Free Asia Bibi: il rock si mobilita

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La band inglese degli Ooberfuse ha lanciato un video per la liberazione della donna cristiana pachistana accusata ingiustamente di blasfemia. Sono ormai tre anni che Asia Bibi, donna cristiana pachistana madre di cinque figli, è in carcere a rischio della sua stessa vita perché accusata ingiustamente di blasfemia. Contro questa vergogna in Gran Bretagna si è mobilitato anche il mondo della musica attraverso gli Ooberfuse, una band che ha lanciato in questi giorni ha lanciato la canzone ‘Free Asia Bibi’. L’idea è ripetere la mobilitazione che negli anni ‘80 attraverso il rock si creò intorno al caso di Nelson Mandela. Il video si inserisce in una campagna attiva attraverso il sito Free Asia Bibi, promosso dall’Associazione dei pachistani cattolici in Gran Bretagna. E tutti i proventi della canzone saranno destinati alla famiglia di Asia Bibi. Gli Ooberfuse sono una band cattolica che nel 2011 ha vinto il concorso internazionale promosso in occasione della Gmg di Madrid.  Nel testo della canzone citano esplicitamente l’articolo 295/c del codice penale pachistano, quello sulla base del quale chiunque può essere accusato di blasfemia e rischiare la morte.

“Death to the Christian! The angry mob screamed, the penalty is death. They say she blasphemed”:  cantano gli Ooberfuse nel loro nuovo pezzo in difesa di Asia Bibi, prima donna nella storia pakistana a essere condannata a morte secondo la severa legge sulla blasfemia per non aver voluto  rinunciare alla religione cristiana. “Il mio nome è Aasiva Noreen Bibi. Io sono ‘niente’, così come mi viene ripetuto di continuo qui. Una semplice donna di un minuscolo villaggio del Punjab, zona del centro Pakistan. E nonostante questo, ora, tutto il mondo mi conosce, tutto il mondo sa che io sono Asia Bibi”. Nel terzo anniversario dal suo arresto per blasfemia, la donna pakistana madre di cinque bambini torna sulla scena internazionale grazie al nuovo singolo del gruppo rock cristiano Ooberfuse, ‘Free Asia Bibi’. Accusata falsamente secondo una legge pakistana che viene spesso e volentieri citata contro le minoranze religiose, Asia si trova dal 19 giugno 2009 in carcere, assistita legalmente dall’associazione no profit Claas.

“In un primo tempo vivevo frustrazione, rabbia, aggressività. Poi, grazie alla fede, dopo aver digiunato e pregato, le cose sono cambiate in me: ho già perdonato chi mi ha accusato di blasfemia. Questo è un capitolo della mia vita che voglio dimenticare”. Le parole di perdono messe in rete dall’associazione hanno avuto forte impatto sulla sensibilità del solista della band britannica, Hal St.John, che ha voluto comporre una canzone, affiancata alla mobilitazione internazionale a sostegno della donna, per promuovere un’awareness-compaign sulla condizione di Asia e di chi, come lei, ha subito la violazione dei propri diritti in maniera del tutto gratuita. “Give back her freedom, life and dignity preserve, killing in God’s name, destroys the peace we deserve” sono le rime (accompagnate da un video) con cui gli Ooberfuse esortano il Parlamento Europeo a intervenire concretamente nella vicenda.

Non è certo la prima volta questo gruppo musicale traduce in musica i fatti della cronaca pakistana, ne è l’esempio più recente la canzone ‘Blood Cries Out’ presentata a Trafalgar Square lo scorso marzo, in ricordo del ministro cattolico per le minoranze religiose Shahbaz Bhatti, ucciso per aver difeso la stessa Asia Bibi. Inoltre al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite 50 attivisti e intellettuali hanno presentato un appello a Islamabad, per la liberazione della donna. I firmatari denunciano gli abusi perpetrati in base alla ‘legge nera’ e le pessime condizioni in carcere.

 

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