Torino: il Sermig incontra il direttore di Avvenire

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Al Sermig di Torino continuano gli appuntamenti dell’Università del Dialogo, lo spazio di formazione permanente: questa sera martedì 27 novembre, a partire dalle ore 19, all’Arsenale della Pace il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, dialogherà con giovani e adulti sul tema ‘Dentro le notizie’, sul mondo dell’informazione: nuovi media, nuovi mercati, nuove opportunità. L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming sul sito www.sermig.org; ognuno potrà dare il proprio contributo, scrivendo una domanda all’Angolo del Dialogo, nel cortile dell’Arsenale della Pace, oppure inviando una mail a sermig@sermig.org o attraverso la pagina ufficiale Facebook del Sermig. Questo nuovo ciclo di incontri 2012/2013 dell’Università del Dialogo è intitolato ‘Oltre Babele. Dal caos alla responsabilità’, un modo per rispondere al clima di incertezza attuale, nell’economia, nella politica, nelle relazioni personali.

Di fronte agli scandali e alla confusione, il rischio è quello di cedere alla rabbia e al disorientamento, in molti casi l’anticamera del disimpegno o del qualunquismo. Eppure, di fronte al caos le parole non bastano: servono gesti e risposte concrete. È quelle che al Sermig cercano con gli ospiti del dialogo Risposte che aprono e portano alla responsabilità. L’Università del Dialogo è uno spazio di formazione permanente promosso dal Sermig, con l’obiettivo di riflettere sui problemi del nostro tempo in una prospettiva di speranza. Inaugurata in Vaticano il 31 gennaio del 2004 da papa Giovanni Paolo II, negli ultimi anni l’Università del Dialogo ha accolto testimoni di ogni orientamento, della cultura e dei media, dell’economia e della politica, della solidarietà e dell’arte.

Nell’incontro inaugurale l’economista Mario Deaglio ha parlato di austerità e del futuro dell’Europa: “L’Europa non è certo un malato immaginario. Altrettanto sicuramente, però, mostra una sorta di perversa soddisfazione a parlare in continuazione dei propri mali, a girarci attorno, a convocare riunioni con lo scopo di cambiare tutto per scoprire due settimane più tardi di non aver cambiato nulla; il ‘vecchio continente’, insomma, si scopre davvero vecchio e soggetto ad attacchi di ipocondria. In questa condizione di scarsa percezione del valore mediatico delle parole si collocano le dichiarazioni sempre più apocalittiche del direttore del Fondo Monetario Internazionale, la francese Christine Lagarde, per la quale la fine della crisi proprio non si vede e l’euro corre pericoli gravissimi. Ancora pochi giorni fa, i governi europei potevano proporre ai loro cittadini una crisi grave con qualche accenno di ripresa in autunno; ora tutto si sta cancellando e il quadro appare più fosco, con una caduta molto più pronunciata, come quella del prodotto interno lordo italiano, prevista dal presidente della Confindustria il quale afferma che ‘probabilmente’ il calo produttivo italiano sarà superiore al -2,4% ipotizzato dalla sua organizzazione. Le previsioni dai contorni sfumati, così come le previsioni troppo affrettate, potrebbero riflettersi negativamente sulla situazione dell’economia reale”.

Ed ha delineato alcune ‘soluzioni’ per emergere dalla crisi economica: “Gli ingredienti per uscire dalla crisi non sono soltanto fiscali o monetari; un ruolo crescente è svolto dai mezzi di informazione che influenzano le scelte di risparmio e di consumo, di investimento e concessione di credito di decine di milioni di operatori economici. Non si verrà a capo della crisi se, attraverso i mezzi di informazione, qualcuno non indicherà vie d’uscita e futuri possibili. Gli addetti ai lavori hanno detto abbastanza chiaramente di non sapere che cosa fare se si mantengono intatte le regole attuali in base alle quali il peso della crisi si scarica più sui lavoratori che sui percettori di redditi di capitali, più sui giovani che sui vecchi. Spesso, in questi casi, è l’ora dei politici: non di quelli che promettono la Luna, bensì di quelli che non si limitano a invitare a richiedere, in stile thatcheriano, le proverbiali ‘lacrime e sangue’, ma propongono un cambiamento delle regole tale da portare il sistema economico mondiale da qualche parte. E’ su questa via di nuove regole del gioco che dovranno muoversi coloro che vogliono competere alle elezioni che, nel giro di un anno, interesseranno, oltre che Stati Uniti e Germania, anche l’Italia”.

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