235° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. “Non avete pane? Mangiate la pasta!”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 03.08.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi, mentre siamo entrati nel giorno 235 della pulizia etnica in Artsakh/Nagorno-Karabakh e a 9 giorni dall’inizio del 9° mese, la dura realtà dell’illegale e disumano blocco dell’Azerbajgian continua a manifestarsi sempre di più e la necessità di aiuti umanitari nell’Artsakh è innegabile. La persistente aggressione dall’Azerbaigian serve come un terribile promemoria alla comunità internazionale. che il momento per l’azione energica e risolutiva è già passato da tempo. Le parole sono state spese in abbondanza e in vano. Il ritardo nell’azione non è un’opzione. Un secondo genocidio armeno si sta svolgendo proprio sotto i nostri occhi.

Il Niger è su tutte le notizie. Abbiamo una comunità del Niger in Italia? Eppure c’è una comunità armena attiva e nessuno in Italia muove un dito per 120.000 vite tenuto sotto blocco e condannate alla fame dall’Azerbajgian in Artsakh. È uno scandalo. Ne ha scritto il 1° agosto 2023 Renato Farina nella sua rubrica Il Molokano su Tempi.it [QUI].

«Nel 235° giorno del #ArtsakhBlockade, i bambini di Artsakh/Nagorno-Karabakh continuano a sopportare difficoltà inimmaginabili. Le loro opere d’arte riflettono il loro desiderio per i semplici piaceri che sono stati loro negati, eppure rimangono forti e uniti in mezzo alle avversità» (Artsakh, Twitter account ufficiale Repubblica di Artsakh – Foto di David Ghahramanyan, fotoreporter a Stepanakert).

Rispondendo alla richiesta dei bambini assediati dal blocco azero dell’Artsakh, “Grand Candy” ha inviato due camion con 9 tonnellate di dolci in aiuto. I camion hanno raggiunto Kornidzor dove si sono uniti lungo la strada alla colonna di 20 camion con 400 tonnellate di aiuti umanitari inviati dal governo armeno e dal 26 luglio 2023 impediti dall’Azerbajgian di entrare in Artsakh.

Mentre i troll azeri continuano come un disco rotto a diffondere fake news su “ristoranti pieni di Armeni a Stepanakert e i separatisti del Karabakh piazza mine in Azerbajgian”, ci sono code notturne in Artsakh per il pane, con centinaia di persone e pane insufficiente in diversi luoghi. La catastrofe umanitaria è in corso. Il giornalista Marut Vanyan, che quotidianamente informa dal posto sulla reale situazione in Artsakh via Twitter, informa: «Stepanakert. Devi stare in fila per diverse ore di notte per comprare una pagnotta, e non è chiaro se sarai in grado di comprarla o meno. La questione alimentare è estremamente seria in Nagorno-Karabakh».

I panifici di Artsakh sono a corto di farina e le persone stanno in piedi vicino ai panifici per ore temendo di essere in ritardo per il loro pezzo di pane. Aram è un fornaio, fa un elenco di persone in fila e consegna alle persone piccoli fogli numerati in modo che possono prendere la loro porzione di 750 gr di pane a famiglia alle ore 04.00 mattino, senza aspettare tutta la notte.

«Sono rimasto in fila per 4 ore per il pane. Anche il pane caldo mi brucia le mani, sono andato» (Ani Abagyan, giornalista in Artsakh).

Alcuni commenti di troll azeri, per rendere l’idea del livello di armenfobia e stupidità:
– «Mangiate la pasta, otterrete la stessa nutrizione :)». Con un sorriso da ebete, per sottolineare la propria ignoranza, non sapendo che sta ripetendo, parafrasando, la frase “se non hanno più pane, che mangino delle brioche”, tradizionalmente attribuita alla Regina di Francia, Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, che l’avrebbe pronunciata riferendosi al popolo affamato, durante una rivolta dovuta alla mancanza di pane a Parigi. Veramente, la storia si ripete, e la battuta farebbe ridere se non fosse tragica.
– «Dio vi dà ciò che meritate grazie a ciò che avete fatto negli ultimi 30 anni». A parte della blasfemia e la vendetta, perfetto esempio di una spugna che ha assorbito la disinformazione del regime autocratico di Aliyev per 30 anni.
– «Linee per il pane? Sembra una replica della storia! Ma aspetta, c’è una svolta. Una via alternativa per gli aiuti, ma l’Armenia si comporta come se fosse un labirinto. Qualcuno gli dia un GPS, presto!». L’aggressore blocca la via della vita concordato con la sua firma lungo il Corridoio di Berdzor (Lachin) dalla Madre Patria Armenia e pretende che l’aggredito creda che gli vuole dare gli aiuti per sopravvivere dal Paese Aggressore Azerbajgian attraverso la città occupata di Aghdam, nell’ottica della politica di integrazione forzata degli Armeni dell’Artsakh in Azerbajgian.

«Mher: “Non c’è niente nei negozi, niente che mia sorella possa comprare per me. Non ci sono dolci o Kinder. I turchi [azeri] hanno bloccato la strada. Gli aerei [elicotteri russi] portano solo sigarette per mio padre. Niente cibo o pasta da comprare per mia madre, nemmeno i Smile Cookies» (Siranush Sargsyan).

Questo adorabile ragazzino è solo uno dei 30mila bambini armeni assediati dal regime genocida dell’Azerbaigian già da quasi 8 mesi.

I troll azeri, che ogni giorno postano fake news su “ristoranti pieni a Stepanakert”, potrebbero dirlo: se la tua mamma non ha più cibo da darti, vai al ristorante.

Hai mai conosciuto la fame? Io si, per due scioperi della fame, ma solo per 5 giorni e ero a pezzi. Ma in fila per ore per il pane mai. «Sei mai rimasto in fila per ore per comprare il pane? In Artsakh/Nagorno-Karabakh i bambini lo fanno, alcuni addirittura svengono in coda a causa della malnutrizione e della stanchezza, a causa della politica di sottomissione dell’Azerbajgian (etichettata come “integrazione”) o di pulizia etnica» (Sossi Tatikyan).

Comunque, il problema dell’Artsakh va oltre la “semplice” mancanza di pane e prodotti alimentari, o di medicine, o i prodotti di prima necessità, con cui l’Azerbajgian mira a creare condizioni che costringano gli Armeni dell’Artsakh ad abbandonare la loro patria. Ciò costituisce chiaramente una politica di pulizia etnica e di deportazione forzata. Quante volte l’Azerbajgian deve dimostrare le sue intenzioni criminali prima che la comunità internazionale agisca per prevenire la tragedia umana in Artsakh? Il popolo dell’Artsakh non abbandonerà la sua lotta, ma ha bisogno del riconoscimento della situazione e di azioni concrete per scongiurare questo pericoloso scenario.

In un’intervista con Euronews, Il Presidente dell’autocratica Repubblica di Azerbajgian, Ilham Aliyev, ammette apertamente, che la missione della sua vita era vincere la guerra contro la democratica Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, che ha portato a termine con successo. Questa affermazione è di notevole importanza in quanto indica che l’Azerbajgian non ha mai voluto una soluzione pacifica al problema. Aliyev suggerisce che gli Armeni del Karabakh, che ora costituiscono il 99,9% della popolazione, debbano diventare cittadini azeri o lasciare la terra. Ciò equivale a un annuncio di genocidio, che aveva pianificato molto tempo fa e che sta attualmente eseguendo attraverso il blocco dell’Artsakh.

La giornalista di Euronews ha chiesto ad Aliyev: “Qual è la tua missione: stabilire la pace o vincere la guerra?” Aliyev ha risposto: “Stiamo già parlando di pace. Se l’Armenia vuole la pace, la raggiungeremo. Non abbiamo ambizioni territoriali nei confronti dell’Armenia”.

Tuttavia, il Presidente dell’Azerbaigian sembra “dimenticare” come, dopo il 9 novembre 2020, abbia ribattezzato città armene, toponimi e il lago Sevan con nomi azeri. Inoltre, con l’impegno del governo di Aliyev, è stata creata in Azerbajgian un’organizzazione chiamata West Azerbajgian (riferendosi all’Armenia), che ha scritto una lettera all’ONU e all’Unione Europea chiedendo di garantire il loro ritorno in Armenia. Questo pare essere una rivendicazione territoriale dell’Armenia da parte dell’Azerbajgian.

Aliyev trascura di menzionare che dal 12 maggio 2021, fino ad oggi, le forze armate azere hanno occupato 150 chilometri quadrati di territorio sovrano della Repubblica di Armenia. Inoltre, l’Azerbajgian e la Russia chiedono congiuntamente all’Armenia di cedere un cosiddetto “Corridoio di Zangezur”, il che implica la perdita della sovranità dell’Armenia sulla strada Nakhichevan-Azerbajgian (Aliyev ha riconosciuto la cooperazione Mosca-Baku riguardo al Corridoio di Zangezur durante l’incontro dell’Unione Economica Eurasiatica).

Aliyev etichetta la dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 come un atto di capitolazione dell’Armenia e chiede di “realizzare l’equilibrio di potere”, sottintendendo che il suo esercito è più forte. Questa è la logica alla base del cosiddetto trattato di pace dell’Azerbajgian. Nonostante sembri impegnarsi nel processo di pace, la realtà sul terreno non ha nulla a che fare con la pace. Adottando questa politica, Aliyev sfida l’intero sistema europeo di valori e il diritto internazionale, poiché cerca di risolvere i problemi con la forza, ignorando il diritto internazionale e le norme morali.

Ilham Aliyev, che ha lanciato una sanguinosa e terribile guerra contro gli armeni del Nagorno Karabakh nel 2020 e considera la vittoria in quella guerra dei 44 giorni come la missione della sua vita, ora promette una vita normale agli Armeni dell’Artsakh.

Riesci a immaginare? Sotto la guida di Aliyev, l’armenofobia è diventata una politica statale in Azerbajgian, come documentato dal Dipartimento di Stato americano nel rapporto del 2022 sulla situazione dei diritti umani in Azerbajgian e dal Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale delle Nazioni Unite. Tuttavia, Aliyev promette agli Armeni dell’Artsakh una vita normale all’interno dell’Azerbajgian.

L’autocrate Aliyev ha reso l’armenofobia una politica statale e una parte dell’identità degli Azeri. Sembra che questa patologia non sarà mai curata. L’armenofobia è diventato il fondamento della statualità dell’Azerbajgian ed è triste osservare, quanta l’armenofobia continua a diffondersi in Azerbajgian. Il famoso blogger russo Ilya Varlamov – che si autodifenisce: “Giornalista, architetto, fotografo, fondatore della Fondazione Progetti Città, impegnato nel furto creativo di tweet, non mi vergogno” – ha girato un film su Baku. Varlamov ha detto che una donna azera gli si è avvicinata e lo ha rimproverato per non gradire Baku e gli ha chiesto perché fosse venuto in Azerbajgian. La donna azera si è lamentata con Varlamov, rimproverandolo che sostiene gli Armeni e difende la loro posizione sulla questione del Karabakh. Varlamov è rimasto sorpreso da questa accusa, poiché non aveva espresso alcuna opinione sul conflitto.

Come abbiamo riferito, sabato 29 luglio 2023 le guardie di frontiera di Aliyev ha rapito al posto di blocco illegale sul ponte Hakari nel Corridoio di Lachin un cittadino della Repubblica di Artsakh, Vagif Khachatryan, e gli ha mosso gravi accuse, verosimilmente false. Il rappresentante dell’Armenia per gli affari legali internazionali ha comunicato che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha deciso di concedere all’Azerbajgian tempo fino all’8 agosto 2023 per fornire informazioni su Vagif Khachatryan. L’Azerbajgian è obbligato a informare il tribunale sull’ubicazione di Vagif Khachatryan, le condizioni di detenzione, le condizioni di salute, le cure mediche ricevute e la possibilità del suo ritorno.

Siranush Sahakyan, la rappresentante degli interessi dei prigionieri di guerra armeni presso la CEDU ha dichiarato, che il rapimento di Vagif Khachatryan al ponte Hakari è una grave violazione dei diritti umani e ha un obiettivo a lungo termine: la sottomissione delle autorità dell’Artsakh. «In condizioni di isolamento, comprendiamo che se i rischi di annientamento fisico sono già in atto lì, lo spostamento forzato potrebbe essere un’ancora di salvezza, che è di per sé un crimine internazionale», ha affermato. «Poiché il Corridoio di Lachin è totalmente controllato dagli Azeri, dove le forze di mantenimento della pace russe, per qualche motivo, sono diventate impotenti, l’Azerbajgian può arrestare e compiere azioni arbitrarie contro qualsiasi persona mentre attraversa questo corridoio, compresa la leadership politica e militare che prende decisioni in Artsakh in questo momento. Quella leadership dovrebbe rendersi conto che non solo partecipare alla difesa della madrepatria è un atto punibile, ma anche prendere decisioni non azere può essere punibile».

Poi, martedì 1° agosto 2023 le guardie di frontiera di Aliev hanno sequestrato un altro cittadino della Repubblica di Artsakh, Rashid Beglaryan, che si era perso vicino al villaggio di Aghavno (Zabukh).

E Aliyev promette una vita normale agli Armeni dell’Artsakh? È ovvio che l’Azerbaigian continuerà con gli arresti degli Armeni dell’Artsakh per completare la politica di pulizia etnica.

“Gli Armeni del Karabakh dovrebbero capire che essendo parte della società azera con garanzie di sicurezza e diritti, compresi quelli educativi, culturali, religiosi e municipali, possono vivere una vita normale. Offriamo loro una vita normale, e penso che se mi ascoltano, dovrebbero capirlo”, ha detto Ilham Aliyev, che attualmente sta vietando al Comitato Internazionale della Croce Rossa e alle forze di mantenimento della pace russe di assicurare il trasporto di aiuti umanitari attraverso il Corridoio di Lachin. Dal 26 luglio 2023 alle porte dell’Artsakh sono parcheggiate 20 camion con 400 tonnellate di carico umanitario inviate dal governo armeno, ma Aliyev ne vieta l’ingresso in Artsakh.

Se una persona che ignora i fatti reali dovesse ascoltare il Presidente e Comandante in Capo delle Forze Armate (non è un titolo onorifico) dell’Azerbajgian, potrebbe essere confuso su quanto sia pacifico Aliyev. Ma è un bene che almeno ammetta in questa stessa intervista con Euronews, che la vittoria in guerra era la missione della sua vita. In altre parole, ammette di non aver immaginato una soluzione pacifica al conflitto del Nagorno-Karabakh e si stava preparando alla guerra da decenni.

A proposito, in questa intervista, il Comandante in Capo Aliyev ricorda agli armeni dell’Artsakh l’opzione di andarsene. In altre parole, l’obiettivo dell’Azerbajgian è esiliare gli Armeni dalla “regione economica Karabakh dell’Azerbajgian”, che è l’Artsakh, la patria degli Armeni, da decini di secoli prima che esistesse l’Azerbajgian (la Coca Cola è più vecchia).

È una vita normale, quello che vivono gli Azeri in Azerbajgian? Oltre ad alimentare l’inimicizia armeno-azera da decenni, Aliyev viola anche i diritti fondamentali degli Azeri. Prima di garantire diritti e sicurezza agli Armeni dell’Artsakh in Azerbaigian, Ilham Aliyev dovrebbe prima garantire i diritti e la sicurezza degli Azeri che vivono in Azerbajgian. Se gli Azeri continuano a soffrire a causa delle terribili repressioni del regime autocratico di Aliyev, senza avere diritti, sicurezza e libertà, come si può parlare della vita sicura degli Armeni in Azerbaigian? In primo luogo, dovrebbe dimostrare l’efficacia di tale formula nel caso degli Azeri, il che è impossibile.

Per quanto riguarda le possibilità di pace, il Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh ha risposto al modo di lavorare delle autorità dell’Azerbajgian, ricordando che Baku ha rifiutato di partecipare all’incontro con Stepanakert precedentemente programmato in un paese terzo.

«Pur riconoscendo l’importanza dell’interesse pubblico sia in Artsakh che in Armenia riguardo alla possibilità di avviare un dialogo tra Stepanakert e Baku, riteniamo che sarebbe inopportuno commentare incontri specifici, che sono stati annullati per motivi non legati a noi.
Vorremmo sottolineare che le autorità della Repubblica di Artsakh sono sempre state aperte a discutere proposte ragionevoli volte a facilitare il dialogo tra i rappresentanti dell’Artsakh e dell’Azerbajgian. Inoltre, l’Artsakh, da parte sua, ha costantemente avanzato iniziative e proposte volte a organizzare incontri tra rappresentanti dell’Artsakh e dell’Azerbajgian, con il coinvolgimento di mediatori internazionali.
Crediamo fermamente che il successo di qualsiasi dialogo dipenda dalla sincera disponibilità e dalla buona fede di entrambe le parti per risolvere le loro divergenze. C’è tanta disponibilità da parte nostra. Se lo mostrerà anche la parte azera, questo aprirà la strada all’inizio del dialogo.
Allo stesso tempo, ribadiamo la nostra posizione secondo cui il dialogo tra l’Artsakh e l’Azerbajgian dovrebbe svolgersi all’interno di un formato internazionale concordato, sostenuto da un mandato appropriato. Questo approccio faciliterà un maggiore coinvolgimento della comunità internazionale nel processo negoziale, ne rafforzerà la legittimità e la sostenibilità e assicurerà garanzie affidabili per l’attuazione di potenziali accordi tra le parti».

«Se il Karabakh fosse la Crimea e l’Ucraina avesse bloccato il ponte di Kerch, offrendo rifornimenti via Chonhar, ma i funzionari della Crimea hanno rifiutato e la Russia ha esitato sul passaggio della nave ucraina attraverso lo stretto di Kerch. Non un’analogia, solo per illustrare un punto. Inoltre, a meno che non ci sia una risoluzione sul Corridoio di Zangezur, non ci sarà alcun accordo di pace e l’Azerbajgian porterà a termine ciò che aveva iniziato con la forza (la liberazione dei suoi territori). Può sembrare grave, ma da questa prospettiva sembra giustificabile. Sono d’accordo sul fatto che l’Azerbajgian debba fare di più ed essere proattivo nel creare fiducia e confidenza con la popolazione del Karabakh. Avranno l’opportunità di farlo o di iniziare questo processo a Sofia quando incontreranno i funzionari del Karabakh. FINE» (Giorgian Lens).

La piantina azera pubblicata da Giorgian Lens è altamente rilevatore che presente in modo plastico la politica di Aliyev:

1. La città armena Dilijan è ribattezzata Ijevan e viene collegata a Qazax (Gazakh o Koght) in Azerbajgian. Dal 1905 al 1906 molte case armene furono bruciate e saccheggiate dai Tartari (in seguito noti come Azeri), così come la scuola e la chiesa armena. Di conseguenza, molti abitanti armeni fuggirono a Tbilisi e in altre vicine aree popolate da armeni. Dal punto di vista armeno, questi territori erano province armene storiche – che erano state, di fatto, incorporate in vari stati armeni – e quindi, la regione di Gazakh fu inizialmente contesa tra le Repubblica Socialiste Sovietiche armena e azera.

2. Il Corridoio di Lachin che collega Artsakh all’Armenia è sparito e in sostituzione c’è la strada Khankendi (Stepanakert)-Aghdam (Akna)-Barda che collega Artsakh all’Azerbajgian. Inoltre, i confini dell’Artsakh sono spariti. Qui l’integrazione dell’Artsakh in Azerbajgian è già completata.

3. La provincia armena di Syunik è ribattezzata Zangezur Corridor. La didascalia al Zangezur Corridor: collegherà le parti occidentali dell’Azerbajgian [=Artsakh] e la Repubblica Autonoma di Nakhchivan attraverso l’Armenia con linee stradali e ferroviarie che attraverseranno la regione di Zangezur [=regione di Syunik dell’Armenia]. Ecco come vede Azerbajgian l’integratà territoriale dell’Armenia.

“Solo per illustrare un punto”, dietro “Giorgian Lens” si nasconde un individuo (che si presenta come “georgiano”) che giustifica casualmente il genocidio. Domando al “Georgian Lens”: il Corridoio di Lachin è stato fatto sparire da chi? Prima di questo, era chiuso? SÌ. Per una “eco-protesta” come ricordo e poi dalle forze armate dell’Azerbajgian.

Gli Armeni dell’Artsakh non vivranno nella servitù dei signori Azeri-Turchi nomadi Tartari. Vogliono la democrazia e la libertà. Provalo qualche volta, la democrazia e la libertà a casa sua, l’Azerbajgian, così potrebbe capire.

Segnaliamo

Presidente armeno ad Agenzia Nova: L’Italia può aiutare a rimuovere il blocco del Corridoio di Lachin imposto dall’AzerbaJgian. “I rapporti bilaterali fra Roma e Erevan procedono secondo una dinamica positiva e non è solo una dichiarazione formale, ma un fatto sostanziale”Agenzia Nova, 1° agosto 2023 [QUI].

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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