Concilio: il secondo periodo, la semina

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I lavori della seconda fase conciliare ebbero inizio il 30 settembre, con la discussione sullo schema della Chiesa, che era diviso in quattro capitoli e trattava del mistero della Chiesa, della sua costituzione gerarchica e in particolare dell’Episcopato, del Popolo di Dio e in special modo dei Laici, della vocazione alla santità nella Chiesa. L’esame di questo schema occupò 23 Congregazioni generali. Alla discussione presero parola 323 Padri, mentre altri 475 presentarono le loro osservazioni scritte. Alcuni Padri avevano intanto richiesto che allo schema della Chiesa venisse unito quello della Beata Vergine Maria. Il compito di esporre i motivi pro e contro tale proposta venne affidato rispettivamente ai cardinali Franz König, arcivescovo di Vienna, e Rufino Jiao Santos, arcivescovo di Manila. Con una ristrettissima maggioranza (1114 placet contro 1074 non placet) il Concilio espresse risposta favorevole all’inserimento. Seguì l’esame dello schema I Vescovi e il Governo delle Diocesi, che si protrasse per 9 Congregazioni generali, con l’intervento di 149 Padri e di altri 218 per iscritto. Lo schema De Episcopis si articolava in cinque capitoli: rapporti dei vescovi con la Curia romana, vescovi coadiutori e ausiliari, Conferenze episcopali, revisione dei limiti delle diocesi e delle province ecclesiastiche, creazione di nuove parrocchie e ritocco dei confini di quelle esistenti. I Padri conciliari iniziarono quindi l’esame dello schema sull’Ecumenismo, che interessò 11 Congregazioni generali, alle quali intervennero verbalmente 142 Padri, mentre 156 presentarono osservazioni per iscritto.

Lo schema era all’inizio costituito da tre capitoli riguardanti i principi dell’ecumenismo cattolico, e il suo esercizio nei confronti di ortodossi e protestanti. Fu in seguito proposto di aggiungere un capitolo sull’atteggiamento dei cattolici, sul piano religioso, nei confronti degli ebrei e un capitolo sulla libertà religiosa, ma i Padri si dimostrarono piuttosto contrari e i due capitoli furono rimandati. Non bastò invece il tempo per discutere lo schema sull’Apostolato dei Laici, del quale venne svolta solamente la relazione introduttiva. Nel secondo periodo del Concilio, tuttavia, si raccolsero i frutti dei lavori dell’anno precedente, con l’approvazione e la promulgazione della Costituzione liturgica e del Decreto sugli Strumenti delle comunicazioni sociali. La Costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium intese riaffermare che la Liturgia è “il vertice verso cui tende l’azione della Chiesa e, nel medesimo tempo, è la sorgente da cui scaturisce la sua forza”. Venne approvata nella Sessione pubblica del 4 dicembre 1963, riportando 2147 placet e 4 non placet. Essa cercò soprattutto di fissare le linee direttive di una riforma, affidando poi in larga misura la sua esecuzione alle Conferenze episcopali nazionali. I primi due capitoli sono di carattere essenzialmente dottrinale, poiché enunciano i principi generali sulla natura della Liturgia e sul sacrificio eucaristico, ai quali doveva ispirarsi il rinnovamento liturgico. Gli altri capitoli, sui sacramenti, l’ufficio divino, l’anno liturgico, la musica e l’arte sacra, hanno un tenore più pratico, pur basando sempre le possibili innovazioni su motivi teologici. Prendeva inoltre consistenza il concetto di Popolo di Dio, in mezzo al quale la Gerarchia svolge una funzione di servizio. “Ogni volta che i riti comportano, secondo la particolare natura di ciascuno, una celebrazione comunitaria caratterizzata dalla presenza e dalla partecipazione attiva dei fedeli – si legge al punto 27 –, si inculchi che questa è da preferirsi, per quanto è possibile, alla celebrazione individuale e quasi privata”.

E al punto 54: “Nelle messe celebrate con partecipazione di popolo si possa concedere una congrua parte alla lingua nazionale”. Il Decreto Inter Mirifica, sugli Strumenti della comunicazione sociale, espone nella prima parte i motivi per cui la Chiesa deve interessarsi a questi mezzi. Nella seconda, invece, sono trattati aspetti di ordine pratico, sulla formazione di autori e recettori, sugli uffici da creare a livello nazionale e internazionale, sulla Giornata annuale da celebrarsi per sensibilizzare i fedeli sull’importanza, i vantaggi e i rischi dei mass media. Il decreto venne approvato nella Sessione pubblica del 4 dicembre 1963, con 1960 voti positivi contro 160 negativi. La seconda sessione aveva termine con l’annuncio del pellegrinaggio del Papa in Terra Santa, che si sarebbe svolto nel gennaio del 1964. Le Congregazioni generali erano state 43, 2 le Sessioni pubbliche. Si erano inoltre svolte nella Basilica di San Pietro tre importanti commemorazioni alla presenza del Papa: il 28 ottobre il cardinale Suenens ricordò la figura e l’opera di Giovanni XXIII, nel quinto anniversario della sua elezione al soglio di Pietro; il 4 novembre il cardinale Stefan Wyszynski commemorò il quarto centenario dell’istituzione dei Seminari decretata dal Concilio di Trento; il 3 dicembre il cardinale Giovanni Urbani celebrò il quarto centenario dello stesso Concilio tridentino. La registrazione dei discorsi e degli interventi verbali dei Padri durante il secondo periodo conciliare ammonta a 72mila metri di nastri magnetici. Ogni Congregazione generale aveva inizio con la Messa, che solitamente veniva celebrata in rito romano. Non mancarono però celebrazioni, come già nel primo periodo, in altri riti: ambrosiano, mozarabico, copto, alessandrino, bizantino-romeno, bizantino-ucraino, bizantino-russo, bizantino-greco, antiocheno-maronita, caldeo, siro-malarabico, siro-antiocheno, glagolidico.

Secondo periodo di intersessione (dicembre 1963 – settembre 1964)

Da ricordare, durante il secondo periodo di intersessione, la promulgazione del motu proprio per l’entrata in vigore di alcune norme liturgiche Sacram Liturgiam, il 25 gennaio 1964, mentre il successivo 30 gennaio venne costituito il Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia, per l’applicazione della Costituzione liturgica. Con il motu proprio In fructibus multis del 2 aprile, Paolo VI istituiva la Pontificia Commissione per le Comunicazioni sociali. Il 10 agosto venne invece resa nota la prima enciclica di Papa Montini, l’Ecclesiam suam, che parla della Chiesa che prende coscienza di sé, si rinnova ed entra in dialogo con il mondo nel quale vive.

A cinquant’anni dal Concilio

Il Concilio: l’annuncio

Il periodo preparatorio

Il primo periodo conciliare

I temi del primo periodo

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