Pippo Franco ha raccontato l’uomo

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Successo di pubblico per la ‘prima’ dello spettacolo ‘Che fine ha fatto l’uomo’ a Tolentino con Pippo Franco per la produzione esecutiva dell’evento curata dalla società ‘L’Armonia delle Arti’ diretta da Vincenzo Fazio: “Ho visto un pubblico partecipe per tutto lo spettacolo. I concetti del viaggio dell’uomo sono arrivati”.

Lo spettacolo è dedicato al viaggio dell’uomo, dalle radici ad oggi, attraverso la chiave umoristica, nel suo stile, affrontando temi importanti come la riscoperta delle nostre radici, il rispetto per la natura, il rapporto dell’uomo con se stesso e con gli altri:

“Si cavalca l’ironia motivata dai problemi di oggi, alcuni dei quali serissimi, e si propongono delle soluzioni. Occorre prendere coscienza della trappola in cui è caduto l’uomo, una trappola fatta di meccanismi locali, nazionali, ma anche internazionali che lo hanno ridotto ad essere considerato un semplice ed arido numero. La pedina di un profitto è diventata il suo codice fiscale e la sua anima è stata in qualche modo sotterrata: un’arma che abbiamo a disposizione è proprio quella dell’umorismo che esorcizza il dramma e ha la capacità di farci leggere la storia sotto una luce diversa”.

Quale importanza ha avuto il Bagaglino nella sua carriera?
“E’ stato fondamentale! Io già facevo cabaret in un locale di Milano, (il Derby), però il Bagaglino è stato l’identità con il quale sono riuscito ad esprimermi. Allora era una cantina molto frequentata e noi eravamo molto originali nella proposta. 23 anni di programma e siamo stati i primi a portare il cabaret in televisione. Quindi ha avuto una grandissima importanza!”

Ci può raccontare il suo incontro con volta Natuzza Evolo?
“Del nostro primo incontro con Natuzza, ho un ricordo molto vivo, come del resto, di tutti gli altri incontri. Abbiamo vissuto una lunga esistenza, costellata da lei. La prima volta che siamo andati da Natuzza, mia moglie rischiava di perdere il figlio che aspettava. Eravamo con una compagnia teatrale, in un momento molto difficile.

L’impresario era scappato con la cassa e non sapevamo come fare. Noi lavoravamo nelle vicinanze di San Francesco di Paola, e dovevamo passare vicino dove stava Natuzza che era distante circa 80 km. Siamo andati in quel Santuario a chiedere una grazia, poi il giorno dopo siamo arrivati da Natuzza e abbiamo bussato alla sua porta. La sera avevamo un appuntamento con uno dei suoi figli, che già conoscevamo.

Natuzza ci ha aperto la porta e ci ha dato appuntamento il giorno dopo, in un altro posto. Quando la sera siamo andati dal figlio di Natuzza, lui si era ‘stranizzato’ perché diceva che sua mamma non apre mai a nessuno. Ci sembrò strano anche a noi. Il giorno dopo Natuzza ci ha ricevuto e ci tenne tutta la mattinata con lei.

Abbiamo pregato con lei, abbiamo anche chiesto delle rassicurazioni e anche cercare di capire cosa fare. Perché tutte le sofferenze, a parte quelle fisiche, si manifestano quando non sai cosa fare. Abbiamo seguito Natuzza, sapevamo che lei vedeva la Madonna, Gesù e tutte le realtà inimmaginabili.

Alla fine ci ha congedato con una rassicurazione, dicendo che le cose sarebbero andate bene. A noi questa risposta, ci sembrò un po’ poco. Poi stranamente, le cose cominciarono a migliorare, siamo tornati a Roma. Mia moglie ha partorito il nostro primo figlio, che adesso è meraviglioso, ha 28 anni e poi ne è nato un altro”.

Quale posto occupa la preghiera nella sua vita?
“E’ fondamentale, nel senso che, quando sono andato per la prima volta da Natuzza, io ero angosciato. Mia moglie recitava con me, e in quel periodo stavamo recitando una commedia divertente. Per l’inquietudine che avevo dentro, non sapevo come affrontare il pubblico quella sera. Natuzza mi disse una cosa che mi è rimasta per sempre impressa: ‘Voi dite a Gesù: Gesù vai avanti tu’.

Io da quella sera l’ho fatto, ed è come se lo avvertissi che tutti i problemi li risolve Lui. Non so più vivere, senza rivolgermi a Lui, allo Spirito, alla Madonna e ai nostri Santi”.

Lei ha scritto un libro: ‘La morte non esiste’. Cosa significa?
“E’ un ribaltamento di visione della vita. Nel senso che, per chi ha fede, per chi vive in questo mondo in simbiosi con il divino, non può non ribaltare interamente la situazione. Papa Benedetto XVI, parlava dei problemi della secolarizzazione che consistono nel fatto che, l’uomo vive soltanto per rispondere ai bisogni del suo ‘io’.

La visione di questa affermazione, significa esattamente che bisogna distinguere la realtà dall’illusione. L’illusione è questa nostra vita, dove non c’è nulla di definito. Mentre la vera vita è quella eterna. Noi siamo il nostro spirito, non siamo soltanto il nostro corpo che nasce per percepire il divino. Noi siamo, lo spirito eterno che è già in noi.

Quella è la nostra parte più importante. E’ quello che eravamo, che siamo e che torneremo ad essere. L’uomo è fatto di spirito. Noi siamo la nostra anima, siamo anche il dolore che possiamo avere dentro. Noi siamo esseri spirituali, quando si capisce questo, si capisce pure che la vita ha valori diversi. I beni che non sono nell’anima non ci appartengono”.

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