I social come li vede il Papa: dialogo tra un padre e un figlio

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Sono pochi i genitori presenti sui social network quindi questa definizione così positiva è difficile per noi da comprendere. Qual è la tua esperienza di ventiduenne da molti anni su Facebook?

Facebook non è usato dai giovani in modo così aperto, direi che è più ristretto e anche meno indistinto di un’agorà. Cioè non è come una piazza dove incontri tante persone diverse: c’è un pubblico più definito e si tende a parlare come se si parlasse in un gruppo, come in una chiacchierata tra amici. Questa definizione è invece molto azzeccata per Twitter, che tuttavia è ancora poco diffuso tra i giovani. Nel messaggio si dice anche che i social network possono promuovere i legami tra le persone se utilizzati con rispetto ed equilibrio. D’altra parte noi genitori temiamo un uso superficiale di Facebook da parte dei nostri figli. Un uso positivo dei social network è realizzabile solo se si avvera questo “se”, cioè se c’è attenzione alla privacy, pudore e rispetto; in effetti l’uso che ne fanno i giovani è mirato spesso a promuovere la propria immagine più che il bene della comunità.

Non correte il rischio di vivere su Internet una vita virtuale, staccata dalla vita reale?

L’amicizia nata in chat, soprattutto per i più giovani, spesso fatica a trovare riscontro nella vita reale a causa della timidezza; online sei separato da un monitor ed è più facile fare un primo passo e vincere la timidezza. Invece considero la relazione su Facebook molto utile e necessaria come rafforzamento delle amicizie già esistenti. Mi permette di tenere aperti microcontatti con gli amici anche quando non abbiamo tempo e possibilità di incontrarci di persona.

Ma secondo te sui social network conviene fingere o essere se stessi?

Su Facebook si tende a pubblicare solo quello di cui si è veramente convinti. Si scrive quello che si pensa e che allo stesso tempo piace agli altri. Questa è un’autolimitazione nei contenuti condivisi: comunico me stesso solo in funzione degli altri. Per esempio vado in chiesa e in discoteca ma siccome agli altri apprezzano solo che io vada in discoteca tendo a condividere unicamente post sulle mie serate in discoteca. Questo effetto di distorsione dell’immagine della persona tende ad annullarsi quando c’è la conoscenza diretta. Non ho problemi ad accettare che un amico si presenti su Facebook solo con una parte della sua vita o della sua personalità: lo conosco bene e so che non è ipocrisia.

Anche le relazioni su social network richiedono e producono impegno. Cosa ne pensi?

Nella mia esperienza i giovani hanno una presenza “leggera” sui social network, di norma prevale il divertimento. Su Facebook c’è poco stimolo intellettuale, spesso ci si limita a spammare su argomenti da tifoseria. Diverso è l’ambito scolastico, dove i gruppi aiutano la condivisione del materiale didattico e aiutano gli studenti.

Quindi è più un gioco che una cosa seria?

Invece direi che gli adolescenti trovano in Facebook un terreno ideale per sostenere i propri desideri di condivisione, confronto, contatto continuo, possibilità di uscire dalla solitudine, aprirsi agli altri con poco sforzo e molto risultato, in una modalità comunicativa spesso più accessibile rispetto alle relazioni personali dirette. Ci sono ragazzi che, essendo timidi, riescono a costruire su Facebook una rete di relazioni che poi permette loro di vivere eventi in compagnia, come una serata in discoteca, che altrimenti non avrebbero potuto costruire.

Qual è il livello generale delle conversazioni dei giovani su Facebook?

Su Facebook i giovani non condividono né accettano contenuti impegnati. I commenti sono dei botta e risposta per alzare la voce e rafforzare la propria opinione. Non conviene dimostrare cedevolezza sui social network. Mentre le persone aperte, sincere vengono apprezzate nella relazioni reali, su Facebook si tende a proporsi in modo più rozzo. Il dialogo, come confronto attraverso l’argomentazione, ha poco spazio.

Non mi sembra quindi che noi adulti dobbiamo chiederci se voi giovani dobbiate o meno usare i social network: ci siete tutti e basta! Quale consideri esserne l’aspetto più positivo e irrinunciabile?

La possibilità di tenere aperte molte relazioni che sarebbe impossibile curare di persona, ad esempio con amici in città e stati diversi. Ci aiuta anche a gestire i gruppi in modo più aperto: quando c’è un invito per una serata o una festa vale per tutti i membri. Con gli amici che vedo comunque quasi tutti i giorni, Internet e gli smartphone mi permettono di condividere con una chat perpetua contenuti anche molto complessi come una serie di fotografie di luoghi, eventi e incontri.

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