In Vaticano c’è preoccupazione per il conflitto in Medioriente. Scatta la mobilitazione diplomatica

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Nessun appello da parte del Vaticano per porre fine alla nuova guerriglia tra Israele e Palestina. C’è ben altro che un invito alla collaborazione istituzionale. C’è una vera e propria sollevazione che da Papa Francesco a cascata coinvolge tutta la curia romana.

Certo, nel rispetto dei ruoli e della diplomazia – è stata espressamente chiesta dagli attori coinvolti la non interferenza – da San Pietro non si sta certo fermi, aspettando che passi la tempesta.

Tra telefonate al presidente turco Recep Tayyip, incontri con il governo iraniano e John Kerry, per conto degli Usa, il Pontefice non si è certo risparmiato.

Come anticipato dal segretario di stato del Vaticano, Pietro Parolin, Papa Francesco è pronto a ricevere il presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen.

“L’obiettivo – afferma Parolin – è unire tutte le forze per cercare di fermare questa crisi”.

Di certo il sangue degli innocenti grida allo scandalo e la sensibilità cristiana impone una netta e decisa presa di posizione.

Se è necessario ricorrere alla verità senza filtri, dalle mura vaticane non c’è timore a sensibilizzare le coscienze.

Ecco perché per la prima volta l’Osservatore Romano ha mostrato nei giorni scorsi le immagini di bambini morti a causa del conflitto, sotto lo sguardo annientato dei propri genitori.

Una scelta forte, criticata da alcuni e difesa da altri. L’effetto è però stato dirompente: accendere la luce su delle atrocità che sotto gli occhi di un Occidente quasi distaccato, si perpetuano senza ritegno.

Il messaggio del Papa è chiaro: “Troppi innocenti morti, anche bambini, questo è terribile e inaccettabile, la loro morte è segno che non si vuole costruire il futuro ma lo si vuole distruggere”.

Non è questa la strada per consolidare una territorialità. La pace non si diffonde con la guerra. Non cova sotto le macerie.

Fermare tale scelleratezza è un obbligo morale oltre che geopolitico.

Il Vaticano c’è, come ha sempre fatto quando gli si è chiesto di metterci la faccia.

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