240° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Le sanzioni avrebbero dovuto essere sul tavolo già da molto tempo. La pace costa meno della guerra

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 08.08.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi, nel giorno 240 della pulizia etnica in Artsakh/Nagorno-Karabakh, 173 giorni senza fornitura di gas e 211 giorni senza fornitura di elettricità perché le forniture dall’Armenia sono interrotte nel territorio occupato dalle forze armate dell’Azerbajgian, a 4 giorni dall’inizio del 9° mese e a 168 giorni dalla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che ordinava l’Azerbajgian di revocare immediatamente il blocco, va riaffermato che l’Artsakh non accetterà “aiuti umanitari” dall’Azerbajgian via la strada Akna (Aghdam)-Stepanakert.

La strada presentata come “alternativa” dall’Azerbajgian (e rifiutata dalla comunità internazionale) è un inganno e in realtà una pericolosa trappola per mettere l’Artsakh sotto il controllo genocida di Baku. Aliyev usa la fame per costringere gli Armeni dell’Artsakh di integrarsi in Azerbajgian o di andarsene, militarizzando la fame dopo aver occupato gran parte delle terre coltivabili dell’Artsakh e continuando a sparare sui contadini che lavorano nei campi, per poi accusare i madri dell’Artsakh di far morire i loro figli per propaganda, perché rifiutano la sua generosa “offerta”. Gli Armeni dell’Artsakh rifiutano i suoi ricatti e non vogliono vivere nella schiavitù in Azerbajgian ma liberi nelle loro terre ancestrali.

Per qualsiasi dialogo Baku-Stepanakert va costruita la fiducia e il primo passo per questo è l’apertura del Corridoio di Berdzor (Lachin), innanzitutto per far passare gli aiuti umanitari e poi per tutti il passaggio di persone, veicoli e merci senza impedimenti in ambedue le direzioni. Per questo è necessario che le forze armate dell’Azerbajgian si ritirano dal corridoio – che è territorio dell’Artsakh sotto controllo delle forze di mantenimento della pace russe – invaso illegalmente.

I 19 camion con 400 tonnellate di aiuti umanitari fermi da 14 giorni davanti al Corridoio di Lachin

Dal 26 luglio 2023, 19 camion carichi di 400 tonnellate di beni di prima necessità hanno lasciato Yerevan per l’Artsakh assediato. I camion hanno raggiunto il villaggio di Kornidzor nella regione di Syunik dell’Armenia e sono ancora fermi vicini all’ingresso del Corridoio di Lachin.

Il 7 agosto 2023, nel tredicesimo giorno che il carico umanitario inviato dall’Armenia all’Artsakh è fermo nella zona di confine presso il ponte Hakari, Vardan Sargsyan, il rappresentante del gruppo di lavoro del governo armeno per la gestione della crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh, in una conversazione con Armenpress e News ha detto: «Va notato con dolore che negli ultimi 13 giorni in cui il carico umanitario è rimasto fermo a Kornidzor a causa del blocco illegale del Corridoio di Lachin. La crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh sta diventando sempre più evidente e si sta aggravando di ora in ora. L’accesso del carico umanitario al Nagorno-Karabakh dovrebbe essere garantito immediatamente».

Sargsyan ha osservato che cresce anche l’attenzione e la preoccupazione da parte della comunità internazionale, con continue dichiarazioni e appelli e che ciò è dovuto anche al fatto che arrivano quotidianamente informazioni dall’Artsakh su incidenti estremamente preoccupanti dolorosi: «Il sistema sanitario è sull’orlo del collasso, i bambini sono privati dei normali diritti educativi, persone svengono nelle code per il pane con donne e bambini di giorno e di notte, ci sono casi diffusi di malnutrizione, che è irta di rischi per la salute, soprattutto per i gruppi vulnerabili, si registra un aumento del numero di decessi».

Sargsyan ritiene, che ci sia una migliore comprensione e percezione dalla comunità internazionale della difficile situazione creata, come dimostrano gli appelli dei governi di diversi Paesi, dipartimenti di politica estera e organizzazioni internazionali. «Questi appelli sono mirati, sottolineano l’urgenza di rimuovere il blocco del Corridoio di Lachin, l’imperativo di fornire un accesso umanitario al Nagorno-Karabakh. Forse non è un caso, perché chiamare il Corridoio di Lachin “la strada della vita” non sono solo parole astratte, la frase “Cibo per la vita” che vedete sui nostri camion non è solo uno slogan, è il processo volto a salvare vite, che il governo della Repubblica di Armenia ha avviato», ha affermato Sargsyan, osservando che gli appelli indicano che la portata catastrofica della situazione sta diventando sempre più visibile alla comunità internazionale.

Con lo scopo di garantire la correttezza di informazione, Sargsyan ha sottolineato che i dati sul trasferimento del carico umanitario all’Artsakh sono state comunicate alle forze di mantenimento della pace russe e attraverso di esse alla parte azera, aspettandosi il loro sostegno nella consegna al Nagorno-Karabakh, ma finora non c’è stata risposta, e il convoglio con il carico di aiuti umanitari, si trova nella stessa zona dove era arrivata 13 giorni fa. «Penso che l’attenzione attorno a questa iniziativa esclusivamente umanitaria dovrebbe essere la più ampia possibile, e gli ambienti più ampi possibili dovrebbero avere la possibilità di vedere con i propri occhi che, di fatto, il Corridoio di Lachin rimanga chiuso e quindi il carico umanitario non raggiunge la popolazione del Nagorno-Karabakh, che ne ha disperato bisogno. In questo senso, infatti, ci aspettiamo che aumenta l’attenzione della comunità internazionale», ha affermato Sargsyan. «L’indifferenza è semplicemente inammissibile nella terribile situazione», ha sottolineato.

Alla domanda se ci sia un cambiamento nel comportamento dell’Azerbajgian dopo gli appelli, Sargsyan ha risposto che le dichiarazioni della parte azera, che mirano alle speculazioni e politicizzazione di questo processo esclusivamente umanitario, creano confusione. Ha sottolineato che la parte armena è coinvolta in questa iniziativa in modo coscienzioso e costruttivo, e che si aspetta un atteggiamento simile anche dall’Azerbaigian.

L’ONU chiede all’Azerbajgian di togliere immediatamente il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin)

Ieri, l’agenzia stampa russa RIA Novosti ha riferito che i relatori speciali delle Nazioni Unite hanno invitato l’Azerbajgian a ripristinare immediatamente il movimento libero e sicuro attraverso il Corridoio di Lachin: «Gli esperti [dell’ONU] hanno invitato le autorità dell’Azerbajgian, in conformità con l’accordo di cessate il fuoco firmato il 9 novembre 2020, a ripristinare immediatamente la libera e sicura circolazione di persone, veicoli e merci in entrambe le direzioni del Corridoio di Lachin. Hanno anche invitato le forze di mantenimento della pace russe di stanza nella regione a proteggere il corridoio in conformità con i termini dell’accordo di cessate il fuoco», si legge nella dichiarazione dei relatori speciali, distribuita dall’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.

I relatori speciali delle Nazioni Unite osservano che il blocco dell’unica strada che collega il Nagorno-Karabakh con l’Armenia negli ultimi otto mesi ha portato la popolazione ad affrontare gravi carenze di prodotti alimentari, medicinali e igienici di base, ha influito sul lavoro delle istituzioni mediche ed educative e mettere a rischio la vita delle persone. «Chiediamo al governo dell’Azerbajgian di adempiere ai suoi obblighi internazionali di rispettare e proteggere i diritti umani, compreso il diritto all’alimentazione, all’assistenza sanitaria, all’istruzione e alla vita. Sottolineiamo inoltre l’importanza della cooperazione e del dialogo tra tutte le parti coinvolte per la soluzione pacifica e stabile del conflitto del Nagorno-Karabakh», si legge nella dichiarazione.

La nota è stato firmato anche dal relatore speciale sul diritto all’alimentazione, Michael Fahri, e dal relatore sul diritto all’istruzione, Farid Shahid.

L’appello del Catholicos Aram I a Papa Francesco per l’Artsakh

Il 7 agosto 2023, Sua Santità Aram I, Catholicos della Grande Casa di Cilicia della Chiesa Apostolica Armena ha ricevuto nel Monastero della Santa Madre di Dio ad Antilyas l’Arcivescovo Paolo Borgia, Nunzio Apostolico in Libano, richiamando in particolare la sua attenzione sulla situazione nell’Artsakh assediato dall’Azerbaigian. Il Catholicos ha ricordato che la Chiesa Apostolica Armena e la nazione armena sono sempre state grate a Sua Santità Papa Francesco per quanto riguarda l’Armenia e l’Artsakh e per le posizioni e le espressioni di solidarietà della Santa Sede in generale. Il Cathlicos ha detto di essere consapevole che il Papa ha espresso la sua preoccupazione per il blocco dell’Artsakh e ha sottolineato l’imperativo urgente di porvi fine immediatamente. Il Catholicos ha sottolineato che la nazione armena attende che la Santa Sede continua ad esprimere la sua solidarietà all’Artsakh in vari modi, soprattutto negli ambienti internazionali. Mons. Borgia, dichiarandosi ben informato sulla questione dell’Artsakh, ha assicurato a Sua Santità che trasmetterà prontamente al Santo Padre tali pensieri e attese.

Non sono 10 ma 19 camion (nel frattempo diventati 21, con l’aggiunta di 2 camion con dolci per i bambini).

Ani Badalyan, Portavoce del Ministero degli Esteri dell’Armenia, ha scritto ieri in un post sul suo profilo Twitter: «A giugno, l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ha adottato una risoluzione sul blocco del Corridoio di Lachin, sulla base di un rapporto di Paul Gavan, che il 4 agosto ha scritto: “Quello a cui stiamo assistendo ora è un deliberato tentativo di pulizia etnica della popolazione armena del Nagorno-Karabakh. Ora sono necessari passi chiari per soddisfare tutti gli appelli e le decisioni internazionali riguardante l’Artsakh».

«L’Artsakh è un grande campo di concentramento in cui l’Azerbajgian sta compiendo un genocidio»
L’intervista del Presidente della Repubblica di Artsakh

«Arayik Harutyunyan ha dichiarato che pochi giorni fa il Karabakh è stato dichiarato “zona disastrata” sperando che la comunità internazionale fornisca assistenza umanitaria. Questo tizio vive in un universo parallelo. La comunità internazionale non può inviare nulla senza il permesso dell’Azerbajgian. Ha anche detto che l’Armenia è stato il primo Paese che ha reagito a questa dichiarazione sulla “zona disastrato”. Arayik si comporta come se fosse il leader di un Paese riconosciuto a livello internazionale. Pashinyan ha inviato quei camion senza chiedere il permesso all’Azerbajgian, reagendo alla dichiarazione di Arayik e così facendo ha gettato nella spazzatura le sue parole sul riconoscimento dell’integrità territoriale dell’Azerbajgian. Non c’è nulla di promettente nel discorso di Arayik Harutyunyan. Manda il messaggio che il Karabakh non è pronto per il dialogo» (Könül Şahin).

Questa tizia (la ricambiamo la sua terminologia) vive ad Istanbul, si presenta come “scrittore dell’Ankara Policy Center sulla depressione politica del Caucaso meridionale” e afferma che “ama Atatürk”. Rivendica gli Armeni indigeni dell’Artsakh come cittadini azeri (non lo sono) e pensa che Aliyev li può uccidere come gli piace e pare (non può). Nelle righe che ha scritto, ha definito il genocidio in corso.

Il Presidente della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, Arayik Harutyunyan, in un’intervista rilasciata dalla televisione pubblica dell’Artsakh, ha dichiarato: «Per dirla in modo semplice, l’Artsakh è un grande campo di concentramento in cui l’Azerbajgian sta compiendo un genocidio. Pochi giorni fa, ho rivolto una richiesta all’ex Procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo, per fornire una perizia. Ora abbiamo una conclusione preliminare che si tratta di genocidio. Le complicazioni e i decessi dovuti a varie malattie croniche continuano ad aumentare. Ad esempio, il numero di decessi per malattie cardiovascolari nella prima metà dell’anno è quasi raddoppiato. Le donne incinte, i bambini e le persone con malattie croniche sono particolarmente vulnerabili, poiché la loro salute si deteriora a causa di un’alimentazione inadeguata, stress e altri fattori.
Pochi giorni fa, la Repubblica di Artsakh ha dichiarato lo stato di emergenza, auspicando che la comunità internazionale fornisca assistenza umanitaria, come si fa in caso di calamità naturali. L’Armenia è stata la prima a rispondere a questa dichiarazione, con un convoglio di veicoli che trasportano aiuti umanitari fermo per diversi giorni presso il ponte Hakari, mentre l’Azerbajgian vieta l’importazione di questi beni essenziali nella Repubblica di Artsakh.
Devono essere pagati indennizzi a decine di migliaia di persone che hanno perso la loro fonte di reddito. Inoltre, ci vorranno decenni per ricostruire ulteriormente l’economia, che è stata devastata dal blocco. Pertanto, stiamo davvero assistendo a un genocidio e pianifichiamo le nostre azioni di conseguenza».

Nell’intervista, il Presidente Harutyunyan ha confermato le voci – ne abbiamo riferiti nei giorni scorsi [QUI e QUI] – secondo cui ci sarebbe stato un’offerta per incontrarsi in un Paese terzo. Uno sforzo congiunto è stato compiuto da Occidente, Stati Uniti ed Europa per organizzare un incontro Baku-Stepanakert in un Paese terzo, al quale c’è stata data una risposta positiva da parte dell’Artsakh, soprattutto perché era vicino al formato internazionale. «Non voglio dire che fosse un lavoro preparatorio per un incontro in formato internazionale, ma potrebbe essere accettato e l’Azerbajgian ha rifiutato quel formato», ha detto il Presidente Harutyunyan.

Inoltre, riferendosi alle attività delle forze di mantenimento della pace russe e alle aspettative, il Presidente Haratyunyan ha detto che sono stati violati quasi tutti i punti della dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, che all’origine era stata percepita come molto dura, è stata l’opportunità che ha permesso l’Artsakh di lottare per la sua autodeterminazione. «Lo scopo dei punti della dichiarazione tripartita è preservare l’Artsakh. Oggi, nessun punto sembra sopravvivere. Sulla linea di contatto, protetta dal nostro esercito di difesa, il ruolo delle forze di mantenimento della pace russe, che impediscono l’escalation e così via, è molto importante. Oggi abbiamo una certa stabilità in tal senso e siamo obbligati a essere grati, ma d’altra parte, dobbiamo notare che uno dei punti principali riguarda il Corridoio di Lachin, che non viene implementato dalle forze di mantenimento della pace russe. Ecco perché ho scritto molte lettere, indirizzate al Presidente della Russia, con richieste, appelli. Abbiamo quello che abbiamo», ha detto il Presidente Harutyunyan, esprimendo la sua opinione che anche questa è una conseguenza della guerra russo-ucraina. «La Russia accusa le autorità dell’Armenia, in particolare il Primo Ministro, che ciò è una conseguenza del suo riconoscimento dell’integrità territoriale dell’Azerbajgian. L’Armenia sottolinea che il Corridoio di Lachin è uno dei punti dell’obbligo tripartito, che la Russia deve onorare, indipendentemente dalla situazione. Entrambi sono vicini alla verità, ma ho citato anche un terzo punto, di cui non si parla, non si solleva. Oggi c’è anche l’impasse che si è creato in termini di riavvio delle infrastrutture armeno-azerbaigiane o di costruzione delle nuove», ha spiegato il Presidente della Repubblica di Artsakh, aggiungendo che l’Azerbajgian sta sfruttando questa circostanza per continuare a fare pressione sul popolo dell’Artsakh.

Il Presidente Harutyunyan ha affermato che «l’Azerbajgian vuole abbandonare la Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020 firmata dai leader di Armenia, Russia e Azerbajgian, e continuare la guerra. Questa è già una guerra, questa è la continuazione della guerra, il cui scopo è trasformare il Nagorno-Karabakh in un campo di concentramento attraverso l’assedio, e poi compiere un genocidio». L’Azerbajgian, approfittando della situazione della Russia in guerra con l’Ucraina, ha cercato di costringere l’Artsakh a rinunciare ai diritti garantitegli dalla dichiarazione del 9 novembre 2020 e ad avviare un dialogo con l’agenda proposta.

Secondo Harutyunyan, uno degli obiettivi della politica genocida dell’Azerbajgian nel Nagorno-Karabakh è fare pressione sull’Armenia affinché abbia condizioni più favorevoli per la strada attraverso la regione di Syunik dell’Armenia. Ha citato la dichiarazione del Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, prima dell’incontro tripartito con il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, e il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, a Brussel nel dicembre 2021 secondo cui «il Corridoio di Zangezur dovrebbe funzionare nella logica del Corridoio di Lachin». «Certo, all’inizio non ci abbiamo prestato attenzione, pensavamo che fosse una dichiarazione per fare pressione sulle autorità armene, ma in seguito l’Azerbajgian l’ha enfatizzata nella sua politica. Posso anche annunciare oggi che l’Azerbajgian continua la sua pressione per ottenere il massimo. Dobbiamo registrare che l’Azerbajgian ha il desiderio di tenere in qualche modo in ostaggio gli Armeni del Nagorno-Karabakh e di commettere un genocidio in parallelo, facendo pressione sull’Armenia per avere una versione più privilegiata della strada Zangezur», ha dichiarato Harutyunyan.

Il Presidente Harutyunyan ha ribadito che le autorità e il popolo dell’Artsakh continueranno la lotta per l’autodeterminazione: «Siamo obbligati a rispettare il desiderio della gente di combattere. Continueremo la lotta per l’autodeterminazione. Per il bene dell’Artsakh armeno, il diritto del nostro popolo all’autodeterminazione, la memoria dei nostri nonni, fratelli e sorelle martirizzati e il nostro futuro, dobbiamo sopportare le difficoltà. Le privazioni sono temporanee, transitorie. Certo, hanno delle conseguenze, ma non voglio che il nostro obiettivo principale sia subordinato».

Un appello ecumenico per l’Artsakh

Il Consiglio Ecumenico delle Chiese e la Conferenza delle Chiese Europee hanno inviato congiuntamente una lettera aperta all’Alto Commissario per gli Affari Esteri e la Sicurezza dell’Unione Europea, Josep Borrell, esprimendo profonda preoccupazione per la situazione umanitaria creatasi a seguito del blocco azero nell’Artsakh, sottolineando la necessità della responsabilità internazionale per costringere l’Azerbajgian a rispettare le decisioni vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia e per fermare l’assedio dell’Artsakh aprendo il Corridoio di Lachin.

La lettera firmata dal Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Jerry Pila, e dal Segretario Generale della Conferenza delle Chiese Europee, Jørgen Skov Sorensen, presenta anche nel dettaglio la crisi umanitaria creatasi sul terreno a seguito del blocco azero dell’Artsakh, che si manifesta con la cessazione delle forniture di cibo, medicine, elettricità e carburante, con un effetto aggravante sulla vita e sulle condizioni di vita di 120.000 persone, compresi dei bambini.

I Segretari Generali delle organizzazioni ecumeniche hanno fatto anche specifico riferimento alle continue violazioni dei diritti umani fondamentali a seguito del blocco.

Hanno invitato l’Azerbajgian e gli attori internazionali coinvolti nella questione a garantire immediatamente il passaggio senza ostacoli di persone e merci attraverso il Corridoio di Lachin e la fornitura di assistenza umanitaria volta a soddisfare i bisogni della popolazione dell’Artsakh.

Hanno invitato l’Unione Europea e l’intera comunità internazionale a eliminare il blocco dell’Artsakh con mezzi efficaci e a proteggere i diritti umani fondamentali.

Hanno espresso la speranza e la convinzione che una pace duratura possa essere raggiunta solo con il sincero impegno di tutte le parti coinvolte nei negoziati, che prendono sul serio tutti i diritti umani e le libertà fondamentali basate sulla fiducia e sul rispetto reciproci.

Eletto il nuovo Presidente dell’Assemblea Nazionale dell’Artsakh

A seguito delle dimissioni di Artur Tovmasyan da carica di Presidente dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Artsakh il 29 luglio scorsi, oggi è stato eletto alla carica, con 22 voti a favore e 9 contrari, Davit Ishkhanyan, un membro della fazione ARF (3 seggi su 33), la cui candidatura era stata presentata dalla fazione Madre Patria Libera (16 seggi).

“Zaino di luce”

All’inizio di ogni anno accademico, il Ministero dell’Istruzione, della Cultura, dello Sport e della Scienza della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh fornisce ai bambini di prima elementare zaini con articoli di cancelleria essenziali. A causa della chiusura del Corridoio di Lachin, rendendo impossibile importare nuovi zaini e nei negozi non ce ne sono quasi disponibili, il Ministero ha attuato la campagna “Zaino di luce”, istituendo punti di raccolta per zaini in buone condizioni in tutte le scuole di Stepanakert e regioni. Oltre alla componente sociale, l’azione “Zaino di luce” ha anche un carattere simbolico: aiutarsi a vicenda nell’Artsakh assediato, superare insieme i problemi, diffondere la luce della gentilezza e della conoscenza, si legge nel messaggio del Ministero.

Il problema dei contanti in Artsakh

Perché l’Artsakh dal 12 dicembre 2022 è sotto assedio, è sorto un problema di contanti nel Paese. Il Ministero delle Finanze e dell’Economia della Repubblica di Artsakh ha emesso al riguardo il seguente comunicato: «Al fine di attuare i programmi di assistenza sociale definiti dalla decisione del governo dell’Artsakh, per pagare stipendi e pensioni e per garantire il flusso della circolazione del contante, vi chiediamo di prelevare i fondi tenuti nei conti bancari secondo necessità (viene introdotto anche un limite di prelievo) e detenere fondi liberi in contanti nei conti bancari. Vi chiediamo di sostenere lo Stato in modo che possiamo superare con sforzi congiunti le difficili sfide che il popolo dell’Artsakh deve affrontare».

Non vengono raccolti i rifiuti in Artsakh per mancanza di carburante

Un tempo famoso per la sua pulizia, Stepanakert ora è alle prese con una crisi igienico-sanitaria. La grave mancanza di carburante ha portato il problema della raccolta dei rifiuti a livelli allarmanti» (Siranush Sargsyan).
Attendiamo che i troll azeri usano questa foto come dimostrazione che non c’è mancanza di niente in Artsakh, visto che viene ancora prodotta l’immondizia, quindi prova che non c’è un #ArtsakhBlockade, per poi offrire di far raccogliere i rifiuti da camion da Akna (Aghdam).

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI] 

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