Il papa all’Azione Cattolica: state nelle ‘periferie’

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Nella mattina di domenica 30 aprile le strade che conducono in piazza San Pietro sono state inondate da cappellini, foulards colorati e da bandiere dell’Azione Cattolica, che con canti festosi si apprestavano ad ascoltare le parole di papa Francesco, mentre turisti in fila per entrare nei Musei Vaticani non si lasciavano sfuggire l’occasione di fotografare questo ‘fiume’ multicolore.

Papa Francesco è stato molto contento di fare la festa dei 150 anni di storia, perché anche sua nonna e suo padre sono stati aderenti all’Azione Cattolica: “E’ una storia bella e importante, per la quale avete tante ragioni di essere grati al Signore e per la quale la Chiesa vi è riconoscente.

E’ la storia di un popolo formato da uomini e donne di ogni età e condizione, che hanno scommesso sul desiderio di vivere insieme l’incontro con il Signore: piccoli e grandi, laici e pastori, insieme, indipendentemente dalla posizione sociale, dalla preparazione culturale, dal luogo di provenienza.

Fedeli laici che in ogni tempo hanno condiviso la ricerca delle strade attraverso cui annunciare con la propria vita la bellezza dell’amore di Dio e contribuire, con il proprio impegno e la propria competenza, alla costruzione di una società più giusta, più fraterna, più solidale.

E’ una storia di passione per il mondo e per la Chiesa, ricordavo quando vi ho parlato di un libro scritto in Argentina nel ’37 che diceva: ‘Azione cattolica e passione cattolica’!, e dentro di questa storia cui sono cresciute figure luminose di uomini e donne di fede esemplare, che hanno servito il Paese con generosità e coraggio”.

Perciò il papa ha invitato i 150.000 presenti a dimenticare questa ‘bella storia’ per ‘mettersi in poltrona’: “Non dimenticate questo: non camminate con gli occhi all’indietro, farete uno schianto! Non guardarsi allo specchio! In tanti siamo brutti, meglio non guardarsi! E non mettersi comodi in poltrona, questo ingrassa e fa male al colesterolo!

Fare memoria di un lungo itinerario di vita aiuta a rendersi consapevoli di essere popolo che cammina prendendosi cura di tutti, aiutando ognuno a crescere umanamente e nella fede, condividendo la misericordia con cui il Signore ci accarezza…

Così ci hanno insegnato i grandi testimoni di santità che hanno tracciato la strada della vostra associazione, tra i quali mi piace ricordare Giuseppe Toniolo, Armida Barelli, Piergiorgio Frassati, Antonietta Meo, Teresio Olivelli, Vittorio Bachelet. Azione Cattolica, vivi all’altezza della tua storia! Vivi all’altezza di queste donne e questi uomini che ti hanno preceduto”.

Eppoi ha invitato ad essere presenti in parrocchia, che non è una struttura ‘caduca’: “La parrocchia è lo spazio in cui le persone possono sentirsi accolte così come sono, e possono essere accompagnate attraverso percorsi di maturazione umana e spirituale a crescere nella fede e nell’amore per il creato e per i fratelli.

Questo è vero però solo se la parrocchia non si chiude in sé stessa, se anche l’Azione Cattolica che vive in parrocchia non si chiude in sé stessa, ma aiuta la parrocchia perché rimanga ‘in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi’.

Ed ad essere lievito nella società e nella politica, ‘incarnandosi’ nella città: “Come è accaduto in questi 150 anni, sentite forte dentro di voi la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo, attraverso il servizio della carità, l’impegno politico, mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con la maiuscola!, attraverso anche la passione educativa e la partecipazione al confronto culturale.

Allargate il vostro cuore per allargare il cuore delle vostre parrocchie. Siate viandanti della fede, per incontrare tutti, accogliere tutti, ascoltare tutti, abbracciare tutti. Ogni vita è vita amata dal Signore, ogni volto ci mostra il volto di Cristo, specialmente quello del povero, di chi è ferito dalla vita e di chi si sente abbandonato, di chi fugge dalla morte e cerca riparo tra le nostre case, nelle nostre città”.

Quindi l’invito è stato quello dell’apertura al dialogo, andando nelle ‘periferie’: “Rimanete aperti alla realtà che vi circonda. Cercate senza timore il dialogo con chi vive accanto a voi, anche con chi la pensa diversamente ma come voi desidera la pace, la giustizia, la fraternità.

E’ nel dialogo che si può progettare un futuro condiviso. E’ attraverso il dialogo che costruiamo la pace, prendendoci cura di tutti e dialogando con tutti”. Il discorso ha fatto eco all’appello del papa al Fiac in apertura dell’assemblea nazionale, alla luce dell’Esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’:

“Storicamente l’Azione Cattolica ha avuto la missione di formare laici che si assumessero la propria responsabilità nel mondo. Oggi, in concreto, è la formazione di discepoli missionari. Grazie per aver assunto decisamente la Evangelii gaudium come magna carta.

Il carisma dell’Azione Cattolica è il carisma della stessa Chiesa incarnata profondamente nell’oggi e nel qui di ogni Chiesa diocesana che discerne in contemplazione e con sguardo attento la vita del suo popolo e cerca nuovi cammini di evangelizzazione e di missione a partire dalle diverse realtà parrocchiali”.

Per questo il papa ha chiesto all’associazione di essere ‘Chiesa in uscita’: “Vi siete proposti un’Azione Cattolica in uscita, e questo è un bene perché vi situa sul vostro proprio asse. Uscita significa apertura, generosità, incontro con la realtà al di là delle quattro mura dell’istituzione e delle parrocchie. Ciò significa rinunciare a controllare troppo le cose e a programmare i risultati. E’ questa libertà, che è frutto dello Spirito Santo, che vi farà crescere”.

Il compito dell’associato di Azione Cattolica è quello di ‘primerear’ e di non ‘clericarizzare’ il laico: “Il progetto evangelizzatore dell’Azione Cattolica deve compiere i seguenti passi: primerear, cioè prendere l’iniziativa, partecipare, accompagnare, fruttificare e festeggiare. Un passo avanti nell’uscita, incarnati e camminando insieme. Questo è già un frutto da festeggiare. Contagiate con la gioia della fede, che si noti la gioia di evangelizzare in ogni occasione, opportuna e non opportuna…

Non clericalizzate il laicato. Che l’aspirazione dei vostri membri non sia di far parte del sinedrio delle parrocchie che circonda il parroco ma la passione per il regno. Non dimenticatevi però di impostare il tema vocazionale con serietà. Scuola di santità che passa necessariamente per la scoperta della propria vocazione, che non è esser un dirigente o un prete diplomato, bensì, e prima di tutto, un evangelizzatore”.

Nel messaggio conclusivo l’Azione Cattolica ha ribadito all’Italia ed alla Chiesa la promessa di rimanere un’associazione popolare: “La promessa di restare pienamente innervati nel cuore dei nostri territori, nella vita delle parrocchie, soprattutto nella vita concreta delle persone che camminano con noi in questa parabola complessa ma affascinante della storia…

Con questo stile popolare desideriamo aiutare le nostre Chiese locali a prendere sul serio l’Evangelii Gaudium, per tradurla in concreto in ciascun contesto”. Ed un impegno a non tradire una storia lunga 150 anni:

“Promettiamo infine di non tenere per noi il bello e il buono dell’esperienza associativa. La democrazia che viviamo in Ac, la corresponsabilità e la condivisione nel lavorare insieme, la gratuità del servizio possono essere uno stimolo per le istituzioni e la politica a trovare risposte autentiche alle tante questioni che il nostro tempo ci pone.

Questo Paese ha bisogno di più democrazia e spazi di partecipazione. Ha bisogno di dedizione per il bene comune, che prevalga sugli interessi individuali. Ci impegniamo per ricucire un’Italia lacerata da tante divisioni. Il nostro impegno è prima di tutto personale, verso tutte le donne e gli uomini del nostro tempo”.

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