Card. Scola: occorre dare l’interpretazione più benevola del fatto

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Sabato 28 gennaio il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha incontrato i giornalisti nel tradizionale appuntamento in occasione della festa del patrono di giornalisti, San Francesco di Sales, che si festeggia il 24 gennaio, dialogando con il direttore de ‘Il Sole 24 ore’, Roberto Napoletano. Durante l’incontro il card. Scola ha sottolineato il concetto di raccontare la verità, ricordando le parole di san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra in ‘esilio’ ad Annecy in seguito all’avvento della Riforma Protestante, scelto come patrono dei giornalisti per l’efficace invenzione dei ‘manifesti’, fogli di informazione per i fedeli che lui stesso redigeva e recapitava capillarmente di porta in porta: “Quando parlo del prossimo, la mia bocca nel servirsi della lingua è da paragonarsi al chirurgo che maneggia il bisturi in un intervento delicato tra nervi e tendini: il colpo che vibro deve essere esattissimo nel non esprimere né di più né di meno della verità”.

 

 

Proprio sul tema della verità il cardinale ha aperto il suo intervento, con tre attualissime, una citata in premessa, citazioni proprio da Francesco di Sales, tratte dalla sua opera ‘Filotea’: “Il tuo modo di parlare sia pacato, schietto, sincero, senza fronzoli, semplice e veritiero. Tieniti lontano dalla doppiezza, dall’astuzia e dalle finzioni. È vero che non tutte le verità devono sempre essere dette; ma per nessun motivo è lecito andare contro la verità”.

E la terza è quella che forse è più vicina a noi, ma quella che ci dimentichiamo più spesso: “Bisogna sempre dare l’interpretazione più benevola del fatto. Se un’azione avesse cento aspetti, tu ferma sempre la tua attenzione al più bello.  L’uomo giusto, quando non può scusare né il fatto né l’intenzione di chi sa per altre vie essere uomo per bene, rifiuta di giudicare, se lo toglie dallo spirito, lascia a Dio solo la sentenza. Quando non ci è possibile scusare il peccato, rendiamolo almeno degno di compassione, attribuendolo alla causa più comprensibile che si possa pensare, quali l’ignoranza e la debolezza”.

Infatti in nome di una verità, che non deve diventare giudizio giornalistico, il card. Scola ha richiamato la necessità, per i giornalisti, di prendere i fatti con la dovuta distanza critica: “Non dobbiamo mai dimenticare che ci sono sempre un ‘prima’ e un ‘oltre’ rispetto all’avvenimento. Bisogna guardarsi da due grossi nemici: la falsa oggettività e la verosimiglianza”. La falsa oggettività dà l’illusione di poter parlare a prescindere dai nostri pregiudizi, quando invece, ha sottolineato il cardinal Scola, “il pre-giudizio è inevitabile, quello che conta è come questo viene enunciato e vissuto. Il segreto è smarcarsi, dichiarando subito da quale punto di vista si parte”. La verosimiglianza è quell’abbaglio per cui prendiamo per vero ciò che lo sembra soltanto. Infatti la responsabilità che grava sui professionisti della comunicazione è stata al centro anche dell’intervento del direttore del giornale ‘Il Sole 24ore’, il principale quotidiano economico nazionale.

Secondo il direttore del ‘Sole 24ore’ la responsabilità è richiesta in ogni professione, non solo in quella giornalistica, ed  ai nostri governanti: “Nell’emergenza così dura che ha vissuto l’Italia nei giorni della formazione del Governo Monti il ‘Sole’ si è permesso di dire che era necessaria una prova di responsabilità della classe politica in nome della causa italiana”. Da questa riflessione è scaturita una domanda spontanea da parte del direttore all’arcivescovo: “In questa fase di crisi acuta non tutte le categorie pagano lo stesso prezzo. Quali devono essere le priorità del Paese?”.

Il cardinal Scola ha individuato nella speranza la chiave per uscire da questo momento difficile, insistendo particolarmente sulla sua dimensione sociale di questa speranza: “Come possiamo ogni mattina trovare la forza per uscire dalle nebbie del sonno e ripartire? È possibile solo riusciamo a lasciare l’inconscio notturno, popolato di angosce passate e di preoccupazioni per gli impegni che ci attendono, per far riaffiorare alla coscienza il fondo del nostro ‘io’ e guardare al futuro, a quello che di buono la giornata ci può riservare”.

Ma, come ha sottolineato il Papa nella sua enciclica ‘Spe salvi’, c’è la necessità di una ‘speranza affidabile’, che ci apre alla dimensione sociale: “La speranza ‘affidabile’ presuppone sempre che si parli dell’io come ‘io-in-relazione’. L’altro è una dimensione interna all’io. Noi nasciamo all’interno di una relazione. Tanto è vero che nessuno potrà mai auto-generarsi”. Infatti, premettendo che non è compito della Chiesa prendere una posizione specifica sugli avvenimenti, quanto piuttosto annunciare la centralità di Dio  ella vita degli uomini, il card. Scola ha esortato i governanti ad avere il coraggio di grandi cambiamenti a favore dei giovani, perché non siano privati delle opportunità cui hanno diritto:

“Ai giovani dico sempre: diffidate di chi vi dice che siete il futuro del Paese, perché per diventare il futuro prima dovete essere il presente”. Infine l’Arcivescovo di Milano è intervenuto sul dramma di chi si ritrova senza lavoro a metà della propria carriera, ancora lontano dall’età della pensione, l’Arcivescovo ha detto: “E’ un problema che ho toccato con mano nella mia vicinanza agli operai di Marghera. Come era solito sottolineare il mio predecessore, il cardinale Tettamanzi, dico che tutti noi fedeli dobbiamo rimboccarci le maniche per sostenere queste situazioni”, senza però dimenticare l’attenzione sui drammi, spesso ancora più terribili, che si vivono in altre parti del mondo.

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