Cronaca romanzata: i media e i fatti vaticani

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Negli ultimi giorni di errori ed orrori sulla vicenda della sottrazione e pubblicazione di documenti riservati dal Papa ne abbiamo visti tanti. E siccome si condanna il peccato e non il peccatore, non facciamo nomi, ma cerchiamo solo di correggere un po’ di cose. Cominciamo dalla composizione della “ Famiglia pontificia”. Il termine non riguarda solo le persone addette all’appartamento privato del Papa. Ne fanno parte chierici e laici con diverse competenze. I loro nomi e ruoli sono scritti nell’Annuario, testo pubblico in vendita in ogni libreria vicino al Vaticano. Nella quotidianità del Papa ci sono i due segretari, Georg Gaenswein e Alfred Xuereb, le quattro Memores Domini, laiche legate a Comunione e Liberazione, e un gruppo di Aiutanti di camera.

Paolo Gabriele ha il titolo effettivo (ricordiamo che è sotto inchiesta ma non condannato) e poi ci sono dei “secondi”. Uno di loro ha preso per il momento le funzioni che erano di Gabriele. Le Memores non accudivano il Papa da cardinale. Semmai due di loro hanno lavorato per il cardinale Angelo Scola. Non ci sono gendarmi nell’appartamento privato del Papa. E quindi diffidate di chi dice che a trafugare le carte dalla scrivania del Papa o del segretario ed “incastrare” Gabriele potrebbe essere un gendarme. La Gendarmeria non entra nel Palazzo Apostolico se non è chiamata, o per effettuare indagini su preciso mandato del Giudice e con il consenso del Papa. E poi Gabriele è stato fin dal primo momento in un locale con telecamere. Il Vaticano non è Alcatraz. Ci sono delle camere di sicurezza organizzate in modo semplice ma moderno. La famiglia Gabriele viva da pochi anni all’interno della mura vaticane. Prima abitava in un palazzo di proprietà del Vaticano, come molti altri dipendenti, il cui ingresso è in Borgo Angelico 6. Piuttosto improbabile che un gendarme sia entrato nella “casa privata a via di Porta Angelica” in territorio italiano. L’operazione richiede una rogatoria internazionale, o comunque un lavoro congiunto con le forze dell’ordine italiane.

Ancora, c’è chi parla di “tribunale apostolico” che sta agendo in questo caso. Il tribunale è civile. È il tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Non si segue il diritto canonico ovviamente, ma un codice “laico” che è circa lo stesso di quello italiano. Nel 2008 una legge sulle Fonti del diritto adeguava praticamente in tutto la legge vaticana a quella italiana eccetto che per divorzio, aborto e altre norme “contrari ai precetti di diritto divino, né ai principi generali del diritto canonico, nonché alle norme dei Patti Lateranensi”. Il Papa in Vaticano è capo assoluto di tutti i poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario, ma solo di fatto in ultima istanza. La Commissione composta dai tre cardinali Herrnaz, Tomko e De Giorgi che indaga da metà marzo voluta dal Papa, opera parallelamente ma separatamente dai magistrati Bonnet e Picardi tramite colloqui e incontri, proprio come farebbe una commissione parlamentare.

Altro scenario romanzesco è quello che mette insieme le vicende di Ettore Gotti Tedeschi, ex Presidente dell’ Ior sfiduciato dal board di laici, equivalente ad un consiglio di amministrazione, e quelle dell’indagine sulla fuga di documenti. Fatti separati, ovviamente, e uniti solo dalla temporalità. La lettera firmata da uno dei consiglieri, Anderson, che di fatto è un verbale della riunione che ha portato alle dimissioni di Gotti Tedeschi, non è uscita di nascosto, ma volutamente, quasi istituzionalmente si potrebbe dire. Lasciamo stare poi il fatto, gravissimo, che il nome di Gabriele è stato pubblicato come indiscrezione prima che fosse detto ufficialmente. Si tratta di una violazione bella e buona del segreto istruttorio.

Poi ci sono altre perle. C’è chi dice che il cardinale Herranz è il presidente dell’ Opus Dei, chi mette in giro nomi dei successori del Cardinal Bertone come segretario di Stato. Scontati a dire il vero. Così ci sarebbero delle lotte per il potere che non si sono viste nemmeno nello sceneggiato sui Borgia. Ci sono le interviste a “monsignori anonimi” e “confessori anonimi” che lasciano pensare, queste si, a manovre fatte alle spalle di giornalisti che immaginando chissà quale scoop si lasciano gabbare magari da chi vuole depistarli. E poi se la ride. Escono così dichiarazioni di supposti “corvi” che agirebbero per il bene della Chiesa e per il Papa perché il Segretario di Stato è troppo potente, e descrivono il Papa come debole e impotente davanti al cardinale Bertone. E che ci sarebbe una donna che è la stratega di tutto. Abbastanza ridicolo solo a pensarlo visto che donne “potenti” in Vaticano non ci sono. E in molti se ne lamentano da anni. A meno che non si voglia dire che la segretaria fedelissima consacrata di Schoenstatt che da 30 anni cura le pubblicazioni di Joseph Ratzinger, non sia improvvisamente impazzita e abbia deciso di violarne la privacy. Con che scopo poi? Far dimettere il cardinale Bertone? O monsignor Gaenswein?

Che poi Joseph Ratzinger con le lacrime agli occhi abbia commentato le dimissioni di Gotti Tedeschi dicendo “ il mio amico Ettore”, secondo me non lo dovrebbe credere nemmeno lo stesso Gotti Tedeschi. Se non altro per il carattere riservato del Papa. Come strano è il resoconto di un serrato e riservatissimo colloquio tra il segretario del Papa e Gabriele. Ma se è riservatissimo chi lo ha riferito alla stampa? Don Georg? Gabriele? O qualcuno ha telecamere nascoste? E poi ci sono le dichiarazioni anonime di chi dice alla fine “ voglio uscire allo scoperto”. E perché allora non dice chi è?

Il peggio è che dagli orrori giornalistici è evidente che in molti non hanno neanche letto le carte pubblicate da Nuzzi. Perchè allora qualcuno in siti cattolici si straccia le vesti per il marcio che ne uscirebbe? Nelle mitiche carte segrete ci sono ad esempio donazioni al Papa, e contestualmente si vede come il Papa le usa: per borse di studio. Si vedono report di routine e lettere di persone che chiedono cose diverse, dalle udienze ad un posto di lavoro, o un colloquio. E allora? Dov’è il marcio? C’è chi ipotizza colloqui notturni tra il segretario del Papa e Gabriele a proposito delle carte della Fondazione Ratzinger, ritenute le più riservate da giornalisti che di Vaticano evidentemente sanno poco. Perchè quelle sono praticamente carte pubbliche. Molto più grave è il trafugamento di lettere private indirizzate al Papa come quella con la quale il Preposito dei Gesuiti presenta i signori Brenninkmejier.

Favolosi poi i pezzi che sembrano “dettati” e che vengono puntualmente smentiti. Cene d’affari mai avvenute, intercettazioni mai esistite e soprattutto azioni da 007 da parte della Gendarmeria vaticana davvero al limite del romanzesco. Per far vedere chi si hanno fonti particolari si mette un po’ di tutto nei pezzi. Liste di nomi di cardinali massoni buste con indirizzi, frasi sussurrate da cardinali (anonimi ovviamente) che riportano affermazioni ipotetiche del Papa a tavola, o sullo scrittoio mentre piange. E poi ci sono le cordate. Di tutti i tipi. Che partono addirittura da Marcinkus e da Danzi (entrambi morti e quindi impossibilitati a smentire). E poi strane smentite. Come quella che viene dalla Curia di Cracovia. Paolo Gabriele non ha mai lavorato nell’ “appartamento “ di Giovanni Paolo II. Perchè questa precisazione? E poi i vari modi di descrivere il segretario del Papa. Monsignor Gaenswein è vittima o carnefice a secondo di chi lo descrive. Uomo di potere che addirittura “indirizza e consiglia il Papa”, in lite con il Segretario di Stato, oppure una persona debole che non sa difendere la privacy del Pontefice, eccetera eccetera.

Una valanga di chiacchiere per supportare le tesi più varie. Fino alla dimissioni del Papa e ad un concistoro pronto allo scopo di inserire il “delfino” di Papa Benedetto. E le poi le confessioni ipotetiche di “corvi” che piangendo dichiarano di far parte di una loggia massonica con storie di fronde e “resistenze interne” che nessuno in effetti sa definire.

Un commento solo sembra adeguato in risposta a questo guazzabuglio comunicativo, quello del Papa: “Si sono moltiplicate, tuttavia, illazioni, amplificate da alcuni mezzi di comunicazione, del tutto gratuite e che sono andate ben oltre i fatti, offrendo un’immagine della Santa Sede che non risponde alla realtà.”

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