Il criterio per la verità di una rivelazione privata è il suo orientamento a Cristo

Condividi su...

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha recentemente pubblicato le “Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni”, tradotte in diverse lingue. Il Documento fu approvato da Papa Paolo VI e emanato dal Dicastero nel 1978. A quel tempo le “Norme” furono inviate ai Vescovi, senza darne una pubblicazione ufficiale poiché riguardavano in prima persona i Presuli. Con il passare del tempo il Documento è stato pubblicato in alcune opere su questa materia, ma senza l’autorizzazione previa della Congregazione per la Dottrina della Fede, autorità competente, cosicché i principali contenuti delle norme sono attualmente di pubblico dominio. Pertanto la Congregazione ha ritenuto opportuno pubblicare le Norme.

“La attualità della problematica di esperienze legate ai fenomeni soprannaturali nella vita e nella missione della Chiesa- si legge nel testo- è stata rilevata anche recentemente dalla sollecitudine pastorale dei Vescovi radunati nella XII Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio nell’ottobre 2008. Tale preoccupazione è stata raccolta dal Santo Padre Benedetto XVI in un importante passaggio dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale Verbum Domini.” I Padri Sinodali scrivono che “la specificità del cristianesimo si manifesta nell’evento Gesù Cristo, culmine della Rivelazione, è la Parola unica e definitiva consegnata all’umanità’.”

Ne consegue che “il criterio per la verità di una rivelazione privata è il suo orientamento a Cristo stesso. Quando essa ci allontana da Lui, allora essa non viene certamente dallo Spirito Santo, che ci guida all’interno del Vangelo e non fuori di esso. La rivelazione privata è un aiuto per questa fede, e si manifesta come credibile proprio perché rimanda all’unica rivelazione pubblica. Per questo l’approvazione ecclesiastica di una rivelazione privata indica essenzialmente che il relativo messaggio non contiene nulla che contrasti la fede ed i buoni costumi; è lecito renderlo pubblico, ed i fedeli sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione. Una rivelazione privata può introdurre nuovi accenti, fare emergere nuove forme di pietà o approfondirne di antiche. Essa può avere un certo carattere profetico (cfr 1 Tess 5,19-21) e può essere un valido aiuto per comprendere e vivere meglio il Vangelo nell’ora attuale; perciò non lo si deve trascurare. È un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso”.

Il testo si conclude con un auspicio: “che la pubblicazione ufficiale delle Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni potrà aiutare l’impegno dei Pastori della Chiesa cattolica nell’esigente compito di discernimento delle presunte apparizioni e rivelazioni, messaggi e locuzioni o, più in generale, fenomeni straordinari o di presunta origine soprannaturale”.

Fonte: VIS

151.11.48.50