Pena di morte, boom di abolizioni

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Pena capitale: il 90% dei Paesi è abolizionista de facto. Il prossimo Stato a cancellarla sarà il Mali, ma è un trend che coinvolge tutto il continente africano. Infatti, è proprio l’Africa nella sua totalità ad essere il continente che va più veloce verso l’abolizione della pena capitale. Lo fa notare la comunità di Sant’Egidio e lo confermano i dati di Amnesty International.

“L’Africa – fa sapere la comunità romana – ha saputo con coraggio ritagliarsi negli anni recenti uno spazio importante nell’alveo dei Paesi che con convinzione hanno sostenuto la necessità di non utilizzare la pena capitale. Anzi in molti casi il continente africano si è segnalato come il continente che ha voltato pagina più velocemente, riducendo in maniera sensibile il numero complessivo delle esecuzioni e procedendo in diversi casi con l’abolizione prima de facto e successivamente de jure della pena di morte, di Paese in Paese”. Sulla questione è stato fatto il punto durante un congresso internazionale con Ministri della Giustizia, Parlamentari, responsabili delle Corti Supreme di Giustizia da 16 Paesi del mondo, promosso a Roma dalla comunità di Sant’Egidio sul tema ‘Dalla moratoria all’abolizione della pena capitale’.

In Africa, solo sei Stati hanno portato a termine esecuzioni nel 2006, rivela l’ultimo rapporto di Amnesty International. Il Gabon è stato l’ultimo Paese in ordine di tempo ad abolire la pena capitale (ottobre 2007). Burundi e Mali si stanno muovendo verso l’abolizione. E nel luglio dello scorso anno ebbe grande risonanza l’abolizione da parte del Ruanda, a 13 anni dal genocidio. Nel 2007 il ministro dell’Interno del Ghana, Albert Kan Dapaah, ha annunciato la commutazione in ergastolo di 36 condanne a morte. Ad aprile, l’Alta corte del Malawi ha dichiarato incostituzionale l’assenza di discrezionalità nell’infliggere la pena capitale. In Nigeria, a maggio, le autorità hanno annunciato che avrebbero garantito l’amnistia per tutti i detenuti ultrasessantenni che avessero già trascorso almeno 10 anni in attesa dell’esecuzione.

“Il prossimo Paese africano ad abolire la pena di morte sarà il Mali, il 25 dicembre di quest’anno”, ha affermato Mario Giro, responsabile delle relazioni internazionali della Comunità di Sant’Egidio, che insieme ad altre organizzazioni non governative ha fatto pressione presso le diplomazie di questo ed altri governi per raggiungere l’obiettivo. “L’Africa si avvia ad essere il secondo continente più avanzato rispetto alla non applicazione della pena di morte dopo l’Europa. Il 90% degli Stati del continente africano è abolizionista ‘de facto’, ovvero non esegue una sentenza capitale da oltre dieci anni, ha sottolineato Giro. Anche se a molti governi resta da compiere il passo dell’abolizione vera e propria in Africa si nota un movimento maggiore in questa direzione rispetto a tutti gli altri continenti del mondo”.

Comunque, i Paesi più duri restano l’Asia, la Cina e i Paesi del Medioriente in particolare e, per quanto riguarda l’America, gli Stati Uniti, fa notare il responsabile di Sant’Egidio. Infine, l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, ha ricordato che “la Chiesa cattolica guarda con estremo favore e con grande speranza alla mobilitazione internazionale” contro la pena di morte, pur essendo “al tempo stesso consapevole della complessità della cosa e della necessità di procedere con decisione ed anche gradualità, per giungere ad un simile traguardo”.

La moratoria universale delle esecuzioni, secondo mons. Marchetto, è stata una “svolta radicale e un’occasione straordinariamente opportuna, offerta a tutti i governi”, anche a “quelli che manifestano difficoltà e resistenze all’eliminazione totale di questa pena senza appello e senza funzione di riabilitazione del condannato”. A suo avviso “si apre dunque una stagione di riflessione, di esame, di controllo sulle espressioni migliori della giustizia penale atta a garantire efficacemente ordine pubblico e sicurezza delle persone, e al tempo stesso sia più conforme alla dignità dell’uomo, anche del condannato”.

A proposito dell’Africa, che ha fatto dei passi in avanti nell’abolizione della pena di morte, mons. Marchetto ha dichiarato la “nostra comune responsabilità nel sostenere il movimento abolizionista: esso deve e può divenire una conquista stabile, oltre l’instabilità politica. Deve e può diventare una conquista permanente, in sinergia con altri attori dello scenario internazionale”.

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