Il Papa e Raul Castro a colloquio per 40 minuti. E Fidel annuncia: incontrerò il Papa

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C’è Raul Castro ad attendere Benedetto XVI al Palacio della Revolucion, il cuore nevralgico dello Stato di Cuba, dove hanno sede il Consiglio di Stato, il Consiglio dei Ministri e la Presidenza del Paese caraibico. C’è Raul Castro, eppure tutti pensano a Fidel, a suo fratello, al lider maximo, che a pranzo è stato con il presidente del Venezuela Chavez – a Cuba per il quarto dei cinque cicli di radioterapia per sconfiggere un tumore – e che è pronto a rubare la scena al fratello. Perché Cuba è Fidel Castro. E, in una rara forma di osmosi tra la nazione e chi dice che la nazione l’ha fatta, il momento della transizione per Cuba – ma in pochi credono che cambierà davvero qualcosa, tanto che anche il vicepresidente Marino Murillo, in conferenza stampa, ha sottolineato che può cambiare il sistema economico, ma non il sistema politico – sta coincidendo con il momento della transizione anche per il lider maximo. Da comunista incallito a uomo in ricerca. Non proprio fedele, nessuno parla di conversione. Ma perlomeno in cerca di comprendere il senso delle cose. Fidel non c’è, o perlomeno non si vede. Ma – dopo l’incontro tra il Papa e il fratello, sul sito Cubadebate appare una “reflexion” che viene attribuita a lui in cui annuncia che ha intenzione di incontrare il Papa. “Ho deciso – scriverebbe Fidel – di chiedere qualche minuto del suo tempo molto impegnato quando ho sentito dal nostro Cancelliere Bruno Rodriguez che egli avrebbe gradito questo modesto e sincero contatto”.

Raul, da parte sua, ha ben chiaro il significato politico dell’arrivo di Benedetto XVI. Se il fratello Fidel, nel 1998, abbandonò la divisa d’ordinanza per accogliere Giovani Paolo II in giacca e cravatta e assisté alla sua prima Messa per 53 anni, Raul non è stato da meno. Ha presenziato all’arrivo del Papa a Santiago de Cuba, è stato alla prima Messa di Benedetto XVI su suolo cubano al cui termine si è intrattenuto a lungo con il Pontefice, è stato con uno strappo di protocollo ad accogliere il Papa all’arrivo all’Habana. C’è la volontà di dare importanza e visibilità a questa visita. E se Granma, il quotidiano organo nazionale a Cuba, aveva reagito irritato per le voci di conversione di Fidel, Raul non teme di apparire vicino al mondo catttolico in un Paese a maggioranza di cattolici, dove la Chiesa cattolica è l’unica istituzione indipendente di un certo peso.

E questo nonostante i sessant’anni di comunismo. Fidel una volta al potere, nel 1959, ha cercato in ogni modo di sradicare il cristianesimo dal suo popolo. Eppure era cresciuto studiando presso istituti religiosi, a cui i suoi genitori lo avevano iscritto anche grazie al costo modesto e accessibile. Dichiarò lui stesso: “Questo era possibile perché i preti non erano stipendiati. Ricevevano soltanto il vitto e vivevano con grande austerità…Austeri, serissimi, pronti al sacrificio e lavoratori indefessi, i gesuiti prestavano servizio gratuitamente, e in questo modo tagliavano le spese”. Ancora: “lo spirito di sacrificio e l’austerità dei gesuiti, la vita che conducevano, il loro lavoro e il loro  impegno facevano sì che la scuola fosse accessibile a quel prezzo…Tutti quei gesuiti erano di destra. Alcuni di loro erano ovviamente persone di buon cuore che esprimevano la loro solidarietà verso altre persone; sotto certi aspetti erano irreprensibili”. Inoltre “apprezzavano il carattere, la rettitudine, l’onestà, il coraggio e la capacità di sacrificio….”. Ma io, aggiungeva Castro, “non ho mai avuto davvero una convinzione religiosa o una fede religiosa. A scuola nessuno mai è riuscito ad instillarmele….”; ho invece, aggiungeva, una fede politica che mi rende un “uomo pieno di fiducia e ottimismo”.

È un aneddoto che racconta ancora oggi quanto la Chiesa sia importante per Cuba. Ed è forse per questo motivo che l’incontro privato tra il Papa e Raul dura più di quaranta minuti, e tra i contenuti dell’incontro c’è anche la richiesta da parte del Papa che il Venerdì Santo sia riconosciuto a Cuba come giorno festivo, analogamente a quanto successe per il Natale in seguito alla richiesta fatta 14 anni fa da Giovanni Paolo II durante la sua visita all’isola. “Può essere il segno di un passo in avanti, di un’evoluzione del ruolo della Chiesa nella Società”, ha spiegato padre Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana. Contemporaneamente  guidata dal Segretario di Stato Bertone e dal sostituto Angelo Becciu (ultimo incarico: nunzio a Cuba) si incontra con la delegazione cubana guidata dall’altro vice presidente José Ramon Mahcado Ventura. Dopo l’arrivo di Giovanni Paolo II, si poté cominciare ad andare a Messa senza nascondersi. Oggi, la principale lotta è  far comprendere le definizione tra libertà religiosa e libertà di culto. I temi caldi restano quelli dei detenuti politici (il Papa ha pregato per loro dinanzi all’immagine marina della Virgen del Cobre a Santiago), il bloqueo, l’embargo americano contro Cuba – per i cubani è una rovina, anche se il problema del bloqueo è stato elegantemente aggirato da Cuba e gli Usa – dei diritti dei cattolici a livello pubblico, nell’educazione e nella sanità (quest’ultimo tema è molto dibattuto anche in Messico, da dove proviene il Papa, dove una modifica costituzionale ha fatto paura al mondo laicista). Sono state molte le richieste che la Chiesa ha ricevuto per interventi umanitari e che sono state girate alla delegazione cubana. Ed è recentissima la denuncia della Commissione Cubana per i Diritti Umani e Riconciliazione, che ha contato oltre 150 arresti e che ha accusato il governo di non ascoltare le richieste degli attivista e ha chiesto di informarsi del destino del giovane che ha gridato “Abbasso il comunismo” prima della Messa di Benedetto XVI lunedì a Santiago.

Arriva il momento dello scambio dei doni. Al Santo Padre viene donata una scultura della Madonna del  Cobre, scolpita in ebano, che rappresenta anche la storia della scoperta della statua. E il Papa da parte sua dona un facsimile pregiatissimo della Geografia di Tolomeo – una riproduzione con tecniche moderne, i cui originali sono nell’Archivio Segreto Vaticano – con le prime piante geografiche del continente americano (allora non chiamato americano).  “Ho supplicato la Vergine – dice il Papa in un saluto agli asssistenti –  per la necessità di quelli che soffrono, di quelli che non hanno libertà, separati dai propri stessi cari, che passano gravi momenti di difficoltà”. Sia il Papa che Raul passano diverso tempo a spiegare l’uno all’altro i propri regali. E Raul, scherzando, chiede al Papa: “Si potrebbe chiedere a qualche cardinale di tradurre dal latino delle carte allo spagnolo”. Quindi una photo opportunity con i fotografi, appena fuori dal Palacio de la Revolucion, e poi il ritorno indietro, fino all’ascensore, e poi giù di livello verso l’auto scura che riporta il Papa alla Nunziatura Apostolica, per la cena con i vescovi locali. Con i quali il Papa fa il punto della situazione cubana. ll Papa si è aperto a Cuba, ma forse Cuba ancora non è pronta per aprirsi al mondo. E nel mondo cattolico – a partire dal Papa – si plaude ai passi avanti. Ma tutti sottolineano che ancora altri passi sono da fare.

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