Vita fraterna

Cirillo e Metodio, a 1150 anni dal loro arrivo in Moravia

Sono trascorsi 1150 anni dall’arrivo dei santi Cirillo e Metodio – i due monaci evangelizzatori dell’est, determinanti per la cultura trasmessa, l’educazione e la creazione del primo alfabeto slavo – nella Grande Moravia. In occasione dell’anniversario che ricorda il particolare evento Jean-Pierre Grallet, Arcivescovo di Strasburgo, alla presenza del card. Dominik Duka, arcivescovo di Praga, e monsignor Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il CdE, presiederà la S. Messa nella cattedrale di Notre Dame, a Strasburgo (Francia), promossa da Rappresentanza permanente della Repubblica Ceca e della Slovacchia, Missione permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, diocesi di Strasburgo, in collaborazione con diverse rappresentanze di Paesi dell’est e del sud-est Europa. “Il messaggio di Cirillo e Metodio – spiegano i promotori della manifestazione – è più che mai attuale, perché si basa sull’incontro, il dialogo e la scoperta dell’altro, e contribuisce a un’Europa moderna in grado di esprimere insieme tutta la ricchezza della tradizione orientale e occidentale” (Sir).

Il rabbino e Papa Francesco. Per un dialogo di qualità

Ricreare lo spirito delle origini. È questa la chiave del dialogo  secondo Abraham Skorka, responsabile del seminario rabbinico latinoamericano di Buenos Aires.  Skorka è a Roma per partecipare al seminario di dialogo ebraico cristiano, organizzato dal Centro per il Dialogo Interreligioso del Movimento dei Focolari,  che si svolge dal 10 al 13 giugno presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. Insieme a 27 rabbini e ad esponenti del mondo cristiano, hanno discusso su come alzare l’asticella della qualità nelle relazioni ebraico-cristiane. Ma Skorka è anche un amico personale di Papa Francesco. Quando questi era il cardinal Jorge Mario Bergoglio, hanno scritto insieme un libro, “Il cielo e la terra”.

 

Pellegrinaggio Macerata Loreto: Aspettatemi! Dice papa Francesco

“Aspettatemi, aspettatemi… Se ce la faccio verrò!”: con queste parole Papa Francesco ha risposto all’invito rivoltogli dal giovane tedoforo Gabriele Codoni, benedicendo la Fiaccola della Pace del XXXV Pellegrinaggio, mercoledì 5 giugno in Piazza S. Pietro, indossando anche il tradizionale cappellino della Macerata-Loreto.

A salutare il Santo Padre sul sagrato della Basilica, al termine dell’Udienza Generale, sono stati mons. Giancarlo Vecerrica, ideatore del cammino e Vescovo della Diocesi di Fabriano-Matelica, e mons. Claudio Giuliodori, Amministratore Apostolico della Diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, che hanno accompagnato il tedoforo all’incontro con Papa Francesco. A Mons. Vecerrica il Papa ha affidato questo messaggio: “Eccellenza, lasci questa consegna ai giovani: che non si lascino scappare la speranza!”. Francesco ha poi salutato un drappello del Comitato del Pellegrinaggio presenti a Roma ed il gruppo di atleti , che, attraversando Lazio, Umbria e Marche, porteranno la fiaccola, dopo aver percorso 311 km, a Macerata, dove avverrà la tradizionale accensione del braciere che darà inizio alla Santa Messa.

Il Card. Marc Ouellet celebrerà la S. Messa del 35° Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto

Manca meno di un mese all’appuntamento del Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, che si svolgerà sabato 8 giugno, con inizio alle ore 20.30, presso lo stadio Helvia Recina di Macerata; a presiedere la celebrazione della Santa Messa è il cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi. In un’intervista concessa al bollettino semestrale ‘Amici del Pellegrinaggio’ qualche giorno dopo la sua partecipazione al Conclave che ha sancito l’elezione del nuovo Papa Francesco, il card. Ouellet ha definito il Pellegrinaggio come ‘una testimonianza di fede viva che indica un cammino di rinnovamento ecclesiale’: “Così il pellegrinaggio diviene la visibilità del cammino interiore di ogni cristiano che è chiamato a far crescere la fede battesimale fino a raggiungere la pienezza dell’uomo nuovo in Cristo”.

LXII Congresso Nazionale F.U.C.I.: Esodo dalla crisi, la via della democrazia

E’ iniziato giovedì 9 maggio a Rimini il 62° Congresso Nazionale della Federazione Universitaria Cattolica Italiana dal titolo ‘Esodo dalla crisi: la via della democrazia’, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con più di 300 universitari italiani le parti d’Italia per dialogare sul tema della democrazia. Nella relazione iniziale i presidenti nazionali, Francesca Simeoni e Stefano Nannini, hanno detto che: “Il titolo del Congresso racconta il nostro sguardo sulla democrazia attraverso la parola esodo, con la sua chiara eco biblica: uscita di un popolo dalla schiavitù verso la terra promessa, cammino comunitario di superamento della crisi nel recupero dei diritti e delle aspirazioni della nostra generazione. La via della democrazia è la via che tiene insieme la complessità che caratterizza cultura e società con la centralità della dignità della persona… Il Congresso sia occasione formativa affinché ciascuno possa assumere la propria responsabilità nella costruzione della vita democratica del Paese. La FUCI, infatti, ha sempre insegnato a discernere in profondità e a decidere democraticamente”.

Concluso il convegno di Pax Christi Italia: una finestra aperta sul futuro

Dalla fiducia negli eserciti e nelle armi alla ricerca della pace con mezzi pacifici; dalla condizione di sospetto verso chi proviene da altre culture all’accoglienza e alla valorizzazione delle diversità; con queste precise scelte di campo si è concluso il congresso nazionale di Pax Christi Italia dedicato al tema della non violenza: “Spalancare la finestra del futuro, progettando insieme, osando insieme, come suggeriva don Tonino Bello è l’impegno assunto dall’associazione che ha espresso anche una forte preoccupazione per la situazione politica del Paese, in particolare per il clima di chiusura nei propri interessi personali o di gruppo che oggi sia la politica che la società esprimono, eludendo così al compito autentico di rispondere ai bisogni essenziali della gente e alla salvaguardia dei diritti costituzionali”.

“La Chiesa di Papa Francesco sarà missionaria”. Parola di Garcia, ausiliare di Bergoglio a Buenos Aires

Garcia, invece, quando ha saputo dell’annuncio, si è messo a piangere. “Querido amigo, que peso te han cargado”, ha pensato. Garcia è a Rimini, alla 36ma convocazione nazionale di Rinnovamento nello Spirito. Concedere interviste, e poi, in un discorso di 11 cartelle, nell’ “itagnolo” che sta diventando celebre perché è quello di Papa Francesco, cerca di spiegare chi è davvero Papa Francesco. Più volte, rivendica il fatto che le azioni di Papa Francesco non sono demagogia, né populismo. Dice che Papa Francesco è “coerente”, anche quando rompe un po’ il protocollo, e che “come tutti i Papi” resta fedele alla propria vita.

Come governerà la Chiesa Papa Francesco? Garcia racconta l’esperienza della diocesi di Buenos Aires. Dopo il Giubileo, ci si chiedeva come essere chiesa a Buenos Aires. Venne proposto di convocare un sinodo, o una grande assemblea. “Bergoglio – racconta Garcia – chiese invece uno Stato di assemblea perché un sinodo era abbastanza complicato e correvamo il rischio di arrivare a certe conclusioni che sarebbero state pubblicate e rimaste su uno scaffale i biblioteca”.

L’Assemblea permanente è un po’ uno stato missionario permanente. “Come fece Gesù – racconta Garcia – che prima inviò gli apostoli, e poi ascoltò quello che gli dicevano”. Lo Stato di assemblea – afferma Garcia – è “un momento ecclesiale di incontro con il Signore”, che vuol dire mettersi in ascolto della Chiesa sofferente e “non andare a cercare soluzioni rapide e prefabbricate, ma lasciarci illuminare e trasformare dalla preghiera e dal confronto con gli altri”.

È per questo che Garcia non pensa che ci sarà una riforma della Curia in senso strutturale. “Da come lo conosco io – dice – Papa Francesco prima metterà l’accento sulla Chiesa missionaria, e si metterà in ascolto”. Perché “una Chiesa chiusa in se stessa è una chiesa malata”.

In fondo, sono state proprio le parole sull’esigenza della Chiesa di uscire dall’autoreferenzialità, hanno fatto convergere su Jorge Mario Bergoglio le aspettative di molti cardinali, che lo hanno fatto diventare Papa.

Quale sarà la Chiesa di Papa Francesco? Nella testimonianza al congresso di rinnovamento, Garcia delinea qualche tratto del lavoro di Bergoglio. Racconta che ad ogni ordinazione diceva ai nuovi vescovi e ai nuovi presbiteri di non “dimenticare mai che sei stato preso da dietro al gregge”, ovvero nonostante i loro limiti e i loro peccati”. E Francesco “non si crede più di quello che è, ma che sa tutto è pura grazia e scelta di Dio per pura misericordia”, che per questo “non si stanca di parlare della misericordia di Dio”, e che proprio per questo saluta e ringrazia tutti, perché la considera “misericordia ricevuta”.

In fondo, per Papa Francesco la carne non va declinata “in senso paolino, come peccato”, ma come incarnazione, e dunque “il sorriso, l’abbraccio, il gesto di tenerezza” è per lui “mettere la sua carne, l’espressione del lavoro misericordioso di Dio”.

Viene da qui anche l’appello per una Chiesa “povera per i poveri”, che “non ha niente a che vedere con una questione meramente sociologica, ma profondamente evangelica”. La vita “è la carne maltrattata spogliata e umiliata di Gesù Cristo che ci ha aperto l’accesso al Padre. Quando parla dei poveri, il Papa incarna il concetto biblico degli anali i marginati gli ammalati i soli le prostitute i peccatori. Lontano dai farisei, Francesco assume e vive la novità evangelica che è l’amore che purifica e trasforma”.

Sono queste le basi da cui viene la pastorale missionaria di Papa Francesco, il lavoro che aveva avviato nelle “Villas Miseria”. “La pastorale nelle ville miseria – racconta Garcia – fu integrata da Bergoglio nella pastorale ordinaria, in modo di rendere degno il povero, non per farlo salire sul podio della pietà”, ma perché “potesse dare un fine alla propria povertà”. Prima della pastorale sociale, la volontà di Papa Francesco sembra essere quella di far comprendere al povero il fine della sua povertà, e il fatto che anche nella sua condizione di indigenza può donare qualcosa, può essere utile. Per questo, alla messa di inizio pontificato, Papa Francesco ha voluto anche un cartonero, un rappresentante di quelli che di notte, a Buenos Aires, rovistano tra la spazzatura alla ricerca di cartoni e carta che poi rivendono facendo finta di aver ricavato di che vivere. (Si sono moltiplicati a migliaia a partire dalla deflagrazione economica dell’Argentina alla fine del 2001). Insomma, prima la pastorale della promozione sociale.

E ora, come si declinerà tutto questo nel governo della Chiesa universale? Garcia sorride. “Penso che prima di tutto si penserà all’evangelizzazione”. D’altronde, come diceva sempre Bergoglio, “che cosa deve fare un vescovo se non avere le porte”.

Pranzo di Pasquetta con 40 senza tetto di Roma

Pranzo di Pasquetta con i senza tetto e gli ultimi della società. Per il secondo anno consecutivo l’Ordine Francescano Secolare (Ofs) apre le porte della sua sede nazionale di Roma, in via delle Mura Aureliane, a due passi da piazza San Pietro. Una iniziativa che ben si colloca nel solco indicato dal Santo Padre che in più di una occasione ha sottolineato l’importanza del servizio e della disponibilità verso i fratelli che si trovano in stato di bisogno materiale e spirituale. “Le parole di Papa Francesco – spiega il presidente nazionale Remo Di Pinto – ci spingono a continuare, con maggiore vigore, il percorso da noi tutti abbiamo intrapreso, cercando di passare dal Vangelo alla vita e viceversa sulle orme del Santo di Assisi”. Alla iniziativa hanno aderito circa 40 persone che saranno servite a tavola dai francescani e dai frati e dalle suore ai quali è affidata la loro cura spirituale. Un invito è stato recapitato alla residenza Santa Marta per il Papa.

Il Meeting dell’Amicizia fra i Popoli a Mosca ha presentato la 34^ edizione

Meeting di Rimini

Nei giorni scorsi si è svolta a Villa Berg, sede dell’Ambasciata d’Italia a Mosca, la prima presentazione della XXXIV edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si terrà dal 18 al 24 agosto 2013 con il titolo ‘Emergenza uomo’. Nell’introdurre i lavori l’Ambasciatore Zanardi Landi ha spiegato le ragioni dell’evento in Ambasciata, soffermandosi sul contributo del Meeting al dibattito pubblico e la sua capacità di parlare alla società: “Lo dimostrano anche i rapporti che il Meeting ha saputo costruire all’estero, riuscendo a dialogare con un linguaggio comune con altre realtà e culture, come è avvenuto, sin dai suoi esordi, con il mondo russo, dove il Meeting è tornato oggi per la prima volta dal 1991”. Nel successivo intervento il Rettore dell’Università S. Tikhon Vladimir Vorobiev, già ospite del Meeting di quest’anno, ha confermato la volontà di continuare l’amicizia e il confronto iniziati a Rimini perché “il Meeting per noi è stato un incontro mai provato prima, con la possibilità di conoscere gente proveniente da tutti gli angoli del pianeta. Ci siamo parlati, abbiamo discusso dell’essenziale. Ed è impressionante come in un evento nato più di trent’anni fa l’entusiasmo cresca sempre di più”. Ha raccontato del Meeting anche il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Mosca, Adriano Dell’Asta, da sempre frequentatore del Meeting: “Il Meeting è come le stelle, in grado di risvegliare il cuore dell’uomo in stato di emergenza”.

 

Apre il “cantiere della famiglia”. E cristiani e musulmani fanno prove di comunione

Si comincia con il “cantiere della famiglia”, ma già si è aperti a nuovi orizzonti, ad altri cantieri, andando su, fino a quello della libertà religiosa. Si parte da Brescia, lì dove Hina, una ragazza pakistana, nel 2006 fu uccisa dal padre perché questa non voleva adeguarsi alla sua cultura d’origine, ed è già un punto di partenza simbolica. Ma poi ci sarà un incontro per il centro e uno per il Sud Italia, e infine, a maggio, un happening a Castel Gandolfo, per condividere le esperienze. Certo che il laboratorio “Percorsi comuni per la Famiglia” sembra uno di quelli eventi destinati a lasciare il segno, se non altro perché è il primo di questo genere in Italia. Organizzato dal Movimento dei Focolari insieme a un gruppo di sigle associative musulmane (l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, il Consiglio delle Relazioni Islamiche Italiane, i Giovani Musulmani d’Italia e l’Associazione Giovani Donne Musulmane d’Italia), si prevede radunerà almeno mille persone (ma si pensa si arriverà almeno a duemila) al PalaBrescia la prossima domenica.

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