Una tregua olimpica per la pace. Alcuni cristiani ci credono e la chiedono

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Fermare le inimicizie e le guerre in occasione delle Olimpiadi di Londra. Con uno sguardo al futuro, sperando che questa tregua rappresenti l’inizio di un percorso più duraturo. E con uno sguardo al passato, perché la tregua olimpica era una istituzione nell’Antica Grecia. “La tregua olimpica, detta in greco ‘ekecheiria (ἐκεχειρία= le mani ferme) – spiega Maria Carmela Di Battista, presidente dell’Associazione Pedaliamo insieme per la pace – era bandita in tutta la Grecia per chiunque partecipasse alle grandi feste e ai giochi nazionali; in questo tempo cessavano tutte le inimicizie pubbliche e private, e nessuno poteva essere molestato, specialmente atleti e spettatori che dovessero attraversare territori nemici per recarsi ad Olimpia”. Per questo, Pedaliamo insieme per la Pace – una associazione che lavora da anni per promuovere la Pace attraverso progetti educativi ed artistici, con grande attenzione verso i migranti – ha fatto partire una raccolta firme, ha cominciato a raccogliere adesioni su Facebook con il gruppo “Ekecheiria”, e punta a portare direttamente a Londra il messaggio di pace. “Non abbiamo altra guida – dice Di Battista – che la Provvidenza. E sappiamo che dalle cose piccole, Dio può creare cose molto grandi”.

 

Ci aveva  già provato, Pedaliamo insieme per la Pace, chiedendo durante la Gmg di Madrid che il Papa promuovesse una tregua di pace a partire dal 21 agosto – ultimo giorno delle celebrazioni della Giornata Mondiale della Gioventù – fino al 30 agosto – giorno di inizio del Ramadan. E poco importa che il Papa non abbia fatto quell’appello, anche perché ci vuole tempo, allacciamento di relazioni diplomatiche, burocrazie varie per far sì che l’appello di un Papa sia fruito nella maniera giusta. Importava piuttosto il messaggio, il fatto che ci fosse un gruppo di persone, nel cuore della Chiesa, che si muovessero in tal senso. Il messaggio che c’è una Chiesa viva, che prega, lotta, è al di fuori dalle logiche del potere e vuole attualizzare il messaggio evangelico. Anche con proposte di larga portata.

Che poi si tratta anche di portare avanti la posizione della Santa Sede. Quando la delegazione britannica giunse a  Roma lo scorso febbraio per celebrare il 30esimo anniversario delle piene relazioni diplomatiche tra Regno Unito e Santa Sede, il comunicato finale congiunto riportava anche questo passaggio: “Mentre il Regno Unito si prepara ad ospitare i Giochi Olimpiaci e Paraolimpici di Londra e a festeggiare il Giubileo di Diamante di Sua Maestà la Regina, entrambe le parti auspicano un anno caratterizzato dallo spirito della Carta Olimpica e della Tregua Olimpica: al servizio dello sviluppo armonioso dell’uomo, con l’intento di promuovere una società pacifica interessata alla salvaguardia della dignità umana”.

E di tregua olimpica aveva parlato anche Giovanni Paolo II, in occasione delle Olimpiadi del 2004 ad Atene, firmando un appello affinché in occasione dei Giochi olimpici sia ripristinata l’antica tradizione dell’ekecheiría, la tregua olimpica che prevedeva la sospensione di tutti i conflitti durante lo svolgimento dei Giochi.

Oggi, è una iniziativa dal cuore e dalla base della Chiesa che ripropone la tregua della pace. E chissà se questa non venga inserita nelle iniziative di More than Gold, l’organismo ecumenico attraverso cui le Chiese cristiane della Gran Bretagna stanno accompagnando il conto alla rovescia verso le Olimpiadi di Londra 2012, in programma dal 27 luglio al 12 agosto. “Aiutare la tua Chiesa a dare il massimo durante i Giochi del 2012” è lo slogan tipicamente scelto per questa realtà. Due gli obiettivi principali: mobilitare il popolo delle parrocchie per dare una mano all’organizzazione, ma anche cogliere l’occasione di questo grande momento di festa per trasmettere un messaggio spirituale al proprio Paese e al mondo.

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