Il Papa prega per il Centroafrica e chiede ai cristiani di essere controcorrente
Nella giornata dedicati ai santi di tutti i tempi il Papa, a mezzogiorno prima della preghiera dell’ angelus, ha ricordato che “forse ne abbiamo avuto qualcuno in famiglia, oppure tra gli amici e i conoscenti. Dobbiamo essere loro grati e soprattutto dobbiamo essere grati a Dio che ce li ha donati, che ce li ha messi vicino, come esempi vivi e contagiosi del modo di vivere e di morire nella fedeltà al Signore Gesù e al suo Vangelo.” Ed h aggiunto: “ai nostri occhi questi gesti possono sembrare insignificanti, ma agli occhi di Dio sono eterni,perché l’amore e la compassione sono più forti della morte”.
Il Papa ha poi espresso preoccupazione per la situazione nella Repubblica Centroafricana, meta del suo viaggio apostolico di fine novembre. “I dolorosi episodi – ha detto Papa Bergoglio – che in questi ultimi giorni hanno inasprito la delicata situazione della Repubblica Centroafricana, suscitano nel mio animo viva preoccupazione. Faccio appello alla parti coinvolte affinché si ponga fine a questo ciclo di violenze. Sono spiritualmente vicino ai Padri comboniani della parrocchia Nostra Signora di Fatima in Bangui, che accolgono numerosi sfollati. Esprimo la mia solidarietà alla Chiesa, alle altre confessioni religiose e all’intera nazione Centroafricana, così duramente provate mentre compiono ogni sforzo per superare le divisioni e riprendere il cammino della pace”.
“Per manifestare la vicinanza orante di tutta la Chiesa a questa Nazione così afflitta e tormentata ed esortare tutti i centroafricani ad essere sempre più testimoni di misericordia e di riconciliazione, – ha annunciato il Pontefice – domenica 29 novembre ho in animo di aprire la porta santa della cattedrale di Bangui, durante il Viaggio apostolico che spero di poter realizzare in quella Nazione”. Nel pomeriggio il Papa ha celebrato la messa nel cimitero del Verano. Quello delle beatitudini evangeliche “è un cammino difficile da comprendere perché va controcorrente, ma il Signore ci dice che chi che va per questa strada è felice, prima o poi diventa felice.”
Papa Francesco lo ha ricordato ai fedeli che hanno partecipato alla messa che ha celebrato questo pomeriggio, nella Solennità di Tutti i Santi all’ingresso monumentale del Cimitero del Verano. Con lui il cardinale Vicario Agostino Vallini, l’arcivescovo Filippo Iannone, vicegerente della diocesi di Roma, e il parroco di San Lorenzo fuori le Mura, padre Armando Ambrosi. Il Papa ha commentato il brano evangelico delle beatitudini soffermandosi in particolare su alcune. Essere poveri di spirito significa avere “il cuore spogliato e libero da tante cose mondane” e quindi essere in “attesa” nel Regno dei Cieli, e ancora la mitezza è il contrario della nostra impazienza: “ Verso gli altri abbiamo tante pretese, ma quando toccano noi, reagiamo alzando la voce, come se fossimo i padroni del mondo, mentre in realtà siamo tutti figli di Dio.”
Ed è Gesù con la sua vita che ci fa da modello: “da piccolo ha sopportato la persecuzione e l’esilio; e poi, da adulto, le calunnie, i tranelli, le false accuse in tribunale; e tutto ha sopportato con mitezza. Ha sopportato per amore nostro persino la croce.” E la pace? Il Papa stigmatizza “la faccia di quelli che vanno in giro a seminare zizzania: sono felici? Quelli che cercano sempre le occasioni per imbrogliare, per approfittare degli altri, sono felici? No, non possono essere felici. Invece quelli che ogni giorno, con pazienza, cercano di seminare pace, sono artigiani di pace, di riconciliazione, questi sì sono beati, perché sono veri figli del nostro Padre del Cielo, che semina sempre e solo pace, al punto che ha mandato nel mondo il suo Figlio come seme di pace per l’umanità.”
La conclusione è una richiesta, per avere la “grazia di essere persone semplici e umili, la grazia di saper piangere, la grazia di essere miti, la grazia di lavorare per la giustizia e la pace, e soprattutto la grazia di lasciarci perdonare da Dio per diventare strumenti della sua misericordia.” Il Papa al termine della celebrazione ha poi pregato espressamente per i defunti e benedetto le tombe del cimitero storico e monumentale della città di Roma. Il Papa ha fatto ingresso con un rosa bianca in mano che ha deposto su una tomba sul percorso.