Processo 60SA in Vaticano. “L’ultima parola non sarà del tribunale ma della storia, un giudice che non fa sconti a nessuno”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 19.08.2023 – Ivo Pincara] – In questa pausa estiva osservata dal Tribunale vaticano mentre fino al pomeriggio del 27 settembre prossimo transitiamo la pazienza, in attesa che –  dopo la requisitoria e le richieste del Promotore di Giustizia [QUI] – la parola passa alle parti civili e poi alle difese, e della sentenza prevista entro la fine dell’anno, condividiamo tre contributi che riportano i fatti, pongono qualche domanda e presentano un monito.

«Alzati, Signore, verso il luogo del tuo riposo,
tu e l’arca della tua potenza.
I tuoi sacerdoti si vestano di giustizia,
i tuoi fedeli cantino di gioia»
[Salmi 131 (130), 8-9]

I tre contributi che riportiamo, affinché possano aiutare i nostri attenti lettori di riordinare le idee su questo processo penale vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato:

  • C’è ingiustizia in Vaticano! di Tonino Solarino – Facebook, 1° agosto 2023.
  • Se questa è giustizia di Andrea Paganini – Rassegna stampa sul “caso Becciu”, 13 agosto 2023
  • Muore a 62 anni una metafora inconsapevole delle ambiguità della giustizia vaticana di John L. Allen jr. – Crux, 13 agosto 2023 (Nostra traduzione italiana dall’inglese di ampi stralci)

«Il Vaticano si sta attualmente avvicinando alla fine di un altro processo di alto profilo per reati finanziari, e ancora una volta si ha l’impressione che gli imputati del caso, tra cui il Cardinale Angelo Becciu, ex capo dello staff del Papa, siano stati attentamente selezionati per escludere altre figure dalla colpevolezza, tra cui il successore di Bertone alla Segreteria di Stato, il Cardinale Pietro Parolin, e il suo vice, l’Arcivescovo Edgar Peña Parra, nonostante entrambi abbiano firmato in ogni fase le transazioni contestate.
Per i giudici che dovranno emettere un verdetto, atteso per dicembre, la morte improvvisa di un altro uomo condannato per reati finanziari da un tribunale vaticano è forse anche un invito alla riflessione – perché ciò che la storia di Profiti illustra meglio è che la parola ultima in causa non sarà del tribunale vaticano, ma della storia, e quella è un giudice che non fa sconti politici a nessuno» (John L. Allen jr.].

C’è ingiustizia in Vaticano!
di Tonino Solarino
Facebook, 1° agosto 2023


Il processo al Cardinal Becciu ha visto la “requisitoria show” di Diddi contro il Cardinal Becciu e gli altri. È evidente che Diddi non è un seguace di Cesare Beccaria. Non sembra, infatti proteso alla ricerca della verità e della giustizia, come il suo ruolo di Promotore di giustizia vorrebbe. È apparso, piuttosto, esclusivamente interessato a far prevalere il suo teorema e a difendere la sua credibilità.

Il cosiddetto Promotore di giustizia nella sua requisitoria ha tenuto in pochissimo conto le testimonianze emerse nelle decine di udienze (mi pare 67) [*] ed è sembrato più intento a sporcare la dignità del Cardinal Becciu, con allusioni a tratti volgari e con una richiesta di condanna abnorme e ingiustificata, che a portare prove convincenti.

A Natale, probabilmente, avremo la sentenza.

Intanto, fin qui sono trascorsi quasi 3 anni in cui il card. Becciu è stato dipinto come il peggiore dei delinquenti. Lo hanno accusato di tutto e di più. Hanno accusato Becciu d’aver tramato contro il Cardinal Pell e di aver mandato soldi per pagare testimoni che lo accusassero. È emerso che era una accusa totalmente falsa, infondata e miserabile.

Lo hanno accusato di aver ostacolato la beatificazione di Moro, alludendo a richieste improprie di denaro per poter procedere nell’iter canonico. Era un’accusa falsa, infondata e miserabile.

Lo hanno accusato d’aver usato i soldi dell’Obolo di San Pietro. Un’accusa per farlo apparire in modo subdolo come un “ladro delle risorse dei poveri”. Accusa infondata, falsa, e miserabile come le altre.

Lo hanno accusato d’aver arricchito i suoi parenti. Non c’è traccia di soldi transitati da alcuna fonte ai fratelli del cardinale. Nella dura requisitoria Diddi non ha potuto portare uno straccio di prova per dimostrare “queste elargizioni” ai fratelli. Ha testimoniato, inoltre, il Vescovo di Ozieri che i soldi sono stati utilizzati per progetti per i poveri.

Lo hanno accusato di aver investito sull’acquisto del palazzo di Londra. È emerso che non era un cattivo investimento e che in ogni caso, la proposta di acquisto, come da prassi consolidata, era stata fatta dai tecnici della Segreteria di Stato e che della disastrosa e pasticciata vendita non si è occupato il Cardinal Becciu come ha testimoniato, in modo onesto e autorevole, il suo successore alla Segreteria di Stato, Peña Parra.

Rimane da dimostrare se la voragine di milioni sia da addebitare all’acquisto o alla frettolosa e insensata vendita avvenuta mentre lo scandalo ne aveva deprezzato il valore immobiliare.

Dio non voglia che per portare a termine il progetto di criminalizzazione del cardinale, la voragine di soldi sia dovuta agli stessi uffici giudiziari del Vaticano!

E lascia senza parole che Mons. Perlasca, autore principale del pasticcio del palazzo di Londra e principale accusatore del cardinale, sia rimasto fuori dal processo e viva protetto a Santa Marta.

Hanno accusato Becciu di aver fatto pressioni intimidatorie sul Vescovo di Como (ora cardinale) contro Perlasca. Il Vescovo di Como ha smentito qualsiasi pressione intimidatoria.

È stato accusato di aver pagato la Marogna, che in modo volgare è stata presentata da alcuni giornaloni come la dama/amante di Becciu, ed è emerso che è stato il Papa ad autorizzare il pagamento per i servizi finalizzati alla liberazione di una suora rapita in Mali.

È stato appurato al processo che il testimone che accusava Becciu, Mons. Perlasca, era manipolato dalla pregiudicata Chaouqui e dalla Ciferri, senza che il Tribunale abbia ritenuto di approfondire. Anzi l’interrogatorio della Chaouqui in calendario per il 16 febbraio è stato improvvisamente e inspiegabilmente cancellato. Inoltre, in maniera altrettanto incredibile e incomprensibile, le chat tra Perlasca, la Chaouqui e la Ciferri sono state quasi tutte segretate.

Se a tutto questo aggiungiamo, come già evidenziato altrove, che il diritto alla presunzione di innocenza è stato calpestato a più riprese, allora capiamo come mai autorevoli osservatori esterni abbiano parlato di “crocifissione preventiva”. Se aggiungiamo che quattro rescripta papali hanno cambiato le regole in corso d’opera. Se aggiungiamo che la documentazione istruttoria è stata depositata solo parzialmente, calpestando così diritti inalienabili della difesa, emerge dolorosamente che c’è un problema enorme di giustizia e di… misericordia in Vaticano!

Non è possibile che su fatti così eclatanti si continui a girare la testa dall’altra parte e che autorevoli esponenti del diritto ecclesiastico, nella Santa Sede come nelle Università Pontificie, tacciano per omertà o per paura di ritorsioni per le conseguenze del gridare sui tetti la verità.

Così come non è possibile che si chieda alle persone, come è stato fatto con frate Enzo Bianchi, di restare in croce e di non scendere.

[*] Noi siamo arrivato al numero 65, mentre con il tempo Vatican News è arrivato al 67. Ovviamente, possiamo aver sbagliato nella numerazione, anche se abbiamo tenuto scrupolosamente l’indice [QUI], oppure – malauguratamente – un’udienza potrebbe esserci sfuggita, cosa quasi impossibile. C’è chi salomonicamente scrive di “più di sessanta udienze e un anno e mezzo di processo”.
Noi, il “caso 60SA” lo stiamo seguendo su questo Blog dell’Editore (essendo stato aperto il 20 novembre 2019) dal 26 novembre 2019 e la prima udienza del “processo 60SA” c’è stata il  27 luglio 2021, quindi fino all’ultima udienza prima della pause, in 26 luglio 2023, abbiamo seguito esattamente due anni di processo. Volendo essere precisi e andando indietro nel tempo, possiamo dire che il “caso 60SA” è iniziato nel 2013 – anno di elezione di Papa Francesco – quando la Segreteria di Stato decide di investire parte dei fondi riservati a disposizione nel fondo fondo lussemburghese Athena Capital Global Opportunities (Gof) gestito dal WRM group (fondato dal finanziere Raffaele Mincione nel 2009), acquistando il 45% (mentre il 55% è di Mincione). La storia 60SA non si può comprendere senza la cronistoria [QUI].
Papa Francesco nell’incontro con i giornalisti sull’aereo che lo riportava a Roma da Tokyo il 26 novembre 2019, ha risposto riguardanti diverse questioni finanziarie vaticane che in quel momento erano sotto indagine da parte della magistratura vaticana. Tutte vicende di grandi attualità e notizie in quel momento sotto attenzione mediatico, come la fine del mandato del capo dell’AIF, lo svizzero René Brülhart, la sospensione di cinque dipendenti della Santa Sede, l’episodio che portò alla rinuncia del Comandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, Dott. Domenico Giani, la natura e l’utilizzo dell’Obolo di San Pietro e l’acquisto del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra.
Comunque, la numerazione delle Udienze non rivesta tutta questa importanza per il Processo 60SA (per il filone più consistente, la questione del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra), anche chiamato Processo Becciu (per l’imputato più famoso). La numerazione indica comunque una lunga serie di Udienza, e 65, 66 o 67 non fa differenza. Poi, anche nei Salmi c’è una doppia numerazione e questo non impedisce a recitarli [V.v.B,].

Se questa è giustizia
di Andrea Paganini
Rassegna stampa sul “caso Becciu”, 13 agosto 2023


Il 24 settembre 2020 il Cardinale Giovanni Angelo Becciu ha presentato a Papa Francesco la propria rinuncia – forzata – «alla carica di Prefetto della Congregazione dei Santi e dai diritti connessi al Cardinalato»; il Papa l’ha accettata. Per più di nove mesi la Santa Sede non ha fornito nessuna spiegazione, ma alcune testate giornalistiche hanno attivato una campagna violentissima e martellante in cui hanno addossato numerose colpe al cardinale. Lui si è proclamato innocente, ha trovato la vicenda surreale e spera che l’equivoco si chiarisca.

Per più di altri sette mesi il processo non è entrato in materia, poiché i Promotori di Giustizia non hanno obbedito agli ordini del Presidente del Tribunale, vale a dire consegnare (entro due mesi!) il materiale probatorio integralmente («non cominceremo l’esame delle questioni di questo processo finché la difesa non avrà conoscenza completa degli atti»). Ciononostante, il Presidente Pignatone ha deciso di passare alla fase dibattimentale, nella quale è emerso che il testimone Perlasca, la cui deposizione rilasciata in istruttoria risulta piena di omissis, era manipolato; ma il Tribunale ha voluto proteggere la manipolatrice, cancellando l’interrogatorio della Chaouqui calendarizzato per il 16 febbraio 2023 e tenendo nascosti 120 messaggi su 126 intercorsi tra Chaouqui e Ciferri (l’amica del testimone). Perché i magistrati non cercano la verità? Cosa nascondono?

Questa rassegna stampa intende aiutare a farsi un’idea compiuta della vicenda, nella certezza che la verità ci renderà liberi. Tutti. I contributi – vagliati con discernimento – propongono letture più o meno condivisibili (non necessariamente tutte concordanti); spero invece di evitare articoli disonesti o calunniosi. Sempre nella convinzione della sacralità del principio della presunzione d’innocenza, che Papa Francesco ha definito «un diritto umano»; fino a prova contraria.

Nell’agosto 2022 il Papa ha invitato il Card. Becciu a partecipare al Concistoro. Ha poi detto ai magistrati che bisogna «evitare il rischio di “confondere il dito con la luna”: il problema non sono i processi, ma i fatti e i comportamenti che li determinano». Ma se la luna non c’è? [*]

Dopo due anni di processo e 67 udienze, livido di accanito furore, il PdG Diddi ha voluto una pena di più di 7 anni per il cardinale. Ma senza fornire un briciolo di prova per sostenere i suoi teoremi! E se Becciu fosse davvero innocente, vittima di un colossale complotto? Che fare? Io ho scritto al Papa. E tu?

«Il lawfare inizia attraverso i mass media, che denigrano [l’obiettivo] e insinuano il sospetto di un reato. Si creano indagini enormi e per condannare basta il volume di queste indagini, anche se non si trova il reato.» (Papa Francesco).

[*] «E se la luna non c’è? Chi sostiene che i processi siano causati dai comportamenti degli imputati presume che quei comportamenti siano fatti veri, assodati a priori: prima dei processi che hanno causato. E in questo modo uccide il diritto umano alla presunzione di innocenza (fino a prova contraria!). Così si giustifica Caifa, Erode e Pilato, giudici, governatori e legislatori che in tal modo si comportarono: questo è un fatto vero. E si squalifica il motivo stesso dell’esistenza dei processi, ormai inutili, dacché non devono più verificare alcunché: una perdita di tempo, tanto per salvare le apparenze» (Andrea Paganini, 25 febbraio 2023).

Il commento di Fari Pad del 14 agosto 2023: «Carissimo amico mio, ciò che racconti in “sintesi” con riferimento al processo Becciu è sostanzialmente la minima parte di quanto realmente accaduto. Io la mia opinione me la sono formata da tempo. Non escludo alcuna “ipotesi”, compresa quella che possa avere avuto parte attiva il primo Magistrato dello Stato del Vaticano. D’altra parte, ci sono due incontrovertibili fatti emersi in pubblico processo:

  • il primo, la Chaouqui, una pregiudicata si è incontrata col Pontefice al di fuori del processo, fornendogli l’ascolto dei “podcast”, in cui ci sono la deposizione del Perlasca, che si presume sia stata artatamente costruita;
  • la seconda, la testimonianza data dal Mons. Peña Parra, non meno importante ai fini probatori sulla accusa presentata dal Promotore di Giustizia Diddi contro il Card. Becciu.

In sostanza, il Pontefice ha preso parte “attiva” alla cessione del palazzo di Londra, che a dire della accusa ha comportato ingenti perdite.

Quindi, se è colpevole il Card. Becciu, devono essere colpevoli “tutti coloro” che da soli o unitamente ad altri, vi hanno preso parte attiva».

Muore a 62 anni una metafora inconsapevole delle ambiguità della giustizia vaticana
di John L. Allen jr.
Crux, 13 agosto 2023

(Nostra traduzione italiana dall’inglese di ampi stralci)

Con la morte improvvisa di Giuseppe Profiti (…) la Chiesa Cattolica ha perso una figura che è diventata metafora inconsapevole delle ambiguità della giustizia vaticana nell’era di Papa Francesco. (…) Profiti fu riconosciuto colpevole di abuso d’ufficio e condannato a un anno di reclusione, anche se la pena detentiva è stata sospesa (…). Il caso verteva sul fatto che Profiti aveva dirottato circa mezzo milione di dollari di fondi ospedalieri per finanziare la ristrutturazione del nuovo appartamento vaticano di Bertone, che gli era stato assegnato dopo che Francesco lo aveva rimosso dalla carica di Segretario di Stato nell’ottobre 2013. (…) Per fare l’opera, Bertone (…) l’avrebbe pagata con fondi privati. Si è poi rivolto a Profiti per coprire le spese, utilizzando i soldi della fondazione che governa il Bambino Gesù (…).

Quando la notizia dell’accordo fu resa nota nel 2017, arrivò in un momento in cui Papa Francesco stava cercando di riformare le operazioni finanziarie del Vaticano, e così è stato avviato un processo penale. A nessuno, però, è sfuggito che (…) Bertone non solo non è stato incriminato, ma nemmeno chiamato a testimoniare (…). Inoltre, non c’è mai stata alcuna prova che Profiti (…) abbia tratto profitto dall’affare. In effetti, l’unica figura a trarne vantaggio personale fu Bertone, che vive ancora oggi nell’appartamento ristrutturato. Bertone alla fine avrebbe fornito $ 165.000 di tasca propria per aiutare a coprire le perdite dell’ospedale, che era di fatto un’ammissione di responsabilità.

Un punto significativo è questo: di solito, se un funzionario viene colto con le mani nel barattolo dei biscotti e condannato per un reato, la conseguente macchia sulla propria reputazione ha un effetto agghiacciante sulle prospettive professionali. Profiti, invece, è stato assunto come Presidente di un importante centro cardiologico in Italia, subito dopo la fine della vicenda vaticana, nonché di una società specializzata in brevetti medici.

Al momento della sua morte, Profiti prestava servizio come Direttore del sistema sanitario pubblico nella sua nativa Calabria, dopo aver rifiutato un’offerta per tornare in Liguria in una veste simile. Roberto Occhiuto, Presidente della regione Calabria, ha definito Profiti “un dirigente di straordinaria qualità e un professionista di valore assoluto”, dichiarando un giorno di lutto per la sua perdita.

Allora come oggi, la maggior parte degli osservatori riteneva che Profiti fosse fondamentalmente un capro espiatorio.

La squadra di Papa Francesco voleva dimostrare una rottura con il passato ritenendo qualcuno responsabile di una cattiva gestione del denaro, ma per ragioni politiche non era disposta a dare la caccia a Bertone – anche per il semplice motivo che era un ex Segretario di Stato, e un po’ perché era vicino al Papa emerito Benedetto XVI e processarlo avrebbe rischiato di aggravare quelle tensioni, un po’ anche perché Bertone sapeva dove erano seppelliti i cadaveri e poteva essere propenso a portarne dentro altri con sé.

Invece, il sistema ha servito Profiti, nonostante una quasi totale mancanza di prove che avesse mai intenzione di appropriarsi indebitamente di fondi e il fatto indiscusso che stava agendo per volere di un alto cardinale vaticano.

Come ha scritto una testata giornalistica italiana in un necrologio di Profiti questa settimana, è stato “massacrato dai media… per aver semplicemente seguito le istruzioni del Cardinale Segretario di Stato”. L’articolo è stato pubblicato, tra l’altro, con il titolo: “Addio a Giuseppe Profiti, un grande dirigente sanitario che ha avuto la sfortuna di lavorare per la Santa Sede”.

Se tutto ciò suona familiare, è doveroso.

Il Vaticano si sta attualmente avvicinando alla fine di un altro processo di alto profilo per reati finanziari, e ancora una volta si ha l’impressione che gli imputati del caso, tra cui il Cardinale Angelo Becciu, ex capo dello staff del Papa, siano stati attentamente selezionati per escludere altre figure dalla colpevolezza, tra cui il successore di Bertone alla Segreteria di Stato, il Cardinale Pietro Parolin, e il suo vice, l’Arcivescovo Edgar Peña Parra, nonostante entrambi abbiano firmato in ogni fase le transazioni contestate.

Per i giudici che dovranno emettere un verdetto, atteso per dicembre, la morte improvvisa di un altro uomo condannato per reati finanziari da un tribunale vaticano è forse anche un invito alla riflessione – perché ciò che la storia di Profiti illustra meglio è che la parola ultima in causa non sarà del tribunale vaticano, ma della storia, e quella è un giudice che non fa sconti politici a nessuno. (…)

Indice – Caso 60SA [QUI]

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