Papa Francesco a giovani ed anziani: cresciamo insieme
Prima della recita dell’Angelus odierno papa Francesco ha spiegato che non è compito umano strappare la zizzania: “Un agricoltore, che ha sparso del buon seme nel suo campo, scopre che un nemico di notte vi ha seminato zizzania, una pianta dall’aspetto molto simile al grano, ma infestante. In questo modo Gesù parla del nostro mondo, che in effetti è come un grande campo, dove Dio semina grano e il maligno zizzania, e perciò crescono insieme bene e male. Lo vediamo dalle cronache, nella società, e anche in famiglia e nella Chiesa. E quando, assieme al buon grano, scorgiamo erbe cattive, ci viene voglia di strapparle via subito, di fare piazza pulita”.
Nell’omelia della celebrazione eucaristica per la giornata dei nonni e degli anziani, in occasione della festa dei santi Gioacchino ed Anna, papa Francesco, con il passaggio della croce della GMG tra anziani e giovani, ha sottolineato l’invito di Gesù a far crescere insieme grano e zizzania, senza ergerci a giudici, compito che spetta alla misericordia ed alla giustizia di Dio:
“Per parlarci del regno di Dio, Gesù usa delle parabole. Racconta storie semplici, che raggiungono il cuore di chi ascolta; e questo linguaggio, pieno di immagini, somiglia a quello che tante volte i nonni utilizzano con i nipoti, magari tenendoli sulle ginocchia: così comunicano una sapienza importante per la vita.
Pensando ai nonni e agli anziani, radici di cui i più giovani hanno bisogno per diventare adulti, vorrei rileggere i tre racconti contenuti nel Vangelo di oggi a partire da un aspetto che hanno in comune: il crescere insieme”.
Crescere insieme significa vivere nel mondo con realismo, rifuggendo sia l’ottimismo che il pessimismo: “Nella prima parabola, sono il grano e la zizzania a crescere insieme, nel medesimo campo. E’ un’immagine che ci aiuta a fare una lettura realistica: nella storia umana, come nella vita di ognuno, c’è una compresenza di luci e ombre, di amore ed egoismo.
Anzi, il bene e il male sono intrecciati al punto da sembrare inseparabili. Questo approccio realistico ci aiuta a guardare la storia senza ideologie, senza ottimismi sterili e pessimismi nocivi”.
Il cristiano è animato dalla speranza di Dio con un invito a non trovare nemici ad ogni occasione: “No, il cristiano è realista: sa che nel mondo ci sono grano e zizzania, e si guarda dentro riconoscendo che il male non viene solo ‘da fuori’, che non è sempre colpa degli altri, che non bisogna ‘inventare’ dei nemici da combattere per evitare di fare luce dentro sé stessi. Si accorge che il male viene da dentro, nella lotta interiore che tutti noi abbiamo”.
Ed allora cosa si deve fare? Lo spiega il papa, invitando a non ‘costruire’ una Chiesa per soli ‘puri’: “Ci si illude di poter strappare con le proprie forze il male per fare la purezza. Una tentazione che ricorre tante volte: una ‘società pura’, una ‘Chiesa pura’ ma, per raggiungere questa purezza, si rischia di essere impazienti, intransigenti, anche violenti verso chi è caduto nell’errore. E così, insieme alla zizzania, si strappa pure il grano buono e si impedisce alle persone di fare un cammino, di crescere, di cambiare”.
Il ‘disegno’ di Dio per la Chiesa si basa sulla misericordia: “Com’è bello questo sguardo di Dio, questa sua pedagogia misericordiosa, che c’invita ad avere pazienza verso gli altri, ad accogliere (in famiglia, nella Chiesa e nella società) fragilità, ritardi e limiti: non per abituarci ad essi con rassegnazione o per giustificarli, ma per imparare a intervenire con rispetto, portando avanti con mitezza e pazienza la cura del buon grano.
Ricordando sempre una cosa: che la purificazione del cuore e la vittoria definitiva sul male sono, essenzialmente, opera di Dio. E noi, vincendo la tentazione di dividere grano e zizzania, siamo chiamati a capire quali sono i modi e i momenti migliori per agire”.
Questo è un ‘compito’ che spetta anche ai nonni: “Penso agli anziani e ai nonni, che hanno già fatto un lungo tratto di strada nella vita e, se si voltano indietro, vedono tante cose belle che sono riusciti a realizzare, ma anche delle sconfitte, degli errori, qualcosa che, come si dice, ‘se tornassi indietro non rifarei’.
Oggi però il Signore ci raggiunge con una parola dolce, che invita ad accogliere con serenità e pazienza il mistero della vita, a lasciare a Lui il giudizio, a non vivere di rimpianti e di rimorsi…
La vecchiaia è un tempo benedetto anche per questo: è la stagione per riconciliarsi, per guardare con tenerezza alla luce che è avanzata nonostante le ombre, nella fiduciosa speranza che il grano buono seminato da Dio prevarrà sulla zizzania con cui il diavolo ha voluto infestarci il cuore”.
Nel ‘regno dei cieli’ Dio agisce senza troppo clamore: “Il regno dei cieli, dice Gesù, è l’opera di Dio che agisce in modo silenzioso nelle trame della storia, al punto da sembrare un’azione piccola e invisibile, come quella di un minuscolo granello di senape…
Anche la nostra vita è così, fratelli e sorelle: veniamo al mondo nella piccolezza, diventiamo adulti, poi anziani; all’inizio siamo un piccolo seme, poi ci nutriamo di speranze, realizziamo progetti e sogni, il più bello dei quali è diventare come quell’albero, che non vive per sé stesso, ma per fare ombra a chi lo desidera e offrire spazio a chi vuole costruirci il nido. Così che a crescere insieme, in questa parabola, sono alla fine il vecchio albero e gli uccellini”.
Così sono i nonni: “Penso ai nonni: come sono belli questi alberi rigogliosi, sotto i quali i figli e i nipoti realizzano i propri ‘nidi’, imparano il clima di casa e provano la tenerezza di un abbraccio.
Si tratta di crescere insieme: l’albero verdeggiante e i piccoli che hanno bisogno del nido, i nonni con i figli e i nipoti, gli anziani con i più giovani. Fratelli e sorelle, abbiamo bisogno di una nuova alleanza tra giovani e anziani, perché la linfa di chi ha alle spalle una lunga esperienza di vita irrori i germogli di speranza di chi sta crescendo”.
Infine il lievito e la farina permettono una ‘crescita’ unitaria: “Questo sconfigge gli individualismi e gli egoismi, e ci aiuta a generare un mondo più umano e più fraterno. Così oggi la Parola di Dio è un richiamo a vigilare perché nelle nostre vite e nelle nostre famiglie non emarginiamo i più anziani.
Stiamo attenti che le nostre città affollate non diventino dei ‘concentrati di solitudine’; non succeda che la politica, chiamata a provvedere ai bisogni dei più fragili, si dimentichi proprio degli anziani, lasciando che il mercato li releghi a ‘scarti improduttivi’.
Non accada che, a furia di inseguire a tutta velocità i miti dell’efficienza e della prestazione, diventiamo incapaci di rallentare per accompagnare chi fatica a tenere il passo. Per favore, mescoliamoci, cresciamo insieme”.
Al termine della recita dell’Angelus papa Francesco ha ricordato le giornate dei Nonni e dei Giovani: “Oggi, mentre molti giovani si apprestano a partire per la Giornata Mondiale della Gioventù, si celebra la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani. Per questo sono accanto a me un giovane e una nonna: il nipote e la nonna.
Un applauso ad ambedue! La vicinanza tra le due Giornate sia d’invito a promuovere un’alleanza tra le generazioni, di cui c’è tanto bisogno, perché il futuro si costruisce insieme, nella condivisione di esperienze e nella cura reciproca tra i giovani e gli anziani. Non dimentichiamoci di loro. E facciamo un applauso a tutti i nonni e a tutte le nonne! Forte!”
Inoltre ha sottolineato la grave situazione ambientale: “Si stanno sperimentando, qui e in molti Paesi, eventi climatici estremi: da una parte varie regioni sono interessate da ondate anomale di caldo e colpite da devastanti incendi; dall’altra, in non pochi luoghi vi sono nubifragi e inondazioni, come quelle che hanno flagellato nei giorni scorsi la Corea del Sud: sono vicino a quanti soffrono e a coloro che stanno assistendo le vittime e gli sfollati.
E, per favore, rinnovo il mio appello ai responsabili delle Nazioni, perché si faccia qualcosa di più concreto per limitare le emissioni inquinanti: è una sfida urgente e non si può rimandare, riguarda tutti. Proteggiamo la nostra casa comune!”
Infine un appello ai governanti per il dramma dei migranti: “E adesso desidero attirare l’attenzione sul dramma che continua a consumarsi per i migranti nella parte settentrionale dell’Africa. Migliaia di essi, tra indicibili sofferenze, da settimane sono intrappolati e abbandonati in aree desertiche.
Rivolgo il mio appello, in particolare ai capi di Stato e di Governo europei e africani, affinché si presti urgente soccorso e assistenza a questi fratelli e sorelle. Il Mediterraneo non sia mai più teatro di morte e di disumanità. Il Signore illumini le menti e i cuori di tutti, suscitando sentimenti di fraternità, solidarietà e accoglienza”.
(Foto: Santa Sede)