Università cattoliche e segni dei tempi

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Cosa hanno in comune le università di Padova, Bologna, Lovanio, Parigi, Praga ed Oxford? Vengono tutte dal cuore della Chiesa. Lo diceva Giovanni Paolo II, nella Costituzione Pastorale Ex Corde Ecclesiae (dal cuore della Chiesa), del 1990. A guardare tutto con il senno di poi, definire, all’inizio degli anni Novanta, appena dopo il crollo del muro di Berlino, una “Magna Carta” delle università cattoliche è stato un atto profetico. Perché le università cattoliche si presentano oggi come istituti dalle identità sempre più annacquate. E, per questo motivo, offrono il fianco a chiunque voglia infiltrarsi al loro interno o attaccarlo. È un gioco subdolo, in cui non viene attaccata la dottrina della Chiesa. Piuttosto, si influenzano istituzioni ecclesiastiche per far dire alla Chiesa ciò che si vuole. È un gioco sottile, sul filo del principio della libertà di pensiero.  Del viaggio negli Stati Uniti di Benedetto XVI si ricorda soprattutto l’incontro – inatteso e privato – con le vittime della pedofilia e il suo discorso all’assise dell’Onu. Per gli osservatori di Oltreoceano c’era un discorso considerato ancora più importante: quello tenuto dal Papa di fronte agli educatori cattolici presso l’Università Cattolica d’America.

In quell’occasione, Benedetto XVI affermò che “insegnanti e amministratori, nelle università e nelle scuole, hanno il dovere e il privilegio di assicurare che gli studenti ricevono un’istruzione nella dottrina cattolica e nella pratica. Questo richiede che la pubblica testimonianza di Cristo, come insegnata nel Vangelo e recepita dal Magistero della Chiesa, determina tutti gli aspetti della vita di un’istituzione, sia dentro che fuori le classi. Le divergenze da quella visione minaccia l’identità cattolica e, lontano dal creare maggiori spazi di libertà, inevitabilmente porta a confusione, morale, intellettuale o spirituale”.   Un discorso fondamentale negli Stati Uniti. La Conferenza Episcopale d’America ci ha messo undici anni a recepire l’Ex Corde Ecclesia. Un dibattito in qualche modo viziato dal Land O’Lakes Statement, delineato nel 1967 principalmente dai presidenti dei maggiori College Cattolici, descritto a più voci come una sorta di Dichiarazione di Indipendenza dalla Chiesa e dalla sua influenza. Lo Statement definiva una “Università Cattolica” come “l’intelligenza critica-riflessiva della Chiesa” che si poggiava sul giudizio – e non in aderenza a – della fede cattolica.

Così, poco prima del viaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti, reportage giornalistici raccontavano storie come quella di Rebecca De La Garza, studente dell’università di Georgetown (la più antica università cattolica d’America, gestita dai gesuiti), che lavora in una università cattolica ma “non si sente allineata con la Chiesa tradizionale”, e raccontava come i negozi del campus non vendevano preservativi, eppure gli studenti “bevono e fanno sesso prematrimoniale come in ogni altra università”.

Lo scorso anno, la Cardinal Newman Society ha portato avanti una lunga battaglia contro l’Higher Education Act dell’amministrazione Obama. Per la Cns, questo avrebbe  aperto la porta ad una possibile intrusione dello Stato nei curriculum, politiche studentesche e decisioni di assunzione delle università cattoliche. “La porta è aperta per politicanti di Stato e burocrati che vogliono imporre la loro agenda sociale nei college privati e religiosi –  aveva avvertito Patrick J. Reilly, presidente della Cns – L’Amministrazione Obama ha già preso il controllo diretto dei finanziamenti degli studenti, ed ora la candidatura degli studenti per i finanziamenti è soggetta ai capricci dei suoi legislatori di Stato”. Di più: il National Labor Relations Board ha stabilito che lo scopo fondamentale di una università cattolica è “secolare, e non riguarda la diffusione della fede”.

Oggi, la Cns combatte una battaglia contro la legge dell’amministrazione Obama  in base alla quale i datori di lavoro dovevano fornire gratis alle loro dipendenti la copertura contraccettiva. Tutto ciò riguardava anche le molte istituzioni, scuole, università, ospedali, di ispirazione religiosa. Nemmeno il dietrofront di Obama li ha fatti recedere: la nuova formuazione della norma prevede che non saranno direttamente i datori di lavoro, ma le assicurazioni a fornire gratuitamente strumenti contraccettivi. Il presidente ha candidamente ammesso di essersi reso conto che la prima versione della legge poteva causare problemi di libertà religiosa e lui a questa tiene molto. Ma, denuncia la Cns, “secondo la revisione della norma, gli studenti nelle univeristà cattoliche potranno comunque ricevere gratuitamente medicinali che causano l’aborto, contraccettivi e sterilizzazione. E le università cattoliche saranno comunque obbligati per legge a pagare questa copertura ai suoi studenti e impiegati, se offrono un piano assicurativo”. Resta sempre, insomma, un problema di libertà religiosa. E il caso statunitense è esemplare, perché avviene in un Paese da tutti universalmente apprezzato per la sua apertura al fatto religioso. Ma non è il solo.

L’Università Cattolica di Leuven, fondata nel 1425 da Papa Martino V, sembra che voglia riconsiderare la sua identità cattolica al punto di rimuovere l’aggettivo “Cattolico” dal suo titolo. Una notizia bomba in Belgio, dove la frattura tra Stato e Chiesa è arrivata a un punto tale che la polizia, nell’ambito delle indagini sulla pedofilia, ha tenuto un’assemblea di vescovi segregata per una giornata e profanato la tomba di due cardinali in cerca di prove. Perquisizioni, quelle alle tombe dei due cardinali, che poi sono state dichiarate illegali.  All’università di Manila c’è stata una grande discussione del Board dell’Università riguardo il supporto dell’ateneo su più questioni: il Reproductive Health Bill, che legalizza il controllo artificiale delle nascite e definisce il budget destinato allo scopo dal governo nazionale; un professore in una Università Cattolica che spinge per l’adozione di norme omosessuali nel governo, in contrasto con l’insegnamento tradizionale del Cattolicesimo.

Era un clima già presente ai tempi della Ex Corde. Per questo Giovanni Paolo II spiegava che l’obiettivo di una università cattolica era di “aiutare gli studenti a pensare rigorosamente, agire rettamente e servire la causa dell’umanità in maniera migliore”. Una Costituzione in larga parte disattesa.   Oggi, le università cattoliche hanno perso molta della loro specificità, e appaiono indiscriminatamente aperte a qualunque “infiltrazione” esterna.  Spesso, come nel caso dell’Università Cattolica del Perù, oggetto di un recente “richiamo” della Segreteria di Stato, sono soldi e finanziamenti a far cambiare improvvisamente indirizzo. Non c’è un clima di apertura e di scambio di idee. Quando accade che tutto cambi, resta  piuttosto l’idea di non essersi presi cura della personale specificità.

 

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