Da Valencia a Riga per un’Europa piena di Misericordia

Condividi su...

Cinque proposte per vivere ‘il coraggio della Misericordia’ sono state proposte dalla comunità ecumenica di Taizé ai 30.000 giovani riuniti fino al 1 gennaio a Valencia per il 38° Incontro europeo: “In tutto il mondo nuove difficoltà, legate alle migrazioni, ecologiche, sociali, sono una sfida per credenti di differenti religioni e anche per non credenti.

La violenza armata provoca terribili devastazioni in nome di ideologie disumane. Senza perdere di lucidità, ma resistendo alla paura creata dall’insicurezza, il nostro ‘pellegrinaggio di fiducia’ continua. Quelli che aspettano e vivono una mondializzazione della solidarietà hanno ancor più bisogno di sostenersi reciprocamente”.

La prima proposta per il 2016 consiste nell’ ‘affidarci a Dio che è Misericordia’; la seconda è ‘perdonare sempre e ancora’; la terza è quella di avvicinarsi ‘da soli o insieme ad altri, ad una situazione di difficoltà’; la quarta consiste nell’ ‘espandere la misericordia alle sue dimensioni sociali’; l’ultima proposta è vivere la ‘Misericordia per tutta la creazione’.

Ed il 2016 per la comunità di Taizè sarà un anno colmo di impegni che si concluderà a capodanno 2017 con il 39^ incontro dei giovani europei a Riga in Lettonia. Mentre dal 28 aprile al 1 maggio con 150 giovani frère Alois si recherà a Bucarest per celebrare la Pasqua con i cristiani ortodossi di Romania; e dal 31 agosto al 4 settembre frère Alois sarà a Cotonou, capitale del Benin, per il 4^ incontro internazionale di giovani in Africa.

E nel messaggio inviato papa Francesco ha invitato i giovani ad essere ‘oasi di misericordia’: “Anche voi desiderate che la Misericordia si manifesti in tutte le sue dimensioni, incluse quelle sociali. Il Papa vi incoraggia a continuare su questa strada, ad avere il coraggio della Misericordia, che vi condurrà non solo a riceverla per voi stessi, nella vostra vita personale, ma anche ad essere vicini a coloro che sono nelle difficoltà.

Voi sapete che la Chiesa è qui presente per tutta l’umanità e ‘laddove sono i cristiani, ciascuno dovrebbe poter trovare un’oasi di Misericordia’. Questo è ciò che le vostre comunità possono diventare”. Nelle sue meditazioni frère Alois, di ritorno dal viaggio in Siria, ha tracciato alcune linee ai giovani per vivere la misericordia:

“Ogni sera vi ho parlato della Siria e in molti si chiedono: che cosa possiamo fare di fronte alla violenza? La risposta che ho sentito laggiù è stata: ciò che possiamo fare è esprimere che Dio non vuole la violenza, ma che Egli è amore. Dobbiamo esprimerlo non solo a parole, ma con le nostre vite.

Mostriamo che la Chiesa è una comunità d’amore rimanendo aperti a coloro che vivono attorno a noi, esercitando l’ospitalità, difendendo gli oppressi, condividendo quel che abbiamo. Per introdurre nelle nostre società un po’ più di fraternità, siamo sostenuti da segni di speranza.

Uno di essi, sono le sempre più numerose iniziative di condivisione, per esempio con coloro che conoscono la dura prova della disoccupazione o con i migranti”. E la comunità di Taizè ha offerto un alloggio ad una famiglia cristiana irakena ed a 11 mussulmani:

“A Taizé, siamo contenti d’aver potuto recentemente offrire un alloggio sulla nostra collina a una famiglia cristiana dell’Iraq. Sono qui a Valencia con noi. Alloggiamo anche undici migranti mussulmani sudanesi e afgani. A un pranzo ci hanno detto che condannano quanti usano l’Islam per commettere atrocità.

Un così semplice contatto con dei mussulmani cambia il nostro modo di vedere. Come cristiani vorremmo cercare in che modo Dio è presente anche nelle altre religioni. E con esse dobbiamo affermare che è impossibile giustificare la violenza nel nome di Dio.

Un altro segno di speranza: sono numerosi quelli che sanno che la fraternità e la misericordia devono essere estese al nostro meraviglioso pianeta, a tutta la creazione. La terra è la nostra casa comune. La nostra solidarietà con tutta la creazione è anche un modo di cercare la pace”.

Poi ha raccontato del suo Natale in Siria: “Vivendo il Natale in Siria, ho meglio compreso quanto, per la popolazione di tutto questo paese, sia provante sapere che le zone di combattimento sono mai molto lontane. La gente si è abituata a sentire le bombe… Di fronte alla violenza, ovunque si manifesti, certuni arrivano a chiedersi: dov’è Dio? Dio è lì, egli soffre con le vittime.

Tocca a noi esserne i testimoni, per mezzo della compassione e la misericordia. Talvolta ci lasciamo ipnotizzare dalla paura. Resistere alla paura non vuol dire che essa debba scomparire, ma che non dobbiamo essere paralizzati da essa…

Noi cristiani formiamo insieme la Chiesa visibile, ma crediamo che il Vangelo crea una comunione più ampia: nel cuore di Dio tutti gli umani costituiscono una sola famiglia. Abbiamo pienamente accettato il pluralismo di questa famiglia umana? Altrimenti, non potremmo pretendere una fraternità universale”.

Prima della Siria era stato in Libano: “Prima di andare in Siria, sono stato in Libano. Paese che è sommerso di rifugiati: circa due milioni su quattro milioni di abitanti. Nella valle della Bekaa, abbiamo visitato dei campi di fortuna. Come in Siria, sono rimasto impressionato dalla preoccupazione che tutti hanno per i bambini.

In un campo, i rifugiati hanno improvvisato essi stessi delle scuole, comprese quelle per i piccolini. Diverse volte ho sentito quanto l’educazione dei bambini fosse per loro una priorità… Oggi, a ciascuno di voi è stato proposto di affidarsi alla misericordia di Dio che resterà per sempre una sorgente zampillante.

Dedicando il prossimo anno a cercare come vivere la misericordia, unendoci così all’anno della misericordia indetto da papa Francesco, vorremmo scoprire che la Chiesa è innanzitutto una comunità di amore e perdono…

La misericordia e la compassione sono valori del Vangelo che possono essere una risposta alle prove delle nostre società, la misericordia e la compassione sono capaci di disinnescare la spirale della violenza tra gli umani. Molti cristiani nel mondo danno la loro vita per la riconciliazione e la pace. Nella storia dei cristiani, molti martiri hanno invitato all’amore e al perdono”.

151.11.48.50