La storia cristiana del Lazio attraverso l’arte
Un prestigioso appuntamento culturale al Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha consentito di mettere in luce un patrimonio forse poco noto eppure prezioso. Del resto l’Italia è un grande museo a cielo aperto e questa ricchezza culturale, che la Storia e il Cristianesimo le ha donato, potrebbe essere origine di sviluppo e volano dell’economia se venisse attuata un’adeguata valorizzazione. L’occasione, la presentazione della rivista di Soprintendenza, diretta da Anna Imponente, Nel Lazio. Guida al patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e i Repertori dell’arte del Lazio editi da L’Erma di Bretschneider di cui è stato presentato il volume La pittura del Cinquecento nel reatino. Dipinti su tavola e su tela di Giovanna Grumo, ha riunito allo stesso tavolo Monsignor Liberio Andreatta direttore Ufficio per l’edilizia di culto e responsabile Sezione arte sacra e beni culturali, Claudio Santini capo della Segreteria del Ministro per i beni e le attività culturali, Valentino Pace professore ordinario di Storia dell’arte medievale all’Università degli studi di Udine e Sergio Guarino curatore storico dell’arte dei Musei Capitolini, coordinati da Anna Imponente Soprintendente per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Lazio.
“Secondo i filosofi, viviamo in epoca di “vetrinizzazione” e il processo diventa virtuoso se quello che mettiamo in vetrina riesce a comunicare e a raggiungere le persone” ha sottolineato Anna Imponente che ha ribadito come grazie alla rivista vengano portati alla ribalta luoghi sconosciuti al grande pubblico ma ricchi di importanti tesori d’arte. Il concetto è stato ripreso da monsignor Andreatta che ha sottolineato come nel suo mandato di responsabile della Sezione arte sacra e beni culturali del Vicariato abbia scoperto beni culturali, tesori d’arte di grande importanza che possono essere valorizzati. “Sono stato recentemente alla B.I.T. di Milano” ha sottolineato il monsignore “E ho avuto modo di vedere come il turismo oggi perda di vista le motivazioni più profonde. Si tratta di un turismo “distratto”, superficiale nel quale poco si parla di turismo culturale e religioso. In un periodo di crisi economica il turismo culturale e religioso ha un trend positivo”.
Monsignor Andreatta ha indicato un circuito virtuoso, la collaborazione fra Soprintendenze e Uffici deputati alla preservazione dei Beni Culturali ecclesiastici, nel rispetto delle competenze, per rendere fruibili quei beni che “sollevando gli animi, hanno la capacità di portare ottimismo” e indurre l’animo umano alla contemplazione della Bellezza. “In un mondo orientato ai consumi e alla fretta, poter attingere contenuti e senso dalla bellezza del nostro territorio e dalla ricchezza del patrimonio storico ed artistico vuol dire costruire il nostro futuro su basi solide. Il nostro futuro dipende anche dalla tutela e dalla conservazione di questo patrimonio che rischia di essere perso se non interveniamo. Come afferma la dott.ssa Imponente citando lo scrittore turco Pamuk “perdere il proprio passato vuol dire perdere il proprio futuro” ha concluso monsignor Andreatta.