Sgomento per la condanna con la menzogna di un innocente. “Una cosa di altri tempi, ignobile”. “Giustisia chi falta, giustisia di balla”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 17.12.2023 – Vik van Brantegem] – Ieri, mentre ascoltavo il Presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Giuseppe Pignatone, leggere il dispositivo della sentenza nel processo penale di primo grado per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato, il mio sentimento spontaneo era di “schifo” profondo, e questo ho espresso nel titolo dell’articolo del pomeriggio (Il “processo Becciu” in Vaticano. La sentenza: macchia indelebile nella storia della Chiesa. Uno schifo: né giustizia, né verità [QUI]).

Ribadisco, che il mio interessamento personale al “caso Becciu” non è motivato dalla mia conoscenza diretta dello stesso Cardinale Giovanni Angelo Becciu (perché ho collaborato con lui duranti il mio servizio alla Santa Sede, quando era Sostituto, conoscendolo già come Nunzio Apostolico dal 2001, in occasione delle Visite Apostoliche). Il mio interessamento personale non è motivato neanche della mia stima nei suoi confronti, né dalla sua amicizia di cui mi onora. Sono motivato dalla ricerca della verità, e della difesa della legalità e della giustizia. Lo ripeto in questo giorno buio per lui e nefasto per la Santa Sede e la Chiesa Cattolica Romana tutta.
Nella foto a casa del Cardinal Becciu il 1° giugno 2023.

Questa mattina alzandomi, a freddo, il sentimento era di “sgomento”, per l’ingiustizia contro un innocente commessa con la menzogna dal Tribunale vaticano, “inaffidabile” e “pericoloso” (Cit.), insieme al sistema giudiziario della Santa Sede .

“Sgomento”, per come è stato trattato il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, in tutti questi anni, innanzitutto da un Promotore di (in)Giustizia vaticano “contro un cardinale di Santa Romana Chiesa con una insolenza ed una protervia mai viste” (Cit.), indisturbato (e qui mi fermo) dalla suprema autorità giudiziaria dello Stato della Città del Vaticano.

Ieri, ho riportato tre commenti – a caldo ma di vaticanisti autorevoli che hanno seguito il “processo Becciu” dal suo inizio (e non ad intermittenza secondo convenienza o verso la fine del primo grado) – da cui ho prestato le citazioni sopra, che consiglio di rileggere [QUI]:

  • La condanna di Becciu, colpevole di nulla, provoca amarezza e mette in discussione l’esistenza stessa della giustizia vaticana di Salvatore Izzo su Faro di Roma
  • La Postilla della giornata: un Tribunale inaffidabile. Non è la condanna del Cardinal Becciu la questione vera e centrale. Il problema è il Tribunale sottomesso al sovrano di Luis Badilla su Il Sismografo [*]
  • Il commento di S.I. su Silere non possum

Ieri mattina, dopo l’ultima Udienza. e prima che il Presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, avesse letto il dispositivo della sentenza in nome di Sua Santità Papa Francesco, ho scritto il primo articolo della giornata infausta (Il giorno della sentenza del “processo Becciu”, che coinvolge il Papa. In attesa della giustizia nella verità [QUI]), con “fiducia e speranza”, ma con spes contro spem, quindi con il mio consueto presagio – non “pessimista”, ma con la conoscenza delle circostanze – per l’esito del “caso Becciu”. Perché, ricordando quanto ho ribadito già più volte in questi anni, applicando il rasoio di Occam: questo è un complotto per escludere Becciu da un futuro Conclave.

Quindi, la sentenza non mi ha colto di “sorpresa”, essendo tra i «ben pochi, al di là del Tevere, [che] si aspettavano che fosse condannato così pesantemente. (…) La curia, ieri pomeriggio, mentre la notizia volava, era letteralmente sotto choc», come scrive oggi Il Messaggero.

Me l’ha ricordato dopo la sentenza un amico, che avevo ragione con la mia previsione “pessimista”, che da tempo esprime nelle nostre conversazioni. Oggi, questo amico mi ha scritto: «Bisogno davvero pregare per lui [il Cardinal Becciu]». Questo sto facendo da molto tempo e continuerò a farlo.

Preso conoscenza ingiustizia commessa dal Tribunale vaticano, ieri un amico ha commentato: «Recita un antico proverbio sardo: “Giustisia chi falta, giustisia di balla”». Letteralmente in italiano: «Giustizia che manca, giustizia di pallottola». Significa che se la giustizia tarda, arriva la violenza della vendetta. L’amico sardo Fari Pad ha spiegato che si tratta di un aspetto caratteriale dei Sardi (come bilingue sardo-italiano l’ha detto in italiano, per farcelo capire): «Quando ricevo un dono mi piace restituirne due; quando subisco un torto, uguale, ne restituisco due».

Mi ha fatto pensare a quanto scrisse Francis Bacon: «Di certo, nel vendicarsi, un uomo è soltanto pari al suo nemico, ma ignorandolo gli è superiore, poiché perdonare è da principe» (Saggi, 1626). E questo – ho riflettuto – è questo che fa Becciu, Principe della Santa Romana Chiesa e cristiano. Comunque, questa processo e la sentenza di primo grado, di pallottole hanno prodotto abbondantemente, in senso figurativo.

Come avesse letto il mio pensiero, Fari Pad scrive in un post Facebook: «Attraverso la libertà di opinione, che mi ha sempre contraddistinto, e nella mia qualità di Cittadino Italiano, e onorato di essere concittadino e quasi “coetaneo” di Don Angelino (ci separa un anno di differenza) e vissuti a Pattada, nello stesso vicinato – bighinadu, che da noi in Sardegna viene considerato un valore che dura tutta la vita. Oggi per me a Don Angelino è stata comminata una ingiusta sentenza. Esprimo la mia più sentita vicinanza a tutti i familiari. Oggi il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano ha emesso un verdetto (a mia libera opinione) di MALA-GIUSTIZIA su cui, col tempo ed alla STORIA, quelli che io ritengo abbiano sbagliato, dovranno dare precise risposte. Auguro a Francesco di dare giuste risposte! Molta gente se le aspetta, soprattutto perché abbia modellato il processo come fosse plastilina, così come ha fatto con i Rescripta. Don Angelino ha già perdonato chi li ha fatto del male… gli altri non lo so. A me Francesco, con rispetto parlando, non mi ispira fiducia!»

Osserva Il Messaggero di oggi: «Per le motivazioni ci vorrà un anno». Quindi, pazienza per chi ne fosse interessato. A me, invece, basta leggere la sentenza per capire di cosa si tratta: né giustizia, né verità (ricordando l’adagio peronista, applicato da Papa Bergoglio: «Al amigo, todo; al enemigo, ni justicia» (All’amico, tutto; al nemico, nessuna giustizia) [QUI].

La difesa del Cardinal Becciu ha annunciato che correrà in appello, ma sono in grado di confermare – senza “sembra” – la conclusione de Il Messaggero: «Una cosa sembra certa e cioè che il Cardinal Becciu semmai vi sarà in futuro la proposta di grazia da parte del Papa la rifiuterà “perché vorrebbe dire che sono colpevole, mentre io sono innocente».

Postscriptum

Prima di ritornare alla preghiera per il Cardinal Becciu, conclude con cinque commenti “sardi”.

1. «Come chiunque abbia seguito i resoconti di ogni singola udienza di questo processo e mi sono convinta della totale innocenza di Becciu che è alla fine vittima di un teorema non supportato da prove. Spero che venga fuori la verità e che venga pienamente riabilitato, visto come i giornali ne hanno letteralmente distrutto la reputazione fin dal primo momento. Mi ricorda il caso Tortora» (C.).

2. «Conosco Don Angelino e la sua famiglia sin da quando frequentavo le elementari. Una famiglia onesta e stimata da tutti a Pattada e non solo. Don Angelino si è sempre distinto per umiltà e disponibilità verso il prossimo. Credo fermamente nella sua innocenza» (G.M.M.).

3. «Con tre artifici giudiziari, con l’oscuramento del complotto quando si è svelato durante il processo, con gli omissis su questioni che in qualsiasi tribunale dei Paesi civili avrebbero bloccato il processo, viene confermata la condanna preventiva del 2020, si combatte la corruzione nella Chiesa e si fa condannare un innocente e colpire una famiglia di persone oneste. Siamo sconvolti, impotenti di fronte a tanta violenza, ma risoluti a continuare a difenderci per far parlare la verità che non è quella narrata ieri dal Presidente Pignatone» (Mario Becciu).

Al TG1 delle ore 20.00 di oggi 17 dicembre 2023 ha parlato in esclusiva Mario Becciu, il fratello del Cardinale Giovanni Angelo Becciu, condannato a cinque anni e mezzo di carcere nel processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato. ”Falso che abbia favorito la famiglia i giudici”. “Non potevano sconfessare la condanna preventiva del Papa”. “Nessuno di noi è al sicuro e non basta essere persone oneste per essere considerate tali”.

«Mio fratello è innocente, il Tribunale non ha voluto sconfessare una decisione già presa dal Papa». E ancora: «Ci stupisce che proprio prima di Natale sia stata organizzata una sentenza così dura. È un bel regalo di Natale». Lo ha detto, in un’intervista esclusiva al TG1, Mario Becciu, fratello di Angelo Becciu, il cardinale di Pattada condannato dal Tribunale vaticano di prima istanza a 5 anni e 6 mesi di reclusione al termine del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato.
Come sta suo fratello? «È sconvolto perché non si aspettava una sentenza così dura. È rimasto attonito, incredulo», dice Mario Becciu.
Poi Mario Becciu spiega che la decisione presa tre anni fa da Papa Francesco, che ha privato il Cardinal Becciu della carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e delle prerogative cardinalizi, «qualche commentatore l’aveva definita una condanna preventiva, per cui il Tribunale si è trovato nel dover confermare o sconfessare una decisione già presa. Però io credo ancora nell’onestà dei giudici. Abbiamo un secondo grado di giudizio: speriamo lì che l’innocenza venga finalmente proclamata».
Aver fatto entrare i mercanti nel tempio? «È una grande stupidaggine», dice Mario Becciu. Aggiungendo: «È una frase che fa effetto mediaticamente. Mio fratello ha solo continuato la prassi che vigeva da decenni dentro la Segreteria di Stato. Lui ha seguito le indicazioni che dava il segretario di Stato, che all’epoca era il cardinale Bertone, e gli esperti amministrativi».
Alla domanda sul fatto che il cardinale è stato accusato di aver favorito la sua famiglia, Mario Becciu risponde che «anche l’accusa alla fine ha dovuto dire che nessun euro è circolato tra i fratelli. Siamo diventati un bersaglio solo perché dietro di noi c’era un simbolo. Un cardinale».
Sul suo coinvolgimento all’inizio del processo Mario Becciu ha commentato: «Nessuno di noi è al sicuro e non basta essere persone oneste per essere considerate tali».

4. «Sempre con la facoltà di esprimere liberamente la mia opinione: agli Amici che mi hanno voluto prestare la loro attenzione e che mi seguono in questa travagliata vicenda, che si  produce come la più “grande sconfitta della Santa Romana Chiesa”!
Voglio significare, che il calvario di Don Angelino è iniziato il 1° aprile 2021, cioè, quando Francesco si reca nella abitazione privata di Don Angelino per concelebrare Messa. Alla luce della sentenza di ieri, quella che pareva una “attestazione di stima ad un confratello”, oggi la chiave di lettura si presenta in modo diverso. Appare intrisa di “vile falsita” come la visita del “carnefice”, che offre l’ultima sigaretta al condannato prima della esecuzione.
22 agosto 2022, altra stoccata da parte di Francesco, rivolta al Cardinal Becciu, che lo “Illude” invitandolo al prossimo Concistoro. Ciò ad “ingenerare” una illusoria quanto una “falsa” prospettazione di “inesistente” sostegno morale.
16 dicembre 2023, Pignatone, Presidente del Tribunale vaticano, come da mandato conferito da Francesco, ha emesso una sentenza, con la fiducia e retribuzione in lui riposta sempre da Francesco, per il lavoro da lui svolto in quanto sub-ordinato. Emette condanna, contro il nostro Don Angelino.
Qui, per il momento, finisce la persecuzione (opinione personale) inflitta apparentemente da Pignatone, ma in effetti ANCHE dal Capo della Magistratura Vaticana (Francesco), che influisce e modella il processo coi suoi Rescripta.
Il significato “metaforico”… “Vile, tu uccidi un uomo morto!” Questo richiamo, che ci proviene dalla storia, non è casuale. La storia ci ricorda quando l’accanimento contro una persona è andato oltre: “Infierire contro qualcuno che ha già subito un danno, una perdita, una sconfitta e non è più in grado di difendersi, con allusione alla frase attribuita dalla tradizione al condottiero Francesco Ferrucci, ucciso crudelmente nel 1530 da Fabrizio Maramaldo nella battaglia di Gavinana”. Il riferimento storico si coniuga con chi detiene un “potere debordante”, lo usa in modo inusuale e prevaricante. E pure, indifferente davanti ai riflettori di tutto il mondo cattolico e non, prosegue imperterrito per ottenere quanto prefissato. Così si esprime la forza del metodo di Francesco: rosolare a fuoco lento sulla graticola la vittima designata, ogni tanto una goccia di acqua, così la sofferenza dura più lungo ed infine il colpo di grazia» (Fari Pad).

5. Becciu: omissis
di Paolo Maninchedda
Sardegna e libertà, 17 dicembre 2023


Molti amici mi hanno raccomandato di andarci con i piedi di piombo con la difesa di Becciu, ma io credo di poter ragionare liberamente su questa vicenda per due motivi: non conosco il cardinale; non ho mai fatto parte della corte di adulatori sardi occasionali e di professione che lo accompagnavano negli anni d’oro.
Il senso dei miei interventi è solo uno: capire come funziona la giustizia vaticana.
Sono sempre più convinto che funzioni malissimo.
Il Papa, il capo dello Stato vaticano è un princeps legibus solutus.
Già questo crea le condizioni per il sospetto di ingiustizia, perché il capo supremo del governo per il quale Becciu lavorava non solo non è giudicabile, ma neanche sfiorabile dal sospetto e dal giudizio.
Perché Becciu potesse essere processato da un tribunale laico, il Papa ha modificato le leggi, ma non fino al punto da sottoporsi alle leggi anche lui.
Ha insomma modificato le leggi per Becciu.
Ha costruito il processo per uno specifico processo. Siamo al tribunale speciale, non al giudice naturale ratione temporis.
C’è puzza di bruciato.
Papa Bergoglio è stato eletto il 13 marzo 2013.
L’investimento di 200 milioni di dollari nel palazzo londinese di Sloane Avenue avviene nel 2014, quando era Segretario di Stato Parolin, scelto e voluto da Bergoglio.
Ovviamente il Papa era informato dell’operazione finanziaria, non credo minimamente che non lo fosse.
E altrettanto ovviamente il Papa è stato gabbato.
Da chi?
Non da Becciu. Questo reato non gli viene contestato dall’accusa.
Ma la cosa più evidente è che il Promotore di Giustizia e la Difesa di Becciu avrebbero dovuto avere la possibilità di interrogare il Papa per scandagliare la buona fede di Becciu.
Invece non lo hanno potuto fare. Berlusconi è stato condannato perché non poteva non sapere. Il Papa non sapeva per principio.
Parte dei reati per i quali il tribunale si è pronunciato vengono commessi nel 2018, quando Becciu non è più alla Segreteria di Stato e durante i quali il Papa interviene dando indirizzi politici sul caso. Ne consegue che anche lui era informato. In uno stato di diritto con sovranità piena delle leggi, il Papa sarebbe stato imputato e condannato in concorso con altri, o per lo meno avrebbe dovuto dimostrare di essere estraneo ai fatti e, con più difficoltà, di essere la parte lesa.
Il testimone chiave dell’accusa è il Mons. Perlasca, che non è imputato in ragione del teorema della sua assoluta irresponsabilità, cioè in ragione del suo agire sempre e solo su ordine di Becciu.
Perlasca è fuori dal processo perché accusa Becciu.
Non si tratta di un “pentito” alla vaticana, perché i pentiti nell’ordinamento italiano rimangono colpevoli dei reati loro ascritti, ma hanno dei benefici di pena.
Qui Perlasca è innocente, è fuori dal processo e i conti non tornano.
La sua deposizione in tribunale è stata talmente contrappuntata da “Non ricordo” che il presidente del tribunale ha avuto il coraggio, in questa pantomima che un magistrato italiano con onore avrebbe dovuto avere il piacere di non presiedere, di minacciarlo di arresto. Ce n’è abbastanza per dubitare del principale testimone d’accusa.
In un processo la ricostruzione delle intenzioni è decisiva per distinguere ciò che è colposo da ciò che è doloso. La difesa di Becciu ha individuato una chat telefonica rilevante per capire ciò che si è mosso dietro Mons. Perlasca, ma la chat è stata acquisita con una massiccia serie di Omissis. Non è un processo serio quello che si svolge contro un uomo di Stato, legando le mani alla difesa con il segreto di Stato. Gli omissis sono l’anima di questo processo, le carte coperte, le mezze verità. Una cosa di altri tempi, ignobile.
Insomma, troppe cose non tornano. Non torna l’accusa: peculato. Una cosa è certa: neanche un euro dei milioni maneggiati è finita nelle tasche di Becciu.
Becciu non si è appropriato delle finanze vaticane.
Becciu ha preso un clamoroso granchio con la Marogna, ma è un reato diverso, non è peculato.
Becciu ha cercato di difendersi dal processo in modo goffo e discutibile. Vero, ma aveva contro un’istituzione millenaria e tentacolare come il Vaticano. Mica semplice difendersi.
Becciu ha finanziato la sua diocesi, non direttamente il fratello. Può esserci predilezione, ma non peculato.
Becciu può aver gigioneggiato nella carica, ma non è un ladro.
Invece, per ragioni di Stato, è stato fatto passare per ladro e questo fa schifo.
Il Papa sta facendo pulizia nella Curia.
Questo è vero.
Ma lo sta facendo a modo suo, alle spicce, per approssimazioni progressive, sbagliando frequentemente i collaboratori e poi scaricando sugli altri i propri errori. Et respice finem, dicevano i latini, però carità e giustizia vorrebbero che ognuno, anche chi agisce mosso da zelo e necessità, si faccia carico dei propri errori.
Ho difeso Becciu?
Sì, perché il suo processo mi ricorda tanto quelli dei tribunali speciali dei dittatori e quando vedo i preti (sulla cui esenzione dal lavoro mantengo tutto il mio fortissimo dissenso, per quel che vale) fare scherzi da prete, vivere nel sotterfugio e nell’umbratile e cercare di far tornare i conti anche dove non tornano, io difendo anche chi non conosco e a cui non bacerò mai e poi mai l’anello (l’unico che ho baciato è quello di mia moglie, midons, e lo rifarei ogni giorno).

[*] Oggi, 17 dicembre 2023 Il Sismografo si ferma. Lo ha comunicato lo storico Direttore Luis Badilla in una sua nota Il nostro congedo e la nostra gratitudine[QUI], preceduta da l’ultimo post che riportiamo di seguito: «Abbiamo preso questa decisione già qualche settimana fa ma abbiamo voluto aspettare fino al momento delle prime notizie attendibili sulla sentenza del processo che coinvolge il Card. Angelo Becciu. Questa vicenda dolorosa iniziata ben oltre due anni fa, per noi, per i nostri lettori, nonché per la Chiesa tutta, è stata ed è uno spartiacque dirimente perché denuda una modalità singolare dell’esercizio del potere da parte di Papa Francesco. (…) Questo servizio alla Chiesa è stato possibile solo grazie al sostegno editoriale di molti amici e lettori (…). A tutti questi amici, moltissimi anonimi, rivolgo un ringraziamento gigantesco condividendo ancora una volta ciò che ci ha sempre uniti: si ama la Chiesa solo con la verità e non con la menzogna. Alla fine di questa avventura possiamo dirci fieri di ciò che abbiamo fatto, soprattutto perché non abbiamo mai ceduto alla perniciosa abitudine – ecclesiastica ed ecclesiale – di giustificare le menzogne per non danneggiare – si dice – l’immagine della Chiesa. (…) Una Chiesa sempre più identificata con Cristo si sostiene solo con la potenza della verità e ogni volta che invece lo farà usando il potere della menzogna tradirà il suo Fondatore. (…)».

Il più grande contributo di Papa Francesco: aver fatto capire che è urgente riformare il papato
Non è in discussione il primato del Successore di Pietro, la sua missione e il suo ministero. Ciò che va riformato è l’esercizio del potere del Pontefice che non può più essere assoluto e per tutta la vita. È questa la vera grande riforma
Il Sismografo, 17 dicembre 2023

Il modo, lo stile e i metodi – nonché il discorso narrativo – con cui Papa Bergoglio ha esercitato il suo supremo ministero di Pastore universale, in quanto Vescovo di Roma e Successore dell’Apostolo Pietro, hanno evidenziato che un uomo solo al comando nella Chiesa di Cristo – per di più sovrano assoluto vita natural durante – è una forma di governo ormai gravemente inadeguata, carente e rischiosa. Questa è una storia che si trascina da decenni e che il Cardinale Bergoglio sottolineò molto negli incontri pre-Conclave del marzo 2013.
Ora però con Papa Francesco questa crisi si è seriamente acuita e gli eccessi e arbitrarietà hanno raggiunto limiti intollerabili che danneggiano la credibilità e l’autorevolezza della Santa Sede.
È vero che questa materia è molto delicata e complessa e tecnicamente non facile da seguire. Il dovere di semplificare però, senza schematismi pressapochisti, obbliga ad essere il più chiaro possibile.
Quindi diciamo subito che non è in discussione la natura e la missione del Successore di colui al quale Cristo affidò il timone della sua Chiesa.
Il punto è un altro: fino a quando, nel XXI secolo e ancora dopo, il governo dell’assemblea dei fedeli cattolici composto da quasi un miliardo e 400 milioni di persone – l’ormai famoso “santo e fedele Popolo di Dio” – potrà essere affidato ad una unica persona senza il cui consenso non si muove una sola foglia? Perché ogni decisione, importante e dirimente, viene affidata al segreto più ermetico possibile senza vera trasparenza al punto di non disporre quasi mai neanche di briciole di verità?
La questione appare ancora più delicata se si aggiungono a questi interrogativi altri riguardanti la senilità, stadio naturale della vita, insidiosa per le forze fisiche nonché mentali. Perché trattare queste questioni con il solito pudore ipocrita o negli angoli dei corridoi o tramite account intestati a nome di fantasia?
I guasti di questa forma e modalità di governo assoluto vita naturale durante si sono visti in questi quasi 11 anni del pontificato di Papa Bergoglio.
Ora occorre interrogarsi sul come si governa la Chiesa e fino a quando?
Come il Pontefice esercita il potere e fino a quando lo esercita,  sono due questioni di grande rilevanza che sono state evidenziate da Papa Francesco, involontariamente.
Nessun si aspettava dall’eletto Papa Bergoglio un pontificato progressista come ha ripetuto fino alla nausea la corte dei carrieristi e la corte dei giornalisti. Padre Bergoglio non è mai stato parte del clero progressista né argentino né latinoamericano, anzi. Padre Bergoglio è entrato nella gerarchia episcopale perché lo ha voluto e protetto fino alla fine il Cardinale dell’America Latina più reazionario di sempre, Antonio Quarracino, dal quale noi abbiamo sentito dire che “Mons. Oscar Romero era un mezzo cretino succube di gesuiti decentrati e comunisti salvadoregni”.
Papa Francesco ha rinnovato involontariamente l’urgente bisogno di riformare l’esercizio del potere del Papa, del primato pietrino, la concezione del suo servizio alla Chiesa in quanto “servo dei servi”.
Papa Francesco avrà il merito, con il suo modo di fare il Papa, di aver suonato il campanello d’allarme per il futuro della Chiesa e per il prossimo Conclave.
Papa Francesco in questi quasi undici anni di pontificato ha commesso molti errori, come tutti i Papi, ma un suo specifico modo di essere lo ha impantanato in errori gravissimi come la poca trasparenza, l’opacità autoritaria e una relazione disinvolta con la verità.
Il prossimo Vescovo di Roma dovrebbe essere, un uomo di legge; un pastore capace di leggere il mondo e l’intera umanità – e il suo tempo – con categorie del pensiero religioso e spirituale; un pensatore capace di setacciare con la fede le realtà  e le sfide socioeconomiche e politiche-geostrategiche e non il contrario.

Indice – Caso 60SA [QUI]

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