Il Drago, l’Aquila e l’Orso. Xi Jinping sceglie di aiutare Vladimir Putin anziché Joe Biden

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Riportiamo di seguito l’analisi dell’amico e collega Renato Farina, pubblicato oggi su Libero Quotidiano, seguito da una nota sulla posizione cinese nella crisi ucraina e la telefonata di Joe Biden a Xi Jinping.

La Cina e il Nuovo Ordine Mondiale: Beijing è già dalla parte di Mosca. Nel patto d’acciaio pre-bellico – il trattato di amicizia e collaborazione del 4 febbraio 2022 tra le due potenze, il Drago e l’Orso – è scritto tutto… Ucraina, Taiwan, diritti umani: «L’amicizia tra i due Stati non ha limiti, non ci sono aree di cooperazione proibite». La “democratura”: «Cina e Russia si oppongono all’abuso dei valori democratici e all’ingerenza negli affari interni degli Stati col pretesto della democrazia».

Subito dopo la fine del colloquio video-telefonico tra Joe Biden e Xi Jinping, stravinto dialetticamente e culturalmente (purtroppo) dal leader cinese, Vladimir Putin ha dimostrato di aver afferrato il messaggio di Pechino. E ha usato la super-arma, per fortuna caricata (quasi) a salve, come un avvertimento e un proseguimento operativo del discorso: non siamo soli, la Cina è con noi. Lo Zar e il Celeste Imperatore saranno alleati fino ai confini del tempo.

Questo è il senso della posizione cinese nell’attuale crisi ormai mondiale. La Cina è disponibile in futuro a mediare per interrompere un conflitto dove si versano fiumi di sangue, ma soprattutto per impedire una terza guerra mondiale: stando però dalla parte della Russia, aspettandosi di trovarsi gli USA dall’altra parte a rappresentare l’Ucraina. Dove è chiaro che i rapporti di forza sono tutti dalla parte orientale, come dice quel missile ipersonico, più eloquente di Cicerone. Si andrà cioè verso una provvisoria pace ottenuta ad un prezzo molto alto per la sovranità e la libertà dell’Ucraina e – in fin dei conti – dell’Europa. In pratica è in corso una nuova Yalta, dove l’Ue non esiste come interlocutrice, ridotta a colonia di Washington, e l’Italia presa a schiaffi in modo volgare, come sta accadendo vergognosamente in queste ore. Da questa Yalta, secondo il disegno cinese, verrà il riconoscimento di un nuovo ordine mondiale non per forza statico, ma basato sul “realismo offensivo” come previsto dal politologo John Mearsheimer, professore dell’Università di Chicago. Un mondo bipolare in competizione, dove ci si strappa delle pedine e delle torri sulla scacchiera del mondo. E dove si deve smetterla di demonizzare i valori altrui. Semplicemente – dicono i russo-cinesi – ci sono sistemi di valori e concezioni della democrazia diversi.

Le 99 pagine

L’attacco all’Ucraina – che la Cina mai ha definito guerra o aggressione – rientra in questo percorso. Non è una fanfaluca retroscenista. È tutto scritto nel trattato di 99 pagine del 4 febbraio scorso firmato a Pechino da Putin e Xi, che è ben più di un’alleanza settoriale e contingente su energia, petrolio, cereali eccetera. Insomma, è un patto di ferro per sancire che “l’amicizia tra Cina e Russia non ha limiti”. Un documento poco o nulla analizzato, passato agli archivi senza essere preso sul serio. In realtà è il manifesto di un nuovo comunismo universale, dove si esprime una concezione dei diritti umani e della democrazia totalmente in balia della volontà dell’autocrate di turno. Le parole sono suadenti: “Le nuove relazioni interstatali tra Russia e Cina sono superiori alle alleanze politiche e militari dell’era della Guerra Fredda”. “L’amicizia tra i due Stati non ha limiti, non ci sono aree di cooperazione ‘proibite’”.

Poi si passa alla enunciazione ideologica proposta in termini quasi sacrali. “Non esiste solo la democrazia di Washington”. “Non esiste un modello unico per guidare i Paesi nella creazione della democrazia” e spetta alle singole Nazioni “scegliere” le diverse “forme e metodi di attuazione della democrazia che meglio si adattano al loro particolare stato”, a seconda di una serie di condizioni locali tra cui il background sociale e storico e “caratteristiche culturali uniche”.

In un passaggio profetico, i due presidenti di fatto giustificano quello che di lì a 15 giorni sarebbe accaduto in Ucraina e che, in futuro, potrebbe giustificare uno scenario simile per Taiwan. I cosiddetti “valori occidentali” che hanno governato il mondo per decenni sono appunto solo “occidentali” e non universali come USA e UE vorrebbero far credere. Si legge: “Le parti (…) si oppongono all’abuso dei valori democratici e all’ingerenza negli affari interni degli Stati sovrani con il pretesto della protezione della democrazia e dei diritti umani… Le parti invitano la comunità internazionale a rispettare la diversità culturale e di civiltà nonché i diritti all’autodeterminazione dei popoli di Paesi diversi… ogni Nazione ha le sue caratteristiche nazionali uniche, la storia, la cultura, il sistema sociale e il livello di sviluppo sociale ed economico che le sono propri, la natura universale dei diritti umani dovrebbe essere vista attraverso il prisma della situazione reale in ogni Paese particolar Insomma: avanti Russia, prenditi l’Ucraina.

Aveva detto Xi a Biden: “La guerra non conviene a nessuno”. Traduzione: oggi l’America e la NATO sono militarmente inferiori. Sul piano missilistico la Russia è in grado di colpire qualsiasi zona d’Europa e non c’è scudo antimissile che tenga. Per cui non vi conviene eccitare troppo la tigre siberiana. Tirata in ballo da Xi con un proverbio di chiarezza cristallina: “Chi ha messo il collare alla tigre è lui che deve toglierlo”. La tigre è Putin. Il collare è l’Ucraina e in generale tocca a chi ha scelto la politica di accerchiamento della Russia di rimediare. Come? Consentendo a Mosca un asservimento di fatto di Kiev.

Il missile

E così, ieri mattina, all’alba Putin ha tradotto in fatti le parole sinuosamente minacciose di Xi. E ha sparato a Deliatine, nella regione d’Ivano-Frankivsk un missile ipersonico, mai usato prima in un teatro di guerra. Si chiama Kinzhal, che vuol dire Pugnale. Non è intercettabile da alcuno scudo antimissile occidentale. La notizia è stata orgogliosamente data ufficialmente dal ministero della Difesa di Mosca. Stavolta la testata era di tipo convenzionale, ma avrebbe potuto essere nucleare. Gli americani hanno software più sofisticati, ma non hanno avuto saputo ancora trasformarli in missili. E così alla resistenza ucraina forniscono fionde, per fermare uno che dispone dell’arma letale. Serve solo alla propaganda, a finanziare una guerra per procura col sangue degli altri. Intanto la Cina sta costruendosi una base militare marittima in Guinea Equatoriale. E’ un collare con cui Xi cinge il leone americano. Il quale alla fine ruggirà.

Renato Farina

Liu Xin è una delle giornaliste cinese più famose, conduttrice per la China Global Television Network (CGTN), emittente governativa cinese in lingua inglese. Lei parla mandarino, inglese, francese, tedesco e turco. È sposata con un tedesco di origine turco. In un tweet ha sintetizzato meglio non si può la posizione cinese sulla crisi ucraina e la telefonata di Joe Biden a Xi Jinping: «Potete aiutarmi a combattere il vostro amico così dopo mi potrò concentrare a farvi la guerra?».

Ah sì, è complesso, quindi è una “Putinversteher”…

Sulla guerra in Ucraina Liu Xin ha detto: «Da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina, sono state mosse critiche alla Cina per non aver condannato la Russia, o addirittura per essere stata una “complice”. Qual è la posizione cinese? Spiego nell’ultimo “Getting to the Point” che la posizione della Cina è chiara e coerente dal 1954».

Ovvero, i “Cinque Principi della Coesistenza Pacifica”: mutuo rispetto della sovranità e integrità territoriale, non-aggressione, non-ingerenza negli affari interni, uguaglianza e cooperazione per un vantaggio comune, e coesistenza pacifica. Nel giugno del 1954, il primo premier della nuova Cina, Zhou Enlai, si recò in visita in India e in Myanmar. Nelle dichiarazioni congiunte rilasciate dagli esponenti politici dei tre paesi, fu proposta l’idea dei “Cinque Principi della Coesistenza Pacifica”. In occasione di questo evento è stata ufficializzata la nascita di questi cinque principi, che sono la base della politica estera della Cina.

Il 28 giugno 2014 a Beijing, il Presidente e Segretario del Partito comunista cinese, Xi Jinping, ha sottolineato che la Cina desidera incamminarsi sulla via dello sviluppo e della prosperità insieme a tutti i paesi, e in modo particolare a quelli vicini: “I Cinque Principi della Coesistenza Pacifica sono già divenuti le norme fondamentali per le relazioni internazionali, e principi fondanti del diritto internazionale. Questi riflettono in modo incisivo le caratteristiche essenziali di un nuovo tipo di rapporti internazionali, e sono applicabili alle relazioni tra i Paesi con sistemi sociali, livelli di sviluppo e caratteristiche diverse”.

Su come sostenere e promuovere i Cinque Principi della Coesistenza Pacifica, favorendo la costituzione di un nuovo approccio nelle relazioni internazionali, Xi Jinping ha avanzato la proposta cinese, affermando la necessità di persistere nella parità tra i Paesi, nella sicurezza e nello sviluppo comuni, nella cooperazione di mutuo vantaggio, nella tolleranza, nella conoscenza reciproca, nell’imparzialità e nella giustizia. Xi Jinping ha reso noto che la Cina proseguirà in modo deciso sulla strada dello sviluppo pacifico, e che nulla la farà vacillare in questo intento. Xi Jinping ha aggiunto che la Cina è decisa a proteggere il proprio diritto alla sovranità, alla sicurezza e allo sviluppo, che persisterà nel principio di non ingerenza negli affari di politica interna degli altri paesi, senza mai imporre la propria volontà agli altri, e che, nonostante la sua forza, non mirerà ad esercitare un’egemonia. Xi Jinping ha inoltre auspicato, che tutti i Paesi possano proseguire stabilmente sulla strada dello sviluppo pacifico.

La Teoria di Deng Xiaoping – costituita da una serie di ideologie politiche ed economiche – che nel 2014 fu inclusa da Xi Jinping nella “Strategia dei Quattro Onnicomprensivi”, rifiuta il marxismo-leninismo o il maoismo e cerca invece di adattarli alle esistenti condizioni socio-economiche della Cina. Deng accentuò l’apertura della Cina al resto del mondo, l’implementazione del concetto di “Una Cina due sistemi”, e attraverso la frase “Cerca la verità attraverso i fatti”, un invito al pragmatismo politico ed economico. Nei suoi discorsi, Xi Jinping ha più volte menzionato “un nuovo tipo di sistema internazionale” e “un nuovo tipo di relazioni tra grandi potenze”, tutte formule che si riferiscono chiaramente anche a un cambio di paradigma nei commerci internazionali. Queste frasi si discostano dalla vecchia “Strategia dei 24 Caratteri” teorizzata da Deng Xiaoping (“Nascondi la tua forza, aspetta il tuo momento e non prendere mai il comando”), ovvero, bisogna agire senza contrastare direttamente l’egemonia statunitense e nascondere le proprie capacità fino al momento opportuno. Oggi, l’era di Xi Jinping si riassume nella cosiddetta “Dichiarazione dei 36 Caratteri” (Per realizzare il Sogno Cinese dobbiamo mantenere la via cinese, per realizzare il Sogno Cinese dobbiamo far avanzare lo spirito cinese, per realizzare il Sogno Cinese dobbiamo consolidare il potere cinese).

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