dicastero per la Dottrina della Fede era quello di fare chiarezza, di dipanare i dubbi sulle questioni di fede, dottrina e morale, nonché di condannare quelle dottrine, alla luce della Rivelazione risultavano devianti e pericolose quando non in netto contrasto con la Sacra Dottrina di cui la chiesa non è certo padrona ma depositaria. Oggi anziché dipanare i dubbi sembrerebbe che il Dicastero chiamato a fare chiarezza contribuisce a diffondere la confusione e lo smarrimento tra i fedeli, a sfumare la dottrina e a creare un chiaroscuro dove ognuno (ogni fedele, ogni sacerdote, ogni vescovo) può vedere e trovare quello che cerca, quello che desidera.

Se si considera (dettaglio non da poco) che nelle librerie cattoliche italiane è piombata come un meteorite la Bibbia Queer [QUI] (settantacinque euro mal spesi per farsi raccontare le Sacre Scritture alla luce della diversità e «secondo le teorie femministe, queer, decostruzioniste e utopiche», edita dai religiosi Dehoniani!) creando dubbi, smarrimento e confusione tra i fedeli, la Dichiarazione del Dicastero di Fernández non aiuta certo i cattolici a capire meglio la situazione. O forse gli aiuta a capire che oggi è necessario difendere la fede e la verità anche quando sono gli stessi cardinali a metterla in dubbio.

Con Fiducia supplicans si apre ulteriormente la Finestra di Overton nella Chiesa per quanto riguarda la piena accettazione della pratica omosessuale e dunque della definitiva modifica del Catechismo della Chiesa Cattolica. Con Fernández, la Chiesa è su un piano inclinato e sarà necessario, a fronte dei vari siti di disinformazione che pullulano anche nell’ambiente intra-ecclesiastico critico, un fronte di informazione serio e rispettoso ma ancorato alla dottrina bimillenaria della Chiesa, oggi in serio pericolo, animato dalla fede e dall’amore alla Chiesa e alla Verità di cui la Chiesa è depositaria. Non succube del mondo né di un nuovo clericalismo che impedisca pavidamente di parlare e di esprimersi con franchezza.
Benvenuti dunque nell’era Fernández in cui tutto può succedere. Ma anche il suo esatto contrario.

Questo articolo è stato pubblicato dall’autore con il titolo «La Chiesa di Fernández che tutto dice e tutto benedice» sul suo blog Testa del Serpente [QUI].

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