Il cardinale Bertone ordina tre nuovi nunzi: la vostra missione è l’amore

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All’omelia il cardinale ha ricordato il senso della missione del vescovo e in particolare il ruolo del nunzio che ora svolgeranno «ricchi di una esperienza ecclesiale maturata nelle rispettive diocesi di origine, come pure nelle nunziature di diversi Paesi e, monsignor Ettore, in Segreteria di Stato con un compito di speciale responsabilità». Nell’annuncio del Vangelo saranno «accompagnati dal nostro affetto, dalla nostra stima e dalla nostra gratitudine» e saranno «soprattutto sostenuti dalla forza dell’Eucaristia». Ed ha proseguito: “In realtà, è l’amore di Cristo e per Cristo la ragione del nostro impegno apostolico. Caritas Christi urget nos. È così per ogni sacerdote, è così per ogni vescovo e per ogni rappresentante del Papa. Si tratta di un amore incessante, che ci chiama a seguire Cristo che “ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” (Efesini 5, 25)». Infatti «offrire la vita significa donarsi in piena disponibilità, porre al servizio degli altri i doni ricevuti da Dio, dare il proprio tempo, consumare la propria vita senza riserve. Ci è facile, a volte, donare delle cose; più difficile e molto più importante e fecondo è dare il nostro tempo, animati da spirito missionario». Dunque «si tratta di andare incontro a quanti sono alla ricerca della verità; di accendere la luce nel cuore di quanti camminano nelle tenebre; di seminare la pace, la gioia e la speranza in quanti soffrono la solitudine, le angustie, le ingiustizie».

Il segretario di Stato ha ricordato, in proposito, le parole di Papa Francesco nell’omelia della messa crismale: occorre illuminare «le situazioni limite, le “periferie” dove il popolo fedele è più esposto all’invasione di quanti vogliono saccheggiare la sua fede». E, ha aggiunto il cardinale, «questo essere mandati a sostenere le fragilità, le debolezze e le sconfitte degli uomini è ministero non eccezionale e occasionale, ma normale e fondamentale in cui la Chiesa si identifica e in cui manifesta la sua origine divina». Del resto «l’amore, la carità pastorale — ha spiegato il segretario di Stato — costituisce il nucleo e la forma della spiritualità del servizio episcopale, ed è l’anima delle tre funzioni pastorali: ministero della Parola, del culto liturgico e della guida del popolo di Dio». In particolare, ha detto, «il servizio della Parola pone anche noi ogni giorno in ascolto di essa, ci stimola ad accoglierla prima di tutto nella nostra vita e ci fa essere sempre più discepoli del Signore. Quando annunciamo il Vangelo ci uniamo intimamente a Cristo Maestro e ci lasciamo guidare dal suo Spirito. Così partecipiamo della carità di Dio, il cui mistero nascosto nei secoli è stato rivelato in Cristo». «Il ministero liturgico, principalmente la celebrazione eucaristica, ci immette — ha affermato — in modo particolare nel mistero pasquale di Gesù; ci porta ad imitare ciò che amministriamo e ci fa profondamente partecipi della carità di Colui che si dà ai fratelli come pane eucaristico. Quali guide del popolo di Dio ci sentiamo spinti dalla carità del Buon Pastore a custodire, vigilare e difendere il gregge, con ogni energia e sacrificio». Nell’omelia il cardinale ha anche rimarcato la forza del comandamento nuovo dell’amore: «“Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.

La novità di questo comandamento non sta nell’“amatevi”, ma nel “come io ho amato voi”». E «la credibilità dell’amore vicendevole sta proprio nella sua capacità di varcare i confini del proprio recinto, per fare della Chiesa una comunità in grado di mostrare l’amore di Gesù per tutti». «L’amore reciproco dei credenti — ha detto ancora — è sempre preceduto da quello di Cristo, che prima ancora di essere norma e modello di condotta, ne è la sorgente e la radice. A questa fonte sono chiamati ad attingere tutti i discepoli del Signore, per vivere la logica dell’amore fraterno e del dono sincero di sé, che è la tessera di riconoscimento dell’appartenenza alla comunità cristiana, come afferma Gesù: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli”. Si tratta di rappresentare la prospettiva del “nuovo mondo”, da parte di ogni cristiano, ma soprattutto da parte dei pastori e delle guide del popolo santo di Dio». Dopo la celebrazione in Basilica i presenti hanno potuto salutare i nuovi arcivescovi nella Aula Paolo VI.

Fonte: OR

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