La Santa Sede all’OSCE: “Vanno combattute le discriminazioni contro i cristiani”

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C’è una “linea tagliente” che segna il confine tra il credo religioso e la pratica religiosa. È la denuncia dell’arcivescovo Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, intervenuto alla Conferenza di Alto Livello sulla Tolleranza e la non discriminazione organizzata dall’OSCE (l’Organizzazione Europea per la Sicurezza e la Cooperazione). Un intervento, quello di Toso, che denuncia l’incremento degli esempi di intolleranza e discriminazione nei confronti dei cristiani.

“Viene frequentemente ricordato ai cristiani – ha denunciato il numero due di Giustizia e Pace – in  discorsi pubblici (e sempre di più anche nei tribunali) che questi possono credere in qualunque cosa vogliono nelle loro case o nella loro mente, a possono largamente praticare il culto nel modo in cui lo desiderano nelle loro chiese private, ma che semplicemente non possono agire come fedeli nella vita pubblica”.

Il che – aggiunge Toso – “è una deliberata distorsione e limitazione di quello che realmente significa la libertà religiosa”. Di più: non è la libertà religiosa “custodita in documenti internazionali”. E tra questi, Toso cita l’Atto Finale di Helsinki del 1975, il documento finale di Vienna del 1989, il Documento di Copenaghen del 1990, fino alla Dichiarazione Commemorativa del Summit di Astana nel 2010.

ra i vari esempi di intolleranza nei confronti dei cristiani, Toso ne segnala in particolare due. “Il primo – afferma – è l’intolleranza contro il discorso cristiano. Negli ultimi anni c’è stato una significativa crescita di incidenti che hanno coinvolto cristiani arrestati e persino processati per aver parlato di tematiche cristiane”. Aggiunge Toso che “i leader religiosi sono minacciati con azioni di polizia dopo aver predicato riguardo il comportamento peccaminoso e alcuni sono stati persino condannati al carcere per aver predicato gli insegnamenti biblici contro l’immoralità sessuale”. Ma “anche conversazioni private tra cittadini, incluse le espressioni di opinioni sui social networks” possono rappresentare una scusa per definire una rimostranza criminale, o al minimo intolleranza, in molte nazioni europee.

Il secondo caso di intolleranza riguarda i casi di coscienza, specialmente nei luoghi di lavoro. “In tutta Europa – afferma Toso – ci sono state diverse istanze di cristiani che sono stati licenziati dal posto di lavoro semplicemente per aver cercato di agire in accordo con la loro coscienza. Alcuni di loro sono ben noti, perché sono arrivati fino alla Corte Europea dei Diritti Umani”.

Toso si riferisce implicitamente alle due cause Sindicatul “Pastoral cel bun” contro Romania e Fernandez Martinez contro Spagna. Due casi analizzati a fondo da korazym.org (in questo servizio) e che hanno reso necessaria anche una nota in quattro punti della Santa Sede per spiegare “La libertà e l’autonomia istituzionale della Chiesa”.

Toso ricorda che quest’anno si celebra il 1700esimo anniversario dell’editto di Milano (sancito nel 313 dall’imperatore Costantino) definito “uno dei più importanti documenti nella storia riguardo la libertà religiosa”. Con quel decreto “la persecuzione dei cristiani finì, il cristianesimo fu legalizzato e la libertà religiosa fu stabilita e garantita in tutto l’impero Romano”.

Se questa era la situazione 1700 anni fa, nel 21esimo secolo “la regione dell’OSCE si trova a dover scegliere tra due scenari impossibili: possono abbandonare la loro fede o agire contro coscienza, o resistere e combattere perdendo i loro mezzi di sostentamento”. Chiede, Toso, che gli Stati dell’ OSCE “garantiscano la fine dell’intolleranza e della discriminazione contro i cristiani, permettendo ai cristiani di parlare liberamente su temi sui quali il governo o altri possano trovarsi in disaccordo, e possano agire secondo le loro coscienze nel posto di lavoro e dovunque siano”.

Questo perché – aggiunge – “la discriminazione contro i cristiani, anche dove questi osono la maggioranza, deve essere affrontata come una seria minaccia contro l’intera società, e per questo dovrebbe essere combattuta, come viene combattuta nel caso dell’antisemitismo o dell’islamofobia”. Il segretario di Giustizia e Pace chiede anche di dare particolare attenzione al “diffuso vandalismo che bersaglia le chiese e i cimiteri cristiani”. Nota che graffiti insultanti sui luoghi culto, finestre rotte, devastazione, nonché profanazione delle tombe “sono stati notati in tutta la regione dell’OSCE”. “Tutti questi atti – denuncia Toso – non sono solo incidenti commessi da teenager irresponsabili o persone con problemi mentali, come viene spesso dichiarato. Si tratta piuttosto del risultato di un piano premeditato e dovrebbe perciò essere trattato come un chiaro messaggio di odio e un crimine di odio contro i cristiani, che sono rappresentati da, e si identificano con, quei simboli della loro fede”.

Monsignor Toso conclude sostenendo che “l’intolleranza deve essere chiamata per quello che è e  pubblicamente condannata”. Ma sottolinea che allo stesso tempo “il problema della libertà religiosa non può non dovrebbe essere incorporata in quella di intolleranza”. Perché in questo modo sarebbero messe alla pari e dunque, “se ogni convinzione fosse uguale a quella di un altro, ci si potrebbe mettere d’accordo anche sulle aberrazioni”.

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