Mlac: 80 anni a fianco dei lavoratori

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Il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica (MLAC) nasce nel 1936 da un’intuizione del presidente della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) Luigi Gedda, al ritorno da un incontro internazionale, svoltosi il 9 febbraio 1936 a Bruxelles, in cui parlando delle ‘specializzazioni’ della GIAC disse: “I giovani dei campi, delle industrie, dell’artigianato, ecc., faranno parte della categoria Lavoratori. Vi sarà per essi un delegato diocesano; nell’Associazione avremo il Gruppo, con il rispettivo capo”.

Quindi dal 13 al 16 agosto 1936 si svolse la prima Settimana nazionale lavoratori durante la quale si fissarono le linee generali sull’organizzazione, sulla formazione religiosa, sociale e apostolica. Da allora sono trascorsi 80 anni in cui il MLAC è sempre stato movimento di ‘frontiera’, anticipazione della ‘Chiesa in uscita’ a fianco dei lavoratori in uno stile di dialogo e di maturazione responsabile per un continuo confronto con tutte le problematiche del lavoro.

Ed alcuni anni più tardi Vittorio Bachelet, presentando il nuovo statuto dell’Azione Cattolica nel 1969, così si rivolse agli aderenti del MLAC: “Voi siete dell’Azione Cattolica coloro che hanno in questo momento, forse, la parte più difficile. E vorrei dire non solo perché voi volete essere nella realtà viva del mondo del lavoro, del mondo operaio, germi cristiani, fermenti di vita cristiana, presenza di Cristo, chiesa viva in questa realtà; ma anche perché per questa stessa vostra esperienza voi siete come una voce, come l’antenna che trasmette le necessità, le esigenze, i problemi, le speranze, la sete di Cristo che è nella realtà in cui voi operate.

In questo senso voi non fate solo una vostra esperienza in ciascuno dei vostri gruppi, o nel vostro movimento tutti insieme ma siete qualche cosa che arricchisce tutta la vita dell’associazione dell’Azione Cattolica, e mediante essa di tutta la Chiesa; voi siete un tramite, un’antenna sensibile che può portare alla vita nostra e di tutta l’associazione, la ricchezza, la speranza, la povertà, la sofferenza del mondo operaio, del mondo del lavoro”.

Al segretario nazionale, Simona Loperte, abbiamo chiesto di spiegarci questo anniversario: “Significa ribadire l’impegno di tutta L’Azione Cattolica verso i temi che riguardano il mondo del lavoro, sia che si viva l’esperienza lavorativa attiva sia che il lavoro lo si è perso o lo si deve ancora trovare.

Il lavoro rimane l’esperienza centrale della vita dell’uomo ed è importante che questa dimensione faccia parte anche della vita ecclesiale. In questi 80 anni di vita del MLAC la sensibilità verso il tema del lavoro e la Dottrina sociale è cresciuta, ma ancora rimane tanto da fare. La presenza di un movimento all’interno dell’AC aiuta entrambi e tenere alta l’attenzione spirituale e formativa sulla dimensione dell’esperienza lavorativa”.

Nel 1969 Bachelet disse che il MLAC aveva la parte più difficile nella società. E’ vero anche oggi?
“Il presidente Bachelet ci ha lasciato una ricchissima testimonianza di tutta la sua esperienza associativa. Tra le sue intuizioni la citazione a cui fa riferimento rimane ancora molto attuale poiché la situazione del lavoro, nei suoi aspetti economici e di vissuto delle persone, rimane una importante dimensione dell’uomo. Si ha ancora bisogno di quelle che Giovanni Bachelet chiamava ‘antenne’ in grado di coinvolgere le persone in un percorso di formazione e di missione associativa, all’interno della stessa associazione e della società con particolare attenzione alla dimensione di lavoro al servizio dell’uomo”.

Nel mondo del lavoro in quale modo il MLAC aiuta a realizzare i sogni dei giovani?
“L’esperienza del gruppo rimane centrale nell’esperienza associativa. In un periodo storico nel quale l’individualismo pare essere l’unica dimensione possibile, la vita di gruppo e la formazione comunitaria possono aiutare i giovani, e non solo loro, a immaginare e a coltivare un futuro, che siamo in grado di migliorare anche attraverso il nostro lavoro, via di santificazione e servizio per gli altri. Alla costruzione di tali sogni concorre in maniera significativa il Concorso delle idee di pastorale sociale, giunto quest’anno alla sua decima edizione”.

Cosa vuol dire oggi ‘difendere il lavoro’?
“Nella sua ultima enciclica ‘Laudato sì’, papa Francesco quale conseguenza dell’antropocentrismo moderno individua la necessità di difendere il lavoro affermando che ‘i costi umani sono sempre anche costi economici e le disfunzioni economiche comportano sempre anche costi umani. Rinunciare ad investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società’.

Contro la globalizzazione del paradigma tecnocratico ci mette in guardia anche il secondo rapporto ‘The future of Jobs’ presentato al recente vertice del World Economic Forum di Davos, in cui si prevede come la quarta rivoluzione industriale renderà superfluo il lavoro di un grande numero di persone, in particolare nel settore manifatturiero.

Nel messaggio ai partecipanti al Forum di Davos papa Francesco ha affermato: ‘Emerge con chiarezza il bisogno di dar vita a nuovi modelli imprenditoriali che, nel promuovere lo sviluppo di tecnologie avanzate, siano anche in grado di utilizzarle per creare un lavoro dignitoso per tutti’.

Una vita degna mediante il lavoro per tutti deve essere l’obiettivo di ogni azione pastorale finalizzata alla difesa del valore fondante del lavoro in una società, che oggi più che mai, necessita di una corretta educazione alla laboriosità, al senso e alla finalità dell’azione umana sulla realtà e di recuperare il nesso indissolubile tra diritti e doveri per ogni persona, la cui dignità è indipendente dalla tipologia contrattuale di cui si ritrova ad essere titolare”.

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