Sette omelie per sette peccati. Al Festival di Spoleto prediche dal palco sui vizi capitali.
C’è l’invidia e la superbia, tanto presenti e così insistenti nei giorni del gracchiare dei “corvi” e dello scavare delle “talpe” all’interno delle mura vaticane. Ma ci sono anche la gola e la lussuria, l’accidia e l’ira, per concludere con l’avarizia. I sette vizi capitali, una delle domande più ricorrenti per i ragazzi che si formavano sul catechismo di san Pio X, saranno di scena sulla platea del prossimo Festival internazionale dei Due Mondi, in programma a Spoleto a partire dal 29 giugno prossimo, sotto forma di predicazione pubblica ad opera di sette ecclesiastici italiani. Un’iniziativa nata in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione per riportare alla ribalta un genere di comunicazione religiosa ancora molto vivo nella memoria e nell’esperienza spirituale di molti.
Appena qualche anno fa, per dire, il giornalista Camillo Langone stilava periodicamente dalle colonne de “Il Foglio” una sorta di ‘baedeker’ sulle chiese delle città italiane (poi confluita nel volumetto “Guida alle messe”) dove potersi indirizzare, tra l’altro, per l’ascolto di una buona omelia, con tanto di segnalazione espressa in candele a secondo del gradimento. E così, per ricreare quell’atmosfera in cui, secondo il direttore del Festival Giorgio Ferrara, “i grandi predicatori emozionavano parlando al cuore di ciascuno, e restituendo al genere la sua originale fascinazione teatrale”, sette predicatori saliranno sul palco della rassegna spoletina per soffermarsi sui grandi vizi capitali. A dare inizio al ciclo, il 29 giugno, sarà l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione, che parlerà della superbia. Dopo di lui, don Fabio Rosini, direttore del servizio per le vocazioni presso il Vicariato di Roma, sulla gola (30 giugno) e il vescovo di Terni Vincenzo Paglia sull’invidia (1° luglio). Dell’accidia (6 luglio) predicherà il teologo milanese Pierangelo Sequeri, mentre il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, si soffermerà sulla lussuria (7 luglio) e il priore della Comunità di Bose Enzo Bianchi affronterà il tema dell’ira (8 luglio). A concludere, il 14 luglio, l’arcivescovo di Spoleto Renato Boccardo, che terrà la sua predicazione sull’avarizia.
“Fino al ‘900 – spiega la storica Lucetta Scaraffia commentando l’iniziativa festivaliera – le prediche costituivano, oltre ad un appuntamento religioso, anche un’occasione di incontro mondano, una sorta di spettacolo in cui veniva coinvolta tutta la comunità. Assistere alla predica di un bravo predicatore significava provare forti emozioni: per questo i bravi predicatori erano famosi e contesi fra paesi e città. La concorrenza dei mezzi di comunicazione di massa e il deprezzamento della retorica hanno fatto cadere in oblio questo tipo di insegnamento. Il Festival di Spoleto vuole dare l’opportunità di gustare nuovamente quell’antica emozione, promuovendo la collaborazione con il Pontificio Consiglio per portare la parola cristiana in contesti dove abitualmente non si sente”.