L’ideologia del gender porta nelle scuole italiane i “bagni neutri”. L’odio della estrema sinistra e della lobby del gender per la libertà di opinione e di espressione altrui

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 07.10.2022 – Vik van Brantegem] – “Bagni neutri” in un liceo di Livorno. È l’ultima folle conseguenza dell’ideologia del gender, secondo cui l’identità sessuale (maschile o femminile) va sostituita con l’identità di genere (fluida e indefinita). Non più bagni per maschi e femmine, dunque, ma “bagni neutri”. Ovviamente, sarebbe impraticabile di avere bagni suddivisi secondo le infinite identità fluide. Quindi, un unico bagno che vada bene per tutte in una grande “ammucchiata” [*].

Il giornalista Paolo Biagioni su Livorno Today del 30 settembre 2022 fornisce un bignami della teoria gender, sparando con l’occasione anche la solita cavolata sul Medioevo: «La scelta di istituire bagni neutri al liceo Niccolini-Palli per iniziativa della dirigente scolastica ha rappresentato un segnale forte e se vogliamo dirompente di rispetto e uguaglianza. Sembrerebbe un salto nel futuro, ma invece altro non è che una spallata al Medioevo. Ogni ragazzo o ragazza che non si senta a proprio agio con il proprio sesso biologico assegnato alla nascita può utilizzarlo, lasciandosi alle spalle schemi, etichette e distinzioni che forse nel 2022 dovremmo provare ad archiviare. Per il bene soprattutto dei nostri ragazzi e ragazze che nelle scuole passano gran parte del loro tempo e lì si formano, crescono e maturano». Lo zero astratto avvolto dal nulla dell’ideologia.

«L’ideologia del gender è pericolosa, perché è astratta rispetto alla vita concreta di una persona, come se una persona potesse decidere astrattamente a piacimento se e quando essere uomo o donna». Così Papa Francesco ha risposto ad una domanda di un suo confratello, nell’incontro privato avvenuto durante il suo Viaggio Apostolico a Budapest e in Slovacchia, il 12 settembre 2021 nella Nunziatura Apostolica di Bratislava, di cui La Civiltà Cattolica ha riferito come di consueto i contenuti. “L’astrazione per me è sempre un problema”, ha rimarcato Papa Francesco. «L’ideologia ha sempre il fascino diabolico, perché non è incarnata»: in una civiltà delle ideologie, come quella attuale, «dobbiamo smascherarle alle radici».

L’ideologia del gender afferma che si possa decidere se essere maschi o femmine indipendentemente dalla biologia. Di conseguenza afferma che l’identità sessuale di maschio e di femmina non sia determinata dalla biologia, anche la figura di padre e di madre siano solo invenzioni culturali (e quindi sostituibili ed eliminabili, da indicare come “genitore 1” e “genitore 2”, anche se anche questi termini sarebbero discriminatori, perché i partner non necessariamente hanno anche generato personalmente e sottratto il bambino alla madre naturale con la pratica disumana dell’utero in affitto).

Mentre in attuazione del Codice della pari opportunità tra uomo e donna, il personale maschile e femminile (secondo il sesso biologico) deve essere al 50% per parte nelle aziende pubbliche e private che occupano oltre 50 dipendenti, per l’ideologia gender questo principio non vale nelle coppie, che possono essere composte da persone dello stesso sesso biologico. Non ci vuole tante per capire che fra non poco, anche il principio della pari opportunità sarà dichiarato discriminatorio e invocato l’assunzione “neutro”, fluido. Secoli di lotte femministe buttate nel cesso (rigorosamente “neutro”).

Cosa pensa Papa Francesco della colonizzazione dell’ideologia del gender  – e che ne parla dall’inizio del suo pontificato – l’abbiamo raccontato in un articolo del 17 marzo 2021 [Quello che Papa Francesco pensa dell’ideologia del gender].

Papa Francesco ha spiegato – intervistato da Don Luigi Maria Epicoco nel libro San Giovanni Paolo Magno (febbraio 2020) – la pericolosità dell’ideologia del gender: «Essa si propone implicitamente di voler distruggere alla radice quel progetto creaturale che Dio ha voluto per ciascuno di noi: la diversità, la distinzione. Far diventare tutto omogeneo, neutrale. È l’attacco alla differenza, alla creatività di Dio, all’uomo e la donna. Se io dico in maniera chiara questa cosa, non è per discriminare qualcuno, ma semplicemente per mettere in guardia tutti dalla tentazione di cadere in quello che è stato il progetto folle degli abitanti di Babele: annullare le diversità per cercare in questo annullamento un’unica lingua, un’unica forma, un unico popolo. Questa apparente uniformità li ha portati all’autodistruzione perché è un progetto ideologico che non tiene conto della realtà, della vera diversità delle persone, dell’unicità di ognuno, della differenza di ognuno. Non è l’annullamento della differenza che ci renderà più vicini, ma è l’accoglienza dell’altro nella sua differenza, nella scoperta della ricchezza nella differenza. È la fecondità presente nella differenza che fa di noi degli esseri umani a immagine e somiglianza di Dio, ma soprattutto capaci di accogliere l’altro per ciò che è e non per ciò in cui lo vogliamo trasformare. Il cristianesimo ha sempre dato priorità al fatto più che alle idee».

Nell’ideologia del gender si vede, dice Papa Francesco, «come un’idea vuole imporsi sulla realtà e questo in maniera subdola. Vuole minare alle basi l’umanità in tutti gli ambiti e in tutte le declinazioni educative possibili, e sta diventando un’imposizione culturale che più che nascere dal basso è imposta dall’alto da alcuni Stati stessi come unica strada culturale possibile a cui adeguarsi».

Rimuovere le differenze tra uomo e donne non è una soluzione, anzi crea un problema, ha detto Papa Francesco, parlando della teoria del gender all’Udienza generale del 15 aprile 2015 in piazza San Pietro e dedica la catechesi alla complementarietà tra uomo e donna, nel ciclo di riflessioni sulla famiglia iniziato cinque mesi prima. Il Papa ha spiegato che “l’uomo e la donna, come coppia, sono immagine di Dio”: «La differenza tra uomo e donne non è per contrapposizione o subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre ad immagine e somiglianza di Dio». Il Papa ha detto che ce lo insegna l’esperienza: «L’essere umano ha bisogno della reciprocità tra uomo e donna». E poi la frase sul gender: «Mi domando, ad esempio, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione». Secondo il Papa in questo campo vi sono “segnali preoccupanti”.

I “bagni neutri” della grande “ammucchiata” dell’ideologia del gender.

Sui “bagni neutri” nella sua scuola la Preside afferma: «Così più inclusività», ecco la parola magica dei tempi che corrono, insieme a “sostenibilità”, “tolleranza”, “porte aperte”, “rispetto”, ecc. Ha inaugurato i “bagni neutri”, riferisce Biagioni su Livorno Today del 28 settembre 2022, dicendo: «Si tratta di una cosa a cui crediamo molto e che i tempi attuali ci impongono di fare». Almeno è stata onesta: ha ammesso che si tratta di una vera e propria imposizione dettata da una moda politicamente corretta. Una moda che sta incidendo ferite profondissime nel cuore di migliaia di bambini e adolescenti (i nostri figli e nipoti).

Non serve scomodare il Medioevo per confondere le idee. Si tratta semplicemente di una prassi totalmente illegale. Secondo la normativa sull’edilizia scolastica, infatti, i bagni “devono essere separati per sesso” (DM 18 dicembre 1974, 3.9.1). Non sono i tempi che impongono ciò che si fa o non si fa in una scuola, ma la legge dello Stato.

Per questo, una decisione molto seria è stata presa nella riunione del 5 ottobre con il team di Pro Vita & Famiglia Onlus, informa Jacopo Coghe, il Portavoce dell’associazione. È stato deciso di iniziare una grande campagna legale contro le scuole che introducono al loro interno la “carriera alias” e i “bagni neutri”.

Ricordiamo che la “carriera alias” è una procedura (illegale!) tramite cui la scuola tratta un ragazzo come se fosse una ragazza e viceversa a seconda di come loro si auto-percepiscono.

Basta! È ora di mettere fine a questi abusi.

Ecco cosa farà Pro Vita & Famiglia:

  • Individuare le scuole che hanno introdotto queste pratiche illegali
  • Diffidare formalmente i dirigenti scolastici dal portarle avanti
  • Informare i genitori e aiutarli a difendere i loro figli nei consigli di classe e nei Consigli d’Istituto
  • Attivare denunce e dove è necessario iniziative legali affinché le autorità competenti vi pongano fine
  • Diramare comunicati stampa per la denuncia pubblica di questi abusi
  • Denunciare queste pratiche alle amministrazioni locali (Assessori all’istruzione)
  • Denunciare tali casi agli Uffici Scolastici Regionali e al Ministero dell’Istruzione tramite i nostri delegati presso il Forum Nazionale delle Associazioni di Genitori nelle Scuole (FONAGS)
  • Mettere pressione sul Governo affinché non si faccia influenzare dalla Lobby Lgbt e dai collettivi di estrema sinistra
  • Organizzare eventi locali per informare la cittadinanza e le famiglie con presìdi, conferenze stampa, volantinaggi, affissioni

È un’operazione che richiede tempo, strategia, nervi saldi e soprattutto enormi risorse umane e finanziarie. Ma i nostri figli e nipoti vanno difese dalle porcherie gender.

Intanto, continua la brutale repressione delle attività di Pro Vita & Famiglia Onlus in tutta Italia. Dopo la prima ondata di censure dei manifesti anti-gender a inizio settembre a Torino, Milano e Roma, l’estrema sinistra è tornata alla carica. Adesso l’associazione è sotto attacco in Lombardia (Treviso e Piacenza), Emilia Romagna (Cesena) e Toscana (Pontedera, in provincia di Pisa). “Vanno oscurati…”. “Vanno tolti…”. “Vanno rimossi…”. Censurare, censurare, censurare. L’estrema sinistra e la lobby LGBTQAI+ odiano la libertà di opinione e di espressione di chi non la pensa come loro. Non vogliono che i cittadini e le famiglie vengono informati. Hanno paura che le coscienze degli italiani vanno svegliate sugli attacchi dell’ideologia gender.

È per questo che, per ogni manifesto censurato e rimosso, ne vanno attaccati altri 10, 100, 1000. Quella contro l’ideologia gender è davvero la battaglia del secolo. Stanno bombardando bambini e ragazzi con messaggi culturali devastanti. Non si vergognano nemmeno di violare le leggi dello Stato pur di raggiungere l’obiettivo. Questo è ancor più intollerabile quando questa propaganda ideologica entra nelle scuole materne, elementari e medie. Per questo abbiamo il dovere morale di reagire ed agire. Nessuno deve sentirsi escluso da questa missione.

Pro Vita & Famiglia: «Comune Pontedera censura manifesti. Adiremo vie legali»

Donatella Isca, la Referente locale e regionale per la Toscana di Pro Vita & Famiglia Onlus afferma: «A Pontedera la libertà di pensiero ed espressione è ormai un lontano ricordo. La nostra campagna di affissioni stradali per tutelare i bambini dall’indottrinamento gender vuole, infatti, essere censurata dal Sindaco Matteo Franconi e dall’Assessore Carla Cocilova, che chiamano in causa una legge non solo inapplicabile ma che soprattutto non ha nulla a che fare con i nostri manifesti. Nelle affissioni, infatti, non c’è nessun tipo di messaggio né violento, né discriminatorio, né stereotipato o offensivo, né sessista. La nostra campagna vuole solo difendere i bambini da argomenti inadatti ai più piccoli e tutelare il diritto dei genitori ad avere piena libertà educativa per i propri figli, respingendo così ogni ideologia gender dalle scuole. Inoltre, la norma chiamata in causa da chi ci vuole tappare la bocca è inserita nel Codice della strada nel 2020, ma è attualmente inapplicabile poiché mancano i decreti attuativi ministeriali previsti dalla stessa e mai emanati. Pertanto, tali disposizioni non sono invocabili nemmeno in astratto per censurare il messaggio di Pro Vita & Famiglia che, comunque – lo ribadiamo – non è in alcun modo offensivo né illegale. L’unica cosa di illegale e vergognosa è la censura nei nostri confronti. Non ci faremo fermare ma proseguiremo, come sta avvenendo in tutta Italia con webinar informativi per genitori e una petizione popolare che ha raccolto oltre 28.000 firme per chiedere che il Ministro dell’Istruzione del nuovo governo difenda proprio la libertà educativa».

Prosegue Donatella Isca: «A Pontedera la censura si abbatte su chi la pensa diversamente e vuole difendere i bambini dall’indottrinamento gender. La nostra campagna di affissioni stradali, infatti, è stata sottoposta a censura politica e rimossa dal Comune, amministrato dal PD, dopo le proteste di ambienti di sinistra e Lgbt e dopo la pubblicazione di alcuni articoli di stampa assolutamente falsi, tendenziosi e pericolosi che addirittura parlano di teoria gender “inesistente” e “invenzione”. È gravissimo e inaccettabile che si arrivi ad una censura assolutamente immotivata. I nostri manifesti, infatti, sono veritieri – parlano di un qualcosa di assolutamente reale, come, purtroppo, la teoria gender presente nelle scuole italiane di ogni ordine e grado – e soprattutto non sono né violenti, né discriminatori, né sessisti. Ecco perché è assurdo, come invece è stato fatto, chiamare in causa una norma inserita nel Codice della strada nel 2020. Legge, peraltro, del tutto inapplicabile, poiché mancano i decreti attuativi ministeriali previsti dalla stessa e mai emanati. Pertanto, tali disposizioni non sono invocabili nemmeno in astratto per censurare il messaggio di Pro Vita & Famiglia che, lo ribadiamo, è comunque in ogni caso del tutto legittimo. Come accaduto in altre città italiane non ci faremo tappare la bocca e adiremo vie legali per denunciare questo abuso messo in atto dal Comune di Pontedera che lede la libertà di pensiero e di espressione non solo nostra ma anche di migliaia di famiglie e genitori italiani».

L’intervista alla consigliera di Piacenza che ha difeso la libertà d’espressione per i manifesti censurati

Le campagne di Pro Vita & Famiglia Onlus continuano a risultare scomode per certi gruppi ideologici e per una certa parte politica. Al Consiglio comunale di Piacenza, c’è chi vorrebbe far rimuovere i manifesti dell’associazione, che deplorano l’indottrinamento gender dei minori.

A prendere l’iniziativa sono stati Matteo Anelli e Boris Infantino, i due consiglieri della lista civica Piacenza Coraggiosa che, in un’interpellanza urgente rivolta al Sindaco Katia Tarasconi, bollano i messaggi della campagna come carichi di «toni allarmistici» e «lesivi del rispetto delle libertà individuali e dei diritti civili e politici». Pertanto, i manifesti contro l’ideologia gender, secondo Anelli e Infantino, «violano la legge» e andrebbero rimossi. Come se non bastasse, inoltre, proprio per etichettare come «violenti, discriminatori e sessisti» i manifesti viene citata una norma inserita nel Codice della Strada nel 2020. Tuttavia, tale norma è attualmente del tutto inapplicabile, poiché mancano i decreti attuativi ministeriali previsti dalla stessa e mai emanati. Pertanto, tali disposizioni non sono invocabili nemmeno in astratto per censurare il messaggio di Pro Vita & Famiglia che comunque – è bene ricordarlo – non sono in alcun modo riferibili a tale norma proprio perché del tutto innocui e non offensivi.

I due politici locali non si soffermano minimamente sull’opportunità o meno di trasmettere un certo tipo di insegnamento a bambini anche molto piccoli, concentrandosi unicamente sulla presunta aggressione contro «il rispetto di tutte le differenze, compresa ovviamente quella sessuale». Anelli e Infantino invocano infine il rispetto dell’articolo 23 comma 4 bis del Codice della Strada, che vieta «sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche».

Sulla controversia, Pro Vita & Famiglia ha raccolto il commento di Sara Soresi  di Fratelli d’Italia, la prima tra i consiglieri d’opposizione a manifestare il suo dissenso nei confronti dell’interpellanza di Anelli e Infantino.

Avvocato Soresi, per quale motivo i consiglieri di Piacenza Coraggiosa considerano discriminatori i manifesti di Pro Vita & Famiglia?
«Questa è una bella domanda, anch’io me la sono posta! Da quanto ho capito, i consiglieri di Piacenza Coraggiosa ritengono sia illegale, perché offensivo nei confronti delle persone omosessuali».

Lei però sostiene il contrario…
«Io sono convinta che i manifesti non violino assolutamente la legge. L’articolo 23 del Codice della Strada l’ho letto e non ho trovato alcuna riga che mi faccia pensare sia stato violato. Evidentemente la “legge” (se così la possiamo chiamare) che i consiglieri ritengono calpestata è quell’insieme di ideologie e di stereotipi, che loro vorrebbero imporre a tutti, bambini compresi. È proprio questo che stanno tentando di fare: imbavagliare chi non la pensa come loro».

Alla luce di questo, sarà possibile bloccare questa interpellanza?
«Noi battaglieremo sicuramente a livello locale per evitare che i manifesti vengano tolti. Ovviamente, poi, la decisione definitiva compete all’amministrazione comunale piacentina, attualmente guidata dal Partito Democratico assieme alla lista civica Piacenza Coraggiosa. Non so se l’interpellanza andrà in porto, né se sarà applicata ma ricordo che, a Milano, in un caso simile, i manifesti furono tolti; quindi, temo possa succedere anche da noi».

Se ormai regolarmente, la permanenza dei manifesti di Pro Vita & Famiglia deve essere condizionata dal colore politico del Comune dove si svolge la campagna, la certezza della legge dove sta?
«Sono assolutamente d’accordo. Ritengo, infatti, che l’associazione Pro Vita & Famiglia debba muoversi sul piano legale. Nessuna normativa è stata violata e i manifesti sono assolutamente leciti».

Quella del gruppo consigliare Piacenza Coraggiosa è quindi soltanto una battaglia ideologica?
«Sì, mi sembra francamente molto evidente. Leggendo il testo della loro interpellanza e le deduzioni a cui sono arrivati, mi sembra proprio che si tratti di una battaglia puramente ideologica, per cui, se non la pensi come loro, se non accogli il loro perbenismo e i loro stereotipi, cercheranno di imbavagliarti».

Personalmente cosa ne pensa delle immagini del manifesto di Pro Vita & Famiglia?
«Trovo sia un’immagine forte ma, al tempo stesso, è un’immagine che mi sento di condividere. Poche settimane prima avevo fatto un intervento sull’ingresso del Comune di Piacenza nella rete Re.a.dy: è una mossa che non condivido e che ritengo pericolosa. Non sono d’accordo sull’impartire determinati insegnamenti a bambini così piccoli. Ho letto i programmi dei Comuni che fanno parte di questa rete e ho trovato punti che non mi trovano per nulla d’accordo, come, ad esempio, la formazione di educatori per l’insegnamento dell’identità di genere addirittura nella fascia 0-6 anni. Io ho un bambino di due anni e una bambina di sei: se le insegnassero questi concetti, la confonderebbero terribilmente, quindi, non sono favorevole a questo tipo di iniziativa».

Con il nuovo governo nazionale, l’ideologia gender avrà vita meno facile?
«È andato a cadere il ddl Zan e già di per sé mi sembra una buona cosa. Presumendo che il governo sarà guidato da Giorgia Meloni, credo proprio queste politiche non saranno più portate avanti».

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Per chi vuole sostenere le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus

L’associazione – sostenuta sul piano comunicativa da questo Blog dell’Editore – non riceve fondi statali anche per restare autonoma, ma questo significa che dipenda totalmente dalla generosità di chi vuole donare…

Tramite bonifico bancario
Intestato a: Pro Vita e Famiglia Onlus
Banca: Intesa San Paolo
Causale: Stop gender scuola
IBAN: IT65 H030 6905 2451 0000 0000 348

Tramite bollettino postale
Intestato a: Pro Vita e Famiglia Onlus
Conto corrente: 1018409464

Tramite Carta o PayPal: QUI

[*] Ammucchiata (sostantivo femminile, finché l’ideologia del gender non si occupa anche a rendere “inclusivo” anche la grammatica) secondo il dizionario:
1. Incontro erotico di gruppo caratterizzato da molteplici rapporti sessuali attuati senza distinzione di persona o sesso.
2. Estensivo e figurativo: raggruppamento confuso ed eterogeneo, motivato da un’occasionale e temporanea coincidenza di interessi.

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