Dal papa il rabbino Rosen per parlare di archivi, preghiere e violenza contro i cristiani

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Perché il papa non visita ancora in Israele? Se incontrasse i leader di Hamas scoppierebbe l’inferno. È l’opinione del Rabbino David Rosen presidente dell’International Jewish Committee on Interreligious Consultations. In udienza dal papa questa mattina con altri 20 membri del comitato il Rabbino, che da anni è impegnato nel dialogo interreligioso, ha incontrato la stampa dopo l’udienza.

Insomma il viaggio ancora non si fa non tanto perché c’è ancora quella didascalia ambigua sotto la foto di Pio XII, museo della shoah di Gerusalemme, lo Yad Vashem, e neanche perché i negoziati bilaterali sullo status patrimoniale e fiscale della Chiesa cattolica in Israele sono in stallo. Il vero problema per Rosen è che “Poiché la locale comunità cattolica è palestinese, il Papa non potrebbe non incontrare i leader della società palestinese. Ma al momento essa non è guidata in modo esclusivo dall’Autorità palestinese. Se Benedetto XVI incontrasse Hamas, scoppierebbe l’inferno. Se evitasse un tale incontro, metterebbe in difficoltà la comunità cattolica”.

A confermare in parte le tesi di rav Rosen le parole del cardinaler Walter Kasper incontrato dal Comitato a margine dell’ udienza pontificia. “Ci ha categoricamente spiegato che la didascalia di Pio XII a Yad Vashem non è un impedimento al viaggio”. In effetti il rabbino ha spiegato che i temi “caldi” nel dialogo tra ebrei e cattolici rimangono quelli legati alla preghiera del venerdì santo ricomposta per la messa preconciliare e all’ apertura degli archivi dopo il 1939. Temi proposti nel discorso di Rosen al papa. E’ stato l’ Archivista Pagano a chiarire alla delegazione che per motivi tecnici ci vorranno almeno 5 anni prima che, dopo l’ autorizzazione del papa, si possa studiare l’ archivio del pontificato di Pio XII. Un membro della delgazione ha chiesto al papa che non si proceda alla beatificazione di Pacelli prima che gli storici li abbiano studiati e il papa avrebbe risposto:” Lo sto considerando seriamente”. Rosen conferma che il mondo ebraico non deve intromettersi nei fatti interni della Chiesa, ma del resto chiede una “sensibilità” su certi argomenti.

Nello scambio di discorsi ufficiali il Papa ha sottolineato la crescente comprensione tra cattolici ed ebrei, riaffermando “l’impegno della Chiesa per l’attuazione dei principi enunciati nella storica Dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II” che “condanna fermamente tutte le forme di antisemitismo”.
Questo documento – ha proseguito – ha rappresentato “una significativa pietra miliare nella lunga storia delle relazioni cattolico-ebraiche” e “un invito ad una rinnovata comprensione teologica dei rapporti tra la Chiesa e il Popolo ebraico”: D’altre parte – ha precisato Benedetto XVI – “anche gli ebrei sono chiamati a scoprire ciò che hanno in comune” con quanti credono nel Signore, “il Dio di Israele”, che si è rivelato attraverso la sua parola, che, come il Salmista dice, è luce per il nostro cammino e ci dona nuova vita. “Questa Parola – ha aggiunto – ci spinge a dare comune testimonianza della misericordia, della verità e dell’amore di Dio”. Si tratta di “un servizio vitale nel nostro tempo, minacciato dalla perdita di quei valori spirituali e morali che garantiscono la dignità umana, la solidarietà, la giustizia e la pace”.

Un dialogo sincero ha bisogno sia di apertura sia di un solido senso di identità da entrambe le parti, per consentire a ciascuno di essere arricchito dai doni dell’altro”. Da parte sua, nel suo indirizzo di saluto, il rabbino David Rosen, presidente del Comitato, ha ringraziato la Santa Sede per il suo impegno contro ogni forma di antisemitismo. Ha espresso quindi la propria soddisfazione per i chiarimenti avuti in merito alla modifica della preghiera per gli ebrei nella Liturgia del Venerdì Santo. E ha ripetuto la richiesta per un accesso degli studiosi agli archivi vaticani per i documenti relativi al periodo nazi-fascista. Infine ha espresso la propria solidarietà per le violenze anticristiane in India, Iraq e sud-est asiatico.

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