Milano: la famiglia educa al lavoro

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Seconda giornata dell’incontro mondiale delle famiglie ed i milanesi prendono d’assalto gli stand… Infatti sono state 30.000 persone quelle che hanno visitato il Mico. Ma le sorprese non finiscono di stupire: inanzitutto i bambini, che fin dall’apertura dei padiglioni sono pronti e atletici a sprigionare tutta la loro energia nello stare insieme per vivere questa avventura mondiale, strillando bans, che solo loro comprendono con la loro comunicazione (mentre i genitori non riescono proprio a tenerli fermi!). La seconda piacevole sorpresa: all’ingresso dei padiglioni un nutrito gruppo di donne africane, vestite con abiti tipici, accolgono i convegnisti con canti della loro tradizione cristiana. Grande entusiasmo dei ‘visitatori’ pronti ad immortalare l’iniziativa, forse con aria stupita. E non manca mai la preghiera continua nella stanza adibita a cappella con il Santissimo Sacramento esposto, assicurata da religiosi e dalle famiglie: una sorgente viva a cui le famiglie si abbeverano continuamente.

Terzo dato: si moltiplicano le iniziative delle famiglie a favore dei terremotati in Emilia Romagna: il sovrintendente e direttore artistico della Scala di Milano Stefane Lissner, si è dichiarato ‘onorato e commosso’ di accogliere alla Scala il Santo Padre, grande esperto di musica e, dopo avere illustrato il significato simbolico della nona sinfonia di Beethoven ‘che si proietta fino ai confini del sacro’, ha annunciato che il concerto sarà dedicato alle vittime del terremoto che ha colpito nei giorni scorsi le terre emiliane. E’ stata anche attivata una raccolta fondi promossa da Family2012, in collaborazione con la Caritas Ambrosiana, che si aggiunge a quella già promossa dalla Caritas Ambrosiana, che ha provveduto all’invio di 1.500 kit igienico sanitari, allestito 4 tensostrutture, per un totale di 800 posti letto e ha già raccolto donazioni per 15.000 euro. E l’Adorazione Eucaristica in Duomo sarà guidata dal cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, alla presenza dei vescovi delle zone più colpite dal sisma: monsignor Roberto Busti, vescovo di Mantova, monsignor Antonio Lanfranchi, vescovo di Modena, monsignor Paolo Rabitti, vescovo di Ferrara, monsignor Francesco Cabina, vescovo di Carpi. Infine durante la Festa delle testimonianze di sabato sera a Bresso alla presenza del Santo Padre, sarà presente sul palco accanto al Papa una famiglia terremotata.

La seconda giornata, dedicata al lavoro, è stata introdotta dalle riflessioni del presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco: “Se la società distrae l’attenzione dalla famiglia, va anche contro se stessa perché indebolisce la coesione, la serenità e il suo futuro. Ma non si tratta solamente di sostenere l’istituto famigliare, urge anche ricuperare la ‘cultura della famiglia’, vale a dire un modo di pensare comune, dove la bellezza e la dignità della famiglia naturale siano percepiti come il nucleo generatore dell’umano e del vivere insieme. Per questo è unica e  ineguagliabile”. La lectio magistralis della giornata è stata affidata al card. Dionigi Tettamanzi, che ha trattato il tema della famiglia e del lavoro in una prospettiva di fede: “L’esperienza ci dice che tutti noi siamo frutto di molteplici relazioni, da quella che ci ha generato a quelle che ci hanno fatto crescere. Di più: il nostro relazionarci nasce dal fatto che siamo stati creati per amare, non per vivere da esseri chiusi in se stessi! Anche il nostro lavorare, allora, e il nostro riposare entrano nella dinamica di una relazionalità di amore! Anche la società e la sua crescita umana sono legate sì al lavoro, ma anzitutto all’amore e all’amore familiare, quello che unisce per sempre un uomo e una donna in modo esclusivo, fecondo, fedele, e che trova nel Signore la sua sorgente, il suo sostegno! Siamo stati creati da Dio, che è Trinità d’amore!”

Quindi ha ripercorso i tratti fondamentali della Dottrina Sociale, concentrando la riflessione sulla benedizione di Dio e sul comandamento del sabato per vivere il rapporto famiglia-lavoro in pienezza di umanità e come via alla santità: “E’ la famiglia come tale che deve osservare il riposo del Sabato, ricordando la liberazione dalla schiavitù d’Egitto e anticipando nel tempo umano il settimo giorno di Dio. Vivere il sabato è una caparra della promessa di Dio che benedice il lavoro dell’uomo e ne anticipa il compimento: in tal modo il riposo sabbatico è segno reale della liberazione dal lavoro come faticosità, come schiavitù, pura alienazione”. Vivere il riposo significa riscoprire il dono della gratuità: “Gratuità significa far sì che la persona umana sia posta al vertice di ogni scelta economica, politica, sociale; comporta che nessun essere umano sia strumentalizzato ad altre logiche che non siano la piena realizzazione, sua e dell’umanità intera!.. la gratuità è dimensione vera e necessaria dell’intero agire sociale ed economico, se intesa come dimensione qualitativa delle relazioni, interpersonali e sociali”.

In questo contesto, secondo il card. Tettamanzi la famiglia diventa una scuola di socialità e di spiritualità: “E’ un Gesù ‘normale’ quello che troviamo a Nazareth, un uomo comune a tutti gli altri. Ed elemento essenziale per lui è il suo lavoro con Giuseppe. Gesù lavora con un uomo ‘giusto’, umile, nascosto, dedito alla sua famiglia. Lavora, giorno dopo giorno, per trent’anni: tanti e sempre uguali! Qui la normalità coincide con la quotidianità, con quanto comporta di ripetitività, stanchezza, fatica, sacrificio, impegno. E all’insegna del senso del dovere!” Questo lievito evangelico fa fermentare l’ambiente in cui viviamo. Anche l’intervento del prof. Pedro Morandè Court, docente di sociologia presso l’Università Cattolica del Cile, è partito dall’enciclica ‘Centesimus Annus’ di papa Giovanni Paolo II: “Ma ancor più fondamentale è educare i figli nella verità e nel bene, amarli in modo che possano scoprire la dignità con cui sono stati chiamati all’esistenza dal Creatore, educarli alla conquista della loro libertà interiore per affrontare umanamente il loro destino unico e irripetibile…

Il lavoro appartiene al dinamismo della libertà e della creatività umana per mezzo delle quali trasformiamo il mondo per soddisfare le necessità delle persone. Senza questa soddisfazione non potrebbe esserci una convivenza pacifica e giusta tra i popoli. Tuttavia questa soddisfazione dei bisogni non si ottiene solamente attraverso l’acquisizione di beni di consumo commerciabili”. In seguito ha fornito un interessante excursus storico e sociale dell’importante ruolo della donna nella famiglia e nel mondo del lavoro: “La relazione tra famiglia e lavoro nell’attualità richiede un nuovo orizzonte culturale… Così come la Chiesa, nel Concilio Vaticano II, ha definito le famiglia come chiesa domestica, per indicare che in essa si realizzava la profondità del senso della comunione ecclesiale, dal punto di vista sociale manca definire la famiglia come il luogo della vita e del lavoro, della formazione del capitale umano integrale che le persone offrono alla società per ottenere la convivenza pacifica e il bene comune di tutte le persone”.

Quindi il professore ha concluso l’intervento, ribadendo la necessità di approfondire le encicliche di papa Benedetto XVI “per rinnovare la comunione nel seno delle famiglie e per orientare il lavoro umano allo sviluppo integrale delle persone”. Nel pomeriggio il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero, ha sottolineato che la famiglia è un laboratorio educativo per la società: “L’impresa familiare rappresenta la sintesi di quello che per le Acli contraddistingue l’economia virtuosa. Nella famiglia come soggetto di intrapresa si mettono in comune tutte le risorse esistenti, relazionali e materiali…  Quella che chiamiamo ‘economia civile’ nell’impresa familiare si realizza a partire dai legami di prossimità, ma contaminando il contesto economico-sociale”.

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