Padre Samir: in Egitto speranza per i cristiani

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In questa settimana a Il Cairo si è tenuta la seduta inaugurale della nuova Assemblea nazionale, la camera bassa del parlamento egiziano. I parlamentari hanno prestato giuramento e per l’Egitto il fatto costituisce un passo ulteriore all’interno del processo di transizione a quasi un anno dalla fine del regime di Hosni Mubarak. Il Partito Libertà e giustizia dei Fratelli musulmani ha ottenuto 235 seggi, i salafiti (con il loro Al Nour) contano su 123 seggi. E, come hanno annunciato le previsioni, Mohamed Saad Al Katatni, già segretario generale del Partito ‘Libertà e Giustizia’, è stato eletto presidente dell’Assemblea nazionale, la camera bassa del parlamento egiziano, ottenendo 399 voti distanziando di gran lunga Essam Sultan, candidato del Wasat, a cui sono invece andate 87 preferenze. Per Katatni hanno votato non soltanto i 235 deputati della sua formazione ma anche i salafiti e altri partiti minori. Molto dietro i liberali del Wafd e del Blocco egiziano rispettivamente con 38 e 34 seggi.

 

 

Intanto mercoledì 25 gennaio, ad un anno dalla deposizione di Hosni Mubarak, un gruppo di partiti e rappresentati della società civile ha manifestato nella capitale egiziana, chiedendo la fine del regime militare e la velocizzazione della transizione, portando a termine i processi a carico degli esponenti del vecchio regime. Non sono mancate però le contestazioni contro i militari, che secondo molti stanno ‘rallentando’ il processo democratico innescato con il rovesciamento dell’ex-regime. In un tweet, lo scrittore Ayman el Sayyad ha invitato la stampa “a riportare con cura gli slogan e i cori dalla piazza: non siamo qui per celebrare la rivoluzione ma a darle nuova linfa per portare a termine ciò che ha iniziato”. Ed i giovani dei movimenti ‘6 aprile’ e ‘Unione dei giovani rivoluzionari’ resteranno in piazza fino alle dimissioni della giunta militare.

In questa situazione, abbastanza caotica, nei giorni scorsi è stato diffuso il ‘Documento sulle libertà fondamentali’, a cura dell’Università islamica egiziana al-Azhar, redatto dal prof. al-Tayyeb, che ha studiato a Parigi, che ha scelto come principale collaboratore, il prof. Mahmud Azab, studente all’università de Il Cairo proprio del prof. Samir, che ha insegnato la filosofia araba cristiana, sui principi che dovrebbero guidare le politiche dei governi nati a conseguenza della ‘primavera araba’.

La libertà di religione, di opinione, di ricerca scientifica e di creatività artistica sono a tal punto affermate (nonché supportate da passi del Corano e della tradizione islamica) da aver riscosso l’appoggio anche da parte delle Chiese cristiane d’Egitto, secondo una lettura critica di padre Samir Khalil Samir, gesuita filosofo, teologo, islamista e studioso di lingue semitiche, professore al Pontificio Istituto Orientale di Roma e al Centre Sèvres (Facoltà gesuita di Teologia e Filosofia) di Parigi, nonché al Maqasid Institute di Beirut. Padre Samir ha precisato che il documento testimonia di un ‘nuovo corso’ sul fronte della modernizzazione della prospettiva musulmana, “nato dal nuovo rettore al-Tayyeb, che ha studiato a Parigi e alla Sorbona e che sta cercando di ridare all’Università di al-Azhar un po’ di indipendenza”.

Infatti secondo il gesuita “il governo ha apprezzato le Raccomandazioni, e una risposta positiva è venuta anche dai partiti liberali e islamici, quale tentativo di imbastire un progetto comune per costruire il nuovo Egitto. Per la sua stesura erano stati invitati un certo numero di intellettuali, i copti ortodossi, i cattolici, gli anglicani e i luterani”. Il testo consta di quattro punti: libertà di fede; libertà d’opinione ed espressione; libertà della ricerca scientifica; libertà della creazione artistica e letteraria. Innanzitutto p. Samir si sofferma sui punti terzo e quarto, spiegando che con essi si sottolinea l’importanza di lasciare libero ogni artista e intellettuale di esprimersi, ponendo un unico limite: ‘Purché non offenda la sensibilità religiosa del popolo’, intendendo la sensibilità dei membri delle ‘tre religioni rivelate’, cioè islam, cristianesimo, ebraismo.

Però la parte fondamentale del nuovo documento, a giudizio di padre Samir, è nell’introduzione e nei primi due punti: “Nell’introduzione si afferma che è necessario ‘trovare un relazione fra i principi globali della sharia islamica con le libertà fondamentali’: si è quindi alla ricerca di un’armonia fra i principi della sharia e i diritti umani fondamentali, ‘approvati da tutti gli accordi internazionali che rappresentano l’esperienza civilizzatrice del popolo egiziano’. In pratica al-Azhar riconosce il valore della Carta dell’Onu sui diritti umani”.

Un altro punto importante, sottolineato dallo studioso gesuita, riguarda la liberà di espressione: “La libertà religiosa è la pietra d’angolo della costruzione della società moderna e su di essa è basato il concetto di cittadinanza perfetta, stabilito sull’uguaglianza assoluta fra tutti, nei doveri e nei diritti. Tutte le persone nella società hanno diritto di avere l’opinione che vogliono, purché non tocchino il diritto della società di preservare le religioni celesti, perché le religioni divine hanno un carattere sacrale. Il testo pubblicato è interessante, ma di fatto evita un problema fondamentale: quello della conversione da una religione all’altra.

In astratto si afferma che in materia di religione chiunque ha diritto alla sua opinione, ma ponendo il limite nel principio che ‘non va offesa la sensibilità religiosa’, non si capisce fin dove si può arrivare. Il secondo punto riguarda la libertà di opinione e di espressione. Al-Azhar insiste che questa è la madre di tutte le libertà, e si manifesta ‘con l’esprimere le opinioni in modo libero con tutti i mezzi di espressione: scrittura, arte, internet’, …”. Al termine dell’analisi del documento padre Samir mette in evidenza le luci e le ombre del documento: “Per comprendere questo documento, occorre ricordare che nel contesto egiziano attuale e nel contesto islamico globale, l’intolleranza e il fanatismo religiosi sono prevalenti”.

Infine padre Samir ha lanciato una proposta di speranza per i cristiani egiziani: “In genere i cristiani hanno paura perché è quasi sicuro che questa rivoluzione sarà incamerata dagli islamisti. Noi temiamo soprattutto gli islamisti, in particolare i salafiti. In effetti questo pericolo c’è, ma io dico che non vi è altra possibilità e dobbiamo collaborare con tutti per far emergere il meglio dalla situazione. Non bisogna chiudersi nella paura. Certo con gli islamisti salafiti è difficile, ma vi sono anche islamisti che hanno un progetto politico, un desiderio di voler superare l’arretratezza del loro Paese. Noi possiamo vigilare per mostrare loro dove stanno superando i limiti, dove stanno conculcando dei diritti”.

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