Il Forum delle famiglie rielegge presidente Gigi De Palo

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Sabato scorso il Forum delle Associazioni Familiari ha rinnovato le proprie cariche istituzionali, confermando come presidente nazionale Gigi De Palo, già presidente uscente, e alla vicepresidenza Emma Ciccarelli e Maria Grazia Colombo, di un’organizzazione composta da una rete di 580 realtà nazionali e locali che si occupano di famiglie.

L’assemblea è stata aperta dal videomessaggio del presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, in cui ha ricordato che “la famiglia è l’eredità più preziosa da lasciare alle nuove generazioni e gli sposi sono il Vangelo vivente.. L’Italia ha bisogno della vostra fantasia e della vostra creatività e di centinaia di migliaia di nuclei familiari che la fanno vivere”.

Essa è stata il momento per tracciare un bilancio del triennio appena concluso e gettare gettate le basi programmatiche per i prossimi anni. Al centro, il Patto per la Natalità voluto e proposto dal Forum a tutte le forze politiche, economiche e istituzionali del Paese. Nella relazione De Palo ha parlato di una ‘guerra’ contro la famiglia:

“Siamo in guerra. Ogni anno viene sganciata una bomba che non esplode, ma che fa oltre 180.000 vittime, più o meno quanti sono gli abitanti di Modena, Reggio Calabria o Reggio Emilia. Siamo in guerra. E la cosa più preoccupante è che non ce ne rendiamo conto. Siamo in guerra. E l’unica cosa che riusciamo a fare è commentare il bollettino sulle agenzie di stampa. Numeri spaventosi, che ormai ci lasciano indifferenti. Lacrime nella pioggia.

Siamo in guerra. E stiamo sottovalutando la situazione, convinti che tanto ancora c’è tempo. Siamo in guerra e ce ne accorgeremo tra pochi anni. Non appena le famiglie, che sono l’unico vero ammortizzatore sociale di questo Paese, non riusciranno più a far fronte a un disabile in casa. A un anziano sempre più anziano. A un problema sanitario cronico.

Siamo in guerra perché, tra qualche anno, il nostro Paese sarà un grande ospizio. Senza futuro. Con un radioso e glorioso passato. E un presente mediocre. Siamo in guerra perché dovremo accettare passivamente il fatto che i nostri figli partiranno, andranno all’estero, emigreranno per necessità. Andranno a pagare il debito pubblico di un Paese concorrente”.

Ed ha affermato che per sconfiggere questa ‘guerra’ occorre far ripartire l’Italia attraverso il ‘bene comune’, che ha inizio dalla famiglia: “Dobbiamo far ripartire questo Paese. Dobbiamo fare qualcosa per porre fine a questo suicidio demografico. Alcuni studiosi affermano che negli ultimi decenni del XX Secolo siamo entrati in una nuova fase, in cui ‘l’onere della prova’ si è invertito.

Se prima, infatti, di default si mettevano al mondo dei figli, mentre il non farli nasceva da una scelta maturata solo alla luce di ostacoli subentrati, ora la condizione di partenza è l’assenza di figli e, al contrario, aprirsi alla vita richiede una scelta deliberata e consapevole, supportata da condizioni positive.

Ne consegue che se un Paese vuole diminuire le nascite, non deve disincentivare le persone a fare figli: basta non metterle nelle condizioni adatte per averli. D’altronde, sono convinto che se l’Italia oggi è come un terreno che non dà frutti non è perché non sia potenzialmente fertile, ma principalmente perché questo terreno è stato mal coltivato in tutti questi anni”.

Però per invertire la rotta occorre pensare ‘politicamente’ alla famiglia: “Quindi l’obiettivo di riportare la fecondità vicina all’equilibrio generazionale non è impossibile, perché non si tratta di convincere le giovani coppie a far figli, ma semplicemente di metterle nelle condizioni di realizzare meglio e con più successo i propri obiettivi di vita, i propri sogni!

Il declino, quindi, non è un destino ineluttabile e la crescita dipende da noi, a partire da quello che vogliamo essere e fare nei prossimi decenni… Per fare una seria e vera riforma fiscale servono almeno due Leggi di Stabilità. Ci riusciremo questa volta? Abbiamo presentato la nostra proposta fiscale, il ‘Fattore Famiglia’, a tutti i Governi. Tutti ripetono sempre la stessa cosa: non ci sono i soldi.

Poi, però, ti accorgi che un anno si trovano € 10.000.000.000 per gli 80 euro. Un anno € 9.000.000.000 per il reddito di cittadinanza. Ma come? Ci era stato detto che non c’erano soldi. Sempre la stessa storia. Sempre lo stesso gioco delle parti…. E intanto, in un Paese che sta vivendo la crisi demografica più lunga e difficile della sua storia, scopriamo che la seconda causa di povertà è mettere al mondo un figlio. Che le donne sono costrette a nascondere il pancione. Che un figlio da 0 ai 18 anni costa € 172.000… Una follia”.

Ma le famiglie allo Stato non chiedono aiuto, chiedono equità: “Le famiglie non chiedono aiuto allo Stato, vorrebbero semplicemente che lo Stato le mettesse nelle condizioni di aiutarlo. Quanta fatica per far comprendere a Sindaci, Governatori e Ministri che la famiglia non è un malato da curare, ma la cura del malato. Un cambio di mentalità.

Una nuova narrazione della famiglia: non più problema, ma risorsa. La startup delle startup. L’impresa che produce risparmio. Siamo in guerra. Con noi stessi. Perché sappiamo tutti chiaramente che cosa dobbiamo fare, ma non lo stiamo facendo”.

Ed ha chiesto l’applicazione costituzionale della sussidiarietà: “Noi siamo il popolo. Il Paese reale stanco, che va oltre l’indignazione. Siamo quelli che risolvono i problemi. La sussidiarietà umiliata che deve chiedere il permesso di aiutare. Quelli che vanno avanti nonostante gli insulti e i bastoni tra le ruote della burocrazia.

Siamo quelli che non possono scioperare. Quelli che si fanno carico dei malati di Alzheimer (8/10 in Italia). Quelli che accolgono i bimbi con la Sindrome di Down perché ogni persona è degna. Quelli che prendono in affido quei bambini che non vuole nessuno. Quelli capaci di trasformare uno scarto in un figlio.

Quelli che provano a evitare che una famiglia si sfasci, scongiurando costi sociali che ricadrebbero su tutta la collettività. Quelli che si fanno carico del più debole. Quelli che formano i genitori ad andare nelle scuole non per fare polemiche, ma per provare a ricucire il tessuto ormai sfilacciato del rapporto con i docenti. Perché il mondo non lo cambi con le lobby, ma dando la vita”.

Ed ha chiesto alla politica di ascoltare chi ha competenza per far ripartire l’Italia: “Al mondo della politica diciamo: sfruttate la nostra competenza. Valorizzate il lavoro che facciamo ogni santo giorno. Aiutateci ad aiutarvi. Ma soprattutto: è finito il tempo delle analisi. Quelle, ormai, sono molto chiare.

Chi ha la forza di fare sintesi? Chi ha la capacità di trasformare le parole e le promesse in concretezza? Qui ed ora serve una volontà politica chiara. Qui ed ora si tratta di scegliere se essere rieletti e occupare una poltrona o passare alla storia. Qui. Ed ora”.

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