È verosimile (e credibile) che il Cardinal Segretario di Stato Parolin sapesse nulla di niente degli «affari opachi» dei suoi sottostanti… e di altri «in corso di identificazione»?
Certamente è comprensibile che la Segreteria di Stato si costituisce parte civile nel processo penale 60SA che inizierà il 27 luglio 2021 in Vaticano (per essere rinviata per dopo le ferie di agosto) con 10 imputati (solo, perché nell’elenco dei Promotori di Giustizia vaticani mancano dei nomi eccellenti). Il Cardinal Segretario di Stato Pietro Parolin ha detto che la Segreteria di Stato di Sua Santità (che non può essere processato, ma è accertato che sapeva e approvava…) è la vittima. Non c’è alcun dubbio, ma un articolo interessante (con alcune piccole inesattezze, che però non cambiano il suo valore e che segnaliamo per correttezza di informazione) di Marco Milioni su Vicenza Today, che porta elementi di sicuro interesse nel processo che si svolgerà in Vaticano, ribadisce la domanda cruciale (è proprio vero che occorre un giornalista “della periferia” per fare il mestiere abbandonato dai vaticanisti): ma è possibile che il Segretario di Stato (e il Sommo Pontefice regnante attualmente), non sapessero nulla degli affari che si stavano compiendo a Londra? Parla il consulente Riccardo Sindoca, coordinatore del pool difensivo di Cecilia Marogna, lanciando un altro macigno contro lo costrutto accusatorio dei Promotori di Giustizia vaticani.
Alla domanda sul suo diario Facebook, se è un avvocato, Riccardo Sindoca risponde: «Sono un Criminologo e docente di diritto. Non professo il foro per mia scelta perché non sono così “credente” nella Giustizia amministrata e “somministrata” dagli Uomini. Mi spiego meglio: come potrei dire ad un cliente, per il quale non ci sarebbe una plausibile risposta, “guardi Lei ha ragione ma Le sue ragioni, innanzi al “libero convincimento di un Giudice” che gliele nega, purtroppo se le deve tenere oppure deve ricorrere in Appello od innanzi alla Cassazione “sperando che anche qui” pur di non “ledere la suscettibilità del loro collega o di un intero sistema” le diano ragione. No, non fa per me che le ho subite e le subisco tutt’ora. Preferisco porre a disposizione dei terzi la mia dottrina laddove mi viene richiesta ma il foro, non mi stimola per nulla… anzi se dovessi rifarmi ai processi, non tutti ovviamente ma non ne ammetto e ne “accetto” nemmeno uno, getterei via subito ogni testo sul quale ho studiato ed ogni dispensa con la quale mi aggiorno» (Riccardo Sindoca – Facebook, 9 luglio 2021 14.52).
Nell’incipit della sua biografia sul suo sito personale [QUI] scrive: «“Ciò che fu… quello che è… in futuro… si vedrà!!”. Questo sito ho atteso fin oggi a pubblicarlo perché prima è giusto che siano stati “gli altri” a “scrivere… disinformare… diffamare”, così come la storia ha insegnato e Voluto per tutti Coloro che l’hanno significata e non trascorsa: Io, come sempre, comincio là dove gli altri non hanno più nulla da dire o da proporre. Questa, Signori dell’Informazione e Artisti della Disinformazione, è la mia storia, inconfutabilmente documentata, per mio diletto e piacere oltre che per Vostra Cultura».
Possiamo essere sicuro che le responsabilità del Cardinal Parolin – colui che amava definire le operazioni di compravendita londinese “opache” e oggi rappresentando la “parte lesa” – verranno evidenziati anche dai pool difensivi degli altri accusati, affinché quanto sembra essere un problema di difficile soluzione in una situazione resa inestricabile da menti raffinatissime, non rimarrà un arcano e neppure un enigma.
Becciu, Marogna e la sciarada Parolin
di Marco Milioni
Vicenzatoday.it, 8 luglio 2021
Quella del Segretario di Stato vaticano [correttamente “di Sua Santità”, o volendo “della Santa Sede”. V.v.B.], il vicentino schiavonense Pietro Parolin, sta diventando la figura chiave per cercare di comprendere le future evoluzioni del cosiddetto scandalo della Santa sede, una vicenda economica dai pesanti risvolti penali che con la richiesta di citazione a giudizio presso il tribunale vaticano sta scuotendo da mesi i palazzi dentro e fuori le mura leonine. Tra le persone finite nell’inchiesta il delegato alla Segreteria di Stato [correttamente “Sostituto della Seconda Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. V.v.B.] Angelo Becciu e la sua consulente diplomatica Cecilia Marogna sono forse i nomi più noti alle cronache. Uno degli enigmi che l’inchiesta dovrà chiarire (aspetto col quale Marogna non ha a che fare per vero) riguarda la compravenda di un immobile nel centro di Londra che avrebbe danneggiato le casse vaticane [correttamente “della Segreteria di Stato”] per decine di milioni di euro. Tuttavia sull’intera vicenda ieri 7 luglio è calata come un macigno scagliato da Polifemo una dichiarazione al vetriolo di Riccardo Sindoca. Esperto «in relazioni internazionali e criminologia», un passato in una rete informativa della Nato, il padovano Sindoca è il coordinatore del pool difensivo di Marogna: pool nel quale figurano anche gli avvocati Fiorino Ruggio e Giuseppe Di Sera.
IL MACIGNO DI SINDOCA
Non più tardi di ieri sera poco dopo le dieci sulla sua bacheca Facebook Sindoca [QUI] (noto anche alle cronache beriche per essere uno degli uomini chiave del caso Safond) ha sganciato un ordigno ad alto potenziale: «In merito alla vicenda – si legge – mi riesce difficile accettare che il numero uno della Segreteria di Stato… il cardinal Parolin… si dia come totalmente estraneo ad ogni fatto, in ordine a quanto si vuole imputare, al solo Angelo Becciu» [1].
IL RUOLO DELLA GENDARMERIA
Poi un’altra considerazione: «Quando vi è una inchiesta che riguarda la Segreteria di Stato, la Gendarmeria vaticana dovrebbe notiziare il segretario di Stato. E per tanto mi riesce difficile pensare che nulla potesse sapere chi, per certi versi, ma solo a posteriori dello scandalo pubblico», il riferimento è all’acquisto dell’immobile londinese, «avrebbe asserito trattarsi di una trattativa opaca. Diversamente si spieghi – attacca Sindoca – che cosa abbia fatto motu proprio» il cardinal Parolin «di fattivo in merito per dissentire ai tempi e non oggi…».
DUE BORDATE
Sindoca, che una riflessione sullo stesso argomento l’aveva affidata alcuni giorni fa pure alla agenzia AdnKronos [2], conclude il suo intervento con due considerazioni. Nella prima si domanda come mai Parolin in prima battuta elogiò l’operazione «londinese» richiedendo per la stessa operazione «un finanziamento milionario». Nella seconda il consulente Sindoca si domanda per quale motivo Parolin scrisse a Marogna una e-mail nella quale invitava la donna a non recarsi come previsto alla Segreteria di Stato proprio in quel periodo in cui nel Milanese avvenne l’arresto proprio della Marogna da parte delle autorità italiane su richiesta di quelle vaticane. Ad ogni buon conto va anche ricordato che Sindoca proprio ad AdnKronos ha pure dichiarato che i trasferimenti anomali di danaro, o meglio i bonifici elargiti a favore di Marogna, che i magistrati imputano alla stessa essere stati usati in modo anomalo, «sarebbero stati autorizzati fin dal Santo padre» in persona «come da chat» intercorsa «tra Becciu» e monsignor «Alberto Perlasca» un altro uomo chiave della Segreteria di Stato. Sindoca aggiunge poi che le spese di Marogna non solo sarebbero state autorizzate per l’appunto dal papa, ma che della cosa ci sarebbe persino un riscontro scritto nei verbali raccolti dalla magistratura vaticana.
QUESTIONE SPINOSA: COINVOLTA LA MAGISTRATURA ITALIANA
In questo frangente la questione diventa spinosa perché da settimane l’entourage della Marogna, come riporta anche il quotidiano Korazym.org [QUI], vicino ad alcuni ambienti vaticani, ritiene illegale l’arresto cautelare (anzitutto per mancanza di trattati internazionali che regolino la materia tra l’Italia e il Vaticano: Marogna infatti è cittadina italiana) del 13 ottobre poi convalidato dalla magistratura meneghina. Una lettura dei fatti suffragata da un pronunciamento della Cassazione come ricorda peraltro Milanotoday.it [QUI]. Tanto che per quell’episodio i legali della Marogna (indagata dalle autorità vaticane solo per peculato giacché avrebbe intascato per finalità estranee a quelle istituzionali una somma di mezzo milione di euro) hanno perfino denunciato a Brescia i magistrati milanesi per sequestro di persona.
IL CONO D’OMBRA SUI POSSIBILI CORREI E SUI VERI MANDANTI
Ad ogni modo sullo sfondo della vicenda permangono alcune zone d’ombra molto spesse. Quali sono i beneficiari reali della operazione londinese? Chi sono i veri mandanti? Poiché l’operazione è stata condotta utilizzando le casse della Segreteria di Stato nonché quelle della cosiddetta banca vaticana, ossia lo Ior, chi presso questi due enti avrebbe dovuto controllare le richieste di finanziamento in considerazione del fatto che l’operazione avrebbe avuto abbrivio nel lontano 2014?
Si tratta di domande che nascono spontanee proprio alla luce di quanto vergato nelle 488 pagine firmate dal promotore di giustizia vaticano (una sorta di procuratore capo se si confronta quella funzione con quella similare presso la magistratura penale italiana) Gian Piero Milano e controfirmata dai due aggiunti Alessandro Diddi e Gianluca Perone: pagine dalle quali si evince peraltro che le persone offese risultano la Segreteria di Stato e lo Ior. In numerosissime circostanze in cui i magistrati formulano le loro accuse nei confronti dei rei presunti compare una espressione che solleticherà la curiosità degli addetti ai lavori: «con altre persone in corso di identificazione». Ergo, oltre agli indagati ci debbono essere parecchi correi presunti dei quali, stando alle conclusioni dell’Ufficio del promotore di giustizia, non si sa ancora nulla.
IL PAPA E LE DEROGHE SPECIALI
Ma chi sono queste persone? La giustizia sarà mai in grado di identificare questi soggetti? In questo senso i magistrati hanno davvero potuto godere degli amplissimi margini operativi forniti loro direttamente da papa Francesco I? Jorge Bergoglio infatti, sempre stando alle carte, avrebbe autorizzato, «con apposito provvedimento in data 5 luglio 2020… l’Ufficio del promotore di giustizia ad adottare sino alla conclusione delle indagini le forme della istruzione formale ad assumere, ove necessario anche in deroga alle disposizioni vigenti, qualunque provvedimento di natura cautelare nelle attività di accertamento dei fatti collegati alle denunce dello Ior e del Revisore generale della Santa Sede», quest’ultima, detta alla grezza, è una sorta di autorità anticorruzione istituita entro le mura leonine.
LO IOR SULLO SFONDO
Ed è in questo contesto che la figura di Parolin potrebbe davvero fare luce rispetto ai numerosi anfratti «del London affaire» dei quali ancora si sa poco o nulla. Parolin infatti, il quale peraltro non ha mai smesso di coltivare le sue amicizie tra le figure di maggior spicco del comprensorio bassanese, dall’estate del 2013 è divenuto Segretario di Stato: una sorta di primo ministro e di ministro degli esteri in una. Si tratta appunto della figura con maggiore potere in Vaticano sotto solo al pontefice. Per di più Parolin il 15 gennaio del 2014 su incarico di Bergoglio venne nominato in uno degli organismi più importanti dello Stato vaticano, vale a dire quella «Commissione cardinalizia di vigilanza dell’Istituto per le opere di religione», lo Ior per l’appunto, che ha il delicatissimo compito di controllare uno dei più importanti snodi finanziari al mondo: un istituto lo Ior, che da anni finisce in polemiche di ogni tipo, anche legate a sospette operazioni di riciclaggio.
IL CURARO DI DAGOSPIA
Per ultimo ma non da ultimo sullo sfondo rimane una questione tutta politica. Solitamente quando un dicastero viene investito da uno scandalo di tale portata, il ministro, anche se non ha alcuna responsabilità di tipo penale viene comunque chiamato a rispondere giustappunto sul piano politico. Se, mutatis mutandis, un caso simile fosse deflagrato alla Farnesina, il ministro degli esteri Luigi Di Maio sarebbe stato investito da polemiche a non finire. Con Parolin invece le cose sono andate diversamente. A partire dai media italiani c’è stata «una sorta di rideau invisibile» avvertibile ancora oggi. Un indizio in questa direzione lo lascia il webmagazine Dagospia che in un suo lancio al curaro («Il più pulito c’ha Marogna» [3]) dando voce alla stessa Marogna di seguito titola così: «Forse… Becciu era scomodo a qualche illustre personaggio della Segreteria, come Parolin?» [4].
* * *
[1] Senza alcun dubbio, il diario Facebook di Riccardo Sindoca, tra quello di altri, è diventato una lettura obbligata per chi per professione segue il “caso 60SA” e, in particolare il “caso Becciu” diventato il “caso L’Espresso”. Dopo il suo post del 7 luglio 2021, Riccardo Sindoca ne ha fatto seguire altri.
«Non perché io rappresenti, come da mandato professionale, Cecilia Marogna e ne coordini il Collegio Difensivo, ma trovo interessante che i più possano leggere quanto qui sotto riportato, in ordine alla vicenda giudiziaria balzata agli onori di tutte le cronache, nazionali ed internazionali. In merito mi riesce “difficile” accettare che il numero uno della Segreteria di Stato, SER Il Cardinale Pietro Parolin si dia come totalmente estraneo ad ogni fatto, in ordine a quanto si vuole imputare, al solo Angelo Becciu e qui mi spiego meglio: quando vi è una inchiesta che riguarda la Segreteria di Stato, la Gendarmeria “dovrebbe” notiziare il Segretario di Stato e per tanto mi riesce “difficile” pensare che nulla potesse sapere chi, per certi versi, ma solo a posteriori dello scandalo pubblico, avrebbe asserito trattarsi di una trattativa “opaca” (diversamente spieghi cosa abbia fatto “motu proprio” di fattivo in merito per dissentire ai tempi e non oggi) quella dell’immobile Londinese da cui, la mia rappresentata, non era e non ne ha mai fatto parte alcuna, nel mentre venne però pubblicata una lettera sui quotidiani, allorché Parolin richiese “elogiando invero” tale asset, un finanziamento milionario ecc e quanto riguarda Becciu, mentre Cecilia Marogna che il giorno degli arresti esperiti in Italia, chiedeva a Parolin di recarsi in Vaticano per motivi professionali e propri dell’ufficio che ricopriva ma SER Il Cardinale Pietro Parolin, rispondeva Lei di non recarsi presso la Segreteria di Stato in quei giorni e vi è una mail che lo certifica e questo mi pare ancor più strano. Se poi leggo anche quanto scritto da Vittorio Feltri in questi ultimi giorni… mah… ognuno si “canta la sua” ad ogni livello… e luogo» (Riccardo Sindoca – Facebook, 7 luglio 2021 ore 22.18).
Dopo la pubblicazione di VicenzaToday, Riccardo Sindoca scrive: «Chiamato ad esprimermi dalla cronaca locale, anche Loro riportano un pensiero che a quanto pare è più condiviso di quanto si possa immaginare e non solo dal mio amico Vittorio Feltri… cioè Parolin sapeva di quell’acquisizione e per tanto cosa ha fatto in “tempi non sospetti”? Ora è “parte offesa”… Preciso comunque di aver scritto che il Santo Padre abbia autorizzato i bonifici eseguiti a favore della Signora Cecilia Marogna, ma non che lo stesso abbia autorizzato alcuna spesa diversa, posto che di certo il Papa non era interessato su dettagli analitici delle spese effettuate dalla Stessa in virtù degli incarichi ricoperti, ovviamente (Riccardo Sindoca – Facebook, 8 luglio 2021 20.13).
«Ecco che è bene che io documenti con atti quanto io abbia “imputato” a SER il Cardinale Parolin in ordine alla mia rappresentata. Riccardo Sindoca per serietà documenta SEMPRE ciò che asserisce, le millanterie e le “diffamazioni” le lascia a chi non ha nulla da poter confutare diversamente…» (Riccardo Sindoca – Facebook, 9 luglio 2021 12.13) [Di questo abbiamo riferito QUI].
Poi, condividendo il più recente articolo sul settimanale GEDI del falsario lanciatore di coriandoli [“C’è del marcio in Vaticano. Il cardinale Becciu, i monsignori, i finanzieri e i faccendieri. Ma nel sistema che ha svuotato le casse vaticane spuntano anche ex ministri ed ex sottosegretari. E per tentare di riparare il buco creato dall’acquisto del palazzo di Londra spunta l’offerta di una società che ha nel board Franco Frattini e Giovanni Castellaneta»], Riccardo Sindoca scrive: «Bene! Più leggo gli atti di richiesta di rinvio a giudizio della mia rappresentata, la signora Cecilia Marogna e più comprendo “come mai” la Stessa che non abbia mai e poi mai, avuto parte alcuna in queste mega operazioni di investimento sia stata verosimilmente usata “come cortina fumogena” per tentare di sviare l’attenzione dell’opinione pubblica a “schermo dei veri e potenti nominativi” che invece ne risulterebbero coinvolti in atti! E questo fa evincere ancor meglio a cosa siano probabilmente, a pensiero ad oggi non più solo mio, “serviti” veramente nel loro fine ultimo, gli arresti patiti in Italia (illegittimamente per come anche denunciato) da Cecilia Marogna… Complimenti anche se un simile “modulo” abbaglia solo i poveri sprovveduti lettori della domenica, quelli sotto gli ombrelloni… quelli del “gossip” e non gli attenti lettori della cronaca giudiziaria. Tutti questi scambi milionari che avrebbero attentato a svuotare la terza banca Vaticana per eccellenza, quella costituta da Paolo VI, sarebbero avvenuti “sotto gli occhi” di SER il Cardinale Pietro Parolin, senza che Egli si fosse mai accorto di nulla? Il numero uno allo scuro di tutto? Ma allora di Che numero uno si parla? Perché non ci può essere altra realtà… la prima più plausibile, o sapeva e taceva per più versi, magari anche motivati e che non sta a me e qui sindacare, oppure era più ingenuo di mio figlio Falco di sei anni e mezzo. La verità è una sola è che certa materia, più la rimescoli e più “spussa” (Riccardo Sindoca – Facebook, 9 luglio 2021 13.59).
[2] Scandalo Vaticano, Marogna: “Nulla da nascondere su rapporto fiduciario con Becciu”
“Affetto immutato” dice la manager cagliaritana, parlando con l’Adnkronos attraverso il suo procuratore
Adnkronos, 4 luglio 2021
“Immutato affetto” per il cardinale Angelo Becciu. Così la manager cagliaritana Cecilia Marogna, che, attraverso il suo procuratore in atti Riccardo Sindoca, commenta all’Adnkronos le ultime notizie relative alla sua collaborazione con l’ex Sostituto della Segreteria di Stato vaticana finita al centro del processo che si aprirà Oltretevere il 27 luglio.
Cecilia Marogna, dice Sindoca, “non avendo nulla da dover nascondere ed occultare per quanto attesta il rapporto fiduciario intercorso tra la stessa e Becciu e il servizio svolto nell’esclusivo interesse della Segreteria di Stato e della Santa Sede, non ha e non ha mai avuto alcun motivo dal dover prendere distanze sia formali che sostanziali dall’allora Sua Eccellenza Reverendissima Cardinale Angelo Becciu avverso il quale immutato permane l’affetto nutrito”.
“Piuttosto – prosegue a nome della Marogna l’esperto di diritto internazionale che fa parte del suo pool difensivo – non si comprende come sia possibile che il Segretario di Stato, Sua Eccellenza Reverendissima il Cardinale Pietro Parolin, che con propria mail scrive a Cecilia Marogna di non recarsi in Segreteria la settimana del suo arresto poi voluto in Italia, possa dichiararsi all’oscuro della posizione di Cecilia Marogna, posto che i pagamenti avverso la stessa fossero stati autorizzati fin dal Santo Padre in Persona come da chat del Cardinale Becciu occorse con Mons. Perlasca, e che lo attesterebbero senza indugio alcuno, così come ha dichiarato Becciu, sia stato imposto dal Santo Padre il Segreto in occasione dell’interrogatorio richiesto dal Promotore di Giustizia. Di certo vi è dicotomia fra quanto richiesto dal Santo Padre a Becciu e Marogna e quanto poi autorizzato con decreto il 19 giugno dal Santo Padre. Si fa presente che la Segreteria di Stato venga ritualmente informata di qualsivoglia indagine a carico di proprio personale e carica e pertanto il Segretario di Stato stante a quanto non poteva e non doveva esserne all’oscuro”.
[3] Dagospia, 7 luglio 2021 19:42
Il più pulito c’ha Marogna – La misteriosa consulente di Becciu si difende e tira in ballo anche i servizi: “Ho avuto rapporti e collaborazioni, tutte documentate, sia con il Generale Luciano Carta, così come ha avuto anche il piacere di aver conosciuto il Generale Caravelli” – La notte a casa Becciu? “Solo gossip, vile e disgustoso” – “Forse il Cardinal Becciu era scomodo a qualche illustre personaggio della Segreteria, come Parolin?”.
Estratto dell’articolo di Floriana Bulfon per “la Repubblica”
«I bonifici ricevuti vennero tutti autorizzati dalla Segreteria di Stato e financo da papa Francesco». Parola di Cecilia Marogna.
(…) Sul suo incarico da esperta in geopolitica mantiene il riserbo da 007, anche se sostiene di «aver reso un ampio verbale al Ros dei carabinieri, coperto da Segreto, che è anche al vaglio della magistratura italiana. Ma di sicuro non ha nulla a che vedere con le manovre finanziarie e immobiliari».
La questione che la riguarda appare laterale rispetto allo scandalo del palazzo di Londra e ai giri milionari che stavano mettendo in piedi i protagonisti di questa inchiesta.
E Marogna si sente come un vaso di coccio tra vasi di ferro, tanto da chiedersi: «Non è che per caso servisse a qualcuno cercare di deviare l’attenzione su ben altre situazioni di ben altro spessore? Forse il cardinal Becciu era scomodo a qualche altro illustre personaggio della stessa Segreteria?».
Domande a cui lei stessa risponde con un nome: «Il Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin».
(…) Non solleva alcun dubbio, invece, su Becciu: «Rimane immutato l’affetto e serio dispiacere per la gogna mediatica che lo sta attanagliando, certa che non conosca mala fede in qualsivoglia sua azione e/o pensiero».
Ed è per questo che non accetta insinuazioni. Gli inquirenti vaticani hanno documentato che trascorse un’intera notte nel settembre 2020 nel palazzo del Sant’Uffizio dove c’ è anche l’abitazione privata di Becciu, sottolineando: “L’ atteggiamento della donna, immortalata nel momento in cui faceva ingresso nel palazzo con una valigia, fanno intendere un rapporto tra il porporato e la sedicente esperta di geopolitica ben consolidato e rimasto inalterato anche dopo che mons. Alberto Perlasca, dopo l’interrogatorio del 29 aprile 2020, aveva informato il porporato dei sospetti che all’epoca gli inquirenti avanzavano sulla donna”.
Come ribatte Marogna? «Solo gossip, vile e disgustoso posto che è una Degna Madre (precisa per lei il procuratore, ndr) oltre che una credente fedele». Perché quella «era una location ove era solita altresì lavorare».
Perché il suo compito era occuparsi di intelligence in aree di crisi e per i sequestri di persona al servizio della Segreteria di Stato. E per questo «ha avuto rapporti e collaborazioni, tutte documentate, sia con il generale Luciano Carta, così come ha avuto anche il piacere di aver conosciuto il generale Caravelli», rispettivamente ex ed attuale direttore dell’Aise. (…)
[4] Lo stiamo dicendo – e ripetendo – da tempi non sospetti: tutto questo “bordello criminale” per mandare un uomo per bene sul Calvario, ha un obiettivo e scopo ben definito.
– Chi ha voluto – da stanze vicine al Papa e nella sconcertante inazione della Segreteria di Stato – minare le Mura Leonine? Tutto per impedire al cardinale di Pattada di entrare nel Conclave? (28 aprile 2021).
– Ormai, pure i ciechi vedono che da tempo c’è “qualcuno” che non si fermerà finché non vede il Cardinal Becciu morte e seppellito. Perché in un futuro Conclave non deve entrare (26 aprile 2021).
– L’attentato messo in scena lunedì scorso da Report era ordito per seppellire Becciu definitivamente. Invece, dalla bara il cardinale è uscito risorto più che mai (18 aprile 2021)
– Finanza e Sanità vaticana, il cerchio di opacità che si chiude. E il Cardinale Angelo Becciu non c’entra niente. La topica dell’Espresso (14 dicembre 2020)
– Becciu, l’alieno venuto da Atlantide, ma dai! Dimmelo tu cos’è (12 dicembre 2020)
«Il Cardinale Angelo Becciu in tutto ciò viene tirato dentro ad arte con carte false. E si tratta di un chiaro attacco. Becciu è stato attaccato direttamente e pubblicamente per due motivi:
1. Per distruggere Becciu stesso, per fare fuori un cardinale scomodo per qualcuno.
2. Per indurre il Papa in errore, allo scopo di destabilizzare la Chiesa e il Pontificato».
Il “caso Becciu” è tutta una montatura, una campagna di killeraggio mediatico. Certamente non mancano gli argomenti seri per avvicinarsi alla verità, che abbiamo presentato in molti articoli, che ormai formano un dossier corposo e di cui ne abbiamo riportato sopra solo alcuni.
Di cosa si tratta abbiamo documentato e riassunto con poche parole. Perché nella sostanza obiettivo e scopo dell’attacco a Becciu è molto semplice.
Colpire un Principe della Chiesa di Cristo è colpire tutto il Popolo di Dio. Ogni persona battezzata, che è parte della Famiglia Cattolica, davanti agli attacchi subiti dal Cardinale Angelo Becciu dovrebbe sentirsi toccata nell’intimo della propria Fede e dovrebbe sentirsi violentata spiritualmente per quanto accaduto.
Il Cardinal Becciu è un bersaglio, che rappresenta il simbolo di un vile attacco, premeditato e coordinato, al Pontefice, al Pontificato, al Papato e alla Chiesa Cattolica Romana.
Il Cardinal Becciu non deve cadere mai, perché rappresenta la nostra Fede martoriata, affranta, bombardata dalla menzogna del Maligno, che chirurgicamente colpisce in modo spietato. Se cade il Cardinal Becciu, cade il muro invalicabile che ogni cattolico deve erigere a difesa di principi imprescindibili e non negoziabili, con il Gran Bugiardo, i principi delle virtù teologali e cardinali.
Il Cardinal Becciu è un esempio per tutti noi e da tutti noi, è – e sarà – sempre sostenuto e supportato nel periglioso cammino che lo attende.
Supplichiamo San Michele Arcangelo che interceda con la sua Milizia Celeste alla difesa del Cardinal Becciu contro il Maligno.
Il Signore Nostro Gesù Cristo, diceva agli apostoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani» (Matteo 10,16-18). Siate prudenti, dice loro, avveduti, e non siate troppo semplici, guardatevi dagli uomini. Guardatevi, con prudenza. Poi aggiunge: «E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Matteo 10,19-20).
A fine marzo 2021, il castello di sabbia accusatorio iniziò a crollare sotto la sentenza di un tribunale londinese, che ha confermato: Becciu fu diffamato in modo “spaventoso”. Il Papa fu ingannato con il teorema accusatorio dell’Espresso depositato sulla sua scrivania.
Il castello di sabbia accusatorio è continuato e continuerà a crollare sotto le successive onde della Verità. Chi vivrà vedrà.
Foto di copertina: Riccardo Sindocca, Papa Francesco, Cardinale Pietro Parolin.