Il bilancio dello IOR sarà pubblico. Prosegue l’ “operazione trasparenza” della finanza vaticana

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Il bilancio dello IOR sarà pubblico. Entro fine anno, l’Istituto delle Opere di Religione (l’istituto finanziario della Santa Sede, spesso erroneamente definito la “banca vaticana”) avrà un suo sito Internet, dove comparirà anche il bilancio dell’Istituto. E’ stato annunciato da Ernst von Freyberg, presidente dell’Istituto dallo scorso 15 febbraio, incontrando per la prima volta il personale dell’Istituto, in una sorta di “riunione-consuntivo” per i primi tre mesi di lavoro della nuova presidenza.

Dando la notizia, le agenzie di stampa esaltano il fatto che l’Istituto abbia deciso di avvalersi della consulenza di una società internazionale di certificazione, affinché si verifichi il pieno rispetto degli standard internazionali. In realtà, questa non è una novità: già lo scorso 28 giugno, Paolo Cipriani, direttore generale dell’Istituto, durante un incontro con i giornalisti nel Torrione Niccolò V (la sede dello IOR) spiegava ai giornalisti che dal 1990 una società di revisione esterna di livello internazionale certifica il bilancio (da qualche anno, la certificazione è affidata alla Deloitte).

Funziona così: il bilancio viene firmato dal direttore generale, certificato dalla Deloitte,  approvato dal Consiglio di Sovrintendenza e portato sul tavolo della Commissione Cardinalizia di vigilanza dell’Istituto entro il 30 aprile di ogni anno. In una riunione, direttore generale e presidente del Consiglio di Sovrintendenza relazionano ai cardinali quali sono state le attività  dell’Istituto. I cardinali successivamente si relazionano con il Papa, il quale fa sapere entro un mese come destinare i fondi per opere di religione e carità. Quello dello IOR non è un bilancio consolidato: l’Istituto non è parte della Curia, ma è un ente centrale. “Volgarmente – aveva affermato Cipriani – si può dire che è un dividendo”.

Non ci si deve scordare la ragione principale di esistere dello IOR, un istituto ad pias causas, nato per finanziare le opere di religione. “Scopo dell’Istituto – si legge all’articolo 1 del Chirografo (ovvero nella Costituzione) dello IOR del 1990 – è di provvedere alla custodia e all’amministrazione dei beni mobili ed immobili trasferiti o affidati all’Istituto medesimo da persone fisiche o giuridiche e destinati ad opere di religione o di carità”.

C’è dunque un mondo dello IOR che va oltre i 6 miliardi di asset dell’Istituto, il 33 mila conti e le 25 mila posizioni aperte, con il 60-65 per cento delle attività finanziarie in euro e le restanti in dollari e il 5 per cento del denaro investiti in attività con rating di investimento “molto alti”. Paolo Cipriani ne aveva parlato ai giornalisti quasi con commozione. “Di recente – raccontava Cipriani – sono stato in Perù, ho visto i missionari curare le persone nei villaggi in capanne di fango. È incredibile cosa fa la Chiesa in tutto il mondo”. Perché la principale missione dello IOR è quella di provvedere ai bisogni delle diocesi, delle conferenze episcopali, delle Congregazioni religiose in tutto il mondo. E per questo i dirigenti dello IOR viaggiano spesso, per rendersi conto dei problemi.

Con il sito internet dello IOR, si porta avanti l’operazione trasparenza delle finanze vaticane, condotta con decisione sotto il Pontificato di Benedetto XVI. Un lavoro di trasparenza che – avrebbe detto von Freyberg nell’incontro con i dipendenti l’altro ieri – lo IOR intende proseguire con determinazione, e in questo senso si deve leggere l’apertura di un sito web. Un sito che vuole mostrare una volontà di comunicazione all’esterno delle attività  dell’Istituto, per eliminare tutte quelle che vengono definite “incomprensioni” che ci sono state negli anni relativamente all’attività dello IOR.

Incomprensioni che sarebbero già dovute crollare alla pubblicazione del Rapporto di MONEYVAL,  il comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza dei Paesi membri agli standard internazionali sul riciclaggio. I valutatori di MONEYVAL hanno considerato “largamente conforme” agli standard internazionali sia le norme vaticane in materia di segreto, sia quelle sulla cooperazione internazionale.

Senza alcun dubbio, il rapporto aveva eliminato l’idea dello IOR come un posto di opacità e di operazioni illecite, nonché l’idea di una Vaticano che non coopera a livello internazionale, chiuso ai controlli e pieno di misteri finanziari.

Ma l’operazione trasparenza è ancora più ampia, e riguarda una riforma generale della struttura finanziaria vaticana, come si può dedurre dal fatto che la Santa Sede ha chiesto a MONEYVAL che il rapporto sui progressi del prossimo dicembre verta su un gruppo più ampio di raccomandazioni antiriciclaggio di quanto inizialmente previsto.

Intanto, l’Autorità di Informazione Finanziaria vaticana ha firmato un protocollo di intesa con la sua omologa americana, e si potrebbe anche presumere (voci vaticane non lo escludono) che anche il rapporto annuale dell’autorità chiamata a vigilare sulle finanze vaticane sarà presto reso noto.

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