E Martini disse di Ratzinger: sarà un grande Papa
Per alcuni rimarrà sempre come l’altro papabile del conclave del 2005, per altri il grande biblista innamorato di Gerusalemme, per altri ancora il cardinale che chiese al Papa un nuovo concilio ecumenico, oppure il progressista in opposizione al cardinale Ratzinger, per i milanesi il vescovo che ha segnato la vita della città. Il cardinale Carlo Maria Martini è stato questo e tanto altro. La sua voglia di essere un comunicatore del Vangelo l’aveva appresa fin da giovane gesuita, e questo l’aveva portato all’amore per la Sacra Scrittura, e lo aveva portato anche a quelle dichiarazioni che conquistavano le prime pagine dei giornali e sembravano degli schiaffi nella palude del dibattito sociale. Quando sulle pagine del Corriere delle Sera scriveva di etica, quando si faceva intervistare per “mettersi in gioco” seduceva anche la mentalità più laica.
É lui l’ultimo a predicare gli esercizi spirituali a Paolo VI in Vaticano nella Quaresima del 1978 ed è lui che Giovanni Paolo II sceglie due anni dopo come guida della diocesi di Milano. Non si ferma un momento e quando lascia la diocesi nel 2002, già segnato dalla malattia, chiede perdono per i suoi limiti e i suoi errori. Ma intanto lancia un sasso per la “riforma del ministero petrino”. Perchè non dare al Sinodo una dimensione decisionale? In molti parlano di “Vaticano III”, ma la proposta è un’altra. La spiega in una intervista a Giuseppe De Carli: “ Convocare, di tanto in tanto, delle assemblee sinodali veramente rappresentative di tutto l’episcopato e- perché no- universali, per affrontare questioni in agenda nella vita della Chiesa”. Era il 7 ottobre del 1999 quando ne parlò davanti a Giovanni Paolo II. Per molti è stato il portabandiera della “Chiesa aperta”, poneva al mondo, laico ed ecclesiale, le questioni che salivano dalla voce della gente. Per altri un “pericoloso progressista” che voleva mettere in crisi l’autorità papale. In un certo senso non fu nè l’uno nè l’altro. La sua formazione biblica lo rese fedelissimo al Vangelo, i suoi anni da pastore gli offrirono la possibiltà di “toccare con mano” i dubbi della gente semplice.
La sua “Cattedra per i non credenti” è la vera genesi del Cortile dei Gentili che Benedetto XVI ha affidato al cardinale Ravasi. “ Se la Chiesa vuole essere missionaria – scriveva nel 2008- questo ci obbliga ad avviare un dialogo con tutti.” Non certo una antitesi con Joseph Ratzinger, che anzi lo ha incontrato ogni volta che si doveva prendere una decisone su Milano, e proprio a Milano si sono salutati il 3 giugno scorso. Solo sette minuti, ma intensi, fatti di sguardi e delle poche parole che il cardinale ormai devastato dal morbo di Parkinson, riusciva a pronunciare. “ Siamo diversi ma sarà un grande Papa”, disse il cardinale Martini uscito dal conclave che aveva eletto Benedetto XVI. “La passione per la verità, che Joseph Ratzinger ha testimoniato coerentemente in tutti questi anni, va intesa come risposta al ‘debolismo’ della postmodernità”, scriveva Martini in una miscellanea per i 70 anni di Joseph Ratzinger.
Voci della Chiesa che è cattolica, universale e quindi ricca di diverse opinioni. Ma molti potrebbero meravigliarsi rileggendo le parole del cardinale del 2006 a proposito dell’uso del preservativo come “male minore” in alcuni casi per la lotta contro l’ AIDS e le parole simili di Benedetto XVI nel libro “ Luce del Mondo” nel 2010. Pastori che si interrogano davanti al male e al dolore dell’uomo.