OLP e Santa Sede, sulla strada della plenaria in Vaticano

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Per la cronaca la Delegazione della Santa Sede era composta da: mons. Antonio Franco, Delegato apostolico a Gerusalemme e in Palestina; mons. Maurizio Malvestiti, sotto-segretario della Congregazione per le Chiese Orientali; mons. Alberto Ortega, officiale della Segreteria di Stato; mons. Waldemar Sommertag, consigliere della Delegazione Apostolica a Gerusalemme. La Delegazione palestinese era composta Nabil Shath, membro del Comitato centrale di Fatah; Bernard Sabella, membro del Consiglio legislativo palestinese; Issa Kassissieh, vice-capo del Dipartimento per i negoziati dell’Olp e Wassim Khazmo, consigliere politico dell’Unità di appoggio ai negoziati dell’Olp. La storia dell’accordo inizia nel 1994, dopo sei anni il 5 febbraio del 2000 si arriva alla firma di un Basic Agreement. E’ un successo politico di Yasser Arafat perchè nel testo si stigmatizannole decisioni unilaterali di Israele su Gerusalemme. In effetti questo rimane uno dei punti più difficili da affrontare: lo status della città santa per tre religioni. L’accordo prevede la libertà religiosa di tutti i cittadini e la loro uguaglianza di fronte alla legge a qualsiasi religione appartengano nei Territori palestinesi. La prima reazione di Israela fu negativa che interpretò questo accordo tra Vaticano ed Olp come una interferenza nei negoziati di pace israelo-palestinesi. La firma dell’accordo venne fatta in una udienza a Yasser Arafat da parte di Giovanni Paolo II. Non era la prima udienza ad Arafat che era stato in Vaticano nel 1998 e arrivando dal Papa aveva detto: “Sono il secondo palestinese a mettere piede qui dentro dopo San Pietro”.

La dichiarazione dell’ allora Direttore della sala stampa Navarro-Valls chiarì gli intenti della santa Sede : “L’accordo siglato questa mattina non interessa il processo di pace in quanto tale, ma regola la presenza e l’attività della Chiesa cattolica nei territori dipendenti dall’Autorità Palestinese. Questo accordo non fa che ripetere quanto stabilito dalle pertinenti istituzioni dell’ONU e dai recenti accordi tra le autorità israeliane e palestinesi. Per quanto riguarda la città di Gerusalemme, l’accordo non entra nelle questioni territoriali o di sovranità che riguardano le due parti interessate, Israeliani e Palestinesi. Il testo siglato questa mattina in Vaticano si riferisce alla dimensione religiosa e culturale universale delle parti più sacre della Città, riconosciute dalla stessa comunità internazionale.” L’accordo aveva sullo sfondo tre riferimenti storici: il processo di pace israelo-palestinese ratificato a partire dagli Accordi di Oslo, l’Accordo fondamentale tra Santa Sede e Stato d’Israele e la situazione delle comunità cristiane che si reggeva su uno statu quo che risale ai tempi dell’impero ottomano.

Giovanni Paolo II a fine marzo del 2000 si recò in Israele e nei Territori per il suo “pellegrinaggio giubilare in Terra Santa”, arrivò dunque con le carte firmate. Ma qualche mese dopo scoppiò la seconda intifada.

Nel dicembre del 2010 si svolse una riunione a Ramallah con l’obiettivo di regolare la presenza e l’attività della Chiesa cattolica nei Territori Palestinesi attraverso un accordo bilaterale. Allora si decise ddi stabilire un gruppo di lavoro che elaborasse l’accordo bilaterale.

 

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