Il pensiero sociale di Toniolo in un libro per la beatificazione
Sarà beato a giorni, e precisamente domenica 29 aprile a Roma, nella basilica di San Paolo fuori le mura. E sarà la prima volta che sale all’onore degli altari un economista, per cui sarà un’occasione rileggere l’opera di Giuseppe Toniolo, molto citata – soprattutto negli ultimi tempi – ma probabilmente poco conosciuta. E come introduzione segnaliamo la pubblicazione, a cura della Fondazione Nazionale di Studi Tonioliani, del volume dal titolo Il pensiero economico e sociale di Giuseppe Toniolo. (IPEM Edizioni, Pisa). Autore del volume è Romano Molesti, ordinario di Storia del pensiero economico nell’Università di Verona e presidente della Fondazione di Studi Tonioliani.
Il contributo del Toniolo risulta interessante non solo da un punto di vista storico, in quanto si riferisce a uno dei massimi rappresentanti della cultura cattolica tra Ottocento e Novecento, ma offre altresì notevoli spunti di interpretazione della realtà contemporanea. Uno dei temi conduttori che l’autore del volume individua negli scritti del Toniolo è quello dell’importanza dei valori etici, dei valori religiosi anche per quanto riguarda la vita economica e sociale. Una tradizione, questa, tutta italiana, risalente alle abbazie, ai monasteri, ai conventi e alle città medievali, che ha preparato il terreno dell’umanesimo con le prime teorizzazioni dell’economia di mercato.
Nel momento di crisi in cui stiamo vivendo Toniolo torna a parlarci di un’economia e di un mercato legati alle virtù civili. Si può uscire dalla crisi assecondando la propria vocazione economica: quella italiana è comunitaria, ossia radicata nella piccola e media impresa, nella cooperazione, nella forza e nel sostegno alla famiglia e nello strumento della sussidiarietà usato dalla politica. Tutto quel che emerge ovviamente dai suoi scritti, che la Fondazione di Studi tonioliani sta pubblicando: in totale, saranno diciotto volumi. Tale iniziativa sarà curata con l’apporto da un Comitato scientifico presieduto da Lorenzo Ornaghi, attuale ministro dei Beni Culturali.