Che prezzo ha la pace? E che prezzo siamo disposti a pagare?

Condividi su...

In occasione della tappa a Montecitorio nel giro virtuale dei parlamenti dell’Occidente del Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, condividiamo di seguito quattro contributi, guardando anche oltre le apparenze e il proprio naso.

  • Zelensky in Parlamento di Debora Billi – Visionetv.it, 22 marzo 2022: l’intervento di Zelensky nella Camera dei Deputati italiana è stato il solito spot pubblicitario e Il vero discorso è quello, breve e conciso, di Mario Draghi. In poche parole: il premier ha tutte le intenzioni di trascinarci in guerra.
  • Il volto della guerra di Renato Farina – Libero Quotidiano, 22 marzo 2022: eletto con il competi di stroncare la corruzione, non ha fatto nulla e si giova di truppe di volontari orgogliosamente brutale e nazisti (e questo va detto). Zelensky, l’eroe poco simpatico, anzi eroe antipatico che dà lezioni al mondo. Ha rinfacciato l’immobilismo al Congresso degli USA e all’Europa, ha fatto irritare Israele e spaventa tutti con i continui richiami alla Terza Guerra Mondiale, Eppure, che coraggio.
  • Comincia l’attacco alla Cina: Blinken accusa Pechino di genocidio di Andrea Sartori – Visionetv.it, 22 marzo 2022: è una continua escalation. Dagli Usa ora arrivano pesantissime accuse di genocidio all’indirizzo della Cina, colpevole di non punire la Russia. Ne abbiamo parlato il 20 marzo scorso: Il Drago, l’Aquila e l’Orso. Xi Jinping sceglie di aiutare Vladimir Putin anziché Joe Biden. Ma si vuole proprio la terza guerra mondiale?
  • Alla faccia dei valori occidentali: in Ucraina si mette la gente alla pubblica gogna. Letteralmente (tratto da un articolo di Giulia Burgazzi – Visionetv.it, 22 marzo 2022): in Ucraina i “valori occidentali” sono sconosciuti e l’Occidente lo giustifica con la guerra. La pubblica gogna è cosa normale in Ucraina: uomini, donne e bambini vengono legati ai pali e picchiati dai passanti. La loro colpa? Essere ladri, zingari, o… parlare russo. Le immagini parlano. E non da oggi.

Il 17 marzo 2022 l’inviato a Kyiv di la Repubblica, Fabio Tonacci, ha scritto: «È tutto un macabro show: spettacolo e realtà viaggiano confuse e parallele senza soluzione di continuità. La guerra dei media: creativi e vecchi amici sono le armi di Zelensky. Dietro alla comunicazione del Presidente autori e manager dello spettacolo. I discorsi sono scritti dallo sceneggiatore della serie tv satirica che lo ha reso famoso. Da quando è iniziata la guerra, Volodymyr Zelensky non ha detto una sola parola fuori posto. Le ha messe tutte sapientemente vicino al cuore di chi lo ascolta. Si è rivolto ai deputati e ai senatori americani spiegando che per l’Ucraina “ogni giorno è l’11 settembre”, davanti a quelli inglesi ha citato Churchill, col Bundestag ha evocato “il nuovo muro di Berlino innalzato da Putin”».

Poi, è arrivato l’autogol alla Knesset, paragonando non solo la guerra in Ucraina alla Shoah, ma si zappa il piede, osando di lodare gli Ucraini per aver “protetto” gli Ebrei dallo sterminio nazista. Gli Israeliani invece, gli hanno ricordato le atrocità di cui si sono macchiati nella Seconda Guerra Mondiale, come riferisce il Jerusalem Post.

“Apprezzo il Presidente dell’Ucraina e sostengo il popolo ucraino nel cuore e nelle azioni, ma è impossibile riscrivere la terribile storia della Shoa”, ha twittato il Ministro delle Comunicazioni israeliano Yoaz Hendel. “Il genocidio è stato commesso anche sul suolo ucraino. La guerra è terribile, ma il confronto con gli orrori della Shoah e la soluzione finale è scandaloso”.

L’ex Ministro Yuval Steinitz, ora deputato del Likud, ha detto: “Se il discorso di Zelensky fosse stato pronunciato in tempi normali [non bellici], avremmo detto che rasentava la negazione della Shoah. Ogni confronto tra una guerra regolare, per quanto difficile possa essere e lo sterminio di milioni di Ebrei nelle camere a gas nell’ambito della Soluzione Finale, è una totale distorsione della storia. Lo stesso vale per l’affermazione che gli Ucraini hanno aiutato gli Ebrei nella Shoah. La verità storica è che il popolo ucraino non può essere orgoglioso del suo comportamento nella Shoah degli Ebrei”.
Il politico sionista religioso Simcha Rothman ha contestato il riferimento di Zelensky agli Ucraini che hanno salvato gli Ebrei e ha twittato: “Non capisco l’ucraino, ma se la traduzione che ho sentito è corretta, Zelensky ci ha chiesto di trattare gli Ucraini come ci trattavano 80 anni fa. Mi dispiace, ma penso che dovremo respingere quella richiesta. Dopotutto, siamo una nazione morale”.

Gli Israeliani conoscono molto bene la storia della Shoah. 900.000 Ebrei dell’attuale Ucraina furono assassinati dai nazisti e dai loro collaboratori. Tristemente noto è «massacro della gola di Babi Yar», nei pressi di Kiev. Fu un sito di massacri durante la Seconda Guerra Mondiale ad opera dei nazisti e collaborazionisti ucraini ai danni della popolazione locale. Particolarmente noto e documentato fra tali massacri fu quello compiuto tra il 29 e il 30 settembre 1941, in cui trovarono la morte 33.771 ebrei di Kiev, secondo il dettagliato rapporto fatto da personalità e militari tedeschi. Fu uno dei tre più grandi massacri della storia della Shoah, superato solo dal massacro della Operazione Erntefest in Polonia nel 1943, con più di 42.000 vittime e dal Massacro d’Odessa nel 1941, con più di 50.000 Ebrei sterminati.

«Al centro della foto è Stepan Bandera, nazista ucraino collaborazionista dei nazisti tedeschi, messo nel 1944 da Hitler a capo di un governo fantoccio e organizzatore di terrorismo in Ucraina dopo la sconfitta della Germania. Uccise e fece uccidere Polacchi ed Ebrei a decine di migliaia. Nel 2015 il nuovo regime “democratico” dell’Ucraina ha abolito la festa del 9 maggio, che prima lì come in Russia celebrava la sconfitta del nazismo, e ha deciso di festeggiare il compleanno di Bandera come ricorrenza patriottica nazionale. Quando Zelensky si rivolgerà al Parlamento italiano facendo appello alla Resistenza contro il fascismo, che a lui serve per chiedere la No Fly Zone cioè la terza guerra mondiale, gli si ricordi che i nostri Partigiani combattevano contro quelli come Bandera, che invece le milizie ucraine oggi hanno nei propri vessilli» (Giorgio Cremaschi).

Circa 80.000 Ucraini si offrirono volontari per le SS, rispetto ai 2.600 Ucraini documentati per aver salvato gli Ebrei. E prima ancora, alcuni dei peggiori pogrom della storia ebraica furono perpetrati in quella che oggi è l’Ucraina.

Ormai, la realtà esiste ancora ma non conta più e raccontarla è “complesso” e quindi opera di “Putinversteher”, da epurare e da mettere alla pubblica gogna. Il Foglio del 22 marzo 2022 titola la rubrica delle lettere: «L’alibi della complessità: chi non condanna Putin è complice». Siamo risucchiati in un mondo virtuale dove si parla di bombe reali come fossero coriandoli di carnevale. Tutto è diventato storytelling, narrazione unilaterale di propaganda. «C’è qualcosa di oscuro e inquietante nell’improvviso obnubilamento, iniziato esattamente due anni fa, di menti un tempo lucide e al servizio del Vero. È come se un cupio dissolvi della propria dignità intellettiva si fosse impadronito delle loro anime» (Massimo Viglione). Invece, noi continuiamo ad opporci al totalitarismo della narrazione mediatica e all’ipocrisia del politicamente corretto. #RestiamoLiberi

Nella serie “Servitore del popolo”, Volodymyr Zelensky, che all’epoca era uno dei più noti attori comici e satirici, interpreta un comune cittadino, insegnante di storia del Liceo, che viene inaspettatamente eletto Presidente in seguito alla diffusione e al successo virale di un suo video che denuncia la corruzione nel Paese. Una trama virtuale che si trasforma in realtà il 20 maggio 2019, con l’elezione proprio di Zelensky a Presidente dell’Ucraina. Con il ritorno della serie con Netflix per gli abbonati americani la realtà si confonde con il mondo virtuale e venerdì 18 marzo 2022 Primaonline.it ha rivelato che la fiction satirica approda su La7 e il ciclo della narrazione è completa: nata come fiction di satira, la serie è oggi visto come un documento di grandissima attualità, uno sguardo d’eccezione sulla cultura ucraina e di notevole importanza per capire i drammatici eventi del nostro tempo. Prodotta da Kvartal 95 e trasmessa in prima Tv dalla Rete televisiva Ucraina “1+1” tra il 2015 e il 2019 ,“Sluha Narodu” (Il servitore del popolo) e di cui Zelensky oltre che il protagonista è anche ideatore, regista e sceneggiatore, oggi è un vero e proprio cult, in onda con grande successo in molti paesi del Mondo.

Tornando a noi, visto che abbiamo in Italia un Presidente del Consiglio dei Ministri e un Ministro degli Esteri, che buttano benzina sul fuoco – certamente non per favorire la ricerca di un accordo e della pace e ci stanno trascinando in una terza guerra mondiale, sostenuti dal coro urlante di talk show televisivi e stampa mainstream – vale la pena ascoltare il Ministro degli Esteri ungherese che ha dichiarato che il suo governo  porrà il veto alle sanzioni dell’Unione Europea sulle importazioni di gas russo, sulla no-fly zone sopra l’Ucraina e anche sulla missione di mantenimento della pace in Ucraina.

«Ma voi ve lo immaginate Giulio Andreotti, più volte alla Farnesina, esprimersi come l’attuale ministro degli esteri Di Maio? Riuscite, anche solo un momento, a pensare a Cossiga alla Difesa con posizioni grossolane e ridicole come quelle di Guerini? E vi immaginereste mai un giornalista come Montanelli assumere toni sguaiati come quelli di Mieli o di Servegnini? Oggi ci troviamo dominati da un blob inconsistente di politici e giornalisti grosso modo tutti afferenti all’universo moderato e liberale: tutti sguaiati, irriflessivi, animati da un sordido conformismo, da una falsa coscienza cinica e balorda. Di fronte a questi personaggi la vecchia destra italiana appare nettamente più ragionevole e intelligente. Mai Andreotti – di cui era noto l’atlantistismo – avrebbe lasciato che l’Italia si appiattisse alle posizioni americane o a quelle di un comico in preda a delle convulsioni autodistruttive e suicide» (Paolo Desogus).

«Giletti che stringe tra le mani la bandiera ucraina recuperata tra le macerie e dichiara di portarla con sé in Italia è una scena teatrale ricca di pathos, ma non ha nulla a che fare col giornalismo indipendente» (laria Bifarini).

Può anche non piacere per diversi motivi, ma merito attenzione cosa ha da dire il Professore Alessandro Orsini: «La mia preoccupazione è l’Europa, perché non sa fare la guerra e non sa fare nemmeno la pace. E questo consegna l’Ucraina alla tragedia. Per fare la pace in primis bisogna smettere di demonizzare l’avversario politico, cioè di rappresentarlo come un animale come ha fatto Di Maio; la seconda cosa è normalizzarlo e l’ultima mossa è umanizzarlo del nemico: non è un porco, ma un essere umano come noi. Queste sono le precondizioni per sedersi al tavolo della pace. Se Putin è un mostro, sicuramente lo siamo anche noi. E posso fornire prove documentate: Bush scavalcò l’Onu e fece una guerra illegale in Iraq; sempre in Iraq, un gruppo di marines americani ha massacrato 24 civili a sangue freddo, sparando in faccia ad un bambino. Se Putin è un cane schifoso, tra schifosi possiamo intenderci e fare la pace» [QUI].

«In nome di chi e cosa Draghi ha stabilito che la guerra in Ucraina – Paese extra UE e fuori dalla NATO – dovesse diventare la nostra guerra? Unici in Europa a dichiarare lo “stato di emergenza” (non lo hanno fatto neppure i Paesi limitrofi), primi a rimetterci in termini di approvvigionamenti energetici, primi ad andare allo scontro con la diplomazia russa, nessuna titubanza nell’imporre sanzioni ed estrema determinazione nell’invio di armi. Il Governo Draghi ha una idea piuttosto bizzarra della pace e il suo bellicismo tanto più criminale quanto più si sostanzia in una guerra alla popolazione italiana e in pericoli per la sicurezza europea. Da quando in qua auspicare la pace per una nazione vuol dire armare la sua popolazione? Da quando un governo golpista, censorio, oppressore e con compagini naziste al proprio interno può dirsi partigiano? La verità è che il Governo Draghi ha un maledetto bisogno di una nuova emergenza per coprire le disastrose – e volute – conseguenze delle scelte suppostamente anti pandemiche, la verità è che da perfetti servitori USA accettiamo di condurre la loro guerra contro la Russia e contro il benessere dei popoli d’Europa, destinati all’impoverimento del “Grande reset”. Nulla a che vedere con la solidarietà e la pace ma l’opposto: odio, armi, povertà, schiavitù, razionamenti, svendita del patrimonio statale. Occorre cacciarli, in ogni modo possibile. In ogni modo possibile» (Fiorangela Altamura).

Zelensky in Parlamento
Ma è il discorso di Draghi quello che conta: e ci sta portando in guerra
di Debora Billi
Visionetv.it, 22 marzo 2022


Il discorsetto di Zelensky al Parlamento italiano non merita molti commenti: la solita favoletta basata su richiami emotivi destinati alla casalinga di Voghera ed a un popolo evidentemente considerato subnormale dagli spin doctor del Presidente ucraino. I bambini che piangono, e voi italiani amate tanto i bambini; la bella democrazia ucraina che il pazzo vuole distruggere; le mine nel mare di Odessa (che evidentemente i russi hanno messo per impedire il proprio sbarco); Mariupol paragonata a Genova (forse non sa che a Genova i ponti ce li facciamo saltare da soli, senza bisogno di Putin).

Insomma, il consueto spot pubblicitario scritto da esperti del settore. E il Parlamento italiano, persa ogni levatura istituzionale e costituzionale, ridotto a fare da claque sullo sfondo come ad Ok il prezzo è giusto.

Ma il vero discorso da ascoltare è quello, breve e conciso, di Mario Draghi, che approfittando della risonanza del momento ha arringato l’assemblea e l’Italia tutta. In poche parole: il premier ha tutte le intenzioni di trascinarci in guerra. Difesa delle posizioni ucraine ad ogni costo, ulteriori sanzioni alla Russia destinate a metterci in ginocchio se non a ridurci alla fame e persino, apertis verbis, “aiuti militari alla resistenza”.

L’impressione reale è che il discorso di Zelensky abbia rappresentato solo l’ouverture, l’introduzione, il pretesto per quello che doveva dire Draghi e che era il punto vero della giornata. Sia chiaro: non che il discorso del premier sia invece farina del suo sacco. Draghi ci ha messo solo quel suo tono assertivo e aggressivo che abbiamo già assaggiato in occasione del Green Pass (stile da dittatore al balcone, che nella neolingua dei Paesi democratici si chiama “leader”). Per il resto, delineava anch’esso una roadmap con tutta evidenza già stabilita altrove e chissà da quanto tempo: come “l’Italia vuole l’Ucraina nella UE”, ad esempio. E il Parlamento, che non ne sapeva nulla, clap clap.

La prova definitiva è che non ha mai menzionato l’interesse nazionale. Neanche per distorcerne il senso, neanche per piegarlo alle esigenze di un’entrata in guerra. L’Italia non ha rilevanza alcuna nel suo pensiero di portavoce di interessi esteri, e se si è degnato di spiegarci la triste sorte che ci attende è solo perché la casalinga di Voghera faccia poche storie quando sarà il momento. Molto, direi tutto, ricorda lo stile del discorso “non vi vaccinate, morite, uccidete gli altri” che probabilmente resterà nella Storia come la cifra dell’uomo Draghi.

A meno che nella Storia non venga sostituito, magari tra non molto, dal discorso sull’”ora delle decisioni irrevocabili”.

Il volto della guerra
di Renato Farina
Libero Quotidiano, 22 marzo 2022


Ci siamo ritrovati tra i piedi un eroe di cui avremmo fatto volentieri a meno. Diciamocelo. E’ un eroe antipatico. Ci ricorda che esistono momenti in cui si è chiamati alla prova decisiva. Capita inesorabilmente in ogni esistenza un momento così. Nel caso della gente comune, ci tocca viverlo da soli e con pochi altri, su cui ricadranno le conseguenze della nostra scelta. Queste conseguenze sono moltiplicate per un milione, per un miliardo quando in questi frangenti del destino ci sono di mezzo i responsabili delle nazioni e le armi nucleari.

Che prezzo ha la pace? Dinanzi a un’invasione che si fa? Questo interrogativo riguarda gli ucraini. Ma siccome nessun popolo è un’isola, tocca anche noi e soprattutto i nostri governanti. Che si fa? Si mette al sicuro – in apparenza – il proprio Paese, evitando di coinvolgerci, o siamo chiamati a qualcosa di più? Come cercare la pace con l’aggressore? A che prezzo? Domande mica semplici. Una prova così si tende ad evitarla, delegarla agli altri. Nel nostro caso l’Occidente ha optato per quella che possiamo chiamare proxy war, guerra per procura. Ti diamo armi, strozziamo economicamente l’invasore, ma basta così.

Volodymyr Zelensky, 44 anni, ex comico, oggi sul palcoscenico del mondo in un ruolo tragico, ci punta il dito contro. Va nei Parlamenti di tutto il mondo in video-collegamento – oggi a Montecitorio – e dice: esiste anche per voi qualcosa che vale più della vita, cioè la libertà? Dovete fare di più.

Ha indossato le vesti di un eroe greco, o forse di Winston Churchill, che francamente in tutti i sensi gli stanno larghe, e dovunque, dopo essersi studiato l’interlocutore, pronuncia la sua orazione che è tutto meno che una carezza. Da quando tre settimane fa i carri armati russi hanno attraversato i confini e si sono diretti verso Kiev e Mariupol, è diventato un altro. E’ l’Ucraina incarnata, punto e basta. Avrà avuto, e tiene ancora, conti in banca all’estero, è coinvolto in traffici finanziari loschi – come denunciato dai Pandora Papers – nelle Isole Vergini Britanniche, Belize e Cipro. Eletto nel 2019 con il compito di stroncare la corruzione, non ha fatto nulla, neanche ha dato maggior libertà e serenità alla minoranza russofona, oltretutto si giova di truppe di volontari orgogliosamente brutali e nazisti (e questo va detto). Però adesso tutto questo non c’è più. C’è stata una «seconda nascita». Ne parla Hannah Arendt a proposito di Achille che accetta di combattere a Troia pur sapendo che se lo farà, ne morirà. Adesso Zelensky è l’Ucraina. E lui – non a caso ebreo – ha paragonato la sorte dei suoi connazionali, suscitando scandalo presso il parlamento di Gerusalemme, a quella degli ebrei sottoposti alla «soluzione finale» di Hitler.

Questa è la missione che si è dato il Presidente dell’Ucraina. Come scrive a proposito degli israeliti Isaac Singer: «Un popolo che non può dormire e non lascia dormire nessun altro». Replica: «Forse perché hanno una cattiva coscienza». Controreplica: «Gli altri non hanno coscienza addirittura». Ecco, Zelensky obbliga ad averla. E sta suscitando, molto più di quanto appaia sui giornali, perplessità nell’opinione pubblica e nei governi.

Per certe ragioni – per onestà devo dirlo – lo considero avventato, e persino pericoloso: spinge l’Occidente a rischiare la terza guerra mondiale chiedendo l’intervento dell’aviazione Nato sopra i cieli ucraini. E ha maledettamente ragione, nel tempo breve. Putin tira dagli arei missili che ammazzano la folla inerme, e un cavaliere antico si frapporrebbe a qualsiasi prezzo per difendere l’orfano e la vedova e se passa un aereo russo, lui dice: abbattetelo! Sarebbe guerra mondiale, e la perderemmo pure. Ma non è forse più ipocrita fornire armi su armi per la resistenza, lavandoci la coscienza e in realtà aggiungendo sangue a sangue in un conflitto impari?

In questo momento lui, questo ex comico, parlando al Congresso a Washington ha rinfacciato ai deputati e senatori e a Biden che a Kiev è ogni giorno da tre settimane l’11 settembre, e pareva lui la Statua della Libertà che a New York dev’essersi arrugginita.

Ha citato ai Tedeschi il Muro di Berlino, e li ha invitati ad abbattere quello che separa Ucraina ed Europa. Li ha rimproverati di badare troppo agli affari, mentre il suo popolo muore. In Svizzera, a Berna, ha preso di mira un monumento nazionale: la Nestlé. Le ha rinfacciato lo slogan «buon cibo, buona vita». Brava, ma intanto resti a Mosca. «Gli affari in Russia funzionano anche se i nostri figli muoiono e le nostre città vengono distrutte». Replica debolissima della multinazionale.

Il Washington Post ne mette in questione la serietà. Vuole davvero trattative di pace? Sa che cosa è disposto a concedere? Pare di no. È chiaro che ci sono forze occidentali che lo spingono a farsi da parte. Figuriamoci. Impossibile. Biden gli ha proposto di espatriare. «Non scappo». Al Parlamento europeo ha detto: «Forse è l’ultima volta che mi vedete». A Londra, alla Camera dei Comuni, ha citato il discorso di Churchill facendo piangere tutti: «Noi combatteremo fino alla fine, per mare e per aria. Continueremo a combattere a qualunque costo. Combatteremo nelle foreste, nei campi, sulle rive e per le strade». Non lo dice per modo di dire. Sta accadendo. E lui questo coraggio l’ha. E lo getta in faccia ai popoli ma anzitutto ai loro capi, ai parlamenti del globo, e li sfida, con la maglietta e la giacca militare verde oliva eccolo sulle nostre tivù. Sarò, come tanti, incerto se onorare la grandezza temeraria di un Davide che non ha però nessuna possibilità di ammazzare Golia, e rischia di sacrificare il proprio popolo; oppure inchinarmi alla testimonianza della libertà. Che casino.  Sono uno di quelli che se fossi un ucraino – alla mia bella età – sarei lì con un fucile o una molotov a difendere la mia terra e la mia casa. Questo almeno spero. Ma se fossi Zelensky direi: «Putin prendimi, scorticami, mi do in ostaggio ma risparmia il mio popolo». No, non può. È più forte di lui. Più della vita conta la libertà.

A proposito di Churchill: considerava il coraggio come la prima delle qualità umane, decisiva per un politico, perché rende possibili tutte le altre. Si può dissentire dalle proposte di Zelensky, ma quanto dobbiamo imparare da questo eroe antipatico.

Comincia l’attacco alla Cina: Blinken accusa Pechino di genocidio
di Andrea Sartori
Visionetv.it, 22 marzo 2022

Prima o poi ci si doveva pur arrivare perché il vero duello del XXI secolo non è tra Occidente e Russia, ma tra Stati Uniti e Cina. E mentre Pechino mantiene una posizione comunque prudente sulla questione ucraina, ecco che Washington si lancia all’attacco cominciando a mettere davanti la scusa classica per attaccar briga: l’accusa di genocidio.

Il Segretario di Stato americano Antony Blinken punta il dito con una dichiarazione rilasciata ieri in cui rende noto che gli Usa stanno intraprendendo azioni contro “personalità ufficiale della Repubblica Popolare Cinese per il loro coinvolgimento in atti repressivi contri membri di minoranze etniche e religiose e contro praticanti di discipline religiose e spirituali dentro e fuori dai confini della Cina, anche negli Stati Uniti“.

Blinken cita azioni contro oppositori e giornalisti all’estero, parla di azioni di “sorveglianza, intimidazione e rapimento” e poi cita i classici “tre crimini” della Cina: “crimini contro l’umanità nello Xinjiang, politiche repressive in Tibet e giro di vite sulle libertà fondamentali a Hong Kong“. Si nota nella dichiarazione di Blinken una particolare enfasi sugli uiguri, la minoranza musulmana dello Xinjang: i buddisti tibetani paiono commuovere di meno.

L’accusa di genocidio di una minoranza musulmana è stata ripetuta da Blinken anche nei confronti del Myanmar, e ad essere accusati sono proprio i buddisti tradizionalmente comunque più vicini a Pechino, se non altro per motivi culturali. Che l’accusa di genocidio islamico possa diventare il grimaldello per scatenare una guerra all’elemento sinico, come il presunto massacro di Srebrenica lo fu per dichiarare guerra all’elemento slavo?
In tutto questo ecco che ritorna alla ribalta Evergrande, considerata ancora a rischio default. Anche qui notiamo un’analogia con la situazione russa: da giorni si parla di un possibile default dello Stato russo.

La vera “Terza Guerra Mondiale” si combatterà tra Stati Uniti e Cina: con la Russia si stanno solo facendo le prove generali, che mirano a levare di torno sia Mosca che l’Unione europea mediante una mutua distruzione economica assicurata. Ma è la Cina il vero nemico perché entro il 2030 potrebbe strappare a Washington il predominio economico globale.
Non sembra un caso che la Terza Guerra Mondiale sia il tema dell’ultimo best seller di Ken Follett “Per niente al mondo”. Lo scrittore britannico però immagina giustamente uno scontro tra Usa e Cina, e la Russia non è nominata se non in un paio di incisi. Dove Follett sbaglia è nell’immaginare uno scontro militare: il confronto sarà soprattutto a livello economico. Per questo Blinken comincia a parlare di sanzioni, per questo le criticità del settore immobiliare cinese vengono sottolineate e, forse, provocate ad arte.

Se qualcuno lo ricorda negli anni ’80 la minaccia per il predominio statunitense era il Giappone. Gli Stati Uniti condussero una guerra psicologica, commerciale contro Tokyo che ad un certo momento pareva addirittura dover sfociare in un confronto militare. Il Giappone divenne “innocuo” grazie all’esplosione di una bolla immobiliare nel 1991 secondo alcuni provocata ad arte dagli Usa.

La Storia pare seguire ancora lo stesso, ripetitivo copione.

Alla faccia dei valori occidentali: in Ucraina si mette la gente alla pubblica gogna. Letteralmente

A seconda dei casi, si tratta di sciacalli dediti al saccheggio, di Rom (i più poveri tra i poveri), oppure di gente che semplicemente parla russo (quindi, possono considerarsi “fortunati” ad essere solo pitturati e legati ad un palo). O almeno: di questo sono accusati. A volte sono bambini, con la faccia dipinta di verde. La loro colpa? Parlano russo. In Ucraina li legano ad un palo o a un albero sulla pubblica via, esposti agli insulti e alle botte dei passanti. A volte, per agevolare quest’ultimo passaggio, hanno i calzoni abbassati. Nel civilissimo Occidente, non costituisce una colpa né essere gitani, né parlare una determinata lingua. In Ucraina per fatti del genere si viene messi letteralmente alla gogna. Davvero nessuno ha nulla da ridire sulle barbare usanze praticate da questo Paese difeso a spada tratta dal Club dei Buoni? Trovare i membri di una famiglia di Rom legati a un palo e dipinta di verde come umiliazione, come a Lviv, non sono eventi isolati; è la persecuzione dei Rom in Ucraina dal 2014. L’Occidente sarebbe il Club dei Buoni formato dai Paesi che si ritengono migliori perché rispettano i diritti umani, non ammettono punizioni corporali e comminano le pene ai rei solo dopo adeguato ed equo processo. Ma l’Occidente, ora, è anche l’Ucraina, che mette letteralmente alla gogna i presunti malfattori affinché la gente possa picchiarli, roba che in Occidente non si vede più dai tempi dell’Illuminismo. L’Ucraina è uno di noi, dice il Presidente della Commissione Europea. C’è da preoccuparsi, allora: soprattutto perché non una sola voce si leva a dire che i presunti malfattori non si trattano in questo modo. E neanche i malfattori accertati.

I social offrono valanghe di immagini dalle città dell’Ucraina. Alcune sono state riprese dopo le opportune verifiche anche da media occidentali, che pubblicano e filmati, giustificando la pratica barbara, come per esempio Daily Mail, Il Giornale, Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Fanpage, Il Tempo, ecc.

Nouvelle Génération informa che la Tv ucraina Novini 12 ha trasmesso un video proveniente dalla città di Lutsk: mostra un uomo non solo messo alla gogna ma anche picchiato con un bastone ad opera di vigilantes armati che non avevano remore a comportarsi così alla luce del sole; ha una parte del volto tumefatta e negli ultimi secondi si notano le natiche arrossate). Quindi, non si tratta di “propaganda russa”. Queste foto vengono pubblicate da varie testate come se fossero folklore urbano. Non una parola di condanna: ecchediamine, l’Ucraina è nel Club dei Buoni.

A volte, fatto che peggiora la situazione, accanto alla persona messa alla gogna ci sono auto che sembrano quelle della polizia, col giallo e con l’azzurro che sono i colori nazionali, e uomini apparentemente in divisa. Però nulla fa pensare ad un intervento dei tutori dell’ordine a favore della persona messa alla gogna.

C’è la guerra, d’accordo. Ma questi non sono nemmeno soldati prigionieri, per i quali peraltro la Convenzione di Ginevra prescrive un trattamento umano. Questi sono civili. La civilissima Ucraina non ha altro modo di gestire l’ordine pubblico? Se lo fanno in mezzo alla strada con le telecamere di tutto il mondo che guardano (e che stanno quasi esclusivamente dalla parte dell’Ucraine non occupato dai Russi… il Donbass non interessa), immagina cosa faranno senza che nessuno li veda (tratto da un articolo di Giulia Burgazzi da Visionetv.it, 22 marzo 2022 [QUI]).

Free Webcam Girls
151.11.48.50