Mons. Schneider sulle restrizioni al Vetus Ordo: sono un “abuso” senza precedenti e l’obbedienza ad esse è una “falsa obbedienza”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.06.2023 – Vik van Brantegem] – Ieri 29 giugno 2023, nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, Mons. Athanasius Schneider ha rilasciato una breve dichiarazione sulla liturgia cattolica antica. E se le 14 tesi del Vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana (Kazakistan), uno dei maggiori difensori della tradizione cattolica e della Messa Vetus Ordo, fossero affissate sul Portone di Bronzo all’ingresso dello Stato della Città del Vaticano?

Mons. Schneider osserva che «l’inosservanza dei divieti della Messa tradizionale non rende scismatici, purché si continui a riconoscere il Papa e i vescovi, a rispettarli e a pregare per loro». Questo a differenza dell’eresiarca Lutero, che il 31 ottobre 1517 affissò sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg le sue 95 tesi, in cui criticava la prassi della vendita delle indulgenze e il ruolo delle autorità ecclesiastiche, in particolare del Papa (anche se alcuni storici invece sostengono che le 95 tesi furono inviate, in quel giorno, ai vescovi interessati e che furono diffuse solo dopo la mancata risposta dei vescovi).

Riportiamo il testo integrale delle 14 tesi di Mons. Schneider, che sono state pubblicate ieri da LifeSiteNews [QUI], nella traduzione italiana dall’inglese a cura di Marco Tosatti per Stilum Curiae [QUI], come contributo alla trasparenza nella Chiesa, in linea con l’invito di Papa Francesco a discutere di tutte le questioni con la coraggiosa libertà che contraddistingue i membri della Chiesa. Inoltre, facciamo seguire una nota del Dr. Robert Moynihan, per comprendere meglio le questioni del caso.

Su LifeSieNews il testo di Mons. Scheider è preceduto da una nota dell’editore: «Il testo che segue rappresenta la tesi del Vescovo Athanasius Schneider secondo cui “la proibizione della Messa tradizionale latina è un abuso di potere ecclesiastico, e l’inosservanza di tale proibizione non costituisce di fatto una disobbedienza”».

  1. La liturgia romana tradizionale della Messa era la liturgia dei nostri antenati cattolici. È la forma di Messa con cui sono state evangelizzate la maggior parte delle nazioni europee (ad eccezione di alcuni Paesi dell’Europa orientale e dei riti ambrosiano e mozarabico), tutte le nazioni americane e la maggior parte delle nazioni africane, asiatiche e dell’Oceania.
  2. “Ciò che le generazioni precedenti ritenevano sacro, rimane sacro e grande anche per noi” (Papa Benedetto XVI).
  3. “Il problema del nuovo Messale sta nell’abbandono di una storia sempre continua, prima e dopo San Pio V, e nella creazione di un libro completamente nuovo (anche se compilato con materiale vecchio)” (Cardinale Joseph Ratzinger).
  4. La pubblicazione del nuovo Messale “è stata accompagnata da una sorta di proibizione di tutto ciò che l’ha preceduto, che non ha precedenti nella storia del diritto ecclesiastico e della liturgia” (Cardinale Joseph Ratzinger).
  5. “Posso dire con certezza, sulla base della mia conoscenza dei dibattiti conciliari e della mia ripetuta lettura dei discorsi dei Padri conciliari, che questo [cioè la riforma così come è ora nel nuovo Messale] non corrisponde alle intenzioni del Concilio Vaticano II” (Cardinale Joseph Ratzinger).
  6. La liturgia romana tradizionale della Messa è stata la liturgia di tutti i santi di rito latino che conosciamo almeno per tutto l’ultimo millennio; quindi la sua età è millenaria. Sebbene sia comunemente chiamata Messa “tridentina”, la stessa forma di Messa era già in uso diversi secoli prima del Concilio di Trento, che chiese solo di canonizzare quella forma venerabile e dottrinalmente sicura della liturgia della Chiesa romana.
  7. La liturgia romana tradizionale della Messa ha la più stretta affinità con i riti orientali nel testimoniare la legge liturgica universale e ininterrotta della Chiesa: “Nel Messale Romano di San Pio V, come in diverse liturgie orientali, ci sono preghiere molto belle attraverso le quali il sacerdote esprime il più profondo senso di umiltà e riverenza davanti ai Sacri Misteri: esse rivelano la sostanza stessa della Liturgia” (Papa Giovanni Paolo II).
  8. Il Papa e i vescovi non hanno quindi l’autorità di proibire o limitare una forma così venerabile della Santa Messa, che è stata offerta dai santi per più di mille anni, così come il Papa o i vescovi non avrebbero l’autorità di proibire o riformare significativamente la forma venerabile del Credo apostolico o del Credo niceno-costantinopolitano, proprio a causa del loro uso venerabile, continuo e millenario.
  9. Rispettare la proibizione abusiva di quella venerabile forma di Messa dei santi, emessa purtroppo dagli attuali ecclesiastici in un momento di crisi ecclesiale senza precedenti, costituirebbe una falsa obbedienza.
  10. L’inosservanza dei divieti della Messa tradizionale non rende scismatici, purché si continui a riconoscere il Papa e i vescovi, a rispettarli e a pregare per loro.
  11. Disobbedendo formalmente a una proibizione così inaudita di un patrimonio inalienabile della Chiesa romana, si obbedisce di fatto alla Chiesa cattolica di tutti i tempi e a tutti i Papi che hanno diligentemente celebrato e comandato la conservazione di quella forma venerabile e canonizzata della Messa.
  12. L’attuale proibizione del rito tradizionale della Messa è un fenomeno temporaneo e cesserà. La Chiesa romana sta vivendo oggi una sorta di esilio liturgico, cioè la Messa latina tradizionale è stata esiliata da Roma; ma l’esilio, sicuramente, un giorno avrà fine.
  13. Poiché la Messa tradizionale latina è in uso ininterrottamente da più di un millennio, santificata dalla ricezione universale nel tempo, dai santi e dai pontefici romani, essa appartiene al patrimonio inalienabile della Chiesa romana. Di conseguenza, in futuro i pontefici romani senza dubbio riconosceranno e ristabiliranno nuovamente l’uso di questa liturgia tradizionale della Messa.
  14. I futuri Papi ringrazieranno tutti i sacerdoti e i fedeli che, in tempi difficili, nonostante tutte le pressioni e le false accuse di disobbedienza, e in uno spirito di sincero amore per la Chiesa e per l’onore della Santa Sede, hanno mantenuto e trasmesso il grande tesoro liturgico della Messa tradizionale per le generazioni future.

La nota del Dr. Robert Moynihan, nella nostra traduzione italiana dall’inglese, pubblicata oggi su The Monynihan Letters-From the journal of Robert Moynihan – Lettera N. 107,  venerdì 30 giugno 2023: Messa Antica

La dichiarazione è un accorato appello a continuare a celebrare l’antica liturgia nella Chiesa cattolica. È anche, esplicitamente (!) un invito a disobbedire a un’istruzione liturgica di Papa Francesco. In altre parole, un invito a rifiutare un’istruzione papale scritta, affermando che ciò è accettabile purché non si tratti di un rifiuto di… Papa Francesco stesso.

Schneider sta dicendo, in sostanza, che l’autorità del Papa è limitata rispetto a certe questioni della Chiesa, e, in questo caso, che la sua autorità non si estende al divieto della celebrazione di una liturgia che i Papi precedenti hanno difeso e promosso per secoli. L’argomentazione di Schneider è che l’autorità del Papa, sebbene assoluta nella Chiesa, è tuttavia limitata da ciò che i Papi precedenti hanno detto e fatto in oltre 2000 anni.

L’argomentazione di Schneider è che l’antica liturgia in sé non è suscettibile di revisione o abrogazione da parte di nessuno nella Chiesa, nemmeno del Papa, perché è stata usata per secoli, da tutta la Chiesa, e ha formato e nutrito migliaia di santi. Pertanto, sarebbe (per sintetizzare) una contraddizione logica proibire o restringere tale liturgia come qualcosa di negativo o sbagliato. Nemmeno la suprema autorità (ammessa) del Papa può ordinare una tale contraddizione logica, sostiene Schneider. Così Schneider argomenta che l’autorità del Papa ha dei limiti, e che uno di quei limiti è in questa questione di regolare una liturgia che è stata considerata ortodossa e santa per secoli.

Non è ancora chiaro, ovviamente, se altri si uniranno a Schneider nel sostenere questa argomentazione, o se il Papa e i suoi consiglieri liturgici tenteranno di confutare e/o condannare l’argomentazione di Schneider. Questo resta da vedere. Il modo in cui viene deciso avrà molto da dire sulla continuità (o rottura) dell’insegnamento nella Chiesa, cosa che avrà conseguenze anche in altri campi, ad esempio nell’insegnamento morale.

Quello che sembra essere in gioco in questo dibattito è dunque la questione fondamentale dello “sviluppo della dottrina” (lo sviluppo della dottrina è accettabile) e dell'”alterazione della dottrina” (l’alterazione della dottrina non è accettabile, secondo tutta la tradizione dell’insegnamento della Chiesa).

***

Ma qualcuno potrebbe obiettare che ragioni prudenziali hanno dettato questa decisione, e potrebbero dettare altre decisioni simili, riguardanti gli insegnamenti e le tradizioni della Chiesa.

La liturgia antica è stata ristretta in una decisione del 16 luglio 2021 (due anni fa ormai) di Papa Francesco. In quella data Francesco emanò Traditionis custodes, affermando che era sua decisione, sulla base di quanto gli era stato detto dai suoi consiglieri, che la restrizione era necessaria per motivi prudenziali “per combattere la disunione e la divisione causate da un uso inappropriato della Messa Tradizionale in Latino”.

(Ecco un link ad un articolo del 2021 di Mons. Eric Barr, che offre quattro ragioni a sostegno della decisione del Papa.) Il documento del Papa, dice Barr, “sostanzialmente revoca gran parte di Summorum Pontificum” – il documento pubblicato da Papa Benedetto XVI il 7 luglio 2007, in cui Benedetto affermava che ogni sacerdote cattolico avrebbe, o dovrebbe, avere sempre il diritto celebrare la Messa secondo il rito antico, perché è un rito santo e ortodosso, e quindi avrà sempre un posto rispettato nella vita liturgica della Chiesa.

Quindi le linee vengono tracciate.

Si stanno fissando i confini tra quello che alcuni cattolici più tradizionali vedono come un “spingersi oltre” papale in questa materia, e quello che il Papa e i suoi consiglieri dicono essere una misura necessaria per assicurare l’unità della Chiesa di fronte a un tipo di “divisione” liturgica che il Papa, si sostiene, ha l’autorità di legiferare contro, anche a costo di sembrare oltrepassare la sua autorità in tale materia.

Per questo motivo, la questione sembrerebbe richiedere una sorta di chiarimento e compromesso su un livello di riflessione e precisione ancora più elevato di quello finora raggiunto in questo dibattito.

Traditionis custodes – Indice [QUI]

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