Tiziano, il sacro e il profano: La mostra romana alle Scuderie del Quirinale
Per il vasto pubblico ancora stimoli per quella fame d’arte che si manifesta con forza e si concretizza nel successo delle mostre dei grandi pittori del passato. Una significativa scelta di opere, provenienti da chiese e musei, consente la conoscenza dell’esperienza della pittura di Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1485 circa – Venezia 1576). Si tratta di un eccellente allestimento visitabile alle Scuderie del Quirinale. L’età di Tiziano è tra le più interessanti per l’arte italiana: il passaggio di secolo tra Rinascimento e Riforma Cattolica, tra profano e sacro, tra gli Stati regionali italiani del ‘500 e le grandi monarchie europee del ‘600. Il percorso artistico di Tiziano è ben documentato: dagli esordi veneziani nelle botteghe di Giovanni Bellini e di Giorgione fino alla piena maturità e autonomia professionale rappresentata dalle tele per i dogi, gli Este e i Della Rovere fino alle committenze imperiali di Carlo V e poi del figlio Filippo II d’Asburgo.
Un filo interessante da seguire nei diversi dipinti di Tiziano è quello della presenza di Venezia, dei suoi ordini religiosi, delle chiese, dei dogi. Dopo aver ottenuto dal Consiglio dei Dieci una rendita ufficiale, destinata ai pittori migliori, nel 1533 Tiziano era diventato il pittore ufficiale della Repubblica di Venezia ed accettò molte commissioni da parte della nobiltà contemporanea, realizzando anche parecchie opere di soggetto profano. In mostra vi sono significativi esempi della fondamentale attitudine di Tiziano per la pittura religiosa, ma anche della sua complessa attività di ritrattista della nobiltà del tempo a Venezia e in Europa. Tiziano, scrisse il poligrafo a lui contemporaneo Ludovico Dolce, suo grande estimatore, è capace di accordare “la grandezza e terribilità di Michel Agnolo, la piacevolezza e venustà di Raffaello, et il colorito proprio della Natura”.
Ciò che maggiormente risalta, e che desta di fatto l’ammirazione dei visitatori, è in Tiziano – più della maestrìa tecnica e dell’invenzione coloristica e compositiva – l’esplorazione completa dello spazio culturale dell’arte, uno spazio che consente al pittore di trovarsi insieme vicino a lontano, partecipe e indipendente, rispetto a ciò che raffigura, con il simbolo figurativo come unità di misura del suo rapporto con la realtà. Il miracolo della grande arte di Tiziano consiste, infatti, proprio nella libertà di raffigurare i temi più alti e complessi della storia e della cultura del suo tempo senza farsene schiacciare, ma anzi delineando con originalità e profondità le forme entro cui congiungere realtà e interpretazione, mito e figurazione.
La libertà dell’artista è la sua salvezza: gli ordini religiosi, i potenti della storia, i committenti delle sue opere gli riconoscono la facoltà di interpretare – in modo sia oggettivo che soggettivo – le dimensioni della storia, l’autonomia dell’arte e dell’artista è riconosciuta di modo che possa manifestarsi fin nel campo di poteri che avrebbero potuto soffocare ogni forma di creatività e che invece l’accettavano. Anche per questo Tiziano è tra i nostri più grandi artisti del passato.